Armonie e psichedelìa in Virevolte, intervista a Kata Phore
di Giovanni Panetta
Intervista all'artista elettronica svizzera Kata Phore. Si parla dello psichedelico Virevolte per la DDDD e altri temi.
Virevolte

Virevolte (2023).

Kata Phore è un progetto elettronico multicolore e multiforme proveniente dalla Svizzera con sede a Renens, ma legato anche al Canton Ticino nonché alla porzione germanofona dello stato elvetico. Un primo vagito caleidoscopico e dinamico prende vita con l’album Virevolte, con cui esordisce l’etichetta di Vasco Viviani DDDD (Derive Di Digitali Dolenti), costola elettronica e più avanguardista dell’originaria EEEE (Edizioni Etiche Ed Estetiche). Virevolte è caratterizzato da forme morbide che si uniscono tra loro attraverso trame eteree e spesso krautrock (come avviene nella cosmica Sandworm) e ritmi techno/dub, dando vita ad un vortice in continuo divenire.

Virevolte esce questo 4 Aprile (2023), anticipato da un video della traccia Bel Air, diretto in pieno feeling dall’artista ticinese Nadia Peter (Perpetual Bridge), empatizzando tra forme elastiche e di luce elettromagnetica.

Di seguito l’intervista a Kata Phore riguardo il suo ultimo lavoro e altri temi.

Virevolte è un disco molto vivo nella sua varietà di generi, vi è consonanza, un beat complesso e fluido, e una baluginante luccicanza downtempo. Diversi climi si incontrano generando un tornado emozionale, in cui fraseggi sorprendono per la loro poca familiarità con il pregresso. In tutto domina dal punto di vista dell’armonia una consonanza meno acida ma più sperimentale, allargando l’ascolto ad un nuovo pubblico o aprendolo verso una forma originale od eterogenea di musica. Il concetto di gioco è forte in Virevolte, in cui un suono storico sembra dare adito a nuove evoluzioni, in cui si prende il respiro districandosi in uno spazio indefinito attraverso nuove dimensioni e parametri. Parlaci di questo sound ludico e da dove trai spunto per esso. In più, come nascono e si sviluppano il progetto e le associate sonorità policromate e multiformi?

Il progetto di Virevolte è nato progressivamente, dunque non proprio come un concetto già costruito dall’inizio nella mia testa. Suono il piano da quando sono piccola ma ho cominciato ad usare dispositivi elettronici solo due anni fa. Questi ultimi mi hanno permesso di spingere e di sviluppare in modo più ampio la mia creatività nella composizione. Quando suono ho tante idee ma sono anche volatile e, spesso, presa da una visione volatile, tanto che l’attimo dopo non c’è più. Questa mancanza di consistenza e l’assenza di concetto prima di fare il disco fornisce forse l’aspetto un po’ eteroclito. Però Il dispositivo elettronico, ed il fatto di spesso registrare subito quando emerge qualcosa, mi aiuta anche ad essere più centrata in quello che faccio e sono fiera di essere riuscita a farne un album. L’idea di mettere assieme questi brani sotto il nome di Virevolte (girarsi di scatto in italiano) è perché in tutti i brani ritrovo l’idea di questo tipo di movimento sebbene attraverso forme diverse. Ma Virevolte parla anche dell’anno 2022, che è stato un anno movimentato per me: in senso positivo a livello musicale perché ho deciso di venire fuori del mio guscio.

Kata Phore

Kata Phore.

Horses ha richiami house e si evolve in un flusso alieno, in cui colori caleidoscopici si delineano in curvature nuove senza vincoli. I pezzi infatti hanno un’impostazione diversa dalla dancefloor elettronica classica, sposandosi lateralmente con il krautrock, il post-punk e il post-rock. Come avviene in te questo artigianato classificato come altro nella sua complessità?

