SCRUTARE IL TEMPO: OCCHIO TRIO
di Giovanni Panetta
Monografia su un gruppo meteora della scena indipendente ionica
Occhio Trio, Bogong In Action, Matera

Locandina del concerto a Matera del 16 Febbraio 2011 di Occhio Trio e Bogong In Action. Disegno di Valerio Gamba.

A Taranto, tra i decenni ’00 e ’10, il movimento giovanile della musica indipendente viveva una fase fiorente, in cui il corpo luminoso del punk, distante anni luce, irradiava e corroborava le menti di quei tardo-adolescenti in modo da indurli ad un artigianato musicale sia spontaneo che impegnativo per diversi aspetti, ma tutto sommato diverso. Tra le situazioni interessanti, erano frequenti casi di band che hanno avuto vita breve, pochi concerti, qualche apparizione in raccolte quasi segrete, o al limite la pubblicazione di un album o EP. È il caso degli Occhio Trio, band di avant rock, o semmai free rock per rappresentare meglio lo sfondo math rock ad una cornice jazzistica o se vogliamo armolodica. Il gruppo è formato da Stefano Spataro (già in Ada-Nuki e HysM?Duo) alla chitarra, basso e sax soprano, Alessio Sangregorio alla batteria, e il chitarrista Alberto Tanese che si occupava anche dei loop.

A detta dello stesso Spataro, a cui abbiamo chiesto delucidazioni, “il progetto nasce per scherzo, a divertimento, nella primavera del 2009, quando ormai Ada-Nuki era in declino (nell’estate ci saremmo sciolti). [Alberto e Alessio (ndr)] avevano una saletta a Taranto 2, insospettabile. Dopo qualche mese, in estate, prendemmo in affitto la saletta dei BBA in via Mazzini, mentre ancora ci suonavano gli Hit or Miss, se non dico una cazzata, prima di espatriare anche loro”.

La sala in questione, che verrà battezzata “Occhio Sala”, sarà il centro nevralgico di quel piccolo e vivace fermento cittadino. “Quella saletta sarebbe diventato un posto dove fare anche concerti”, continua Stefano, “e per un periodo ne abbiamo organizzati parecchi. Intercettavamo le band che erano in tour al sud e li pagavamo con quello che entrava, anche se la gestione spesso lasciava a desiderare…, In quella sala oltre al disco con Occhio Trio ci ho registrato anche un disco di HysM?Duo [How To Hypnotize Tour Friends (ndr)], e l’ep dei Bogong in Action [And That If Piggod (ndr)]”. I Bogong In Action sono un trio noise senza basso dalle tinte garage punk, e formati da: Valerio Gamba, in arte Leġ, voce e chitarra del gruppo nonché artista grafico; Aldo Orlando in arte Artobeat, chitarra e voce già nei Microwave With Marge; e Gaspare Sammartano alla batteria, precedentemente basso e voce nei Microwave With Marge nonché owner a quei tempi dell’etichetta indie Lemming. Di loro, sempre nella Occhio Sala, furono registrate anche le tracce dei Bogong dello split con i tedeschi Don Vito (tra cui No Way, primo pezzo a nome del gruppo tarantino che compare nel 7″), e un disco dal vivo chiamato semplicemente Live.

Luther Blissett, Occhio Sala

Locandina del concerto dei Luther Blissett con Filippo Giuffrè all’Occhio Sala nel 2010.

Nonostante l’organizzazione improvvisata dei live nella Occhio Sala, si possono citare nomi del panorama indipendente di quei tempi come Luther Blissett, Les Spritz, Tetuan, Superfreak, gli stessi Occhio Trio e HysM?Duo e un musicista texano di nome Luke Lukas. Dopodiché la sala fu sgomberata successivamente al concerto scombussolato della Fuzz Orchestra durante il quale giunsero le forze dell’ordine per l’elevato numero di persone che occuparono il locale.

Tra gli artisti di quel luogo erano frequenti delle jam session estemporanee, e da lì nacquero i Liccamuse, gruppo dall’impostazione prog/math rock secondo le poche testimonianze in rete. Per Stefano Spataro i Liccamuse “erano tre presi bene che suonavano per pomeriggi e serate intere. Poi il batterista lasciò il posto a Carmelo [Schiavone (ndr)], ex-SFC, e iniziarono a suonare anche live”.

