Francesco Li Puma è un musicista e autore fiorentino alle prese con basso, sassofono ed elettronica. I suoi progetti principali sono gli Atomik Clocks, attivi dagli anni ’00, e i Panzanellas che coinvolge personalità sia dalla Puglia che ovviamente dalla Toscana stessa. Più recentemente ha collaborato in duo con l’artista grafico Massimiliano Sorrentini negli Atomik Gorilla e nel suo solo elettronico Subconscious Demon Committee, in cui è protagonista un elettronica analogica e obliqua, tra hip hop e suoni kraut. L’immaginario di Li Puma, permeato da un’urbanità molto weird, subisce, al contempo e non a caso, il fascino dell’immaginario bucolico della propria terra e origini, che lo sprona in ricerche anche in musica come nell’improvvisazione al sopranino Ode To Alfiero, in cui sonoramente si ripercorrono le disavventure di uno zio scomparso prematuramente nel 1945 nei pressi della cascata della Steccataccia, in zona Ponte agli Stolli (oggi frazione del comune di Figline e Incisa Valdarno (FI)).
A nome SuDeCo, Li Puma pubblica in tutto cinque volumi: i primi due usciti nel 2020 (ne abbiamo parlato qui), il Vol. III il 6 Giugno 2022, il Vol. IV il 26 Novembre 2022, e il Vol. V il 24 Dicembre 2022, tutti e cinque per HysM? e Plasticrane.
Di seguito l’intervista a Francesco Li Puma riguardo SuDeCo e altri temi, insieme ad un track-by-track degli ultimi tre volumi del suo solo elettronico.
Dopo La Grande Scommessa di Atomik Gorilla nasce questa serie di album a nome, un’altra volta, Subconscious Demon Committee, dopo i due primi volumi del 2020, ancora una volta per HysM? e Plasticrane. Come avviene la ripresa del tuo set più elettronico?
“Per curiosità e una qualche specie di creatività che cerco di esprimere in forme più o meno rumorose. Gli esperimenti elettronici sono per me un piccolo laboratorio di suonacci e amalgame oscure, una dimensione a cui mi sono avvicinato solo negli ultimi due anni, guidato dalla ricerca di nuove sonorità.”
I pezzi sono tutte jam suonate live, prive di qualsiasi processo di editing. Il Vol. III risulta il più minimale, suonato con meno macchine; mentre nel Vol. IV ritrovi una combinazione di suoni che meglio ti rappresenta; mentre nel V non compare nessuna drum machine e cerchi di creare una pulsazione con una macchina modulare. Dal tutto, in sostanza, si evince un tentativo di combinare sperimentalismo prog/kraut e punk, ma anche hip-hop e le frontiere più recenti e oblique della musica elettronica. Quindi, volevo chiederti, anche in vista con gli altri progetti come Atomik Clocks, Panzanellas, etc…, quanto senti vicino lo spettro del progressive rock con il modo di creare lo-fi e l’attitudine punk?
“Mi piace avere poche semplici macchine (quasi tutte lo-fi) così da poterle suonare io e non il computer, tutti i video delle performance dei brani sono sul mio canale YouTube (puma theman). “Less is more” è un approccio che tende sicuramente a farti “lavorare” di più, a far “lavorare” te, umano, però.
“L’elettronica “sonata” per me ha tutti i crismi della jam strumentale, l’imperfezione intrinseca di questo tipo di approccio, macchine non in-sync, pattern con lunghezze diverse ma che, ad un certo punto, suonano in modo organico creando delle dinamiche oblique e inaspettate. Questi eventi mi ispirano nell’improvvisazione e costruzione del brano in modo del tutto analogo alla composizione e improvvisazione come avviene con gli Atomik Clocks e con i Panzanellas.”
Di seguito, track-by-track dei lavori a nome SuDeCo. Commenta le mie descrizioni o aggiungi qualcosa in più, in merito soprattutto a particolari interessanti. Nella traccia principale Auto Degenerative Patches un beat hip hop è caratterizzato da asimmetrie ed elasticità multivariata. Il tutto, generato nella sostanza analogicamente, ha per l’appunto, da titolo, una componente degenerativa, mettendo alla luce un modo di creare quasi lo-fi.
“Piccole macchinette modulari che interagiscono interpolando pattern, capacità aleatorie e piccoli interventi di “simil” lead fatti al volo, l’intento di creare un microcosmo quasi organico di entità analogiche che si auto-generano.”
Reverse Wet Nightmare assomiglia ad una riproduzione di un’onda pura che viene continuamente distorta, attraverso un beat teso e regolare che sembra simulare un pattern stile beatbox dalle sfumature eteree, e un synth dalla tonalità aliena e privo di struttura. Inoltre, come suggerisce anche il nome, sembra trattarsi di un pezzo che, dopo essere stato eseguito per via semi-analogica, è stato poi inciso in reverse.