Trovo abbastanza divertente raccontare com’è nata la canzone Horses, perché è il risultato di una specie di flash (di quelli che spesso non vanno da nessuna parte…). È partita da una fissa l’estate scorsa sulla canzone “Trick me” di Kelis. Se si ascolta bene la si ritrova nel canto di quelli che cantano/parlano ai cavalli. Ovviamente siamo d’accordo che non c’entri proprio niente né con i generi musicali che tu citi né con il risultato finale. Ho difficoltà nello spiegare come sono arrivata a questo risultato. Spesso quando riascolto qualcosa che ho creato me lo chiedo pure io. Però posso dire che Horses è la canzone alla quale più ho più lavorato in questo album. Ad un certo punto pensavo anche di buttarla via, snervata talmente che non mi sembrava potesse venirne fuori qualcosa di ascoltabile. Però alla fine mi sembrava proprio di sentire i cavalli che galoppavano in una corsa e l’ho comunque scelta per l’album anche se mi sembra sempre abbastanza impegnativa per l’orecchio…

Klatraum come Bel Air e Aquablu (quest’ultima in forma più rarefatta e dalle armonie psichedeliche) hanno entrambe una struttura plastica in cui un beat temperato ma diversificato si unisce a trame fredde ed eteree, in uno stile quasi trip hop. Nel video diretto da Nadia Peter proprio di Bel Air, un caleidoscopio prende vita attraverso forme morbide e colori accesi; l’atmosfera è tranquilla ma calda, riflettendo una musica empatica e materna, in cui gli elementi sono in equilibrio e calibrati in modo da manifestare un sentimento del tutto organico, intelligente ed accogliente. Raccontaci di come avviene nella tua offerta questo coinvolgimento?

Il Trip Hop, come la musica psichedelica, sono di certo tra i generi che ho ascoltato di più e che hanno avuto un’influenza maggiore su di me. Ma ascolto molti generi di musica diversi e posso trovare del bello ed interessante in ognuno di essi, trovo difficile limitarsi. Klartraum, come fa intendere anche il titolo, è una canzone abbastanza atmosferica ed influenzata dell’universo psichedelico. Aquablu è la canzone meno lavorata sull’album: mi è uscita molto in fretta, improvvisando al piano con il computer attaccato. Riflette la sensazione di quando facevo il bagno nella casa dei miei genitori e sentivo mio papà suonare il piano mentre mettevo la testa sott’acqua. Mi piace improvvisare, sperimentare, ma per me il risultato, l’insieme finale sono molto importanti. Deve avere una certa armonia; quando è troppo sperimentale e la struttura e l’armonia si perdono (in qualsiasi genere), faccio fatica. Porto sempre attenzione a questo aspetto quando compongo; il risultato finale deve essere un insieme che mi sembri armonico, che (almeno per come lo sento io) porti un’emozione. Bel Air è una piazza centrale dove si passa spessissimo ed abbastanza trafficata a Losanna: ci si aspetta spesso l’autobus e la traccia omonima contiene le emozioni che quel luogo mi procura.

Per concludere parlaci delle prossime novità a livello di video, attività live o altro. Se è possibile parlaci sulla prossima direzione sulla quale si muoverà il prossimo lavoro.

Virevolte è pronto da già alcuni mesi e dunque ho avuto il tempo di già cominciare a produrre un po’ di altro materiale musicale. Però anche questa volta, per il momento, non ho un progetto molto ben definito nella mia testa. Ho spessissimo delle idee ma devo trovare il tempo per realizzarle e portarle a buon fine, il che non è sempre facile. Ho anche una vita molto piena altrove, tra famiglia e lavoro. Fare dei live è decisamente nei miei progetti, spero di poter suonare ad un festival di musica sperimentale a fine estate qui in Svizzera e, più tardi, vorrei anche produrmi altrove. Sto anche pensando ad una qualche collaborazione, ma non posso dire niente di concreto ancora. “Affaire à suivre”, come si dice in francese…

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