FLARE, l’EP di GOLD MASS e il suo comunicare coinvolgente e meditato
di Giovanni Panetta
Intervista ad Emanuela Ligarò, in arte GOLD MASS, sul suo impegno artistico nonché sociale, caratteristico dell'EP FLARE, e altri argomenti.
GOLD MASS FLARE

FLARE cover. Artwork di Dafni Planta.

Il Primo Marzo 2024 Emanuela Ligarò, in arte GOLD MASS, pubblica il suo secondo EP FLARE successivamente all’uscita di tre singoli che saranno parte integrante dell’uscita. Il disco, che sarà pubblicato dall’etichetta Our Massive Beauty, è stato registrato nello studio di registrazione Auroom Studio (Pisa), ed è stato mixato e masterizzato da Stefano Puddighinu (Essē), mentre l’artwork è stato curato dalla fotografa Dafni Planta.

Come nei precedenti lavori, GOLD MASS cura anche i minimi particolari delle tracce in ogni suo lavoro, occupandosi in aggiunta dell’aspetto promozionale nonché della comunicazione, infatti in lei è vivo l’interesse per l’autenticità, e quindi dell’essere nelle sue molteplici forme. Sensibile alle lotte per i diritti umanitari e al sociale, Emanuela crea una musica complessa ma che accede facilmente alle emozioni di tutti, attraverso sonorità dancefloor e trip hop ogni volta diverse. Se Trasmissions, il primo album datato 2019, gioca con un suono indie rock barocco permeato da ambient/techno e downtempo eterodosse, e in SAFE la composizione diventa rarefatta senza perdere la valenza elettronica dell’esordio, in FLARE vi è una propensione verso suoni dinamici, dotando ogni pezzo di una strutturata familiare e caratterizzata da una scrittura sapientemente meditata.

Qui gli altri articoli su Nikilzine inerenti a SAFE (1, 2) e a FLARE (1, 2).

Di seguito l’intervista a GOLD MASS su FLARE e le prossime novità.

Earth, il singolo uscito lo scorso giugno 2023, è permeato da sonorità house e techno raffinate, non di estrazione commerciale o mainstream, dovute a distorsioni organiche e ritmi dal timbro caldo e quasi aleatoriamente opaco, innescando dei paragoni con suoni post-punk o shoegaze (più largamente). Rispetto le altre tracce, Earth ha una struttura più elastica, dilatata, comunque incentrata su un beat caldo e minimale. Raccontaci del tema ambientalistico e di come sono nati i suddetti suoni.

“Earth è un omaggio al pianeta Terra e alla bellezza in esso racchiusa. Ma non è assolutamente un pezzo naif, in cui si contempla la Natura, beandosi delle meraviglie in cui siamo immersi. Earth è soprattutto un brano politico, la denuncia di quanto il capitalismo, in nome del profitto senza scrupoli e per mano delle grandi industrie, sta perpetrando da decenni e del quale oggi siamo tutti chiamati a rispondere e a condividerne la responsabilità. Ho voluto porre l’attenzione sul tema del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dei danni ambientali e sociali che derivano da una visione del mondo guidata esclusivamente dalla ricerca del profitto senza limiti, propria della realtà capitalistica in cui siamo immersi e di cui subiamo le conseguenze. La narrativa che si impegna a sensibilizzare e responsabilizzare il cittadino nei suoi gesti quotidiani è parziale: sicuramente c’è bisogno del contributo responsabile dei singoli, ma in questo modo si tralascia di raccontare tutta la storia ossia per colpa di chi siamo arrivati a vivere questa situazione. I responsabili sono identificabili e dovrebbero pagare economicamente per i danni fatti. Per Earth ho voluto lavorare ad una produzione elettronica che scorresse leggera con un incedere coinvolgente e mai pesante, che trasportasse l’ascoltatore attraverso paesaggi concreti restituendo una sensazione positiva e determinata all’azione. Sto esplorando territori più legati alla techno, perché è a quel mondo che i miei ascolti personali si stanno rivolgendo negli ultimi tempi. Sono interessata a dare importanza al senso del ritmo, alla velocità e al movimento, in un contesto in cui la progressione armonica svolga la funzione emozionale di polarizzare lo stato d’animo e far vivere un’esperienza.”

Social Slave è più rarefatta ed uniforme, caratterizzata da una forma-canzone disomogenea, ritmi complessi e dettagli sonori sintetici che rendono il tutto peculiare. Parlaci dell’associato suono barocco e del tema in cui viene mostrata l’azione invasiva dei social network.

“Social Slave ha una scrittura sottile, fine, descrive un ambiente minimale e rarefatto in cui il pensiero si confessa a sé stesso, ammettendo quello che altrove non viene detto. La realtà è corrotta, avvelenata da tossicità che hanno invaso la nostra quotidianità, sono entrate capillarmente ed in modo violento nella nostra intimità, avvelenando anch’essa. Sono stati pubblicati diversi studi sugli effetti dell’uso continuativo dello smartphone e delle varie piattaforme social sulla vita delle persone e su come si venga inevitabilmente a sviluppare una dipendenza proprio per come questi strumenti sono stati concepiti e costruiti. Tale effetto è ancora più evidente quando i social vengono utilizzati in modo inconsapevole e non vigile, affidando ad essi buona parte della nostra gratificazione e tempo di svago, permeando ogni aspetto della nostra vita. L’abitudine ai social era impensabile fino a qualche anno fa, e osservare la realtà a cui siamo arrivati oggi rende tutto a dir poco impressionante. Per Social Slave ho scelto di lavorare sul suono in modo essenziale, non andando volutamente a produrre molto materiale ma riutilizzando gli elementi presenti in modo creativo, riproponendoli in forme via via diverse. È come fare un lavoro di analisi del materiale presente ed andare poi a formare nuove molecole e legami a partire dagli stessi atomi che sono a disposizione. Il risultato che si ottiene è inevitabilmente una decostruzione della forma canzone, che lascia spazio a nuovi ambienti in cui tutto può ancora accadere.”

