Krautrock disteso per Oslo Tapes – intervista a Marco Campitelli
di Giovanni Panetta
Intervista a Marco Campitelli di Oslo Tapes riguardo il nuovo album Staring at the Sun Before Goin' Blind, krautrock moderno di consistenza omogenea.
Staring at the Sun Before Goin' Blind

Staring at the Sun Before Goin’ Blind, cover realizzata da Druckwelle Design.

Sperimentazione e krautrock attraversano i confini prestabiliti della musica in maniera interessante. Per quanto riguarda il krautrock, genere soprattutto attivo nei ’70, fondendo un linguaggio che unisce rock ‘n’ roll, musica elettronica, funk, jazz, un’idea innovativa e meditata di outsider music, nuovi percorsi vengono delineati, facendo cambiare protagonisti ma non lo spirito.

Oslo Tapes, progetto di Marco Campitelli, pubblica, sotto la direzione di Amaury Cambuzat (Ulan Bator e collaboratore degli storici faUSt, grandi veterani della storia – per l’appunto – del krautrock e non solo), il quarto album Staring at the Sun Before Goin’ Blind (Echodelick Records, Sound Effect Records, Grazil Records, 2023), album più omogeneo rispetto il precedente ØR. Un disco summa di gruppi come Neu, Can, faUSt, nonché con una rilevante componente spaziale.

In Staring at the Sun Before Goin’ Blind hanno collaborato: Mauro Spada (basso), Davide Di Virgilio (batteria), Stefano Micolucci (basso, upright bass), Federico Sergente (percussioni), Kaouenn, nome d’arte di Nicola Amici (chitarre, synth, percussioni), nonché Sicker Man dei Trialogos al violoncello e Dahm Majuri Cipolla, batterista dei MONO, band post-rock dal Giappone.

Abbiamo affrontato le tematiche per noi più centrali di Staring at the Sun Before Goin’ Blind attraverso una conversazione con Marco, facendoci svelare le influenze e diversi particolari della sua musica. Di seguito l’intervista.

Cominciamo dall’album ØR, il vostro terzo album (del 2021, pubblicato per Pelagic Records). Un suono spaziale è predominante in questo lavoro, in cui si naviga ariosamente e lisergicamente in queste trame più rarefatte. Parlaci del rapporto tra quest’ultimo e il successivo Staring At The Sun Before Goin’ Blind.

“Ciao, sono due dischi “dizigoti”, ØR ha avuto una gestazione molto lunga ed ha un suono molto pieno, non sono stati lasciati molti spazi vuoti e quello che ne emerge è un magma sonoro che ti stordisce. In Staring… sono stati lasciati dei “vuoti” e degli “spazi” che hanno un ruolo compositivo pensato. In comune condividono una sorta di psichedelia a base di synthetizzatori analogici.”

Staring At The Sun Before Goin’ Blind si muove in territori più diversificati in cui suoni psichedelici pneumatici si alternano a groove motorik artefatti e melodie più organiche. Parlaci di questi elementi in questo lavoro.

“Nei brani c’è un rimando alla psichedelia tedesca anni 70, una di quelle che più mi appassiona. Di motorik vero e proprio vi è solo un accenno, anche se è presente un mood krautrock di fondo molto persistente, non esplicitamente riconoscibile. Le melodie sono di varia natura, in alcuni momenti anche “pop” ma cerco di crearle sempre con un’attitudine di stampo avant.”

Oslo Tapes

Oslo Tapes (Marco Campitelli), foto di Silvia Verna.

Reject Yr Regret e Middle Ground, i pezzi più groovosi dell’album, in senso psichedelico, sanno alternare trame rarefatte e periodiche con beat motorik, melodici per la loro complessità. In Reject Yr Regret vi è un suono caratteristico del Miles Davis in primis (Agartha in primis), mentre Middle Ground ha un suono più desertico e psichedelico. In entrambi i casi un suono eterodosso – per diversi motivi – che entusiasma e colpisce all’orecchio. Parlateci di questi elementi nelle due tracce.

“Si il jazz “sperimentale” (permettimi di utilizzare questo termine) è fra i riferimenti stilistici che caratterizzano Oslo Tapes (in particolare il Jazz Norvegese). In Reject Yr Regret cercavamo qualcosa che potesse rendere il brano accattivante rendendolo quasi un remix, esasperando quindi la batteria con molti distorsori di fondo e costruendo nel mezzo del brano una parte deep house con synth analogici. La tromba è suonata da me, e non sono un trombettista (si sente) e il risultato è una sorta di noise fatto con questo strumento. Per quanto riguarda Middle Ground suonato insieme al batterista dei Mono, Dahm Majuri Cipolla tutto è nato su questo ritmo di “batteria alla Jacky (CAN)” come dice Dahm. Una batteria circolare e tribale che permette la fusione di chitarre fuzz, un basso wave con ornamenti a base di arpeggiatori e 6stringbass. Penso che i mantra vocali nel brano suggeriscono bene quella è la tua definizione.”

Vi sono anche trame spaziali in stile shoegaze o dream pop, offrono una versione della vostra musica più distesa e per l’appunto sognante. Brani caratteristici in questo senso sono Gravity ed Ethereal Song. Come avviene questa forma rilassata nella vostra musica?

“Non vi è un particolare metodo, dalle varie fusioni sonore alcune volte prendono una forma più sognante ed onirica che convogliano negli stili che hai citato. Ammetto che dopo ØR avevo la necessità di creare melodie meno frenetiche e più riflessive e sono sicuramente presenti in questi due brani da te citati.”

Deja Neu ha più un cantato tra reediano o bowieano, dallo stile non a caso kraut (collegamento inevitabile), delineando generalmente uno stile nell’intero album eterogeneo, con una variabilità molto elevata. Come avvengono queste ispirazioni, volute o meno, da alcune grandi personalità della storia della musica, e la menzionata “auto-differenziazione”?

“Gli artisti che hai citato sono legati a Berlino, inevitabilmente alla Germania e quindi ad un periodo musicalmente molto interessante che non ha nulla da invidiare alla psichedelia inglese/americana. La dichiarazione d’amore al krautrock in DEJANEU è palese in alcuni punti del brano ma non esplicita. Bowie e Reed sono per forza di cose due grandi artisti che in via trasversale rientrano in quello che definisco negli Oslo Tapes, la parte Art-Rock.”

Per concludere parlateci delle prossime novità a livello di prossime idee e tour.

“Ho in cantiere una decina di nuovi brani, ma non so quali saranno quelli che determineranno la nuova direzione del progetto Oslo Tapes, nel frattempo ci aiuterà sicuramente suonare dal vivo con delle date in previsione nel 2024 per capire meglio la futura forma artistica. Grazie per il tempo dedicato alla nostra opera. A presto.”

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