Intervista a Paolo Tofani Krsna Prema, sperimentazione estrema e spiritualità
di Giovanni Panetta
Intervista a Paolo Tofani Krsna Prema, storico componente degli Area e successivamente monaco Hare Krishna, immerso tra spiritualità ed estremo sperimentalismo.
Paolo Tofani

Paolo Tofani.

Paolo Tofani Krsna Prema, originariamente solo Paolo Tofani, ha vissuto un percorso artistico diversificato in fede non solo al fervore culturale post-sessantottino caratteristico in primis della prima fase del gruppo bolognese Area di cui ha fatto parte (con i primi quattro album del gruppo bolognese, da Arbeit Macht Frei a Maledetti (Maudits)), ma anche nella cornice del suo cammino spirituale cominciato con la conversione al visnuismo. Dopo il periodo Area, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, Tofani intraprende il cammino spirituale come monaco Hare Krishna, consacrato artisticamente con l’album in collaborazione con Claudio Rocchi Un Gusto Superiore, arrivando successivamente a pubblicare più di 100 album solisti (e non solo).

Attento alla spiritualità fin da giovane, verso i quindici-sedici anni, periodo durante il quale frequentò un seminario francescano, decise di dedicarsi successivamente a tempo pieno alla musica, esplorando agli esordi il suono beat con i gruppi I Samurai e I Califfi. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 si trasferisce a Londra, avviandosi ad un percorso solista, ma con l’incontro con Demetrio Stratos in Italia, il carismatico cantante degli Area, cambia prospettiva di carriera ed entra a far parte dell’International POPular Group in fase embrionale, in cui ricoprirà un ruolo fondamentale sia nella composizione nonché nell’esecuzione. Tofani sarà responsabile non solo come chitarrista, dallo stile cerebrale e magmatico, ma anche come coraggioso artista elettronico, definendo un tratto di originalità all’interno della poetica del gruppo tra suono jazz-rock e le temerarie idee dell’avanguardia di quel tempo.

Nel corso della fase Area, la visione politica del gruppo, attivamente affiliato alla sinistra extraparlamentare (o movimento), vacilla sempre di più in Tofani, che ad un certo punto vede confusionaria nonché violenta. Paolo si rende conto che ogni cambiamento esterno o politico deve conseguire da un’epifania spirituale, secondo la sua visione di gioventù che probabilmente ha sedimentato nel tempo e che probabilmente si è riversata nella sua musica personalissima ed istintiva con gli Area, segno di un’anima bisognosa di spazio.

La figura di Tofani, il cui pragmatismo politico degli inizi e l’adesione alla vita monacale che ha abbracciato in seguito deve molto al suo contesto, non può mancare di un implicito atto di riconoscenza verso la figura di Gianni Sassi, genio della comunicazione nonché mente della CRAMPS, etichetta discografica fondamentale nel panorama musicale italiano degli anni ’70 (e anche successivamente). Sassi, attraverso i suoi metodi non ortodossi con cui ha gestito ogni progetto di cui era in parte firmatario, ha instradato gli Area e i suoi componenti verso una scrittura più matura e consapevole che li ha resi monumentali, facendo anche di Tofani un grande autore di avanguardia attraverso l’influenza di artisti come John Cage e del collettivo di avanguardia Fluxus (con cui lo stesso Sassi ha intessuto stretti rapporti).

In occasione della pubblicazione nel 2023 di Drones and Options (in collaborazione con Paolo Di Cioccio e uscito per la collana Environment di Aventino Music), abbiamo parlato con Paolo Tofani di vari argomenti, dello storico passato nonché della fase negli ultimi anni, accennando anche ai futuri sviluppi. Di seguito l’intervista.

