I Weekend Martyr sono al momento un trio livornese formato da Riccardo Prianti e Elia Lazzerini e Giulio Maria, dalle sonorità alternative ma in chiave eterodossa o lisergica. Il progetto nel 2024 pubblica Gastrin (per Cruel Records), in seguito al debutto omonimo (Aloch Dischi, Orfan Records, 2019), in cui nel lavoro più recente le trame si fanno più sperimentali e meno post-adolescenziali. Gastrin è stato prodotto, registrato e missato da Marco Fasolo al Big Tree Studio di Brescia, mentre la fase di mastering è stata curata da Riccardo Zamboni.
Prianti e Lazzarini collaborano anche con Luca Tanzini al progetto Tab_ularasa & The Sgrollers, in cui si palesa un rumoroso e istrionico minimalismo punk, caratteristico di tutta la produzione di Tanzini. Il 20 Marzo 2024 esce l’EP Voglio Tornare Pianta di Tab_ularasa & The Sgrollers (in collaborazione con Giulio Maria), pubblicato per la Bubca Records, che aveva portato alle stampe la precedente uscita del trio Le Aste. Qui il suono, registrato con un cellulare (come la maggior parte delle uscite di Tab_ularasa), appare più distorto rispetto il precedente lavoro, e una maggiore sospensione e riflessività (seppur rigorosamente DIY) sono centrali nei cinque pezzi scritti dallo stesso Tanzini.
Di seguito considerazioni sulla poetica di Weekend Martyr/The Sgrollers e rispettivo responso dai due artisti toscani.
Cominciamo da The Sgrollers, il duo di cui fate parte voi due, Riccardo ed Elia, caratterizzato dalla collaborazione con Luca Tanzini, aka Tab_ularasa. Il progetto ha un’impronta punk e alternative, tra Ramones e Nirvana, in cui il tutto è caratterizzato da una giocosità più adolescenziale e rumorosa, più aleatoria in ottica autenticamente DIY. Il vostro album Le Aste appare compatto, caratterizzato da canzoni di Luca con un’ossatura più robusta ed incisiva. Parlateci di come è nata la collaborazione e la pubblicazione dell’album.
“Ciao! Intanto grazie di averci dato modo di parlare della nostra musica. Con Luca tutto è iniziato perché aveva una data a Livorno e aveva deciso di non andare da solo ma di creare una band estemporanea per l’occasione. Dopo una prova fatta il giorno prima del concerto siamo saliti sul palco e sono nati gli Sgrollers. L’album Le Aste è frutto di una registrazione in presa diretta, alcuni pezzi non li avevamo mai provati, questa è una prerogativa del modus operandi della band e di Luca in particolare. A Tab interessa il momento la spontaneità e il cuore vero senza fronzoli, quella che per noi è la vera essenza dell’attitudine punk.”
Parliamo ora di Weekend Martyr, di come nasce il progetto e con quali intenzioni.
“I Weekend Martyr nascono con la necessità di esprimere un determinato linguaggio musicale che ci ha formati e accompagnati per la maggior parte delle nostre vite fondendo insieme la psichedelia con il post punk, senza però essere incastrati nei limiti dei vari generi. l’intenzione è quella di fare dei bei dischi e girare il più possibile suonando.”
Nel debutto omonimo si strizza l’occhio a sonorità psichedeliche più consonanti, unendo garage rock ad una matrice pop più recente, tipica in rilevante parte dell’inizio del Nuovo Millennio. Parlateci della genesi dell’album.
“Il primo disco è molto post-adolescenziale, in senso positivo quanto negativo. Ormai sono passati 6 anni dalla sua scrittura e sono cambiate molte cose, così come siamo cambiati noi. Il ricordo che ho è legato più al periodo e alle amicizie che non alla musica, non abbiamo mai avuto un punto di riferimento dicendoci vogliamo fare questo, semplicemente è un album che è la digestione della musica che ascoltavamo in quel periodo, sicuramente Riccardo era ossesionato dai T. Rex ma dentro c’è di tutto, dagli Ween ai MGMT ma senza voler imitare, era tutto molto naturale come lo è ora a distanza di anni fortunatamente.”
Se Underwear è psichedelìa in senso primi Anni 2000, non mancano pezzi più in un’ottica di progressive rock melodico e acustico, come Bending In Abandoned Way, in cui, per quanto riguarda il suono della chitarra vi sono alcune affinità con Genesis e Yes. Il suono di tutto l’album appare più caldo, più espressionistico nella componente melodica, e quindi più organico nell’attingere da tutto il resto. Per caso vi siete fatti influenzare effettivamente da polarità opposte in musica?