There Should Sky Above You è caratterizzato da un beat costante nella strofa e un riff scarno o minimale, composto da poche note, il quale rappresenta il climax all’interno del pezzo. Un pezzo iconico in Flare, lasciando un’indelebile traccia come ultimo singolo estratto dal suddetto album. Parlaci delle intenzioni dietro questo pezzo.

“È l’ultimo pezzo che ho scritto per FLARE, credo racchiuda in sé l’identità del mio lavoro presente e la direzione di quello futuro. Ho volutamente esplorato un ambiente sonoro con una chiara attitudine techno, assecondando l’evoluzione dei miei ascolti più recenti e conseguentemente della mia produzione. L’intento è sempre quello di trovare il bordo, il proprio confine, per spostarlo nella direzione che rispecchi più fedelmente il gusto estetico personale. Ho immaginato di creare un brano che avesse le potenzialità di un pezzo EDM, pur mantenendo le qualità di una produzione elettronica più ricercata e fine. Ho lavorato molto per realizzare un’architettura basata su più layer di suono, i quali lavorassero insieme per renderlo potente e vasto e all’occorrenza svuotarlo per un risultato rarefatto e minimale.”

Per quanto riguarda il video di There Should Sky Above You, paesaggi urbani differenti, dalle riprese e montaggi geometrici segnano il contrasto tra la lucentezza dell’occidente e il buio della questione palestinese. Tale impostazione induce a far percepire il benessere di noi occidentali una forma recondita di ipocrisia, in cui il luogo, non la nostra persona o personalità, ci rende giusti e sbagliati, quindi il luogo diventa non solo un elemento geografico ma un concetto etico imposto non secondo il merito, in cui per molti vivere di geometrie perfette può essere un errore, perché non siamo consapevoli della nostra indifferenza. Per caso questa è l’idea che vuoi far emergere in questo video?

“Assolutamente, esatto. L’occidente è un meccanismo rodato, tutto scorre come un cubo di Rubik su più piani di lettura: accanto alla narrativa dominante e autoreferenziale che presenta l’occidente come la realtà evoluta, che si impegna ad esportare valori di democrazia e libertà verso popoli considerati inferiori culturalmente, si impone oggi la necessità di denunciare la corresponsabilità dell’occidente per le violenze in atto a Gaza da sei mesi ormai, dove la popolazione palestinese, abbandonata a sé stessa, sta pagando un prezzo inaudito in termini di vite umane. A dispetto di tutto, è stato invece il Sud Africa a rompere il silenzio e a portare il governo israeliano davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia per rispondere dei crimini di guerra che sta compiendo e a difendere così il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ho voluto inserire nel video di There should be sky above you, le immagini girate dai civili palestinesi stessi offrendo la loro prospettiva di racconto sulla realtà. La voce dei palestinesi e il loro punto di vista è assente nel dibattito di cui siamo spettatori, non sappiamo cosa pensano, non sappiamo quali siano i loro desideri, né i dettagli della loro volontà politica. A fronte di mesi e mesi di bombardamenti, piogge di missili, distruzioni di abitazioni e ospedali, e ritrovandoci nell’impotenza di fermare questo scempio, non possiamo che affermare che dovrebbe esserci solo il cielo sopra le teste del popolo palestinese.”

Flare è dominato da un’elettronica glamour e oscura allo stesso tempo, ma non mancano timbri più acustici, come quelli pianistici presenti in tutte le tracce. Per caso quest’ultimo è un elemento derivato dai tuoi precedenti studi di piano classico? Che influenza ha avuto il tuo passato musicale nella scrittura attuale?

“Il pianoforte ha un suono universale e familiare, tutti possono dire di avere avuto un’esperienza con esso, come musicisti o come ascoltatori. Il suo suono è spesso perfettamente in linea in ambienti e contesti musicali totalmente diversi. È come un passpartout nobile ed elegante, spesso irrinunciabile nella produzione. Sicuramente lo sento come un elemento naturale da considerare nella costruzione di un ambiente sonoro. Ma il mio passato musicale va oltre questo aspetto, direi piuttosto che lo studio della teoria dell’armonia musicale ha un’influenza ancor più significativa nel processo di scrittura. Chiunque abbia fatto studi classici ha una base teorica su cui poter contare ed un valido aiuto in fase creativa.”

Per concludere, parlaci delle novità in porto, tra concerti e nuove idee o altri progetti.

“Ho in programma una serie di date live, inizialmente in Italia e poi in Europa. Ho suonato a Genova pochi giorni fa e le prossime date mi porteranno a Milano, Firenze, Cagliari e Roma, tra gli altri eventi. Inoltre, ho in serbo una bellissima esperienza a Il Cairo per fine estate, dove sono stata invitata ad esibirmi all’interno di un festival patrocinato dall’ambasciata e dall’università, che sarà preceduto da alcuni giorni di workshop in cui terrò un corso di produzione elettronica per le ragazze egiziane. Una bella iniziativa che mi dà occasione di rendermi utile per altre artiste in un contesto di empowerment in cui credo molto.”

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