
Logo di Pampsychia disegnato da Riccardo Redeghieri (su modello della precedente versione realizzata da Federico Spini), con modifiche di colore di Riccardo Patrone. Redeghieri è stretto collaboratore dell’etichetta, in quanto creatore delle cover di diverse uscite appartenenti al catalogo Pampsychia.
Con un apporto sempre originale e al passo con un presente proiettato verso il domani, il movimento polimorfo del post-internet dà prosperosi frutti. Sulla scia delle etichette con base a Milano Artetetra e Communion, Pampsychia, gestita da Riccardo Patrone (Reptilian Expo) in collaborazione con Umberto Pasinetti (Señor Service) genera un’offerta inizialmente legata al noise e all’improvvisazione libera per poi svilupparsi verso il movimento del post-internet (termine coniato ad inizio del nuovo millennio, indicando una nuova forma d’arte che esprime o spesso critica il cambio di stile di vita nell’era del World Wide Web (qui un riferimento)) espresso in musica, tra suoni più ondivaghi, sinteticamente plastici e spesso ironici/autoironici. L’etichetta prende vita nel 2018, promuovendo negli esordi una parte della scena ligure (UBE, Artifex), nonché il progetto elettroacustico di orgini milanesi MATER, e quello romano più psichedelico Il Gran Diavolato, per poi convergere verso le frontiere di un artigianato urbano e più digitale, che abbiamo citato, a partire da xperimentaphone di Reptilian Expo di fine 2019, divenendo sempre più al passo coi tempi e innovativa allo stesso modo.
Interessati a come è stato innescato tale preambolo – e non solo – abbiamo intervistato Riccardo sugli esordi del suo progetto discografico. Le risposte di seguito sono state supervisionate anche da Umberto Pasinetti, numero due e consigliere dell’etichetta di origine bergamasca.
Parliamo del progetto di Pampsychia; come e in quale contesto è nata l’etichetta? Per quanto mi riguarda, essa risulta essere una fervida realtà nel panorama musicale, ma quali sono la sua sede e il suo luogo di origine?
“Pampsychia nasce dalla noia e il poco fervore artistico della realtà bergamasca in cui mi sono trovato crescere dai 15 anni in poi, dall’incontro con Umberto Pasinetti aka Senor Service, dal lento maturare della nostra sensibilità musicale attraverso l’uso d’internet e il quasi quotidiano confronto che c’era tra noi due.
“Il nostro bisogno è sempre stato quello di creare qualcosa che rappresentasse l’unicità sonora che vedevamo affiorare della musica da noi prodotta, ma entrambi non ci sentivamo abbastanza pronti per pubblicare qualcosa di nostro, quindi abbiamo atteso finche incontri e causalità non hanno dato forma al percorso da seguire.
“Proveniamo entrambi dalla scena club, io ho sempre fatto il dj da quando ho circa 14 anni, a Bergamo ho avuto la fortuna di incontrare persone fantastiche e ho avuto modo di suonare molto, ero parte di Upstairs, serata che per anni ha dato tanto per far si che anche a Bergamo si potesse
ballare ascoltando qualcosa di più ricercato ed originale, ma ad un certo punto abbiamo sentito la necessità di staccarci da quel contesto e creare qualcosa di completamente diverso e nuovo, che fosse slegato dai canoni fissi del clubbing e desse sfogo alle nostre “stranezze”.
“Anche perché diggando e incontrando abbiamo incominciato a notare che c’erano altre persone in giro per il mondo con cui ci ritrovavamo molto nel modo concepire i suoni, quindi nel corso del tempo ciò ci ha dato coraggio e ci ha aiutato a definire sempre di più la nostra identità.
“Attualmente Pampsychia è di base a Milano dal 2018, praticamente da quando è nata.”
Il nome di Pampsychia proviene da un testo omonimo del filosofo rinascimentale Francesco Patrizi da Cherso, attraverso cui si narra dell’anima dell’intero universo, in fede ad una concezione del mondo neo-platonica e pre-panteistica. Come mai questo riferimento per il tuo lavoro come produttore discografico?
“Eravamo alla ricerca di un nome per la label, ne avevo già alcuni in mente ma non convincevano, in quel periodo stavo leggendo articoli che parlavano della Panarchia e approfondendo venni a conoscenza degli scritti di Patrizi dove discuteva anche dei concetti di Pancosmia, Panaugia e Pampsychia Rimasi particolarmente affascinato da quest’ultima, sia per la forma stessa che aveva la parola sia per il suo concetto di un’anima totale.
