NICK CAVE – UNA SOLITARIA PREGHIERA NEL VUOTO
di Nino Colaianni
Breve analisi sul musicista australiano e sull'album live Idiot Prayer (Nick Cave Alone At Alexandra Palace).
Idiot Prayer cover

Cover di Idiot Prayer (Nick Cave Alone At Alexandra Palace), pubblicato il 17 Novembre 2020 per la Bad Seed Ltd.

Accingersi a parlare di Nick Cave è come entrare in un tempio, è come accostarsi alle finestre di una chiesa pentecostale della provincia americana e spiare il pastore intento nel suo sermone. In silenzio però, stando attenti a che il diavolo non ci veda, a che i demoni sopiti non si sveglino. Sì, perché Nick Cave il demonio lo ha visto in faccia, lo ha guardato dritto negli occhi, ha ballato con lui, gli ha camminato accanto sul precipizio dell’inferno e lo ha salutato sputandogli in faccia.

The Good Son cover

Cover di The Good Son di Nick Cave & The Bad Seeds (1990).

Tutta la sua carriera, fin dagli esordi con i Boys Nextdoor prima e i Birthday Party dopo, fino al sodalizio con i Bad Seeds, è stata un esercizio di liberazione spirituale, una continua battaglia tra le forze del bene e quelle del male, senza mai schierarsi né dall’una né dall’altra parte. Più la sua vita rotolova giù, più la sua poetica cresceva, si contorceva nello sforzo sovrumano di toccare la volta celeste. Durante gli anni trascorsi a Berlino ovest, la sua visione di letteratura in musica viaggiava parallelamente alla sua quotidianità totalmente dedita alla dissoluzione. La catarsi si compì solo con il suo trasferimento in Brasile. Su quei lidi il suo spirito inquieto trovò un momentaneo sollievo e lì realizzò il suo disco manifesto, The Good Son. Il senso di apocalisse imminente e la ricerca di redenzione però lo accompagneranno ancora per molti anni. Negli anni a venire Cave continua a scavare nelle tematiche a lui più care, a raccontare l’onnipresente tensione religiosa, a mescolare umanità reietta a storie di amori assassini, il bianco e nero indistinti che anelano alla salvezza del mondo. Il tutto però mitigato da un innato senso dello humor, che non traspare in superficie ma che i fan più attenti hanno colto in lui fin dagli esordi. Cave è un artista disperatamente commovente che va a fondo alle cose, senza fronzoli, un autore colto, capace di unire raffinatezza e grettezza, un po’ quello che ha fatto musicalmente, sporcando quei generi di matrice americana a lui cari, con il post punk inglese prima e con sonorità più dark dopo, fino a giungere alla totale dedizione per le note della tradizione popolare nordamericana del blues, del gospel, del country. Recentemente i suoi lavori si sono ulteriormente svuotati e affrancati dagli arrangiamenti del suo fidato socio Mick Harvey, esempio massimo di questo cambiamento è l’ultima uscita Idiot Prayer – Alone At Alexandra Palace interamente registrato live con il solo Cave al pianoforte. “Solo” appunto, è la parola chiave del nuovo Nick Cave, un solo strumento, una sola voce, un solo grande cuore. Un disco che dà una nuova veste ad alcuni dei suoi maggiori successi spogliandoli di tutti gli orpelli e svelando la pura essenza delle liriche e delle melodie, quasi a volerci condurre per mano verso la luce lasciandoci l’oscurità alle spalle.

L’album si apre con Spinning Song un inno recitato alla memoria di Elvis “the King” e alla sua regina e prosegue con Idiot Prayer la struggente ballata, tratta da The Boatman’s Call, in cui ritorna il tema della morte, della donna amata, dell’inferno e del paradiso. La successiva è l’ariosa melodia di Sad Waters nella quale le bucoliche immagini iniziali si trasformano in drammatico presentimento di tragedia.
Il brano seguente è Palaces Of Montezuma uscito per il progetto parallelo Grinderman che vedeva Cave alla chitarra accompagnato da 3 membri dei Bad Seeds. Quello che avviene in questa traccia è pura magia musicale, riuscire a trasferire la struttura soul originale in un gospel allegretto degno di un musical, rivela una maturità tecnica del Cave musicista, imprevedibile per chi lo segue dagli esordi punk e sa dei limiti accademici che questa militanza ha espresso. E ancora, in Nobody’s Baby Now estratta dall’album Let Love In, il tema dell’amore perduto ma che perdura nella essenzialità degli sforzi fatti per averlo. Ci sono poi il romanticismo mistico di Into My Arms e le epiche immagini di The Ship Song.

Idiot Prayer – Alone at Alexandra Palace è un disco immenso e per alcuni versi irripetibile perché figlio dei tempi che stiamo vivendo, un album che ci regala un artista che sembra aver fatto pace col mondo e con sé stesso, anche se è e rimane l’ultimo dei poeti maledetti.

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