Blues rovente a Bari: Couchgagzzz, Behind Bars Collective, Bob Cillo & Mafia Trunk
di Giovanni Panetta
Intervista a Vincenzo Dalessio, Gianmarco Tinelli, Bob Cillo e Livia Monteleone sulla scena blues barese dall'estetica punk ed eterodossa.
Couchgagzzz

Couchgazzz. In senso orario dall alto: Vincenzo Dalessio,

L’istintività, combinata con il fervore creativo, ha sempre caratterizzato molti contesti di provincia per il globo terrestre, e questo è un caso che riguarda spesso l’Italia, a scanso dei consueti equivoci. Bari, piccola vetrina di empatiche realtà che hanno avuto rapporti con la scena internazionale e nazionale, continua su quella strada verso cammini artistici da sempre musicalmente incendiari, in un modo o nell’altro. È il caso di una serie di gruppi che girano intorno essenzialmente alle personalità di Bob Cillo e Vincenzo Dalessio (JJ Springfield), tutti in progetti abbastanza diversi ma accomunati da una matrice iconoclasta, ironica o socialmente catartica, nell’ottica di sonorità blues, filtrate da una estetica punk, lateralmente o meno, ovvero Couchgagzzz, Behind Bars Collective e Bob Cillo & Mafia Trunk.

Couchgagzzz ha visto variare la sua formazione circa un paio di volte fino ad arrivare a quella attuale: JJ alla batteria e voce, Gianmarco Tinelli (BB) a basso e voce, Pierpaolo Marrone (Garko) alla chitarra e voce, e Angelo Petrosillo (Snafu) alla chitarra e synth. A marzo 2024 hanno pubblicato il loro primo album Gosports!!! per Ciqala Records e Side4 Records, registrato, mixato e masterizzato da Filippo Trappolone al VDSS RECORDING STUDIO di Falvaterra (FR), con artwork realizzato da Tony Fasanella. Il gruppo strizza l’occhio al post-punk dei Devo e al garage punk australiano, giocando con il tema sportivo per quanto riguarda i testi e l’estetica visiva.

Behind Bars Collective è un progetto nato inizialmente da Bob Cillo e Livia Monteleone, entrambi alla voce e chitarra (già attivi in Dirty Trainload), nel quale successivamente è stato coinvolto Vincenzo Dalessio alle percussioni (con un approccio meno convenzionale del solito). L’aspetto cardine è la campagna di sensibilizzazione che il progetto porta avanti sui diritti dei carcerati in tutto il mondo (Livia è residente negli Stati Uniti D’America), sia per quanto riguarda il focus sulla qualità della vita all’interno dei luoghi in cui viene scontata la pena, le motivazioni, in diversi casi non fondate, che portano alla reclusione carceraria, oltre al tema della pena capitale. Il suono del collettivo attinge alle ballate blues delle origini, filtrate con un’estetica dei ’60, insieme all’abrasività degli ’80. Quest’anno (2024) è uscito il loro primo disco per Ciqala Records e Side4 Records, intitolato Break Free – Prison Songs To Break Free From The Cage, in forma di fumetto (con disegni di Zerocalcare, foto di Adele di Nunzio e grafica dello studio produzioni audiovisive professionali TV EYE) contente un codice QR attraverso cui si può scaricare l’album in digitale, oltre ad un documentario che mostra l’esperienza legata al workshop “Rock Beyond Bars” tenuto da Behind Bars Collective nel Penitenziario di Trani che ha coinvolto i carcerati stessi nell’educazione musicale. Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato da Francesco Gaudio al Sud-Est Studio a Guagnano (LE) (qui con l’aiuto tecnico di Stefano Manca) e allo Studio Gaudio Recording a Taranto. Infine ha collaborato Fabio Semerano al piano, organo e sovraincisioni, e i carcerati del penitenziario di Trani che hanno partecipato al workshop sopracitato, registrati da Piero Caforio.

Un discorso per certi versi simile a Behind Bars Collective ma sommariamente diverso vale per Bob Cillo & Mafia Trunk, progetto capitanato da Cillo stesso, ma in cui ogni componente ha piena espressione individuale: oltre sempre a JJ alla batteria, anche Maurizio Leonardi al basso e Mino Lionetti all’armonica. Il gruppo è ancora fedele all’estetica blues, ma con un’attitudine collettiva più spontanea e viscerale, pubblicando nel 2023 il primo lavoro intitolato Minimum Wage Guaranteed, per Ciqala Records; il disco è stato registrato sempre da Francesco Gaudio al Sud-Est Studio e allo Studio Gaudio Recording, inoltre hanno collaborato Gianpiero Fortunato al basso e Livia Monteleone alla voce.