“La speranza di creare connessioni ancestrali attraverso la musica è ciò cui aspiriamo, quindi questo concetto spiega bene c’ho che la label si propone.”
Ho potuto notare un cambio di politica nella produzione dalla release di Reptilian Expo (xperiametaphone) in poi; a partire da essa, Pampsychia si rinnoverà nel nome di un’elettronica eterodossa, allo stesso tempo in senso plastico e interessante. In sintesi, come avviene questo cambio di politica?
“Il cambio di linea editoriale è avvenuto progressivamente dopo che ci siamo trasferiti a Milano. Dal 2018 abbiamo avuto la fortuna di concentrarci maggiormente sul tipo di suono con cui volevamo esprimerci, anche grazie all’incontro con Matteo (Pennesi, ndr) e Luigi (Monteanni, ndr) di Artetetra, con cui siamo riusciti a conforntarci con un linguaggio in cui ci siamo sentito subito a nostro agio e da lì poi sono nate le prime due release di Reptilian e Señor.
“Il linguaggio di cui parlo è quello dell’universo micro-sonoro, dai toni umoristici e giullareschi, post-internet o semplicemente digitale, che tra di noi per semplificare definiamo sunytty, piccoli suoni.”

UBE – Fragmenta, cover di Federico Spini.
La prima uscita di Pampsychia è per l’appunto Fragmenta di UBE (il quale collaborerà nel futuro lavoro Gli Abissi Fomoriani de Il Gran Diavolato, sempre per la tua etichetta). Il suono è caratterizzato da un’obliqua psichedelia, sonorità weird e fuori da qualsiasi ordinario trend, parole surreali, nel segno di una poetica barocca in termini di tecnica vocale e tecnologie analogiche e rudimentali. Inoltre il disco si arricchisce con elementi propriamente noise e di musica concreta. È interessante come questo disco non sia solo impressionante per il suo estremo sperimentalismo, ma che si differenzi di molto con l’offerta generale di Pampsychia. Com’è nato e si è sviluppato Fragmenta?
“L’incontro con UBE (Jacopo Giacchino) è stato fondamentale, rappresenta la scintilla che ha dato il via all’etichetta. Ci trovavamo a Genova per una serata e casualmente abbiamo conosciuto Jacopo, lui ci ha aperto le porte per un mondo a noi ancora sconosciuto all’epoca, un mondo in cui la musica è concepita in maniera molto più libera, fisica e senza pregiudizi. È stato il primo incontro che ci ha dato modo di aprire testa e anima, da li ci siamo sentiti molto più incoraggiati nel realizzare ciò che volevamo fare.
““Fragmenta” era già terminato al momento del nostro incontro, ci ha dato fiducia e ha voluto che fossimo noi a pubblicarlo nonostante non avessimo ancora uscite all’attivo. Per noi il tipo di originalità che esprimeva nelle tracce era ciò che cercavamo, Fragmenta era lui al 100%. L’idea fondante dell’etichetta era di pubblicare la musica che ci piace in modo libero, senza una vera e propria linea editoriale o generi specifici. A quei tempi ascoltavamo, tra le tante cose, tantissima no wave, post-punk e obscure psichedelia, principalmente legate alla scena romana come My Own Private Records e NO=FI Recordings, ma anche alla scena bolognese come Yerevan Tapes, AVANT! e Maple Death. Quindi abbiamo amato subito quello che è l’immaginario di
“Fragmenta”.”
Il disco omonimo di MATER appare peculiare nel suo concept. Diversi pannelli di differenti materiali (come legno, marmo e sughero) vengono elettronicamente processati e manipolati. Nel risultato finale abbiamo un suono più plastico su un lato iniziale della cassetta e uno sperimentalismo harsh in quello finale. Un carattere a doppia faccia, tra ordine e caos naturale, manifestazione della realtà nella sua completezza. Il duo da Milano, formato da Jacopo Biffi (elettronica) e Lorenzo D’Erasmo (percussioni), fa parte del collettivo INTERSEZIONI, proveniente dal Conservatorio di Milano “Giuseppe Verdi”, il quale, come sonorità più contemporanee propone una larga offerta, includendo generi come il rave o la dancefloor. Come avviene questo incontro con MATER? Qual è stato il percorso della release per quanto riguarda la fase di produzione?
“Jacopo Biffi è un musicista di Bergamo ed è nostro amico da ben prima che decidessimo di fondare la label, grazie a lui abbiamo conosciuto Lorenzo, con cui siamo diventati amici da lì a poco.
