Omino, aka Francesco Zorzella (qui alla chitarra e drum machine), dà vita ad una musica eclettica, un gioco di opposti nel nome di un’attitudine punk ed uno stile di vita lisergico. Dopo l’esperienza nei Virus/Vairus (alla chitarra e batteria suonate simultaneamente) con Giacomo “Scoia” Berardo e i due primi album a nome di Omino (chiamati essenzialmente “Omino n°1” e “Omino n°2“), con quest’ultimo Omino n°3 (uscito ad Ottobre 2023) i territori si muovono verso un’elettronica slabbrata e un suono più urbano, in cui si fa sfoggio ancora una volta dell’utilizzo di microfoni piezoelettrici, elemento che ha fatto da scuola allo stesso Scoia e ai suoi Hallelujah!, come si evince dal loro ultimo album del 2020 Wanna Dance (uscito per Maple Death). Francesco nel 2015 si trasferisce da Verona – sua città d’origine – a Berlino, postazione da cui fa uscire Omino n°2 e Omino n°3, ma, soprattutto per quanto riguarda la label di riferimento per i suoi dischi (ovvero la veronese Depression House Records di Scoia), non perderà contatti con la scena locale originaria e con l’Italia, in cui è previsto un suo mini-tour a Marzo.
Ulteriori informazioni su Omino si possono rintracciare sulla nostra intervista a Francesco pubblicata nel 2021 riguardo l’esperienza Virus/Vairus e i due dischi precedenti della sua one-man-band, che potete trovare qui. Inoltre di Omino Scoia ha dato una sua testimonianza nell’intervista del 2020 su InYourEyesZine, che potete leggere da questo link.
Di seguito l’intervista a Francesco riguardo Omino n°3 e progetti futuri.
Omino n°3 è un garage punk, sporco come di consueto, con una forte componente elettronica, vera novità nella tua musica. Parlaci della lunga gestazione dell’album, in cui la precedente uscita (Omino n°2) vede la luce ben sette anni fa, nel 2016.
“Dopo il trasferimento a Berlino a fine 2015, ho dovuto fare conti con una nuova realtà, una nuova lingua, nuovo lavoro, nuovi stimoli da assorbire e i tempi di composizione si sono dilatati. Non sono più in stretto contatto con Scoia e le occasioni per vedersi sono poche quando torno in Italia. Il disco nasce da una serie di improvvisazioni poi rielaborate al computer e mixate da Andrea Teggi che ha aggiunto anche gli intermezzi elettronici tra un pezzo e l’altro e anche il basso. “I Don’t Know” il primo pezzo scritto era già pronto ai tempi di Omino n°2. Il lavoro difficile è stato scremare, limare e trovare pezzi che avessero coerenza tra loro. Volevo più struttura nei pezzi rispetto all’album precedente. Ho trovato il suono che mi piace con chitarra modificata con piezoelettrici e strisce di plastica applicate sulle corde.”
L’album si suddivide in una parte incentrata su un garage punk periodico, e una seconda parte con inserti di synth o beat elettronici eterogenei. Infatti il disco è costituito da due metà composte dalle strutture menzionate diverse (rispettivamente i primi tre pezzi e gli ultimi tre). Tale approccio mi ricorda quello degli Hallelujah!, gruppo con Scoia (Giacomo Berardo) che ha prodotto Omino n°3 e gli altri dischi attraverso la sua Depression House, e con cui hai condiviso il progetto Virus. Da dove prende spunto questa nuova componente elettronica e quanto ha influito Scoia come produttore?
“Negli ultimi anni ho ascoltato molto cose Techno degli anni 90 e anche più attuali ma che si rifanno a quel suono grezzo, distorto e senza fronzoli (ad es. Container). Mi piace la botta della Techno e la sua energia ritmica dirompente. Ciò mi ha influenzato nella composizione e la scelta dei suoni. E ovviamente anche gli Hallelujah! che stimo molto come band.”
Parlando dei pezzi, Music is Dead è basata, rispetto gli altri pezzi sulla melodia (sebbene scarnissima) e le frequenze basse, che appaiono magmatiche. Un garage punk diluito da una plasticità più urbana, in cui nel finale appare un brevissimo epilogo elettronico, vero outlier per questa prima parte del disco più garage punk. Parlaci come avvengono tali elementi nel suddetto pezzo.
“I pezzi di Omino nascono sempre dalla chitarra amplificata tramite un piezo del diametro di 4 cm che prende molto le frequenze basse. Quando improvviso cerco di pensare a una struttura con diversi riff che si combinano in strutture di impronta garage-punk. La parte vocale viene dopo. Nel pezzo Music is Dead ho usato usato microfoni piezoelettrici collegati al wah wah e distorsioni per creare effetti più “elettronici”. Mi piace la “pesantezza” distorta della chitarra, mi ricorda un pò delle cose heavy, tipo Electric Wizard.”
Mr Chain è formata da stop-and-go accattivanti e un maggior carico aggressivo, punk puro tra noise e garage. La caoticità del pezzo offre all’ascoltatore qualcosa di interessante, il caso che infonde organicità, diffondendo paradossalmente un significato interessante. Parlaci di come nasce il pezzo e dei suoi significati.
“Il titolo Mr Chain si rifà al soprannome che i miei compagni mi avevano affibbiato quando ero un adolescente. Lo odiavo e ho deciso di farci un pezzo sopra per esprimere la mia rabbia, eh!”
Johnny Was a Junky ha un intermezzo di elettronica trash per poi confluire in un magma garage punk più che slabbrato e sguaiato. Un pezzo più dalla facile presa sull’ascoltatore per la scrittura efficace, aggressiva, e molto sporca, in pieno stile lo-fi. Parlaci di come avviene tale aspetto nel pezzo citato.
“Johnny was a Junky è ispirato da un mio vecchio compagno di classe di liceo. Mi è rimasto impresso quando si è calato un acido nell’ora di matematica. Scena indimenticabile. È stata come una finestra su un’altra realtà: droga, vita randagia, sballo autodistruttivo, bar sporchi di periferia. Tutto molto affascinante per un adolescente di buona famiglia come me ai tempi.”
Per concludere, parlaci delle prossime novità a livello di concerti o scrittura.
“A marzo faccio un mini-tour di 4 date: Verona, Suzzara, Parma, Gabicce Mare. E ho un sacco di cose registrate che devo editare. Poi mi piacerebbe fare un disco elettronico solo con drum machine, rumori e voce.”
Link pagina Instagram di Omino qui.