LES SPRITZ E LA DIREZIONE VERSO L’ELETTRONICA
di Giovanni Panetta
Analisi, intervista e track by track sul secondo album del gruppo messinese proiettato verso il futuro.
Les Spritz

Cover di Les Spritz (2015).

La Sicilia, fin da tempi lontani, è sempre stata promotrice di suoni non convenzionali e rumoristici che sono divenuti un marchio identitario. Quelle dissonanze e pattern ritmici di derivazione jazzistica, elementi emblematici in gruppi come Uzeda, sono divenuti preponderanti nel noise italiano se non in quello internazionale, rispondendo alle esigenze temporali di quegli anni (soprattutto dei ’90), convergendo poi in qualcos’altro. I Les Spritz, di Messina e nati nel 2009, rappresentano una fase decisiva per il noise europeo, la quale ha modificato le corso della sua esistenza numero di elementi (da trio a duo) e soprattutto sonorità, passando dal math rock a un noise caustico implementato dall’elettronica, convergendo lungo un percorso che mirerà ad un ulteriore astrazione sonora rispetto le origini, e riferimenti a Trrmà, ovvero il successivo progetto nel quale collabora Giuseppe Candiano, (chitarra dei Les Spritz) sono assolutamente pertinenti.

Poco tempo fa su Nikilzine parlammo de La Confraternita Del Purgatorio (qui potete trovare l’articolo a cui si fa riferimento), includendo un track by track del loro … Le Palle, del 2015. Allo stesso modo, e lo stesso anno dopo qualche mese (dall’8 Ottobre al 6 Novembre), uscì un altro album che mostrava la deriva noise rock verso altri territori, più elucubranti e meno terreni; parliamo del lavoro omonimo dei Les Spritz, il quale, proprio come il lavoro in parallelo de La Confraternita, rappresenta una fase di transizione che culminerà con lo sposalizio ufficiale tra elettronica e rumore più tradizionale e suonato con le chitarre (non che sia una novità nella storia della musica, ma sicuramente c’è stata una riscoperta in quel senso da parte di quella comunità). Anche quello che seguirà avrà un’incisiva importanza per i due progetti, e non a caso Giovanni Tosisco, batteria de La Confraternita Del Purgatorio costituirà una parte di Trrmà. C’è da dire che il noise claustrofobico di Les Spritz/LCDP è lungi dall’adattarsi alle trame meditative che guardano all’avanguardia colta di Trrmà; un segno che quelle astrazioni hanno raggiunto anche la forma primordiale della creatività, eludendo da una concezione più tradizionale di suono.

Les Spritz live

Les Spritz live a La Corte Dei Miracoli, Taranto, 2012. A sinistra Giuseppe Candiano a destra Gaetano Sciacca. Foto di Cassandra La Porta.

Di seguito l’intervista ai Les Spritz con associato track by track dell’album omonimo.

Cominciamo dalla presentazione del progetto; i Les Spritz hanno seguito un percorso di cambiamenti evidenti, adattandosi al tempo (nel mondo DIY) e alle sue necessità espressive. Com’è nato quindi il progetto e come si è poi sviluppato?

“Les Spritz è stata l’esperienza di musica e amicizia per tre ragazzi (Giuseppe Candiano, Gaetano Sciacca e Francesco Giordano) e successivamente in duo da me e Gaetano.

“Un esperienza totale fatta di dischi (3 ufficiali, 4 split LP o tape con Massicot, Stig Noise Sound System, LCDP, Le Singe Blanc e Dabol Gondra) e concerti (circa 100 all’anno dal 2010 al 2015).

“Questi 5 anni in particolare hanno rappresentato l’apice della nostra vita musicale, fatta di interminabili viaggi, amicizie incredibili fatte in giro per il mondo, musica sconvolgente che non avremmo avuto la possibilità di ascoltare, ma soprattutto un’attitudine di vita che ci ha tenuti distanti dalla noia e l’abbrutimento della gran parte dei contesti cittadini”.

Riferendomi a voi siete in tutto per tutto una band europea, andando in giro per il continente con altri componenti dell’associata scena noise (Daikiri, Don Vito, Klaus Legal, La Confraternita Del Purgatorio, Ovo e altri). Il vostro sound è molto diverso da quello più propriamente autoctono, anche se prende le mosse dal noise siciliano di Uzeda e Three Second Kiss (Payaso è stato registrato e missato da Sacha Tilotta), i quali si sono discostati idiosincraticamente da poetiche musicali più tradizionali. Inoltre, siete stati ispiratori in parte per la Confraternita, e con loro avete condiviso molte esperienze, altra band italiana (meridionale) dall’elevata espressività rumoristica. Vi chiedo quindi quanto abbia influito su di voi il contesto regionale/nazionale.

Les Spritz e Daikiri

Locandina del tour francese (che tocca anche la Svizzara) di Daikiri e Les Spritz dell’Aprile 2015. Disegno di Buster Yañez.

“Probabilmente il numero dei concerti e di relazioni in Italia sono state di numero inferiore a quelle europee, ma di certo in questi anni abbiamo stretto tantissime amicizie anche in Italia e in Sicilia, oltre a quelle da te citate, Tapso II, Capase, Uochi Toki, Fra Zedde, solo per citarne alcuni, la lista sarebbe interminabile . Il contesto regionale e nazionale ha comunque avuto un ruolo fondamentale, se non altro nella condivisione delle difficoltà e nella gioia di mettere in piedi nonostante tutto dischi e concerti”.

