LA CASUALITÀ RIPROCESSATA DI CRISTIANO CAROSI
di Giovanni Panetta
Intervista a Cristiano Carosi; si parla di Audioregistratore Due Cavalli, il suo lavoro in tandem con Angelo Bignamini, e del il suo percorso solista più recente.
Audioregistratore Due Cavalli

Cover di Audioregistratore Due Cavalli (2021).

Il percorso di Cristiano Carosi, artista di Roma classe 1982, si districa all’interno di varie tappe, tutte diversificate, all’insegna di una poetica erratica grosso modo lungo linee musicali caotiche e pattern ritmici stocastici. Dal cammino più iconoclasta di HERBAL RESEARCH, progetto solista dell’artista romano, in nome di un’elettronica dinamica, aleatoria, istrionica ed adrenalinica, tra sintesi scrausa in senso kraut e cultura freak fervidamente grottesca, i cui suoni sono contenuti nei due album Sound non Sound e Sound non Sound tape n°2 (entrambi per Upside Down Recordings rispettivamente usciti il 10 Novembre 2010 e il 28 Novembre 2014), e nello split con TELEfonoBALAfono (Francesco Petricca), uscito ancora una volta per Upside Down Recordings il 20 Settembre 2011. CYMBLS invece, un duo condiviso con Isabella Cotellessa, è permeato da un modo di creare più classico; diversi suoni eterodossi, tra pop e psichedelìa krautizzata, sono presenti nell’album Farewell Said I Rising (pubblicato l’11 Novembre 2013 per Upside Down Recordings), attraverso un suono angolare il cui gelo pungente ha come istanza percettiva secondaria un calore accogliente seppur in maniera obliqua. Minori idiosincrasie sperimentali fanno parte di Sea Dweller, attivi già dal 2008, e formati per l’appunto dallo stesso Carosi alla voce, chitarra e tastiera, Paola Mattaroccia al basso e alla voce, e Paolo Miceli (My Violent Ego) alla chitarra e batteria; questa volta suoni di tutt’altra estrazione, legati ad un immaginario shoegaze e dream pop, ovvero melodia luminosa con note di malinconia, intrinseca ad uno sperimentalismo che affonda le sue radici nell’ambient e nei sixties più agrodolci, ma con le dovute angolarità e astrazioni meno conservatrici.

In ogni modo, il nome di Carosi è legato alla musica anche da un altro punto di vista. Nel 2008 fonda l’etichetta Upside Down Recording, promotrice anche di altre importanti realtà, come per esempio i Nastro, formati da Manuel Cascone e Francesco Petricca (inizialmente anche da Flavio Scutti e Pierluca Zanda); un suono contaminato da un suono ritmico di ispirazione techno, e creato in maniera elastica e anarchica, attraverso melodie in libertà che giocano spesso con l’elemento del brutto più dissonante.

Dopo due album a suo nome, Carosi pubblica in tandem con il lodigiano Angelo Bignamini (The Great Saunites, Filtro) Audioregistratore Due Cavalli, dove si fa manifesto un’elettronica improvvisata e un suono plasticamente ludico; uscita per nausea., l’etichetta di Bignamini, la cassetta è la registrazione di un set dal vivo avvenuto a Piacenza l’8 Maggio del 2019, dove è centrale un gioco elastico e astratto, in cui si fa uso di moduli rotondi ma acuti, attraverso suoni prodotti e riprocessati in collaborazione tra i due, e un’atonalità policromata e a suo modo rassicurante, in nome di una fruizione “adulta” e gioiosa allo stesso tempo. Inoltre artwork e logo naïf iconici, in cui vi è il pieno contributo del musicista romano.

Ne parliamo più approfonditamente con Cristiano Carosi, sviscerando i temi che concernono la sua discografia più recente, tra presente, passato e futuro. Di seguito l’intervista.

Allora, come nasce e qual è il corso della lavorazione di Audioregistratore Due Cavalli? Dove trova origine la tua collaborazione con Angelo Bignamini, con cui avevi già effettuato un tour in Italia Settentrionale? Parlaci anche di come nasce il titolo curioso della cassetta.

“Angelo ha registrato con un registratore portatile un live in duo avvenuto un paio di anni fa a Piacenza; riascoltandolo ci siamo convinti entrambi che pubblicarlo non avrebbe turbato la sensibilità di alcuno, sicché Angelo propone la stampa sulla sua etichetta nausea. Ed io mi propongo per disegnare la grafica.

“[Con Angelo] ci si conosce per la pubblicazione del primo lavoro dei Filtro che ho stampato per la mia Upside Down Recordings, da li un release party al Fanfulla qui a Roma e quei concerti che hai menzionato. Gettato il sasso credo nessuno dei due abbia interesse sulla propagazione delle onde, nessuna programmazione particolare.

