Il Wedding Kollektiv, collettivo attivo tra Berlino e Roma, nella loro forma più recente sono Alessandro Denni (autore e arrangiatore), Tiziana Lo Conte (voce), Claudio Moneta (chitarra) e Inke Kühl (violino e sassofono), ha dato vita a 2028, concept album (o concept EP), per la Neontoaster Multimedia (gestita dallo stesso Denni), che coinvolge il fumettista Andrea Frittella (disegnatore del fumetto Jeremy Carter) nella breve graphic novel che accompagna la release, e Claudio Moneta anche come autore delle parole.
2084 descrive un mondo distopico ambientato nell’imminente futuro; ascoltando i testi è evidente la dicotomia passato/presente, o il concetto “ombrello” del progresso (in cui i confronti latenti con Jean-Jacques Rousseau o Pier Paolo Pasolini si sprecano, nonché quello più esplicito con lo scrittore inglese di “1984” George Orwell). La musica, complessa e plastica (più estrema delle precedenti uscite BRODO e The Wedding Kollektiv & Female Friends Play SOUP, che abbiamo già trattato su queste pagine), rimanda allo storico collettivo mascherato, originario della Louisiana, Residents, un riferimento importante per la band che non a caso viene citato nei testi di Moneta (per l’appunto, Quando I Residents Si Tolsero Le Maschere), e la sua “non-linearità” si combina perfettamente con il calore più leggero e profondo della voce di Tiziana Lo Conte, offrendo un’idea obliqua e trasversale di musica pop.
Di seguito l’intervista a Il Wedding Kollektiv, ad opera di Alessandro Denni, riguardo parole e musica di 2084.
Il fumetto di 2084 è il viaggio attraverso la civiltà moderna decadente dai tratti oscuri e anti-umani. Seppur minimale, il progetto manifesta un carattere weird e distopico, e si presenta come una cornice per una storia più organica dagli elementi già ben delineati. Come nasce il progetto e l’intenzione di coinvolgere un artista grafico, Andrea Frittella, come co-autore di un racconto?
“Quando 2084 è stato concepito non era ancora 2084 ma quattro pezzi musicali scritti da Alessandro dopo il bel riscontro avuto da ‘Brodo’, il nostro primo lavoro. L’iter che seguiamo (abbastanza consolidato) prevede che il passo successivo sia che Claudio scriva i testi e si occupi degli arrangiamenti delle chitarre. Così è stato anche in questo caso, nel momento in cui Claudio cominciò a scrivere i testi (si era a metà del 2021) ci rendemmo conto che potevano essere ricondotti ad una radice comune di significato, sicuramente influenzata dagli eventi in quel momento in atto: il controllo sociale e l’esercizio autoritario del potere oltre ad una certa rassegnazione tipica di questo periodo storico dell’umanità. Quando Claudio finì di scrivere i testi e li fece leggere ad Alessandro, lui esclamò (pensando ad Orwell) “ma questo è 2084!!”. Ecco, il titolo lo avevamo e da li siamo partiti per sviluppare poi un ‘prodotto’ che non fosse solo musicale ma anche un oggetto da toccare, leggere, conservare, cosa che ci piace molto. La scelta del fumetto come medium da affiancare alla musica è stata quasi automatica, ci sembrava che ‘armonizzare’ i testi in un racconto colorato fosse un ottimo modo per rendere tutto più fruibile. Andrea Frittella è arrivato alla fine, quando il disco era praticamente pronto e Claudio aveva scritto la sceneggiatura del fumetto. Andrea ci è stato consigliato da fumettisti noti, e dopo averlo conosciuto e avergli raccontato la nostra idea ci ha fatto molto piacere ricevere il suo “sì” senza remore alla proposta di collaborazione.”
2084 è un concept che appare a prima vista onirico e al contempo collettivamente lisergico. Si parla di un presente proiettato nel futuro (imminente) in relazione al passato. Nella prima traccia (Quando i Residents si Tolsero le Maschere) la critica ai costumi dell’oggi/domani decadente appare nel suo consolidato legame con la cultura pop più indipendente (gli anni ‘80/’70, l’origine insomma). E quindi le tre fasi temporali sembrano guidarci come fantasmi in un racconto dickensiano (anche se in modo più omogeneo o duale). Parlateci proprio di questo dualismo passato/futuro e il vostro legame il misterioso quartetto mascherato.
“I Residents sono stati per tutti noi, non solo per noi de Il Wedding Kollektiv ma per tutti coloro che amano la musica rock ‘colta’ e interessante, un gruppo di riferimento. Ma… quanti di noi ne conoscono la discografia completa? Quanti di noi posseggono più di un cd o un disco prodotto da questo gruppo tanto seminale quanto inascoltato? Ci sono persone, in ogni campo, che sanno produrre contenuti; Altre persone sanno indicare una strada oltreché produrre contenuti; Ci sono poi altri ancora che sanno indicare strade ma non produrre adeguati contenuti. I Residents sono, secondo noi, ottimi rappresentanti (nel campo della musica Pop/Rock) di questa ultima specie, come lo è stato, ad esempio Arnold Schoemberg nella musica classica del ‘900 o Francesco Guccini nel genere cantautoriale italiano. I Residents (non solo loro, certo) hanno indicato a chi, negli anni ’70/’80 del secolo scorso, prendeva coscienza che si poteva fare musica elettronica non solo negli studi radiofonici delle emittenti pubbliche e ‘imbracciava’ nuovi strumenti chiamati sintetizzatori che una strada era possibile, era tracciata, questa strada si sarebbe chiamata pochi anni dopo ‘new wave’ e sappiamo quanto importante è stata da tutti i punti di vista, sia di evoluzione della musica popolare, che economica per l’industria discografica. Ma come non ricordare, nell’ottica delle intuizioni geniali del gruppo americano il loro disco del 1980 intitolato ‘Commercial album’? Canzoni da un minuto che anticipavano, più di 40 anni fa, un modo di fruire l’arte che oggi è quotidiano e allora assolutamente alieno. I Residents producono ancora dischi, non sappiamo chi siano, magari i membri originali della band sono morti, scrivono musica non più sostanziale, sono passato e futuro contemporaneamente. Lo siamo tutti, siamo parte infinitesimale di una storia, alcuni di noi se ne rendono conto e allora, come fanno i Residents, cercano di lasciare un segno nel futuro dell’umanità usandone il passato. Altri non se ne rendono conto, non usano il passato e non apparterranno al futuro.”
