TERRA, viaggio itinerante e continuo nella mente di Marco Colonna
di Giovanni Panetta
Intervista a Marco Colonna. Racconto e analisi di TERRA (2022, New Ethic Society) più prossime novità dell'autore e clarinettista romano.
TERRA

TERRA (2022). Cover art di Luca Corrado con foto di una scultura in ferro di Mauro Corna.

Marco Colonna, sassofonista e clarinettista di Roma, sviluppa il suo percorso musicale tra composizione e improvvisazione libera, incentrandosi in questo periodo su quest’ultima tipologia di pezzi. Sebbene una parte di questa fase più recente rimembra il passato legato agli standard jazz come i lavori Mnèmonìca 1 e Offering – Playing the Music of John Coltrane (di quest’ultimo ne parliamo qui), c’è da dire che l’essenza del compositore si esplica con brani quanto più originali, o per meglio dire personali ed empatici, come TERRA per la sua etichetta New Ethic Society (fondata insieme ad un collettivo di musicisti che coinvolge autori di diverse estrazioni offrendo lavori quanto più multi-disciplinari).

TERRA è un solo di Marco Colonna in cui l’autore/performer offre tutto il suo corpo per produrre un suono proveniente dall’anima. Utilizzando un clarinetto basso in Sib e delle percussioni alle dita, si produce un suono che potrebbe essere prodotto a New York o Los Angeles come anche in un villaggio dell’Africa o Australia, in cui sembra che il confine tra le due civiltà vivano in un unicum nella mente di Colonna; inoltre il pensiero agevole e dilatato nel suonare del clarinettista incontri casualmente quei mondi, in cui, segmentando e ri-assemblando pensieri e suoni, o anche alterandoli, si produca in maniera originale. Infatti qualcosa di non colto apparirà nell’ascolto di TERRA, in cui una sensazione aliena sarà parte del discorso musicale, che può essere ricollegata all’esplorazione delle potenzialità del suono, oppure probabilmente a sensazioni e sentimenti in musica scaturiti dal subconscio di Colonna stesso. Il nostro timpano vibra compiendo un viaggio esteso con la mente, ma sembra che in realtà si rivive il mondo dell’artista tradotto in musica, ovvero si esplora in scala più ridimensionata.

Di seguito l’intervista a Marco Colonna riguardo TERRA e le prossime novità.

Cominciamo dagli strumenti. Sulle note della pagina Bandcamp c’è scritto “clarinetto basso” e “finger percussion”. Infatti si può sentire, insieme al tipo di legno che utilizzi un suono scampanellante o una percussione più netta che seguono il susseguirsi ritmico della melodia. Ci vuoi svelare come nasce questo concetto, quasi come se fosse in un unicum, di clarinetto-percussione, e quali sono gli strumenti ritmici utilizzati?

“Molta della mia ricerca in solo si lega alla comprensione del gesto musicale nella sua complessità. La tecnica spesso è intesa come uno strumento separato dal corpo sia strumentale che umano dello strumentista. Questo atteggiamento mi è venuto progressivamente a noia, ed ho cominciato a trovare molto interessante analizzare le singole individualità messe in gioco dall’atto del suonare. Su un clarinetto basso come il mio si utilizzano dieci dita, palmi e falangi, lingua, labbra, laringe, risuonatori toracici, cranici, vie respiratorie alte e basse, muscoli addominali…Ho cominciato a riflettere su come queste parti potessero rivelarsi musicali in quanto tali, assegnando compiti spesso non sottomessi alla tecnica, ma vere e proprie indipendenze o doppie funzioni. Associare a questi movimenti il suono di piccole percussioni ha fato il resto. Di colpo molte caratteristiche sono emerse e quello che “spesso” era evidente per me (pattern poliritmici, microvariazioni, sub beat) è emerso, innervando in questo caso tutto il tracciato semantico e tecnico di TERRA.”

Parliamo delle tracce. Dance e Not Only One, di luci solari e lunari rispettivamente, seguono un andamento più melodico, mentre negli altri pezzi sembra che le note riproducano una linea ritmica, o venga estratta una sintesi melodica armonicamente non europea. Come nasce questa dicotomia e questo esotismo in Terra.

“Credo al canto. Che innerva ogni cosa. Il ritmo, il rumore, la melodia. TERRA in qualche modo è la mia riflessione sul canto. Su un canto fragile a volte, appassionato e lirico in altre. Il ritmo come danza di mille voci che cantano, il suono percussivo come pulsazione che di per sé è anima di ogni canto. In senso lato continuo a pensare che questa ricerca sia uno scoprire le tante voci che vivono dentro di noi. Quelle della memoria, quelle dell’immaginazione, quelle del dolore e della gioia. La trasposizione strumentale e musicale di questo, dal mio personale punto di vista, innerva la mia pratica in solo.”

Marco Colonna.