Paolo, parliamo degli inizi. Racconti che da adolescente stavi per prendere i voti come frate francescano, per poi successivamente ritirarti da quel mondo e dedicarti alla musica beat. Come sappiamo, successivamente all’uscita di scena dal mondo “Area”, sei diventato monaco Hare Krishna, riconfermando il tuo forte legame con la spiritualità. Non è un caso che il tuo apporto nell’International POPular Group, oltre alla chitarra, consiste in dettagli sonori che rendono quella musica di rilevante importanza storica davvero unica; inoltre, non per caso fortuito, il cristianesimo dal mio punto di vista ha una valenza più verbale, per cui con l’induismo potrebbe entrare più in sintonia con l’aspetto emotivo di certa musica e all’organicità complessa e multi-dimensionale nel tuo contributo negli Area o nei tuoi lavori solisti. Ma parlaci riguardo al rapporto tra spiritualità e musica.

“La musica è l’espressione più intima della necessità dell’uomo di ritrovare il suo punto di partenza. Tramite le varie esperienze che non si limitano soltanto alle diverse filosofie, ma soprattutto alle innumerevoli liturgie che alternano musica, preghiera e canti, che offrono l’opportunità di cominciare a intravedere il suo punto di arrivo. Il viaggio non è semplice e richiede stati di animo fuori dalla mediocrità del banale, ma è un viaggio inevitabile per capire finalmente il senso della nostra esistenza. La musica veicola l’uomo nel suo profondo e in uno stato di amorevole servizio incondizionato, gli rivela la grandezza dell’assoluto e la suprema fonte di un amore incontenibile che soddisfa tutti i nostri desideri. Un osmosi perfetta e un’esperienza unica e assolutamente necessaria.”

Area

Foto storica di Area International POPular Group. Da sinistra a destra: Paolo Tofani, Demetrio Stratos, Giulio Capiozzo, Ares Tavolazzi, e Patrizio Fariselli.

Parlando di Arbeit Macht Frei spicca maggiormente, rispetto le altre produzioni degli Area con te, una scrittura di chitarra abrasiva e al tempo stesso più tendente al rock (o beat), rispetto il rumorismo i Caution Radiation Area e la luminosità sghemba di Crac!. Diverse tue anime caratterizzano l’album: se in Luglio, Agosto, Settembre dominano in tutto e per tutto i tuoi riff avvincenti, sempre complessi, ne L’Abbattimento dello Zeppelin domina un chitarrismo sperimentale ed idealmente claustrofobico, che potrebbe benissimo rimandare ad un noise blues hendrixiano o quasi per l’appunto pageano. Arbeit Macht Frei ha una scrittura matura e geniale, ma risente delle “scuole” da cui venivano tutti i componenti, la cui eterogeneità ha dato vita ad uno stile unico ed irripetibile. Ma come si è trovata un ulteriore armonia eterogenea nei precedenti lavori? Inoltre, come si sono combinati stili differenti anche per ognuno dei componenti, e che si sono proiettati in tutto il resto della discografia degli Area?

“In realtà tutto è nato grazie alla sensibilità e l’intelligenza critica di Gianni Sassi. Gianni ha introdotto una nuova metodologia di lavoro. Non più ore di sbattimento dentro le diverse sale prove alla ricerca del brano, dell’idea e del suono (esperienza che ti lasciava completamente esausto mentalmente e fisicamente), ma comodamente rilassati nel suo ufficio a condividere le diverse analisi della realtà che Gianni descriveva e che stimolavano le nostre emozioni creative; poi ognuno di noi, nella sua intimità creativa, lavorava cercando di creare immagini sonore capaci di trasmettere le diverse realtà contenute nelle parole di Gianni. Il risultato di queste ricerche individuali era la perfetta visione sonora dei brani degli Area.”