“È bello sentire parlare in maniera dettagliata di un proprio lavoro, porta a delle belle riflessioni, pensandoci adesso sicuramente è un disco che vive di molte contraddizioni di stile che unendosi portano a qualcosa di interessante. Purtroppo i Genesis e Yes non li abbiamo mai ascoltati però la psichedelia freak folk sì, band come i Comus per esempio, forse il lato acustico deriva più da queste influenze.”
In Gastrin invece si perde la valenza pop sperimentale rispetto al debutto omonimo. I pezzi sono più rarefatti e hanno pattern più netti, in cui sembrano dominare soprattutto i concetti che da soli danno vita alle canzoni. Come nasce questo nuovo approccio nel citato secondo album?
“Pensiamo che l’approccio sia lo stesso, anche se come dicevo prima dal primo disco siamo cresciuti e sono successe molte cose anche personali che non possono non riflettersi sulla musica che per quanto ci riguarda è il mezzo più potente di espressione, spesso anche in maniera inconsapevole. Gastrin come suggerisce il titolo che ha a che fare con i succhi gastrici è un album viscerale e sofferto, non tanto per la sua realizzazione ma per le tematiche oscure e l’alone dark che caratterizza tutto il disco a differenza del mood più acido e solare del primo disco, eravamo ancora più giovani e spensierati di adesso.”
Pèrez è formata da movimenti robotici diversificati nella forma, che confluiscono alla componente melodica, la quale conferisce una forma più familiare. Il tutto converge in sonorità acide di estrazione psichedelica, conferendo maggiore scorrevolezza al pezzo. Pèrez rappresenta un’istanza sonora più uniforme all’interno dell’album, e al tempo stesso biglietto da visita per una nuova impostazione sonora rispetto al lavoro precedente. Parlateci degli elementi citati che rendono musicalmente centrale il suddetto pezzo.
“Penso che questa descrizione sia migliore di qualsiasi altra che possiamo fare noi! Pèrez è un brano che fonde la violenza dell’album ma allo stesso tempo ha elementi che verranno affrontati dopo nel corso del disco come le acustiche che tengono il tempo creando una contraddizione sonora molto accentuata dal basso con un super fuzz. È l’inizio del disco, un apertura potente secondo noi.”
Stranger è un pezzo spirituale, barocco e astratto in cui domina una rarefazione che ha il ruolo di protagonista latente. Il suono gioca con armonie blues eterodosse, e nell’incorrere dei climax permeati da un’atmosfera austera e umana, familiare al tempo stesso. Come nascono tali elementi nel pezzo
citato?
“Esatto, è proprio così, Stranger è un dialogo tra io e super-io, l’idea era quella di ricreare un sabba introspettivo quindi è venuto naturale, mentre Riccardo scriveva il testo e la musica, concependolo come un blues satanico ma allo stesso tempo morbido.”
Bog rappresenta una breve suite altra all’interno dell’album, caratterizzata da un incedere periodico della chitarra, ma con una tendenza ad una sospensione in cui si realizzano differenti variazioni nei dettagli. Molto potrebbe essere derivato da una probabile influenza più cantautorale nel suono, tra baroque pop e David Bowie, in cui si uniscono austerità e accessibilità allo stesso tempo. Parlateci delle influenze e delle intenzioni dietro il pezzo.
“È uno dei nostri brani preferiti, noi purtroppo non pensiamo troppo alle influenze mentre scriviamo, piuttosto ci riflettiamo dopo in produzione e ci rendiamo conto che qualcosa potrebbe prendere una certa direzione e ovviamente ci rifacciamo a degli artisti. In questo caso il brano ha un testo abbastanza catartico, una battaglia esistenziale. La strumentale è ostinata, come un mantra anche qui dalle viscere blues ma suonato in maniera “strafatta”.”
Infine, parlateci delle prossime novità a livello di concerti e produzioni.
“Ci saranno tante novità, la prima è che finalmente abbiamo un mezzo di trasporto che ci permetterà di portare tutta la strumentazione e ci auguriamo di suonare di più in conseguenza a questo e chissà magari di uscire dall’Italia (fin ora siamo andati in 3 stivati in una panda). Per quanto riguarda la musica abbiamo una decina o forse più di demo già pronte per portarle in studio, quindi un nuovo album. Abbiamo diverse date in questi mesi per chi fosse interessato su Instagram, Facebook abbiamo fatto uscire la locandina di tutte le date primaverili del tour. A breve usciremo anche con delle bellissime date estive di un festival che adoriamo. Grazie mille per le domande interessanti e per l’occasione!”