Su quanto presentato abbiamo chiesto maggiori informazioni ad una parte dei protagonisti che si celano dietro i progetti citati: Vincenzo Dalessio, Gianmarco Tinelli, Bob Cillo e Livia Monteleone.

Il quartetto Couchgagzzz trae ispirazione dal garage australiano, nonché dal post-punk influenzato dal garage più sghembo à la Buzzcocks. L’album Gosports!!!, uscito per Ciqala Records, è un ottimo esempio di come ritmicità serrata ed energica (da cui la sinossi che ne deriva dall’agonismo) mette in risalto riff coinvolgenti, minimali e sperimentali nella loro essenzialità (prendendo singolarmente ogni componente). Parlateci di come nasce il progetto e il suddetto album, e nell’ottica di quale contesto.

Vincenzo Dalessio (JJ): “Couchgagzzz è un team, nato in pandemia. Io e BB (Gianmarco Tinelli) eravamo in lutto, il chitarrista dei Santamuerte, Puravida, per necessità lavorative era scappato in Sicilia. Nonostante il nostro grosso impegno in altre formazioni, sentivamo la mancanza di un gruppo che suonasse rok. Noi per “rok” intendiamo sonorità garage punk e affini. Infatti avevamo una manciata di brani in mente e finalmente insieme decidiamo di cominciare a cercare un chitarrista capace di stare dietro alle nostre folli idee. Decidemmo di imbastire delle prove con un ragazzo che stimiamo molto, Nicola Ditolve, grande chitarrista-cantante di Strebla e St. Paky. In sala prove scorreva tutto veloce, giocoso. I brani giravano molto bene, eclettici, veloci. Carichi di adrenalina. I riferimenti erano chiari per noi e per chi veniva al box a sentire le prime prove: l’egg punk dei Devo, il sinth dei Gee Tee dalla nuova e fortunata ondata punk australiana; la chitarra serratissima alla Tee Vee Repairman e Satanic Togas. Mentre succedeva tutto questo, purtroppo Nicola decide di lasciarci per altri impegni improrogabili. Dovevamo trovare qualcun altro e al più presto!

“Dopo un paio di prove fallimentari con altri chitarristi, eravamo disperati. Avevamo finito le conoscenze. Ed è lì che ho cominciato a spulciare foto di profili Facebook e Instagram alla ricerca di qualche indizio che vi facesse scoprire il guitar hero che cercavamo. Fu così che contattai uno sconosciuto su FB, tale Pierpaolo Marrone, aka Garko. Perfetto! Nel giro di una settimana s’era studiato i brani, eravamo pronti per suonare insieme. Il primo live arriva presto, grazie alla fiducia dei ragazzi di Malditesta, un collettivo che organizza rave punk incredibili in zona. Andò benissimo, quindi decidiamo di tornare dal nostro producer di fiducia, Filippo Trappolone, al VDSS Recording Studio per registrare il nostro primo disco: Gosports!!!, otto brani sotto steroidi che corrono veloci e taglienti al traguardo, budget rok dopato che racconta di vittorie sudate e campioni sconfitti, chitarre nervose che mostrano i muscoli, synth punk coi denti serrati.

“Per le prime date di presentazione del disco abbiamo sentito l’esigenza di aggiungere un quarto componente che suonasse proprio il synth e che rinforzasse alcune parti di chitarra: Angelo Petrosillo aka Snafu. Da allora si sono susseguite stagioni fortunatissime, molti concerti bellissimi e tanti ne seguiranno. In questo momento siamo a lavoro sul secondo disco, e chissà il nostro primo giretto in Europa.”

Fap Challenge/Gosports!!! e Digimon sono i due pezzi principali dell’album, in cui l’istinto e la voglia di divertirsi sembrano essere protagonisti, generando un risultato a sua volta peculiare sebbene leggermente più tradizionale, in particolare per quanto riguarda la seconda traccia citata. Invece Burak Won e Bad Holes, sul secondo lato, seguono lateralmente un principio opposto, i quali sono caratterizzati da linee più ossessive interessanti in senso più evidentemente post-punk, secondo schemi più geometrici che dettati dall’emozione. Se il primo lato appare più accessibile, nel secondo si esprime la vostra scrittura in maniera più meditata sempre con molto viscerale entusiasmo. Questa distinzione tra le due side è stata intenzionale? Parlateci dei riferimenti dei pezzi citati.

