La psichedelìa plastica di Cristiano Carosi
di Giovanni Panetta
Intervista a Cristiano Carosi, improvvisatore sonoro romano, riguardo il suo excursus da Meccanismi del 2021 in poi.
Cristiano Carosi

Cristiano Carosi. Credits: Cristiano Carosi.

L’improvvisatore elettronico romano Cristiano Carosi torna sulle pagine di Nikilzine, dall’ultima volta in cui ne parlammo qui. Da Settembre 2021, ovvero dall’uscita di Meccanismi con Devid Ciampalini, il percorso di Carosi si fa ulteriormente più plastico e psichedelico, in aggiunta grazie alla sua arte grafica astratta e volontariamente e magnificamente demodé, nonché alla sua etichetta di nome Robba. Cristiano gira intorno al gruppo di artisti elettronici con origine l’Italian Occult Psychedelia – lo stesso Ciampalini, Angelo Bignamini, Gaspare Sammartano etc… – che però rispetto a tutti gli altri intraprendono una direzione più obliqua ed elasticamente nuova.

Di seguito un excursus sulle sue uscite discografiche più nuove, ovvero da Meccanismi in poi, con la sua diretta testimonianza.

Parlaci della tua etichetta, Robba, con cui promuovi il tuo lavoro, caratterizzato da un artigianato self-made. Come nasce l’idea di metterti in proprio? Hai prodotto anche altri artisti? Sempre a nome dell’etichetta, hai organizzato concerti?

“L’idea era ed è quella di mettere su supporto fisico le mie registrazioni in solo e in collaborazione; non mi andava di stampare sotto l’effige “no label” quindi ho scelto un nome anonimo, la parola robba come si pronuncia qui dalle mie parti (che in realtà fa anche riferimento a una specifica sostanza stupefacente alla quale non alludo) che sta per cosa generica, quando non ti viene a mente il nome di una cosa e dici “robba”. Quindi la mia idea attuale di progetto discografico, imprenditoriale, economico, è qualcosa di anonimo, indefinito, non pretenzioso e intenzionalmente anti commerciale: promozione e distribuzione inesistenti, vendita  diretta ai concerti o via internet, scambi tra amici. Mi capita sporadicamente di ospitare qualche amico di passaggio per Roma e di appoggiarmi al Fanfulla 5A per organizzare qualcosa ma le mie capacità organizzative non vanno oltre per il momento.”

Sei anche artista grafico, e nei tuoi artwork fai uso di una Olivetti Lettera 35, macchina per scrivere prodotta dalla Olivetti e progettata nel 1972, esprimendo uno stile più astrattista e plasticamente barocco. Inoltre i tuoi disegni a mano, con dettagli di mani e piedi, sembrano ispirarsi ai disegni di Giacomo Jacovitti o alcuni elementi di Andrea Pazienza (per il carattere più lateralmente lo-fi). Parlaci delle tue ispirazioni e il tuo background in fatto di arte grafica.

“Mi diletto nella grafica, un po’ come nella musica, secondo un modello di giustapposizione affine al collage per quanto riguarda la casualità ma con una base più legata alla geometria delle forme e delle proporzioni che trovo molto in sintonia anche alla mia idea di organizzazione dei suoni. Con la macchina da scrivere ho trovato un interessante spazio artificiale in cui stravolgere la funzione per cui  quell’oggetto specifico è stato programmato, la scrittura di parole e la rigidità dell’organizzazione spaziale funzionale a fini utilitaristici, trovando affascinanti risvolti geometrici resi ancor più organici dall’unione di immagini collage e disegno.”

Cristiano Carosi

Grafica di Cristiano Carosi.

Parliamo delle release. Meccanismi (Robba, 2021) con Devid Ciampalini, registrato in presa diretta, presenta tracce di maggiore austerità simili a quelle caratteristiche del movimento Italian Occult Psychedelia; il tutto viene reso più plastico grazie alla tua impronta centrifuga. La release simula spesso narrazioni cinematografiche o teatrali, con un’impronta urbana, nel senso di presenza di sonorità al passo con i tempi, e sia metropolitane e bucoliche per i suoni che evocano un luogo antropizzato o selvaggio. Parlaci di come nascono questi elementi e la collaborazione con Devid.

“I luoghi che citi (natura, città e dimensione fantastica) sono spesso fonte di ispirazione per lo scrivere in musica e in altri ambiti espressivi mentre personalmente trovo una sorta di influenza che questi ambienti e contesti generano su di me diventando filtri espressivi e se traspaiono nell’ascolto immagino che queste influenze siano state assorbite e assimilate. Con Devid non c’era una programmazione, credo ci sia un terreno comune di stampo improvvisativo dove le mie visioni astratte si incontravano con la sua dimensione profondamente spaziale, direi astrale, e alla fine è spuntato questo viaggio per città immaginarie,  antropizzato da chissà quali umani.”

