Loris Cericola torna a parlarci sulla sua musica claustrofobica e dalle sonorità urbane e deviate a nome di Placenta. Questa volta trattiamo la nuova uscita Placenta Corporation ©, un EP pubblicato per Home Mort nonché autoprodotto (prima uscita sotto l’egida Placenta Corporation ©). Il disco si muove in territori ancora più organici ed omogenei, sviluppando intuizioni meno stocastiche sul beat e più compatte nella ricerca di linee melodiche secondo i consueti schemi claustrofobici. Di rimando, i temi dell’EP appaiono più personali, dettati da profonde emozioni secondo formule nichiliste e ancor più viscerali.
Nell’intervista parleremo anche del passato di Loris con gli Spirale, il suo progetto più storico dalle tonalità gotiche e rumoriste; a nome di questo trio, in cui si sono avvicendati anche Giorgio Balestrieri, Stefano Rutolini e Fabrizio Baioni (in momenti diversi) ), un singolo, Ossa (autoprodotto, 2014) e due album: Spirale (Bananophono Records, 2015) e Carne della mia Carne (Toten Schwan, Only Fucking Noise, Homeless Records, Narvalo Suoni, Brigante Records & Productions, Weird Tapes Records, 2018). Il singolo e il secondo disco sono stati prodotti da Gionata Mirai, membro fondatore e chitarrista de Il Teatro degli Orrori (mentre il già citato Ossa è stato registrato da Giulio Ragno Favero, il bassista e autore nell’appena citato quartetto di origini venete); Gionata è stato e continua ad essere una figura importante per la formazione creativa di Loris, grazie allo stile di Mirai a tratti viscerale influenzato dall’hardcore che d’altra parte leggero, un carattere più evidente nella versione più acustica della sua musica.
Di seguito l’intervista a Loris Cericola sugli argomenti di sopracitati.
Nel nuovo EP di Placenta, Placenta Corporation ©, si sviluppa una poetica ulteriormente matura, in cui la scrittura dei singoli pezzi e la loro collocazione del disco dimostra un artigianato esaustivamente ulteriormente più organico – rispetto al disco di prossima uscita e che si intitolerà Double-Farce, che abbiamo trattato nella nostra precedente intervista. Parlaci di questa tua rinnovata attitudine.
“”Placenta Corporation ©” è un EP prodotto senza preavviso, dopo aver deciso di tirar fuori un po’ di materiale prima dell’uscita del prossimo e primo full-lenght “Double-Farce” (dato che il primo e precedente EP “Iconocaust“, uscito a fine 2022, non rappresenta a pieno la forma che Placenta ha preso attualmente). Mentre “Senza Volto” è una traccia che stavo portando dal vivo recentemente, le due “Punto di Luce” e “Bilancia” sono state prodotte da zero. L’EP è uscito in digitale e su cassetta e lo abbiamo prodotto insieme alla sarda Home Mort Records, il collettivo/label che si muove tra techno e punk che parteciperà anche all’uscita dell’album.”
Il pezzo Punto di Luce è nell’ottica di una techno dinamica ma minimale nell’esplicazione del groove (anche se non eccessivamente da un punto di vista noise/post-punk) e con un beat rap asimmetrico. Il testo ha una narrazione decadente, claustrofobica, un’introspezione empatica da nichilismo adolescenziale sebbene con un significato concettuale meramente adulto. Parlaci dei possibili riferimenti di questo pezzo.
“Il beat di “Punto di Luce” è principalmente nato dalla voglia di creare degli innesti che facessero l’occhiolino ad una visione anche “dancefloor” del repertorio di Placenta, cercando di connettere la mia visione del metal con la drum&bass e la jungle music. Oltre l’elaborazione puramente strumentale, “Punto di Luce” vorrebbe essere una canzone, partendo da un testo “disimpegnato” che narra della disillusa ricerca della “libertà” (in senso ampio) che non arriverà mai in maniera davvero esaustiva, e da un uso della voce focalizzato sulla rima e sul gioco metrico.”
Senza Volto, che sembra ispirata vagamente a Kerosene dei Big Black, riproduce un’introspezione allucinata, disillusa, immersa in una realtà vagamente distopica. Parlaci degli scenari che volevi evocare con questo pezzo.
“In “Senza Volto” riprendo un po’ quella che sarà la narrazione del concept di “Double-Farce”, ovvero quello che per me è il processo di annullamento della persona nell’epoca post-pandemica, dove l’individuo si trova sempre più attanagliato dalle dinamiche mortifere del lavoro e del capitale, del ruolo imposto alla persona all’interno della società, delle sempre meno opzioni a disposizione per una vita in libertà. Nonostante la tematica largamente condivisibile dalla grande maggioranza di noi, come quasi ogni altro testo di Placenta, “Senza Volto” è scritta in maniera personalistica, quasi a lasciar intendere una vera e propria conversazione tra voce narrante e interlocutrice/tore.”