Gianmarco Tinelli (BB): “Non c’è stata una volontà precisa nel distinguere le due parti dell’album o i singoli pezzi. Il nostro modo di scrivere si basa sempre su quello che ci ispira al momento, senza schemi prestabiliti. Ci lasciamo guidare dall’istinto e dalle idee che nascono in modo spontaneo, magari da un piccolo riff che ci viene in mente e registriamo. Il nostro processo creativo è libero, fluido, e non segue regole precise. Ciò che ci interessa di più è spingerci oltre i limiti del genere che facciamo, lasciando spazio a ogni membro del gruppo di esprimere la propria visione. Ognuno di noi ha un approccio diverso, e crediamo che questa diversità sia fondamentale per arricchire il nostro suono. È proprio da questa attitudine che pezzi come Fap Challenge/Gosports!!! e Digimon sono nati: più che pianificare, ci siamo lasciati andare al piacere di sperimentare e divertirci. Il risultato può sembrare talvolta peculiare, a tratti più tradizionale come in Digimon, ma non c’è stata l’intenzione consapevole di creare una divisione netta tra un lato dell’album e l’altro.

“Burak Won e Bad Holes, invece, nascono da un processo più articolato, anche se non troppo ragionato. Qui abbiamo seguito un percorso più strutturato, quasi ossessivo in alcuni momenti, ma sempre influenzato dall’entusiasmo del momento. Anche quando i brani sembrano più meditati, la spontaneità e la libertà creativa rimangono al centro. La nostra musica è il risultato di una continua esplorazione individuale e collettiva, dove istinto e libertà si fondono, dando vita a tracce diverse ma profondamente legate dallo stesso spirito.”

Behind Bars Collective

Behind Bars Collective. Da sinistra a destra: Vincenzo Dalessio, Bob Cillo e Livia Monteleone. Foto di Adele Di Nunzio.

L’importante progetto Behind Bars Collective rappresenta un’idea innovativa e profonda in musica, non solo nel contesto italiano, ma anche statunitense grazie alle frequentazioni di Livia Monteleone in territorio americano. Behind Bars tratta il tema della detenzione carceraria e della pena di morte da un punto di vista delle ingiustizie perpetrata dalle istituzioni e dal personale attivo all’interno delle carceri, avviando un importante dibattito di denuncia nonché un incentivo a riflettere sul suddetto tema. A seguito di pezzi registrati e iniziative di solidarietà per i carcerati, nel 2024 viene pubblicato Break Free – Prison Songs To Break Free From The Cage, una ‘zine/disco pubblicata per Ciqala Records e Side 4 Music, con codice digitale per i brani, più testi abbinati all’artwork ad opera dell’artista Zerocalcare, legato originariamente alla scena underground romana. Parlateci della storia del progetto, e del suo percorso fino a Break Free.

Bob Cillo: “Grazie innanzitutto per l’attenzione che dedichi al nostro lavoro. Io (Bob Cillo) e Livia Monteleone nel repertorio dei nostri Dirty Trainload avevamo già dei brani che trattavano di incarcerazione e circuito penale; temi intesi nel loro aspetto di problematiche sociali. Da tempo le nostre canzoni erano popolate da personaggi ai margini della società e dalle loro storie. Di lì è nata l’idea di creare una “concept band”, ovvero l’idea di creare un intero repertorio dedicato esclusivamente a questo argomento. JJ Springfield si è presto unito a noi, aggiungendo un approccio personale ai tamburi. Pescando nel bagaglio della nostra formazione musicale, abbiamo fatto una ricerca di “prison songs” e le abbiamo riarrangiate secondo la nostra sensibilità. Abbiamo quindi creato insieme un repertorio, aggiungendo a queste cover i nostri brani originali.

“Mentre ti parlo l’ottava sezione del carcere romano di Regina Coeli è in rivolta, qualche settimana fa era scoppiata una rivolta nel carcere minorile di Bari, la nostra città. Pochi giorni prima era stata la volta di Torino, prima ancora era toccato a Secondigliano, ad Avellino e al Beccaria di Milano. Questa situazione rende l’idea di quanto la detenzione carceraria sia un problema emergenziale nel nostro Paese. Il numero dei suicidi nelle carceri Italiane è impressionante. Behind Bars Collective nasce per accendere i riflettori su questo “angolo buio” della nostra società; che si fregia del titolo di nazione libera, civile e democratica. Per quanto in Italia sia una vera e propria emergenza, questa problematica non è limitata ai confini nazionali. In U.S.A., il paese in cui Livia è residente, ci sono altri aspetti drammatici, primo tra tutti la pena di morte. Riteniamo comunque che questo discorso abbia le proporzioni di un tema universale.