Parafrasando Patrizio Fariselli, il vostro riarrangiamento de L’Internazionale è stato descritto da Nicolae Ceaușescu come “vergognoso” (episodio anche citato da Demetrio Stratos nel vostro live Concerto Teatro Uomo). La vostra versione slabbrata e sempre diversa appare un vostro riuscitissimo tentativo di proporre ai tempi la vostra dichiarazione di intenti, ovvero l’idealizzazione in musica di un corpus di idee afferenti ad una sinistra altra ed anarchica, un’idea diversa di Terza Via legata a concettualizzazioni più eterodosse che tradizionali, forse più empatiche. Parlaci del vostro approccio con l’estrema sinistra e qual era il ruolo degli Area in quel contesto.

“Si cercava di trovare il modo di essere utili. Il movimento giovanile era pieno di imperfezioni e contraddizioni, ma noi volevamo usare i nostri talenti nella speranza di dare un contributo alle sue necessità e credo, con tutta umiltà, che Area è ancora un ricordo vivo nei cuori di tutti coloro che hanno condiviso insieme a noi quel momento incredibilmente stimolante.”

Megalopoli, il terzo brano di Crac!, mi pare molto interessante. Ispirata dalla costruzione di Brasilia, l’attuale capitale per l’appunto del Brasile, ha un andamento plastico, e rimanda al formato suite ispirato in questo caso al Canterbury Sound (primi fra tutti il gruppo Soft Machine). Le linee di synth ambientali all’inizio mi fanno pensare ad un tuo importante contributo, che conferisce organicità e contemplata sospensione al vostro diversificato ed esteso capolavoro. Parlaci del tuo ruolo in questo pezzo e delle sue più dirette ispirazioni.

“In quel momento ero molto immerso nelle mie ricerche sonore, e credo che in “Cation Radiation Area” sono riuscito a trovare emozioni molto forti in relazione e al mio contributo elettronico. Decisamente con i miei Synth AKS, penso di avere indicato un percorso sonoro diverso rispetto al primo lavoro Area, percorso che ho maturato in me, in una ricerca costante che è ancora più viva nel mio presente. Le nuove tecnologie sono arnesi molto potenti e mi regalano divertimenti incredibili, e tutti i miei lavori più o meno recenti, testimoniano il mio viaggio di ricerca.

“In Megalopoli ho utilizzato il mio Pitch Voltage Converter che mi permetteva di utilizzare i synth direttamente con il mio Les Paul; è stata magia pura, una goduria infinita.”

What Me Worry, il tuo primo album a nome di Electric Frankestein, sembra essere un disco di rottura rispetto le produzioni degli Area in cui hai collaborato, e una prosecuzione della tua anima beat, in cui il tutto è all’insegna di bordoni psichedelici alle sei corde, con effetti delay e distorsori vari. Il disco viene associato all’uscita di Stratos contemporanea Metrodora, di diverso impatto sperimentale, in cui What Me Worry appare maggiormente omogeneo e magmatico. Parlaci della tua uscita, di come nasce e si sviluppa, e cosa quell’esperienza ti ha trasmesso per il futuro.

“Questo risale alla esperienza antecedente ad Area. Nel, 1970 vivevo a Londra e dopo alcune esperienze mediocri cercando di fare musica con gruppi inglesi, decisi lavorare da solo e, influenzato dalla realtà sonora di quel periodo e in quel luogo, ho pensato di esprimere il mio mood in relazione alla vita che vivevo. Electric Frankestein è stato concepito nella casa dei genitori di mia moglie utilizzando quello che avevo. Devo dire che mi sono divertito moltissimo e mi ha insegnato le mie prime tecniche di registrazione utilizzando esclusivamente un registratore Revox. In quel momento non esisteva una chiara visione del mio futuro musicale, ovviamente, il mio ingresso in Area, ha cambiato tutte le prospettive.”

