Il corso del nuovo noise, quello che esordisce negli anni ’90 con realtà rivoluzionarie come US Maple, Arab On Radar, Flying Luttenbachers, Ruins, Melt-Banana (non a caso una parte del catalogo Skin Graft), la cui poetica era all’insegna di un progressismo caoticamente cameristico relativo a realtà eterodosse della cultura occidentale degli anni ’70, unito all’elemento incendiario e libertario del punk (in senso lato). Comunque un’origine non trascurabile del movimento è probabilmente da ricercare in una componente più recondita della musica, profondamente underground, ovvero la cosiddetta outsider music; musica in libertà, il cui approccio sperimentale rende inclassificabile quel contributo, giocando molto spesso con i concetti di dissonanza, aritmia, happy accident, grande attitudine naïf. Un nome associabile a tale movimento eterogeneo, formato da artisti come Sun Ra, Daniel Johnston, Captain Beefheart, The Shaggs, Moondog, Beat Happening e ecc, nonostante sia distaccato da questi ultimi (il contesto outsider, per quanto detto prima, sconfinerà in quello più conservatore ma legato a suoni sperimentali) si può associare il nome di Quintron And Miss Pussycat, di New Orleans. Il primo, all’anagrafe Robert Rolston, è un organista/percussionista che si fa accompagnare da una drum machine di sua invenzione, la Drum Buddy, e dalla moglie, per l’appunto Pussycat, la quale canta e suona degli shaker. Quintron And Miss Pussycat sono contraddistinti sia da un pop sghembo, che si prende il gioco dei paradigmi musicali rock’n’roll, o musica oltre gli schemi, come The Frog Tape, dove le mani di Quintron danzano sull’organo elettrico, e il tutto è immerso in registrazioni di gracidii di rane. Quintron And Miss Pussycat faranno parte del roster Skin Graft, realizzando l’idea di uno sposalizio tra noise rock e bizzarra, indefinita, ingenua, meravigliosamente coraggiosa musica oltre tutti i parametri. (The Frog Tape esce infatti per Skin Graft, oltre che per Rhinestone Records).
Un’altra corrispondenza che coinvolge le frontiere del noise e la outsider music riguarda ancora Quintron And The Pussycat e una band di Mobile, Alabama, dal noise rock magmatico e incendiario, e contraddistinto dalle violente performance dal vivo, ovvero XBXRX; ci riferiamo allo split tra i due gruppi in questione, di nome Mardi Gras, un 7″ uscito per Gold Standard Laboratories nel 2001, e registrato da Tim Kerr, storico membro fondatore dei Big Boys. Le due band, XBXRX e Quintron And The Pussycat, si rivelano già dal principio legate; il primo show di XBXRX fuori Mobile è a Mississippi con Quintron And The Pussycat, e successivamente la band originaria dell’Alabama fu invitata da Miss Pussycat a suonare nel loro club privato a New Orleans, lo Spellcaster Lodge, insieme a Bobby Conn, artista dalla poetica più barocca e lisergica, nonché ispirazione rilevante per i XBXRX. Per quanto riguarda questi ultimi, nascono a Febbraio del 1998 come trio noise, costituito inizialmente da Vice Cooler, Steve Touchston e Alicia Pearman. Il gruppo è contraddistinto i primi anni da un suono anarchico, spinto nella sua sperimentazione tra chitarra, synth e batteria, passando non troppo tardi alla formazione più classica con l’aggiunta del basso, un ruolo ricoperto da diversi e temporanei componenti. Il nucleo principale, più stabile, è formato da Cooler e Touchston, che prenderanno le redini del gruppo e dei suoi diversi cambiamenti, tutti all’insegna da un suono cacofonicamente magmatico, spontaneo, irrazionalmente ma sapientemente strutturato. Una possibile influenza è la scena noise di Chicago e di Providence, in cui i principali ispiratori sono US Maple, Flying Luttenbachers e Arab On Radar; per quanto riguarda i secondi, l’apporto di questi sarà emblematico dal momento che una delle loro menti, Weasel Walter, ricoprirà il ruolo di batterista nei XBXRX. Il gruppo, intorno al 2002, si sciolse e Touchston e Cooler nel 2003 si trasferirono a Oakland, nella Bay Area, in California, condividendo l’abitazione con Erase Errata e Burmese; lì Weasel Walter prese una stanza, e insieme ai sospesi XBXRX discussero della possibilità di cominciare un nuovo progetto; prende così vita la seconda fase del gruppo originario dell’Alabama, attraverso un suono diverso, ma comunque intrinseco alle origini nichiliste.
La fase del 2004/05 è peculiare il parte per molto del noise; gruppi come Black Eyes, Coughs e per l’appunto XBXRX sviluppano un suono che prende le mosse maggiormente dall’indie rock, il post punk e l’alternative, ma permeato alla libertà anarchica della già citata outsider music, e prendendo spunto in minor parte dal krautrock, dalla scena di Canterbury o dal progressive rock più eterodosso, senza che manchi il contributo del free jazz. Sicuramente un suono più organico prende piede nel nuovo percorso degli XBXRX e nell’album Sixth In Sixes, pubblicato per la Polyvinyl nel 2005; un suono più iconico, più flessibile dove strutture tradizionali della forma-canzone vengono prese in giro, decostruite, rifiutate e ribaltate allo stesso tempo; Deceiver’s Voice è un pezzo incalzante, coinvolgente, che entra facilmente in testa attraverso un sfogo psicologico dai tratti lateralmente classici. Si attinge da Arab On Radar e US Maple, però la differenza fondamentale è che con questi ultimi c’è più primitivismo, più naiveté; con gli XBXRX e per esempio Back Eyes c’è una causticità più classica, più indie rock e alternative rock, manipolata in senso outsider, in cui prende piede un suono più elastico, con una maggiore libertà per la melodia. Tale tradizionalismo (in senso lato) è destinato a trasformarsi nella poetica di questi gruppi, e avrà tratti più rarefatti (melodicamente) con inserti elettronici.
Ad Agosto del 2006 gli XBXRX, al New, Improved Recording di Oakland, registrano due album speculari che contraddistinguono quella successiva e ancora diversificata fase, ovvero Wars e Sounds, pubblicati nel 2007, rispettivamente per Polyvinyl e Important Records. Il primo, Wars, ha un suono più sospeso, in divenire, che sembra ricalcare la poetica di Sixth In Sixes, ma traslato in una forma sospettosamente più astratta; Sounds invece è noise surreale, con elementi chitarristici e allo stesso tempo elettronici e free jazz, in completa libertà, in cui si attinge allo sperimentalismo newyorkese di Black Dice e Carlos Giffoni, attraverso un ambient pungente e obliqua, e un free form policromato e sempre fervido. Infatti quello degli XBXRX, come d’altra parte i Black Dice, non è un caso isolato, e molti gruppi noise per trovare una rinnovata forma orienteranno il loro suono verso l’elettronica oppure riplasmeranno il loro suono vero qualcosa di eterogeneo, di nuovo senza perdere il fervore degli albori.
L’avventura degli XBXRX continuerà solo per poco tempo per poi riversarsi su altri progetti e collaborazioni (spinneret.s, Reminderless e Peaches in primis). Un percorso che ha caratterizzato una parte del noise consentendo ulteriori espressioni artistiche, in bilico sempre tra passato e futuro. Un suono sempre nuovo che si rinnoverà fin quando sarà possibile, e non si rivoluzionerà ulteriormente il genere. Attendiamo altre visioni e costumi della nostra società, ma nel frattempo viviamo la rivoluzione del presente.