Intervista ad Alessandro Cartolari, viaggio nell’Antropocene
di Giovanni Panetta
Intervista ad Alessandro Cartolari su Antropocene di kossiga, Oxia Chaos di Masche e progetti futuri.

Oxia Chaos (2022).

Alessandro Cartolari (Anatrofobia, Masche, Extrema Ratio, kossiga, al sassofono contralto e baritono), dal sound potente e viscerale, lega vivacità compositiva con energia hardcore caratteristica degli esordi. Più recentemente, con kossiga e insieme al collega in Anatrofobia Andrea Biondello (batteria), pubblica Antropocene (21 Novembre 2022, Superpang, registrato, missato e masterizzato da Manuel Volpe al Rubedo Recordings, Torino), in cui suoni, liberi da qualsiasi vincolo, cantano un lamento attuale immersi nella nuova era; Masche (con Valerio Zucca Paul all’elettronica, Andrea Chiuni al basso elettrico e voce, e Diego Rosso alla batteria) raccontano di Cronache Marziane dello scrittore sci-fi Ray Bradbury in Oxia Chaos (4 Febbraio 2022, ADN Records (CD), Cruel Nature Records (tape e digitale), registrato, missato e masterizzato da Manuel Volpe al Rubedo Recordings), in cui si parla del presente attraverso un forte legame con un passato più puro e autentico e al contempo complesso, proprio come la prosa dell’autore statunitense di Farenheit 451 e Il Popolo dell’Autunno.

Antropocene

Antropocene (2022).

Di seguito l’intervista ad Alessandro Cartolari riguardo Antropocene, Oxia Chaos e i futuri progetti.

Il progetto Kossiga può riferirsi ad un momento critico attuale ma che guarda al passato, un leitmotiv che trasmigra di corpo in corpo. Ma come nasce il tuo incontro con Andrea Biondello, e quali sono le vostre intenzioni?

“Io e Andrea suoniamo insieme da una vita, abbiamo iniziato che eravamo ragazzini, abbiamo coltivato la nostra amicizia di pari passo con la nostra passione musicale. Kossiga nasce dal piacere di tornare a suonare insieme, dopo un pausa di qualche anno, con l’intenzione di ripartire da un suono comune che abbiamo sviluppato con anatrofobia. Partire dalla nostra passione per il free jazz e l’hardcore “storico”, insomma l’unione di improvvisazione e un certo spirito punk. Suoniamo perché ci fa stare bene, poi se qualcuno è interessato alla nostra musica, meglio.”

Qual è stata la genesi di Antropocene e il collegamento con il passato delineato da Anatrofobia? Trovate che la vostra creatività free e abrasiva sia riconducibile ai primi tempi più hardcore?

“Ritrovandoci in duo, per forza di cose ci siamo dovuti reinventare rispetto ad Anatrofobia, dove il basso e le idee di mio fratello Luca sono un elemento centrale nel suono del gruppo. Abbiamo suonato molto, cercando di migliorare il nostro interplay, fermato piccole cellule essenziali (moduli) su cui lavorare e improvvisare, ma allo stesso tempo eravamo interessati a recuperare una certa attitudine hardcore dei nostri primi anni. Sono contento che tu senta un suono abrasivo, direi che è una definizione che calza, almeno per noi.”

In Modulo 9 vengono descritti atonalmente paesaggi sospesi; se all’inizio la melodia sembra fievole in reverse (come se seguisse linee non convenzionali), verso la conclusione si giunge al caos mefistofelico, in cui la perturbazione del suono sembra descrivere fronti d’onda non euclidei, familiari per un tratto e totalmente liberi di struttura per il resto. Il suono si apre in maniera alta riverberata e quasi celestiale nel mezzo in modo da riprodurre un’inaspettata cosmicità quasi ambigua. Raccontateci riguardo a dove trovano ragione gli elementi citati nel pezzo citato?

“Modulo 9, nasce come improvvisazione su pochi elementi, niente temi, ma suggestioni. Sicuramente la sospensione è una di queste, un’altra è la ripetizione, una sorta di respiro, sempre simile ma non uguale. Creare spazi, giocare con i silenzi, poche note su cui costruire il climax del modulo, poi tutto il resto è lasciato al momento, al caso, quindi può essere intenso, a volte meno. Credo sia il modulo più vicino a certe situazioni anatrofobiche del passato, mi viene in mente Tracers, brano dal nostro secondo cd “Ruote che girano a vuoto” del 1999.”

kossiga

Kossiga, Andrea Biondello a sinistra, Alessandro Cartolari a destra. Foto di Cinzia Bertodatto.