Nella successiva traccia, Tentacoli, siamo ancora in territori prettamente distopici, facendo emergere l’idea di un totalitarismo regressivo all’interno del racconto. Si parla di dominio e manipolazione psicologica della comunità, attuata col minimo sforzo in quanto quest’ultima è pervasa dall’ignoranza e dalla noia; si direbbe un ritratto perfetto del paese moderno, in cui è centrale un certo nichilismo avente come matrice l’ozio culturale (prevalente) di quest’epoca. Parlateci del concetto di noia e quanto è centrale nel disco.
“Non abbiamo mai pensato, durante la scrittura del disco, ad argomentare la noia. 2084 è una storia inaspettatamente intimista nelle sue intenzioni e la noia è un sentire che non ci appartiene, almeno come cardine esistenziale. Osservare ciò che ci gira intorno ci porta a una riflessione più che sulla noia sulla mancanza di desiderio, o meglio alla (voluta) trasformazione del desiderio evolutivo in desiderio consumistico e quindi involutivo. Di desiderio hanno argomentato filosofi illustri negli ultimi millenni e non ci sentiamo di aggiungere nulla all’argomento, siamo però convinti che esso dovrebbe essere l’elemento da cui ripartire per uscire dal torpore che attanaglia noi occidentali e che sta producendo, in questa parte del mondo, pochissimo, sia a livello artistico, che politico.”
Nel racconto de Il Modello di Sviluppo meta-umani, ai vertici del mondo, determinano il futuro del pianeta, con politiche che prendono vita attraverso un tratto rudimentale, similmente a disegni a pastello. Mentre Tra il Futuro e l’Incendio brilla maggiormente di speranza, in cui l’obiettivo di una telecamera ideale si sposta dal derelitto della città verso la nuova vita in zona campestre. Qui l’uomo ricomincia a vivere, imparando tecnologie arcaiche e imparando di nuovo a vivere. Come ne Il Modello di Sviluppo, si richiama il materiale del legno come simbolo del passato, come un’essenza benefica e arcaica da riscoprire in un momento di inevitabile fragilità. Parlateci delle intenzioni nel descrivere questa epifania all’interno del racconto.
“Viviamo un quotidiano connesso che ha sicuramente molti vantaggi ma che sta rendendo le nostre vite sempre più dipendenti dalla rete, dalla virtualità e quindi dalla tecnologia. Queste giornate, vissute molto spesso in luoghi dove fisicamente non siamo, sono condizionate da tracciamenti dei nostri percorsi, ‘consigli’ sui nostri gusti, ricordi del nostro passato e così via. Questo essere costantemente altro/altri porta (per ricollegarci alla risposta precedente) ad un desiderio che non è più costruttivo ma regressivo. La regressione porta ad inconsapevole insoddisfazione e frustrazione, esse a loro volta generano nemici, da qui il pensiero pseudo fascista imperante in diverse nazioni europee tra cui l’Italia, la costruzione di un nemico esterno. Abbiamo voluto suggerire un modo di superare questa impasse tecnologica mettendo in risalto dei bisogni semplici che potrebbero portare alla fine della frustrazione e quindi ad un sano bisogno di avvicinamento con culture e tradizioni che ora riteniamo invasive ma che invece devono e possono essere fonte di scambio e di evoluzione culturale e sociale.”
Il disco non manca di una complessità musicale progressiva che si adatta alle atmosfere che richiama. Tra il Futuro e l’Incendio è caratterizzata da un beat matematico espressionista, mentre Tentacoli richiama un suono orchestrale asimmetricamente dilatato. Come avviene il processo compositivo, e come si uniscono le vostre le vostre personalità e idee nel dare vita all’EP.
“Un paio recensioni tra quelle ricevute per ‘Brodo’ mettevano in risalto la ‘disomogeneità stilistica’ del lavoro e ci invitavano a fare nel futuro delle scelte di linguaggio. Fermo restando che la disomogeneità stilistica è per noi un grande valore che ricerchiamo costantemente nella composizione e, soprattutto, negli arrangiamenti delle nostre canzoni, queste paio di osservazioni ci hanno fatto comunque riflettere. In 2084 volevamo un impianto musicale meno rock e più classicamente novecentesco. Alessandro ha scritto le musiche ispirandosi ad un musicista (o gruppo) ben preciso nella composizione di ognuno dei pezzi (nel fumetto i musicisti ‘ispiratori’ sono i Virgilio che accompagnano la protagonista nel suo peregrinare). Come è ormai prassi abbastanza consolidata de Il Wedding Kollektiv una volta terminata la composizione musicale si è passati alla scrittura dei testi. Poi gli arrangiamenti di chitarra, violino e sassofono ed infine la voce di Tiziana a completare il tutto. Abbiamo registrato tutte le parti acustiche e vocali tra Roma e Berlino e una volta che tutto è arrivato nell’hard disk di Alessandro i pezzi sono stati mixati e prodotti in casa, con vista su mercato popolare torinese.”