“Mater come progetto ci ha subito conquistato, dal punto di vista sonoro siamo rimasti estremamente colpiti in quanto esplora, mediante l’utilizzo di semplicissimi pannelli di differenti materiali processati digitalmente, un universo micro-sonoro al quale ci siamo subito sentiti legati. Essendo Jacopo e Lorenzo due musicisti molto prolifici ci avevano mandato diverse decine di tracce, lasciando a noi il compito di scegliere i brani che più ritenevamo affini ai nostri gusti, permettendoci cosi di comporre questa uscita, come dici tu, dalla doppia faccia, tra ordine e chaos.
“Per questa uscita abbiamo dedicato molto tempo alla ricerca di quella che poteva essere la cover più adatta. Per la realizzazione abbiamo collaborato con Giulio Locatelli, artista visuale bergamasco che ha cucito delle custodie uniche per ogni singola tape. Come tessuto abbiamo scelto il feltro, che con il suo spessore e la sua texture ci rimanda direttamente ai materiali utilizzati da Jacopo e Lorenzo per comporre i brani.”
Artifex è un duo formato dal genovese Luca Albrecht Praussello (voce e chitarra preparata) e Julyo Masagaky di Osaka (che suona il basso e il contrabbasso). Il Primo Ottobre 2019 questa collaborazione dalle sonorità atonali pubblica l’album Ouverture Fantastique per Pampsychia, in cui suoni riverberati e un canto dalle differenti forme, spesso più marcate altre volte più lievi, caratterizzano questa improvvisazione libera. Certamente, questa release è un interessante lavoro di un intenso sperimentalismo, collegato ad elementi della musica più analogica, per esempio relativi al suono free jazz e alla psichedelìa (ma in ogni modo caratterizzato da idee eterodosse ed estemporanee). Quindi, come avviene l’idea di pubblicare il live set (che sarebbe un opening all’ISTANT Festival in Montreuil)?
“Gli Artifex (Praux e Julyo) sono parte della stessa realtà genovese a cui appartiene Jacopo “UBE” grazie a lui abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscerli. Dopo il nostro primo incontro ci è stato proposto un CD con all’interno la registrazione del live, una volta ascoltato non ne potevamo che essere stregati. Abbiamo apprezzato la veridicità e l’unicità espressa da quel live, il discorso legato all’onirico e al fantastico è un altro tema a cui siamo molto legati, decidemmo di pubblicarlo nella sua purezza poiché il lato d’improvvisazione era ciò che reggeva il tutto.
“Ci fa piacere segnalare che molti elementi vocali presenti nel live riportano alle sperimentazioni canore del “Flusso del Libero Suono”, gruppo genovese fondato da Luca “Praux”. Il gruppo si presenta con varie performances vocali che attraverso il flusso dei suoni creano atmosfere e ambientazioni surreali utilizzando tecniche provenienti da diverse culture del mondo e della storia, del surreale e dell’immaginario collettivo, dal beat box ai canti tuva, dai canti popolari alla retrosintetizzazione vocale.”
Gli Abissi Fomoriani de Il Gran Diavolato si districa attraverso linee lisergiche tra musica free-form e psichedelìa più weird. Questo duo, formato da Louise Burges (voce e pedali) e Gianlorenzo Nardi (batteria, organo, voce e pedali), offre all’interno del catalogo di Pampsychia suoni più ben strutturati, con pattern ritmici periodici e voci distorte. Un esempio iconico è la seconda traccia, Il deserto del delirio ti vede e ti rispecchia, un gioco sonoro legato ad una percussività ondivaga, quasi psicotropa, e un canto stocastico. Nel complesso, una concezione meno analogica e allo stesso tempo molto estemporanea. Com’è nato il lavoro e come si è sviluppata la sua idea diversa di musica psych?
“Il Gran Diavolato è un duo composto da Gianlorenzo Nardi (Lac Observation) e Louise Burges (John Poubelle), artisti che gravitano nell’orbita del Fanfulla, cuore pulsante della scena romana. Li abbiamo conosciuti a Genova, sempre grazie a Jacopo “UBE”, e Siamo rimasti molto colpiti dal loro live, potente, oscuro e allucinato, quindi gli abbiamo chiesto se volessero pubblicare qualcosa per noi.
““Gli Abissi Fomoriani” è una jam, registrata con un dittafono zoom, senza overdub e editing. È un disco tosto, con un attitude punk spiccata ma anche psichedelico, capace di materializzarti in scenari antichi, molto in linea con quello che ascoltavamo ai tempi e ancora ci affascina tutt’ora.”
Continueremo prossimamente a parlare di Pampsychia e il resto del catalogo insieme a Riccardo e Umberto…