“Trovarci un significato vero e proprio [del titolo] snaturerebbe l’essenza dell’associazione di idee alla base delle conversazioni via chat che portiamo avanti con Angelo quando si disquisisce del da farsi. Diciamo quanto sviluppato finora è spesso il risultato di chat via Messanger, che come molti sanno sono il posto deputato per il fraintendimento e le fantasticherie, e il titolo esce fuori da una di queste chiacchierate sulla ricerca del nome. Noi siam due, registriamo, registriamo audio, siamo un po’ desueti sull’uso dei macchinari, lenti come una due cavalli… vai avanti per ore se vuoi.”

Locandina di un concerto poi annullato (causa COVID) di Angelo Bignamini e Cristiano Carosi. Artwork realizzato dallo stesso Carosi. 

Audioregistratore Due Cavalli ha un suono tutto naïf tra synth e manipolazione di nastri. Interessante è quest’ultimo concetto dietro, in cui rumori di disturbo di alterazione del nastro magnetico vanno a far parte della release stessa, insieme a parole aleatorie e rumori di oggetti. Side A è decisamente più ludico, estemporaneo; sembra all’inizio riprodurre una tonalità in maggiore per poi incupirsi nella risultante verso il finale. C’è una narrazione dietro, un racconto surreale e astrattista, dai colori un po’ raggianti e un po’ plumbei. Mentre, per quanto riguarda Side B vi è una maggiore periodicità che si esacerba sempre più in una disarmonia di suoni sintetizzati e sample alterati; un percorso all’insegna della dicotomia caos/ordine, e una minore para-melodicità, che invece permea di più Side A, in riferimento a quanto detto prima. Come avviene questo gioco di dualismi nell’uscita?

“Il live non aveva alcuna preparazione, progettualità, nulla, non avevamo mai suonato assieme e non ci siamo neanche confrontati sul cosa fare. Io lavoro con dei canovacci che sono i loop e i nastri che porto con me, poi è piuttosto il caso che guida l’elaborazione dei materiali; in quel periodo in particolare ero concentrato sui campioni vocali, cassette di audiocorsi trovati per strada, audioracconti e quant’altro. Tutto piuttosto istantaneo; Angelo riprocessava tutto in tempo reale col suo registratore a bobine creando questa ulteriore perdita del controllo. Piacevolmente spiazzante sul momento.

“Mancando premeditazione quello che sfocia in alternanze e passaggi nasce spontaneamente soprattutto per via del fatto che in quella sessione il mio suono passava completamente attraverso la rielaborazione delle macchine altrui. Idee di caos e ordine come dici te che alla fine si svolgono quasi autonomamente (proprio nel senso del controllo di quello che fluisce sotto le dita in fatto di generazione dei suoni).”

Disegno originale

Disegno originale della cover di Audioregistratore Due Cavalli, realizzato da Cristiano Carosi.

Un aspetto peculiare di Audioregistratore Due Cavalli è appunto la manipolazione plastica del suono elettroacustico; la release si potrebbe definire un divertissement colto e arlecchinesco allo stesso tempo. Un dinamismo elastico che riproduce l’azione di una macchina meccanica – come a simulare un operato umano naturale e diretto – come un intonarumori futurista che trasmette empaticamente uno spettro colorato. In copertina si vede uno stereotipo grottesco e rassicurante, che allude a questa mia sensazione concernente la giocosità del suono relativa al disco, anche per via del suo formato disponibile in colori diversi. Come si collocano queste sonorità ludiche nella vostra poetica?

“Probabilmente la genesi di questi incontri sonori segna il DNA di quanto scaturisce nelle registrazioni. Parlo dell’assenza totale di programmazione. In realtà è poi ciò che a me interessa al momento in fatto di musica, quantomeno per la mia espressione in musica; uno specchio di quel poco che finora mi sembra di capire dell’universo circostante, che cioè ci sono regole che vengono continuamente aggiornate o abbandonate per l’avvento di nuove regole che diventano norme; il tutto a detta dell’uomo. Mentre la natura tutti questi problemi non se li fa e prosegue ad un livello chimico, sempre seguendo determinate regole, ma per certi versi inalterabili. E vedo la musica più legata a una dinamica sua interiore, mi piace lasciarla fluire.

“Il delfino vegetale della copertina è messo li a rappresentare questa assenza di voglia di rappresentare. Tutti vogliono fare vedere chi sono con un’idea precisa, un’immagine mentale di cosa vogliono far vedere, a me questa idea poco tange.”

Cristiano Carosi

Cristiano Carosi live.