Modulo 1 e Modulo 7 realizzano un’opprimente idea di caos, più statica nel realizzare alti volumi sprofondando a tratti in un dinamismo magmatico. Inoltre se Modulo 1 è più contemplativa, Modulo 7 è un continuo dimenarsi rispetto una posizione fissa a raggio corto. Qual è la vostra concezione di dinamismo, più in generale presente in Antropocene?

“Modulo 1, 7 e 11 rappresentano il cuore di questa nostra scaletta, perché in questi moduli abbiamo cercato di suonare saturi, densi, fisicamente al limite, ma essenziali, cercando di mantenere una forte interazione, con la volontà di sorprenderci di volta in volta. In questi tre moduli io sento quello spirito free-jazz ed hardcore di cui parlavamo prima.”

Modulo 15 è un fluire lento, meditativo e quasi costante, in cui la batteria scorre completamente diversificata, mantenendo nel corso tempo un beat martellante e aritmico. Un finale che sospende l’ascoltatore in un limbo al confine di culture diverse e non meglio identificate; come nasce quest’idea di luogo oltre la dimensionalità conosciuta in suono?

“Questo modulo invece è figlio del nostro suonare insieme da una vita perché non è altro che “Andrea e Alessandro improvvisano insieme”, cercando un respiro comune, il nostro suono, bello o brutto che sia. Un momento musicale dove “prendiamo fiato”, perché dentro la scaletta questo brano viene dopo momenti di intensità e sforzo, qui cerchiamo invece di lasciare andare la nostra musica, nella sua semplicità, nel suo fluire.”

Oxia Chaos dei Masche, permeato maggiormente da un flusso onirico diversificato, è contraddistinto ancora una volta da una creatività free con trame sintetiche di origine drone o dub dilatate da manipolazioni elastiche. Come nasce e si sviluppa quest’opera, legata ad un suono meno elettronico come nel precedente Kalvingrad?

“Oxia Chaos è sicuramente diverso da Kalvingrad, rappresenta un nuovo equilibrio, dopo cambiamenti interni alla formazione e al nostro suono. Anche solo cambiare la voce ci ha obbligato a trovare nuovi equilibri tra suono diretto e indiretto, quindi l’elettronica continua ad essere fondamentale, ma in modo differente. Oxia Chaos ha delle parti che sono degli “obbligati”, che aiutano le sezioni delle diverse improvvisazioni a procedere, aiutano lo svolgersi del racconto. Maggiore attenzione è stata data al suono, meno freddo, più elettrico meno elettronico.”

Masche

Masche, da sinistra a destra: Diego Rosso, Alessandro Cartolari, Andrea Chiuni e Valerio Zucca Paul. Foto di Cinzia Bertodatto.

The Watchers, riferita ai terrestri in Cronache Marziane di Ray Bradbury, l’opera a cui si fa riferimento per Oxia Chaos, delinea uno scenario eterogeneo dalle parti vocali caratterizzate da un tratto pulsante e urbano. There Will Come ha un’impostazione più incisiva e progressiva, strutturata a suite, quasi ordinata e atonalmente cosmica, riferendosi probabilmente alle guerre nucleari in corso sulla Terra e all’emigrazione dei terrestri su un disabitato Marte. Come avvengono questi elementi? E quanto Cronache Marziane e una sua trascrizione in musica possono essere esplicative dei giorni nostri?

“Le Cronache Marziane è un capolavoro senza tempo, da un lato molto attuale, ma anche perdutamente démodé (questo lato ci rappresenta perfettamente). Abbiamo deciso di usare alcuni racconti per i nostri testi, perché li troviamo poetici, surreali e direi anche buffi, a volte. Abbiamo pensato che la nostra musica aliena potesse sposarsi bene con questi racconti, come la nostra attitudine a suonare senza per forza esplicitare le situazioni, un po’ come gli uomini dei racconti di Bradbury, cercano qualcosa o, peggio, fuggono da qualcosa, ma non si capisce bene da cosa.”

In conclusione quali saranno i futuri progressi con Kossiga, Masche o altri progetti paralleli, a livello di nuove prossime uscite o concerti?

“Con Kossiga speriamo di fare qualche concerto in primavera, al momento però nulla di fissato, invece con Masche suoneremo il 3 febbraio 2023 al Circolo Arci SUD di Torino. Io farò anche qualche concerto in Italia con Extrema Ratio a Febbraio, per dettagli extremaratio.org.”

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