Link al pre-listening di Meccanismi qui

Giunti, del 2021, ha una forma più spigolosa e granulare, più plastica nel disegnare curvature non-euclidee visualizzabili in spazi a più dimensioni. La release sembra di più ispirarsi a precedenti lavori come Autoregistratore Due Cavalli, dal tratto più netto e rarefatto, più propriamente noise, anche se emerge nel disco citato all’inizio un carattere più psichedelico e oscuramente sognante. Come avvengono questi elementi nel disco, che sfumeranno in una tua evoluzione?

“E’ una registrazione live e in quel contesto è sempre più accentuato il caso; il flusso dell’organizzazione sonora è istantaneo e non premeditato quindi gli spigoli sono parte della pratica combinatoria, mettiamola così. Non credo la dimensione sognante venga meno col tempo, nella misura in cui il sogno è quella dimensione in cui la nostra mente organizza i vissuti in maniera inaspettata e fuori dalle logiche della coscienza imbrigliata sui cardini del reale.”

In One Question, Two Answers, in collaborazione con il sassofonista statunitense Steve Baczkowski, vi è un field recording naturalistico, ovvero che appare registrato in un parco urbano, in cui ciascuno dei collaboratori risponde in una traccia distinta. Il registro di queste improvvisazioni (quasi) libere si pone come vincolo suoni della natura abbinato a qualche altro automobilistico, emulando un gioco di parti ludico ed ironico, descrivendo forme libere e la vostra arte policromata. Come nasce la release, il vostro incontro, e la collaborazione?

“Qui in città, per lo meno dove vivo io, c’è pieno di merli e in certi periodi quando vanno in amore (credo) si mettono a cantare alle tre di notte nel silenzio più totale quindi se hai le finestre aperte non si può ignorarli e quella notte li registrai pensando di farne qualcosa in musica. Sicché Steve viene a Roma a Febbraio 2023 e ci incrociamo tramite i Jooklo Duo (ovvero Virginia Genta e David Vanzan, ndr), da li decidiamo di organizzare un live qui a Roma e gli propongo di imbastire una conversazione con questo merlo, io da un lato con un sintetizzatore e lui col suo saxofono dall’altro lato. Che poi è quello che a me piace del field recording, averlo come interlocutore, comunicare.”

Vipera Nido Di, registrata nel biennio 2021/2022, è una release diversificata, caratterizzata da rumori in piena libertà scampanellanti e rotondi. Il suono sembra essere un’anarchia che ha come leitmotiv accordi di tastiera e simulazioni di glitch che girano intorno una giocosità bambinesca e policromata. Il tutto ha un sapore propriamente anticommerciale, e allo stesso tempo potrebbe essere la soundtrack di uno sponsor in tutto e per tutto dadaista. Come nascono la release e i suoi elementi?

“Il disco nasce come seguito all’album “Misure”, non che ci sia legame particolare, ma l’organizzazione del materiale prosegue in quella direzione, con l’assemblaggio, l’affiancamento di tasselli non necessariamente affini ma con l’intento e la curiosità di “vedere/sentire l’effetto che fa”. Non è tanto lo stupore nell’ascoltatore che mi interessa quanto la curiosità nello stupire me stesso nel risultato della sovrapposizioni di elementi non pensati alla coabitazione. Non è una questione autoreferenziale, ma trovo l’attività sonora estremamente gratificante in termini quasi spirituali quando vedo all’orizzonte questo equilibrio.”

Link al pre-listening di Vipera Nido Di qui.

Macchina Scrivere Figure, che comprende album in tape e fanzine, ha una forma più lisergica rispetto i precedenti lavori, e si lavora con suoni più naturalistici che vengono distorti. Il suono è più liscio, “smooth”, direzionando la tua poetica verso mete più astratte, obliquamente bordoniche, con tracce di concretismi. Parlaci dell’album e di quest’ultima direzione per queste sono nuove, ma sempre nel segno della musica free form e contaminate da un immaginario library.

“La parte audio è nata nel giro di pochi giorni lavorando sulla frammentazione di micro fraseggi e l’uso di registratori di audiocassette, nastri riavvolti, tasto pausa, registrazione, in maniera molto veloce e seriale senza overdubbing. Ho registrato direttamente su cassetta senza poi mixare o masterizzare e il risultato mi ha convinto ancor più per la prassi e il metodo usato. Per assurdo il titolo che avevo dato alla raccolta di disegni ha caratterizzato la genesi della musica, usando il registratore come strumento a sé in grado di generare significati attraverso il processo di scrittura.”

Per concludere, parlaci delle prossime novità a livello di tour o singoli concerti, e prossime release.

“Sto “pensando” di organizzare dei live nell’autunno ma ancora niente di concreto, idee per l’appunto. Organizzo una serata qui a Roma a fine settembre con Andrea Massaria, il mio live, e Juho Toivonen. Iniziato ad organizzare un lavoro commissionato da Angelo Bignamini per la sua nausea; altre proposte discografiche ma lavoro su un progetto per volta quindi per ora mi sto concentrando su quest’ultimo.”

 

 

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