Parlando del tuo apporto da solista, il suono arlecchinesco associabile ad Audioregistratore Due Cavalli viene anticipato nella tua precedente release, ovvero Misure, uscita per Troglosound nel 2020, e in cui si è occupato dell’artwork Virginia Genta (Jooklo Duo). Sonorità ancora una volta plastiche, bizzarre, accoglienti in un modo obliquo, in cui dominano campioni manipolati di voci e synth dalle linee rotonde nel lato A, e un percorso più sintetico, oscuro e dalle forme stilizzate nel lato B; un primo lato terreo, e l’altra faccia speculare contraddistinto da un ambiente alieno. Ancora una volta, c’è di fondo, tra tutte quelle voci dilatate in più sensi, una musicalità più in senso classico, trasmesso da un esercizio di gioco geometrico, che vedrà in un certo senso il suo seguito in Audioregistratore Due Cavalli. Ti chiedo da cosa ha origine questa giocosità, e se le due release citate in questa domanda sono in un qual modo correlate.

“La correlazione sta nel fatto che l’autore è me medesimo, ma nessun desiderio di legami a modelli estetici. Non sono sicuro che giocoso sia al giorno d’oggi un termine chiaro, di sicuro cambia nel tempo cambiando anche i giochi e la misura in cui i giocatori si abbandonano nella pratica; pensando alle ludopatie come dipendenze dal gioco, l’oggetto dell’ossessione può avere provenienze le più disparate e quel giocare da ludico può trasformarsi in altro. Il mio è un giocare sì, un suonare (l’inglese del resto utilizza la stessa parola per entrambi), ma probabilmente all’interno del giocare si inseriscono più componenti, tra cui di sicuro anche quella ludica passando per passioni ossessioni e chissà cos’altro. Il mio immaginario per farla breve sintetizzato della pratica del gioco sonoro (a volte musicale, a volte meno).”

Abbozzi di suoni ludici comunque sono presenti in Botanica, la tua prima release a nome “Cristiano Carosi”, pubblicata nel 2017 per la tua label Upside Down Recordings; l’impostazione risulta essere più colta e austera, maggiormente incline alla contemplazione del reale, attraverso l’utilizzo maggiore di field recording, con un suono quasi al termine sinteticamente sinusoidale. Tale inclinazione al realismo musicale si è comunque maggiormente dispersa attraverso un’idea più artificiale di scrittura, come abbiamo potuto approfondire prima. Che rapporto hai con la naturalità dei suoni? Inoltre qual è lo status attuale della tua succitata etichetta?

“Parlare senza ascoltare a me non piace molto, l’esercizio di stile, la declamazione. Botanica era meditazione, un microfono alla finestra, campioni in loop con cui conversavo attraverso filtri e delay, forse austero per via della durata delle tracce, quasi spartano. In realtà l’approccio rimane anche su Misure, ci sono molti più campionamenti registrati col dittafono a cassette, ma la tecnica del collage comprime e taglia fuori l’aspetto meditativo che ad esempio mi piace vivere nei concerti. Upside Down era andata in letargo prima delle ultime due cassette, poi quel risveglio. Ho nuovi lavori che sto per pubblicare ma cominciando un percorso nuovo; credo sia semplicemente un mio bisogno di organizzare il mio archivio mentale con un nuovo spazio dedicato alle mie esperienze sonore, chiudendo il capitolo Upside Down Recordings.”

Per concludere, che direzione prenderà la tua poetica nel futuro? Inoltre sono già programmate esibizioni live in solo, o per Audioregistratori Due Cavalli insieme ad Angelo Bignamini?

“La direzione è dettata piuttosto dal modo di sentire ed ascoltare, dal tipo di suoni in cui in un dato momento trovo affinità. Suoni ma anche non suoni. L’organizzazione del suono è una componente che viene e che va ad esempio, e negli ultimi tempi trovo sempre meno pressante il bisogno aderire o cercare di riconoscermi con schemi della musica esistenti. Per schema mi riferisco alla forma, che sia una canzone, una composizione; mi trovo più comodo in posizione scomposta, come quando ai bambini si dice “siediti composto”, a me non va più di cercare di sedere composto, va di sedere come capita.

“Ho per così dire inaugurato la stagione live del Fanfulla a Roma in questa ultima riapertura post ibernazione sociale covid, e sto organizzando un po’ di date per l’estate in solo (Troglobatem in Germania grazie ai ragazzi di Troglosound) e con Angelo in duo. Io sono a Roma, lui a Lodi, quindi sono incontri più che sporadici, ma nelle nostre chat fantastichiamo spesso di questi fantomatici incontri sonori in giro per l’Italia.”

Grazie e a presto.

Grazie a te!!!

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