La tua dipartita con gli Area e la Cramps di Gianni Sassi nel ’77 consiste in un’inversione di percorsi non solo artistici ma anche spirituali, fuoriuscendo dal materialismo politico caratteristico dell’International POPular Group. Da un po’ di tempo volevi sviluppare alcune intuizioni all’insegna di suoni più dilatati ed una musica meno legata al ritmo frenetico degli altri Area, aspetto che era delineato dalle tue produzioni soliste di quei tempi (What Me Worry ed Indicazioni). Parlaci di questo aspetto: quanto questa dilatazione in musica ha condizionato la tua ricerca spirituale, che è maturata solo dopo la militanza nel gruppo di Stratos e soci? Entrambi gli aspetti li hai percepiti congeniti, o hai sentito che ci fosse un’evoluzione nel tempo (aspetto che, ipotizzando, è culminato nella disillusione degli ideali di sinistra dal tuo versante)?

“Il dopo Area ha segnato una svolta totale della mia vita e della mia musica. Il ritorno temporaneo a i suoni acustici, con il tempo, mi ha stimolato nella ricerca di uno strumento ideale per frequentare la musica di quel momento, e la mia creazione, la Trikanta Veena, ha soddisfatto in pieno le esigenze sonore; uno trumento prettamente acustico, con un suono dolce e profondo (cercare in YouTube “Real Essence”). Poi é arrivata la Shyama Trikanta, completamente diversa concepita per i miei bisogni elettrici, ho usato questo strumento nella formazione Area Reunion. Certamente, questo periodo, ha cambiato il mio approccio sia nella musica che nel sociale e il mio impegno politico si è trasformato in una profonda analisi della mia coscienza.”

Se i due volumi di Santoor Suite sono contraddistinti da tracce con il santoor, I due album a nome Indicazioni sono all’insegna di suoni plastici, eterodossamente elettronici con elementi acustici. Se il primo volume appare come magmatico e molto diversificato, il secondo (pubblicato dopo 44 anni) è caratterizzato da un suono più rarefatto ed ambientale, delineando uno sperimentalismo di diversa consistenza e comunque peculiare. Sicuramente il primo volume uno dei lavori più interessanti di quei tempi, con numerose idee che sono un valore aggiunto in questo spettro sperimentale. Parlaci delle intuizioni che contraddistinguono i due volumi di Indicazioni, e quali sono le ispirazioni più caratteristiche.

“Il Santoor è decisamente uno strumento di un’altra dimensione, suonarlo e implementare il principe, ormai consolidato della ricerca sonora in un contesto di improvvisazione pura (musica spontanea) e elettronica di sostegno, anche oggi mi crea sensazioni e felicità interna molto alte.

“Il primo lavoro da solista “Indicazioni” era dedicato a giovani esploratori della chitarra, col tempo, però, considerando che questo lavoro era stato concepito con un synth molto particolare, il Serge (non accessibile a tutti), ho pensato di proporre un nuovo lavoro utilizzando una tecnologia più disponibile e quindi è uscito per Aventino Music “Indicazioni 2”. Questo lavoro è decisamente più abbordabile come punto di partenza e che molti hanno apprezzato.”

In Drones and Options, in collaborazione con Paolo Di Cioccio, si esplorano altri territori dell’aerostaticità. Frasi sospese con timbri diversi caratterizzano un lavoro di domanda e risposta tra tracce dronizzate e variazioni opzionali e non, in cui tutto scorre, scolpendo pattern austeri in senso monotono. Parlaci di come nasce la collaborazione con Paolo Di Cioccio e l’idea dell’opzionalità.

“Con Paolo di Cioccio è stato un incontro a distanza. Ho ricevuto i suoi Drones sui quali sono intervenuto improvvisando. Esperimento interessante da considerare per il futuro.”

Per concludere, parlaci, se vuoi, dei prossimi progetti solisti e di eventuali tournée. In ogni caso grazie mille sentitamente per la disponibilità.

“Il futuro è tutto da scoprire, io continuo a fare musica, la lista dei miei lavora si allunga costantemente (vedi bandcamp.com e cerca Paolo Tofani Krsna Prema e i miei lavori pubblicati da Aventino Music). Poi il desiderio del grande artista universale Sri Krsna deciderà il mio destino. Hare Krsna.”

 

 

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