Tornando agli Occhio Trio, i tre pubblicarono una sola uscita nel 2010, dal simbolico titolo “#”, registrato durante la seconda metà dell’anno precedente, e uscito per la HysM? (l’etichetta di Stefano Spataro, gestita insieme al collega Jacopo Fiore, altra metà degli HysM?Duo) e per la Little Room Records di Edoardo Trilo dei BBA e Thee Loyal Wankers. Il ricordo della band di quest’ultimo, compagno di scena, è piuttosto vago ma esprime una certa fugacità e enigmaticità che inanellava intorno al progetto, oltre che riconoscenza per la condivisione dei momenti passati. “La band credo sia stata un progetto estemporaneo e breve di amici con i quali condividevo sbronze e live”, riporta la sua testimonianza Troilo, “e onestamente non ricordo di aver mai visto un loro concerto; come è ovvio, nell’ambiente DIY, le collaborazioni nascono dal reciproco supporto e amicizia tra band”.

La copertina è un fumetto dal significato quasi surrealistico, con un’immagine stilizzata di una giovane reale con una piccola corona e che brandisce un coltello, e che si esprime tramite il simbolo di punteggiatura del cancelletto, come da titolo; una foto adattata da Spataro di un disegno grande su cartone di Sangregorio. Chiedendo a Stefano l’origine del titolo, mi ha risposto semplicemente “era quello che stava nel fumetto del disegno. Un cancelletto. Gli hashtag non erano ancora così diffusi. Siamo stati dei precursori?”

Occhio Trio, #

Cover di # (2010).

Come abbiamo accennato prima, il gruppo fa ampio uso di melodie atonali di matrice jazzistica, non a caso emblematici in questo senso sono i fraseggi al sax soprano di Spataro, angolosi e sbuffanti, presenti in 44 Magnum. Il modo in cui il gruppo suona, gli arpeggi scanditi di chitarra, quasi a simulare lo scorrere del tempo, di Orbita Casuale, un ritmo che oscilla tra impostazione classica e scompostezza più math rock di Cancelletto e Non Esiste Più La Mezza Stagione, nonché quel suono più avantgarde dell’ultima traccia appena citata e della jam Improx, il pezzo finale, sono elementi eterogenei, che volendo generalizzare appartengono a ciascun brano succitato, rendono il disco sperimentale con elementi più classici; in merito a questo e per quei riff scanditi che simulano le lancette di un orologio, un suono cadenzato, cronologico, per poi alla fine perdersi in caos noise e ritmi simil-motorik, un occhio del quotidiano obnubilato da una componente introspettiva e oscura.

Per quanto riguarda i live questi ultimi saranno in tutto meno di una decina, contando anche l’apertura del concerto a Taranto de L’Enfance Rouge al Cantiere Maggiese, gruppo italo-francese che gioca su un punk progressivo e suoni etnici e in cui partecipa l’eclettica mente di Jacopo Andreini.

Dopodiché la storia non durerà molto. Gli Occhio Trio avranno vita meno di due anni, e si scioglieranno nel 2011, registrando un secondo lavoro che però non vedrà mai la luce. Ho chiesto a Stefano se c’è un filo conduttore tra gli Occhio Trio e i primi HysM?Duo prima di allora, anche per via di quel terzo elemento che ha conferito maggiore incisività, e se questo li ha condotti verso nuovi input per quando registreranno i loro album Science in Action (2012) e All Impossible Worlds (2014), più propriamente progressivi o math rock. “No, non credo”, ha risposto il musicista. “Diciamo che potendo provare abbiamo iniziato a fare pezzi più strutturati, ma l’anima prog/math l’abbiamo sempre avuta. Però per forza di cose all’inizio dovevamo improvvisare tutto, darci dei punti di riferimento, ma sostanzialmente improvvisare”.

Sicuramente i pezzi dell’Occhio erano più strutturati sfruttando vari gradi di libertà. I primi lavori degli HysM?Duo, tutto sommato, sono avanguardia progressiva. Science In Action è in un certo senso una via di mezzo. Ho chiesto poi quanto sono stati importanti per lui gli Occhio Trio nel progetto con Jacopo Fiore.

Occhio Trio, Bogong In Action, Francavilla

Locandina del concerto di Occhio Trio e Bogong In Action a Francavilla Fontana (BR) del 2010.

“Beh, sicuramente hanno portato tante idee nuove e aria fresca anche umana. [Alberto Tanese e Alessio Sangregorio] erano due musicisti molto diversi da me. Alessio, il batterista, era piccolino all’epoca, addirittura minorenne. Alberto un vecchio amico ma aveva un modo di suonare tutto suo. Diciamo che comporre con loro era un po’ domarli. È stato divertente. Credo di aver sclerato più di qualche volta, infatti. Spero non mi odino”.