Vorrei incentrare quest’intervista sul vostro album omonimo del 2015, prodotto da El Mon Cul C’Est Du Tofu, Ascenseur Records, Kaka Kids, e Musica Per Organi Caldi. Un lavoro dai suoni distorti e oscillanti, diretto sia da forze centripete che centrifughe, che dà prova del suo potere elucubrante vicino ad una poetica krautrock, ma manipolata in maniera personale. Dal mio punto di vista ci sono degli elementi affini alla black music (attraverso una estrema distorsione lisergica), e non sarebbe un caso. Caratteristici i lunghi flussi che esacerbano lietamente attraverso i concetti di psichedelìa o funk, ovvero Mirotek e Nieddu. Uno suono nettamente diverso dagli esordi, che si proietta verso il futuro, facendolo iconoclasticamente. Mi chiedo quali intenzioni o necessità vi hanno indotto ad accorpare chitarra e elettronica insieme. Inoltre, cosa ha significato per voi il vostro secondo full length?

“E’ stato il disco più completo, anche dal punto di vista della produzione; il riassunto della nostra estetica, frutto di migliaia di esperienze di concerti e dischi, fagocitati con un intento si spera personale; psichedelìa, weird funk, hip hop storto e ripetitivo rielaborato in chiave supernoise”.

Come ho già chiesto a La Confraternita Del Purgatorio, Les Spritz, l’album, e il vostro suono più elettronico è un passo in più verso Trrmà (Giuseppe Candiano e Giovanni Todisco, quest’ultimo già batterista negli LCDP); in più il disco rappresenta una fase di transizione per il noise europeo che sempre più convergerà nella digital music. Inoltre, nel vostro caso, una strada che comincia ad essere intrapresa poco prima con Lisboa, lo split registrato insieme a Klaus Legal. Voi cosa ne pensate?

“Lisboa è stato un disco che ha preceduto idealmente Les Spritz, un disco collaborativo con Klaus Legal con cui eravamo stati in tour nel periodo precedente al disco; rappresenta il cesello di un’amicizia con Pavel (Klaus Legal) uno dei ragazzi più sensibili e culturalmente curiosi conosciuti in questi anni; Peraltro il suo live di noise ed elettronica generato dalle luci era uno shock per tutti coloro che lo vedevano dal vivo.

Les Spritz e Klaus Legal

Gaetano Sciacca (Les Spritz), Klaus Legal (nome d’arte di Pavel Viry) e Giuseppe Candiano (Les Spritz) durante il loro tour in Europa dell’Est e Balcani del 2015.

“Ritengo sia stato da una parte l’inizio di una nuova era, che inevitabilmente ha messo fine a quella precedente”.

Segno della vostra internazionalità è la copertina dell’album, fatta da artisti del Centro Europa (Buster Yañez, Val L’Enclume e Willy Ténia); un caleidoscopio orrorifico di immagini, dove è centrale un esperimento su una coppia di gemelli siamesi deformi (attaccati per le teste sproporzionate) con le vostre facce, in virtù di un omaggio nei vostri confronti. Com’è nata quindi l’idea della copertina dai toni psichedelici e shelleyiani? Ci sono state delle indicazioni da parte vostra?

“Anche quella rappresenta l’ideale tipico di un’estetica che ha caratterizzato il mondo del DIY, della serigrafia, della musica noise e della freak autoproduzione per 20 lunghi anni. Credo sia arrivata al capolinea per mancanza di ricambio generazionale e perché come è giusto il mondo cambia, la musica e le attitudini anche e ne nascono di nuove, e le pagine dei libri si scorrono (scrollano) sempre più velocemente”.

Ora, date delle descrizioni personali e/o empatiche e/o schematiche riguardo la struttura dei pezzi di Les Spritz album.

Valunkle: “Pezzo dedicato a Val Enclume, grafico serigrafo che ha realizzato in parte la copertina, boss della label Ascenseur Emotionel, spesso in tour con noi, anima di ferro e dal buon umore sconfinato”.

Mirotek: “Ragazzo bulgaro conosciuto in traghetto per la Sardegna, probabilmente il nome non era questo ma io e Gaetano capimmo così”.

Bovalino: “Pezzo dedicato ad uno dei miei più grandi amici che purtroppo non c’è più”.

Noifecali: “Filosofia professata da un amico riguardante la cura della persona (non entro nei particolari)”.

Bastiao Meravigliao: “Dedicata a Bastien di Daikiri”.

Caffè Un Bordello: “Manifesto ideale di Gaetano Sciacca, indomabile batterista dei Les Spritz”.

Putain Tommy Qui Mange Des Fleurs: “È dedicato a Thomas dei Le Singe Blanc”.

Siculian Anthem: “L’incedere ricordava un classico siciliano”.

Floor Tomf: “Nessun significato in particolare o quantomeno non lo ricordo”.

Nieddu: “Dedicato ad una ditta di trasporto gommato che spadroneggiava nelle autostrade italiane e non solo”.

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