Marco Colonna (2022). Foto di Luca d’Agostino.

Nel tuo solo l’improvvisazione libera dà spazio a beat interessanti quanto liberi da strutture precostituite. Slow Passages scorre attraverso pattern ritmici incalzanti e arpeggi minimali ma strutturati in cellule complesse. Molto spesso il clarinetto assume una forma matematica, dalla tattilità simile a quella emanata da un timbro puro di un sintetizzatore, districandosi in movimenti meccanici e periodici. Parlaci di come si struttura questa componente organica che permea in generale il disco.

“Tutto quello che mi piace, interessa, stimola e ispira lo porto dentro il mio strumento. Non mi piace (anche se ho frequentato per un breve periodo la cosa) la manipolazione elettronica. Il suono puro e acustico è la mia casa. Ed in quel suono cerco di abbracciare tutto. E’ un invito all’appartenenza al tutto. A quello che ci circonda e allo stesso tempo quello che vive in noi. Siamo circondati da macchine, ma mentre scrivo ad un pc posso sentire il canto di uccelli, sirene, guardare dalla finestre i colori accesi di un tramonto mentre ricevo mail e messaggi. Siamo complessi. Diciamo che il suono acustico è il mio rivendicare una posizione “umana” nell’essere parte di tutto questo. Non c’è dicotomia, solo partecipazione.”

Nell’album vi è l’esplorazione di pattern minimali, quasi primitivi, come se il suono andasse alla ricerca di profondità storiche ed essenziali, e in cui ogni cosa si discosta dallo sfondo urbano del contesto moderno. Il tutto attraverso percussioni alle dita, micro-variazioni, e ispirazioni dall’etnomusicologia e dal canto degli uccelli, richiamando l’idea pitagorica del rapporto tra natura e musica. Parlaci di questa essenzialità e da quali esigenze nasce, e come la vedi associata ad un ipotetico archè della Terra.

“TERRA nasce dalla riflessione su molte musiche nate come relazione con l’ambiente in un rapporto intimo essenziale e spirituale con il mondo del mistero, del magico. Invecchio e cerco di liberarmi di quelle pressioni che caratterizzano la necessità di farsi ascoltare. Ora sono molto più preso dall’ascoltare io. Da respirare e cercare di comprendere quello che ho intorno. Comprendere. Etimologicamente inteso. Mettere insieme, articolare quell’appartenenza a questi tempi e alla memoria di un Mondo grande, complesso e ancora drammaticamente imperfetto. TERRA come tutto il mio lavoro è forse un vano contributo, ma il più personale, indipendente e onesto che io sappia elaborare oggi.”

In conclusione, parlaci di prossime novità riguardo il tuo solo in solo o al plurale e delle prossime uscite e progetti di New Ethic Society.

“Mi piace suonare in solo, e spero io riesca a farlo il più possibile. Insieme a LEG (collettivo di video maker che partecipano anche come musicisti nella New Ethic Society) è stato pubblicato anche un video intervista su TERRA. Spero veramente di poterlo portare in giro il più possibile. Per quanto riguarda New Ethic Society sono in uscita tre lavori nuovi di cui io sono molto fiero. Il primo lavoro di Mario Cianca (che verrà pubblicato dall’etichetta Setola di Maiale e che ospiteremo anche sulla piattaforma NES), il trio formato da me, Anais Drago e Giulia Cianca di Blades of Grass, progetto scritto e realizzato per attivare una campagna di microcredito in Burkina Faso insieme alla onlus Si Può Fare con cui collaboriamo anche con il progetto Post Colonial Blues dedicato a Thomas Sankara e con cui siamo riusciti a donare ben quattro asini e un numero non quantificabile di polli per l’allevamento aviario di Ouguadogou. Infine Il primo disco della cantante Giulia Cianca, voce di New Ethic Society con cui abbiamo scritto insieme NUDA PELLE (questa è un’anteprima!!! il titolo lo sappiamo veramente in pochi…) . Un trio di voce, clarinetto basso e tamburi a cornice suonati da Lorenzo D’Erasmo, giovane specialista di questi meravigliosi strumenti con cui si accende ancora una volta il legame con il Mediterraneo.

“Insomma al di là di ogni cosa New Ethic Society in un anno di attività ha seminato e realizzato grandi cose. Che seppur probabilmente vane, sono un atto di onestà, partecipazione e azione artistica di cui vado enormemente fiero.

“In uscita quest’anno anche due lavori esterni alla New Ethic Society. Il disco della formazione RED PLANET con Fabrizio Spera, Edoardo Marraffa e Marco Zanotti, figlia di una residenza artistica presso Area Sismica in piena pandemia, e la registrazione di un quintetto con Mat Maneri, Gordon Grdina, Giulia Cianca e Mario Cianca per Folderol Records.

“E tante altre cose in verità…”

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