Padovaland, tra disincanto e idealismo
di Giovanni Panetta
Una breve recensione sulla graphic novel di Miguel Vila, ambientata nella città veneta.
Padovaland

Cover di Padovaland (Miguel Vila, per Canicola Edizioni, del 2021). Immagine presa da canicola.net.

È incredibile come storie di provincia, che riguardano molti di noi, non siano così diverse tra loro. La Padova di Padovaland di Miguel Vila (pubblicato per la bolognese Canicola Edizioni) riflette lo scenario di molte città italiane (e probabilmente non solo queste ultime) escludendo dialetto, modi dire, clima e quant’altro. A colpire questa graphic novel di crudo realismo sono i colori; spesso si scelgono tonalità chiare e sbiadite, che possono rimandare a tonalità cromatiche di un gelato, o all’effetto di una duratura esposizione ad un sole abbagliante, come se un ambiente accogliente riserva spesso un carattere più idiosincratico, che fa emergere le sue quotidiane contraddizioni; tra l’altro un dolce può generare dipendenza alimentare, ed infatti il tema del vizio è centrale nel suddetto racconto.

Padovaland ha diverse microstorie che si intrecciano, molto spesso incentrate su più disparati stereotipi che riguardano esperienze di ragazzi ventenni con qualche adulto più anziano. In ogni modo il sentimento predominante sarà a metà strada tra la compassione e la comprensione. Giulia è appassionata di fotografia ma ha qualche problema con l’università; Irene prova distacco con gli altri coetanei e cerca riscatto dopo una relazione fallita, mentre suo fratello, Fabio, cerca riconoscenza dagli amici e non a caso si prende la responsabilità di accompagnare in giro un per la città un ragazzo olandese, suo amico.

Come detto, sebbene potremmo provare pietà o quasi un disgusto per molti di loro, spesso essi hanno dei tratti più idealistici. Spesso questi ultimi celano nel loro ruolo atteggiamenti ipocriti, ma tutto sommato possiamo percepire la loro umanità, la loro buona volontà di stare in armonia con gli altri, sebbene alcuni di essi esacerbino con irruenza nei loro pensieri di riscatto, ma il lettore in ogni caso entrerà in empatia con loro, non potendo nascondere di provare condivisione per le loro reazioni.

Un racconto dolceamaro che ha diverse sfaccettature, che fa rimanere il lettore incollato sulle pagine in uno stile grafico minimale, naïf con elementi di puntinismo. In sostanza, un romanzo ambivalente, meravigliosamente disincantato con tracce di un più sotteso idealismo.

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