“Mi sono focalizzato su uno dei miei amori più ricorrenti, ossia il reverse, in questo caso di una drum machine, quest’ultima è suonata sia forward ma anche backward live tramite l’utilizzo di un looper stereo, su un canale passa la drum machine in backward registrata durante la performance , sul secondo canale passa il segnale di sync che permette di stare sulla metrica con i pattern spezzati degli altri synth.”
Un turbine di figure geometriche rotonde e quasi granulari contraddistingue Lee Scratch Puma, in cui appare un fondo di urbanità che si adatta in un astrattismo geometrico dalla complessità reticolare.
“Mi sono divertito lavorando e manipolando, sul momento, i pattern di piccole macchinine modulari sovrapponendo un lead e una drum come piace a me, ossia stile “old rap battle“.”
SuDeCo Vol. IV si muove i territori più sincopati e distesi, attraverso un suono dub atonale. Approaching Disaster è più scampanellata con i suoi synth periodici con oscillazioni intorno ad uno status di equilibrio tonale, attraverso inflessioni verso microtoni che destano alienazione in senso lisergico ed oscuro.
“Brano di transizione dal vol. III, ho cercato di suonare una sorta di crescendo con (inevitabile) epilogo nefasto.”
La seconda traccia del Volume IV, Annoying Yet Corrosive, Isn’t It, delinea ancora paesaggi futuristici, attraverso un evolversi con diverse aperture in senso cinematografico. Il synth assume una natura duale e distopica, descrivendo sonicamente una civiltà del progresso/regresso del domani, in onde sinusoidali si alternano a un magma che approssima il rumore bianco.
“Sì, la vena distopica è spesso quella che trovo molto coerente con la mia elettronica, questi strumenti “moderni” colgono bene il clima decadente di questa cosiddetta (dis)umanità.”
Un’obliquità di fondo è protagonista in Mmmh, traccia dal suono del synth diversificato e strutturato come una suite tra soundtrack, progressive sghembo e post-punk. Infatti il tutto sembra attingere da fonti diverse, riproducendo in un qual modo un cut-up burroughsiano.
“Non sei il primo che mi dice che le tracce hanno un sapore di soundtrack, sarebbe una gran figata se qualche autore di cortometraggi o altro volesse usarle sulle proprie produzioni.”
Per quanto riguarda l’ultima uscita, SuDeCo Vol. V ci spostiamo in suoni più reticolari; Cachophony Domine, strutturato da cubi con spigoli smussati e flessibili, alterna un synth a grappoli e plastico con feedback per l’appunto cacofonici.
“Gioco di parole con il noto brano dei primi Pink Floyd. L’intento è stato quello di lavorare più sui suoni, il suono in sé costruisce e guida le trame dei brani di questo EP.”
Dystopic Noise Saturation dà vita ad un suono post-punk plastico, in cui attraverso un bordone dalla tonalità grave e compattamente granulare prende vita un’onda liquida che si districa tra multiformi frequenze.
“Qui ho usato due synth semplici ma che uniti ad un semplice delay mi hanno dato buone possibilità di rappresentare sotto forma di suono, un po’ dell’oscurità che circonda il mio animo.”
In conclusione, Journey Around Planet What’s This Shit Bro racconta sonoramente di un immaginario distopico; su una base bitonale, che potrebbe indicare un viaggio lungo un mezzo di trasporto, suoni caustici, quasi rudimentali, delineano un paesaggio apocalittico in diverse forme.
“L’apocalisse dei miei demoni.”
Ho trovato interessante la tua Ode To Alfiero, pezzo al sopranino in memoria di un tuo parente, per l’appunto Alfiero, scomparso prematuramente all’età di 10 anni nel 1948, cadendo da un ponte mentre stava giocando con degli amici; vi è anche un tradimento da parte degli amici che scappano via senza raccontare la tragedia ai genitori e gli altri, che insieme a tutto il villaggio trovano corpo privo di vita in fondo al fiume. Il pezzo sembra simulare l’accaduto, attraverso un suono teatrale e più teso in punto centrale, simulando la caduta di Alfiero. Parlaci di come nasce questo pezzo più legato alle tue radici.
“La sventurata storia di mio zio Alfiero purtroppo è stata dimenticata nella mia famiglia a causa delle successive vicissitudini e tragedie familiari. Qualche anno fa mi sono messo alla ricerca di materiale e testimonianze su di lui, forse anche perché ho un figlio della sua età che, tra l’altro, gli somiglia molto fisicamente e caratterialmente, la sua figura ha una sorta di aura leggendaria nel suo paesino nativo e per me è sempre più diventato motivo di ricerca storica delle povere comunità contadine, della loro semplicità e forza d’animo e della loro capacità di aiuto reciproco, la sua tragedia è una fonte di ispirazione creativa.”
In conclusione parlaci di prossime novità con SuDeCo e i tuoi altri progetti.
“SuDeCo adesso è un po’ in pausa, credo di aver registrato anche troppo, sicuramente metterò delle cose con l’attitudine di SuDeCo sul prossimo disco degli Atomik Clocks; non a caso, originariamente, era questo il fine per cui mi avvicinai ai synth circa due anni fa, e l’effetto collaterale però è stato poi la pubblicazione di questi cinque EP.”