“Il nostro primo passo è stata l’attività laboratoriale che abbiamo condotto come band all’interno del carcere di Trani, documentata dal filmato “Rock Oltre le Sbarre”. In seguito abbiamo registrato l’album con il producer Francesco Gaudio presso il sud-est studio di Guagnano. Abbiamo deciso di riunire il nostro lavoro in un percorso multimediale completo. Abbiamo dunque creato il booklet “Break Free”, che include album e video-documentario, testi dei nostri brani con traduzione, un articolo sul tema trattato dal nostro progetto e la preziosa graphic novel “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” di Zerocalcare, messa generosamente a nostra disposizione dall’associazione “La Lima”.”

Il country-blues psichedelico e irregolare di Turn Off parla dell’alienazione dei carcerati, in cui si alterna l’aspetto di gratificazione del desiderio di libertà in contrapposizione con l’associata e lontana irrealtà. Il pezzo inoltre ha elementi peculiari da un punto di vista musicale, in cui lungo la cadenza precisa del banjo si esplica una musicalità espressionistica associata al dualismo sogno/qui-e-ora. Che significato ha questo brano per voi?

Livia Monteleone: “Turn Off offre la forza vitale di un volo di immaginazione, la capacità di portarsi al di là delle sbarre – “posso ancora vivere fra gli alberi, posso ancora nuotare in mille mari, etc… con la vita dentro la mia testa…” – contrapposto però anche al concetto che comunque in un modo o un altro, siamo tutti dentro una gabbia, con una vita che ci costringe a “…trattenere il respiro, tuffarsi sul palco, dare la nostra performance mentre aspettiamo di poter esalare…”. Musicalmente lo sentiamo in modo forte e libero, questo brano. La contrapposizione delle immagini di libertà e gabbia si esprimono in modo naturale con l’emotività “trippy” del rock psichedelico, con i voli vocali, con la slide di Bob bella selvaggia, e tinto di country con un banjo insistente.”

Pacing The Cage si incentra più sul tema del disagio mentale o psichiatrico che deriva o è incentivato dall’isolamento, il cui gesto ossessivo del passeggiare intorno, similmente a come farebbe un animale in gabbia, diventa esemplare di tale condizione. Il blues dalle tonalità più smooth è espressivo del sentimento di sfiducia del carcerato nei confronti della sua condizione, in cui ritmo ondivago rimanda alla metafora della camminata di cui sopra. Come descrivereste il pezzo nel suo rapporto tra musica/testo e psicologia associata?

Livia Monteleone: “Con questo brano, fra i nostri più intensi e potenti, ritorna l’immagine della ‘gabbia’, dentro la quale l’essere umano viene trasformato dal ‘contenitore’, dalla privazione di elementi fondamentali per la capacità di un umano di funzionare come chi è ‘fuori’. Nel testo, le domande di chi si preoccupa di una persona detenuta a lui\lei cara sono un crescendo di preoccupazione, dolore, rabbia. E’ nato quindi in modo naturale il tappeto semplice e struggente di un blues assillante, con l’altalenarsi di due note dissonanti, e con un’interpretazione chitarristica acida e stridente, lontana da format di assoli tradizionali. Si sfocia in un chorus dove si ritorna ad una realizzazione fredda del fatto che “costruendo muri di cinta e prigioni, stiamo tutti dentro una gabbia”.”

Il personaggio di Lisa in Lisa Montgomery – Kill The Monster delucida sulle storie di maltrattamento domestico che hanno indotto, per l’orrore di quelle storie, molte persone verso la criminalità, in quanto affette in seguito da psicosi, nonché successivamente al carcere o sotto il braccio della morte. Il suono barocco si addice al racconto tipicamente blues del pezzo, nell’ottica di una ballata più cantautorale. Leggendo la storia di Lisa si prova rabbia e rancore; condannata per via di un omicidio di una donna incinta, da bambina ricevette quotidianamente violenze sessuali per mezzo della stessa famiglia, la cui condizione di fragilità psichica non verrà comunque compresa dal Governo Federale USA che la condannerà ad una iniezione letale, nonostante le diagnosi accertate di una serie di psicosi. Parlateci di come siete venuti a conoscenza di Lisa e in che modo vi sentite legati a lei.