In ogni modo i momenti meno esasperanti e divertenti non sono mancati, soprattutto durante i concerti. Come per esempio quella volta in cui Gaspare Sammartano trova una serata per i suoi Bogong In Action e gli Occhio Trio a Matera, città definita da Stefano “stranissima”. “C’era anche Jacopo quella sera”, racconta Spataro. “Insomma. Due macchine, un carrumolo di teste di cazzo. Eravamo Occhio Trio e Bogon in Action, in questo pubbettino oblungo, un po’ tipo il vecchio Loop [vecchio locale nel Borgo Umbertino a Taranto (ndr)]… Non ricordo bene la serata come volge. Fatto sta che fu una di quelle classiche serate in cui c’è pochissima gente (tipo dieci persone). Iniziamo noi e va tutto bene, diciamo. La gente ci ascolta, beve, è presa bene. Rock. Un po’ di mosciaria dovuta alle poche persone, ma tutto sommato ci sta. Bogong in Action, deserto! Credo che se ne sia andato anche il titolare a un certo punto. Furono quindici minuti d’inferno tipo. Ma come questa serata te ne potrei raccontare altre mille”. E prosegue: “tipo a Francavilla Fontana, sempre Bogong e Occhio. Soundcheck. ‘Alessio dammi la cassa’. Faccio i suoni, ma esce un fischio, non si sente. Gli dico ‘suona più forte’. Ma niente. Feedback, ma la cassa non rende. ‘Gaspare, per piacere suoni tu?’ Primo colpo trema tutto. BOM! ‘Alessio. Moccammamt, ste vì com s suen?’”

Insomma, un’interessante storia breve, che riflette altri mondi e situazioni, in cui viene celato l’anello mancante di un gruppo, ovvero gli HysM?Duo, e un tassello fondamentale della scena ionica.

Ringrazio Stefano Spataro, i Bogong In Action e Edoardo Troilo per avermi aiutato nella realizzazione dell’articolo, e il primo anche per i suoi utili suggerimenti.

Link per scaricare l’album # degli Occhio Trio qui.

APPENDICE #1 (19-02-2023)

Alla luce dell’analisi sull’excursus dell’artista Alessio Sangregorio, batterista del progetto Occhio Trio, trascrivo qualche parola sul progetto da un post della mia bacheca Facebook, mentre sono a lavoro sulla preparazione delle domande per un’intervista ad Alessio stesso:

“[…] scovando gli inizi [di Sangregorio, questi ultimi] mi hanno fatto pensare che il [suo] percorso […] è davvero unico in quanto molto diversificato, tra ambient, hip-hop e screamo [attraverso i progetti AS, Black Persiano, Neuma, G Tamburo, oltre al suo solo omonimo]… anche Occhio Trio ha avuto secondo me un ruolo decisivo per Alessio, nonché all’interno della scena ionica; dovendomi ricredere [su quanto scritto su Occhio Trio nell’Aprile 2020], e come qualcuno mi fece notare, #, il primo album di OT, non brilla certo di luce propria, ma c’è da dire le intuizioni dietro, tutto sommato ardite, sono state una palestra per quei musicisti tutti diversi tra loro, tralasciando la storia meteorica del trio e della saletta in Via Mazzini nel Borgo Umbertino – denominata estemporaneamente “Occhio Sala”. [L’articolo su Occhio Trio e il suo contesto] andrebbe rivisto ma [aldilà di ogni ragionevole dubbio] esso fa luce su una storia che a me interessa così com’è.”

In basso le foto della Occhio Sala durante un’esibizione de Les Spritz, gentilmente concesse da Giuseppe Candiano, che ringrazio.

 

Palco della Occhio Sala con alcuni disegni e scritte di Alessio Sangregorio (ai lati e in basso a sinistra della batteria).

Les Spritz

Les Spritz live, da sinistra a destra: Giuseppe Candiano, Gaetano Sciacca e Francesco Giordano.

Occhio Sala

Sullo sfondo disegno originale di #, l’album degli Occhio Trio.

Audience al concerto dei Les Spritz. Il secondo sulla sinistra (di cui si vede la faccia) è Antonio, batterista dei Liccamuse. In fondo di profilo, con la testa rivolta a sinistra, compare Aldo “Artobeat” Orlando, chitarrista e vocalist di Microwave With Marge e Bogong In Action.

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