Continua il tema distopico con Bilancia, forse con una visione più sociopolitica. Il pezzo ha una tensione sospesa secondo una struttura più distesa, quasi come un monito di rassegnazione che coinvolge una visione più estesa, in cui è centrale una chiusura morale apocalittica. Parlaci dei riferimenti che emergono metaforicamente in questo pezzo.
“”Bilancia” è forse, in realtà, la traccia più personale dell’EP (e di tutta la produzione) e che forse è meno condivisibile alle/ai più.
Come è didascalicamente descritto, qui si parla di equilibri non pervenuti, ma soprattutto di intolleranze e decadimenti morali – il titolo ammicca ovviamente al segno zodiacale.”
Parlando delle origini, Spirale è un progetto dall’impostazione oscura e dettagli heavy di cui, insieme a Giorgio Balestrieri, Stefano Rutolini ed in seguito Fabrizio Baioni, eravate portavoci di un suono al tempo stesso arcaico e massivo. Con Placenta viene condivisa una certa fisicità, insieme ad un ambiente claustrofobico che permea le vostre sonorità, sebbene Spirale utilizzi un approccio per lo più maggiormente ortodosso. Dimmi quanto Placenta è stato influenzato dal tuo passato.
“Placenta è letteralmente figlia di quello che è stato Spirale per me, ma in una chiave anche totalmente diversa. Ci tengo a sottolineare che Placenta non è il continuo di Spirale, perchè la band è nata ed ha prodotto da un approccio collettivo, o comunque come se fosse stata la MIA band personale nella quale dar voce alle mie composizioni. Forse l’unica cosa che accomuna Spirale e Placenta è la grande varietà d’influenze musicali che si trova all’interno delle loro formule sonore, dal metal al punk, dal noise all’elettronica, ecc.”
Un disco fondamentale per la tua carriera e che ha segnato il progetto Spirale è sicuramente Carne della mia Carne. In alcuni pezzi si prefigura, per l’appunto, il cantato quasi rappato di Placenta come Stato Embrionale, mentre quello quasi parlato presente in Sex Annihilation appare più decadente e sussurrato, alternandosi con picchi repentini di rabbia esacerbata. Marcia Funebre sembra essere un viaggio lisergico in senso doom dall’impostazione di una suite omogenea ma diversificata nei dettagli. Sicuramente un album che unisce elementi tradizionali in senso heavy o post-punk insieme a tracce di plasticità vicine al noise, in cui la vostra creatività apparirà in divenire con uno sguardo proiettato al futuro. Parlaci delle intenzioni dietro questo album e delle possibili intenzioni.
“”Carne della mia carne” è stato ed è il nostro manifesto sonoro. Il calderone da dove prelevavamo le nostre idee è sempre stato molto profondo e capiente; nella nostra visione di musica metal, o musica estrema in generale, non abbiamo mai voluto soffermarci o omologarci all’interno di un genere specifico, al contrario, abbiamo utilizzato tutte le risorse a nostra disposizione, ma soprattutto tutta la nostra voglia di sperimentare, dato che le cose più fighe di quel disco sono nate proprio in fase di produzione/ registrazione (come l’intro “Conclave” e la sezione ritmo-rumorosa di “Marcia Funebre”, dove Fabrizio improvvisò diverse percussioni ricavate da un’autoclave, pezzi di vetro, ciarpame di alluminio e ferraglia varia dal suo magazzino, che in quel frangente era diventata la nostra sala d’incisione). Volevamo creare un suono apocalittico.”
Carne della mia Carne è stato registrato col supporto di Gionata Mirai, già alle prese con Il Teatro degli Orrori e Super Elastic Bubble Plastic. Rispetto i precedenti dischi, Mirai conferisce in quest’ultimo lavoro un tocco più eterogeneo ed intenso nella produzione distorta di suoni dark o metal dalle sfumature black; una lezione che sembra farvi direzionare verso una consapevolezza artistica quanto più matura. Parlaci del ruolo di Mirai nel disco citato e della sua influenza nei futuri progetti.
“Gionata è stata una presenza molto importante per noi fin da quando lo abbiamo conosciuto nel 2013, per questo lo abbiamo chiamato a partecipare direttamente nell’album. “Marcia Funebre” è una di quelle tracce nate durante la produzione del disco e la traccia in cui più ci siamo sbizzarriti. L’apporto di Gionata alle chitarre è stata fondamentale perché, essendo una strumentale, la traccia sarebbe rimasta “vuota”. Gionata qui si inserisce alla perfezione senza mai allontanarsi un attimo dal suo stile super personale (chi conosce lui e la sua produzione con Il Teatro Degli Orrori saprà confermarlo), e rende la traccia più apocalittica di quanto la avessimo immaginata noi. Ma qui stiamo parlando di un professionista e di un grandissimo chitarrista, oltre che ormai di un amico e una persona estremamente squisita.”