Livia Monteleone: “Più che incomprensione del governo federale – o dei tribunali statali – si tratta di un non voler ‘vedere’, riconoscere. Il ‘braccio della morte’ in USA è pieno di persone che hanno un passato definito da una vita traumatica sin da tenera età. Molti casi vedono persone con quozienti intellettivi seriamente inferiori alla norma, o addirittura persone con autismo, come nel caso di Robert Roberson, la cui data di esecuzione di pena capitale è il 17 Ottobre. Robert Roberson (come Melissa Lucio, altra storia impossibile) è accusato di aver ucciso la sua piccola figlia. È innocente. Ma la macchina dei tribunali è misteriosamente cieca alle prove più convincenti. Molto spesso c’è un potente sistema di copertura, a protezione degli organi più garantiti, la polizia, i giudici, gli avvocati… responsabili di processi giudiziari iniqui o perfino truccati. Behind Bars Collective si interessa di tutti questi casi, noi conosciamo e seguiamo parecchie delle storie di questi condannati, conosciamo il loro nome, protestiamo contro un sistema così malsano e crudele, che non ha proprio nulla a che fare con “giustizia”. Combattiamo la pena di morte, una delle prove più dolenti del fatto che siamo ben lontani dal poterci ritenere una ‘società civile’.”

Bob Cillo & Mafia Trunk

Bob Cillo & Mafia Trunk. Da sinistra a destra: Maurizio Leonardi, Vincenzo Dalessio, Mino Lionetti e Bob Cillo. Foto di Piero Caforio.

Bob Cillo & Mafia Trunk unisce la potenza del blues elettrico e distorto con un certo retrogusto alternative rock. Successivamente all’uscita del singolo Old Homeless Man esce Minimum Wage Guaranteed, album energico, permeato da creatività e al tempo stesso da classicismo blues. L’album, intenso anche a qualche riferimento più attuale in stile garage rock, segna un’importante prosieguo dell’attività di Bob, il quale, accantonando temporaneamente o meno il progetto innovativo Dirty Trainload, si avvicina alla sua consueta e poetica sempre in maniera colta ma questa volta un approccio un po’ più ortodosso. Bob, dicci se in questo progetto il contributo degli altri tuoi componenti è stato allo stesso modo significativo nella produzione dell’album, e se avremo un desiderato ritorno dei Dirty Trainload.

Bob Cillo: “Credo che tu abbia colto in pieno l’essenza di entrambi i progetti. Innanzitutto i tuoi sospetti sono fondati: Bob Cillo & Mafia Trunk non è propriamente un progetto solista. Ciascun membro ha spessore creativo e personalità, non ci sono session-men. Io canto e suono la chitarra, l’ensemble si completa con Maurizio Leonardi al basso, JJ Springfield alla batteria ed il valente armonicista Mino Lionetti. L’interazione tra ciascun membro della band è alla base del nostro progetto e il nostro album “Minimum Wage Guaranteed” è un lavoro di gruppo.

“Dirty Trainload ha sempre seguito strade poco battute, introducendo elementi di innovazione in un sound del tutto personale. Ormai quasi venti anni fa, siamo stati pionieri nell’uso di loop e rhythm box analogiche in un ambito “blues oriented”. Che io sappia, con l’album “Rising Rust” siamo stati in assoluto i primi in Italia a fondere il linguaggio del garage punk al blues del Delta. A questo si aggiunge la grande dedizione che io e Livia dedichiamo ai testi e l’attenzione che rivolgiamo ai temi trattati.

“Con Bob Cillo & Mafia Trunk cerco un approccio più immediato, viscerale e istintivo. L’idea è quella di rendere omaggio alla musica che ho sempre amato con interpretazioni permeate di passione ed energia. Far rivivere il grande blues dei maestri dei 60s in un linguaggio vitale, pulsante ed attuale.
Ciò detto il percorso di Dirty Trainload è tutt’altro che concluso: abbiamo ancora molto da dire e da fare. In particolare abbiamo finito di registrare il nostro quinto album con il producer bresciano Marco Fasolo di I Hate My Village. Marco ha voluto registrare il nostro sound su nastro analogico. L’album è quasi un “live in studio”, con un approccio minimale alla post-produzione; speriamo di riuscire a pubblicarlo nei prossimi mesi. Quindi è un sì: Dirty Trainload presto di nuovo in scena; alive and well!”

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