VIAGGI SPAZIALI VERSO SIRIUS CON I VEGANOVA
di Giovanni Panetta
Percorso cosmico con Vega Lee dei VeganovA. Analisi sulla forma e sul significato di Nogod In Sirius, l'ultimo album del trio uscito per la Sonic Belligeranza.
Nogod In Sirius

Cover di Nogod In Sirius (2020).

VeganovA è un trio di musicisti/produttori dichiaratosi del futuro, formato da Vega Lee, John Nova e Larv-R. Nel settembre del 2019 solo John Nova e Vega Lee pubblicano un primo album, iSpace Dramas: otto brani che si altalenano tra l’elettronica e il post-punk e che vivono di vita propria. Stavolta, con Nogod In Sirius, il duo con l’aggiunta del francese Larv-R (di Verònne), si prende una piega differente e più elaborata. Ma cominciamo dall’inizio.

L’anonimato di VeganovA affonda le proprie radici nell’origine del loro genere musicale di riferimento, ovvero la techno; artisti di cui non si conosceva l’identità e che pubblicavano i propri dischi senza copertina. “Si chiamava la faceless techno”, spiega Vega Lee, che ha sciolto i nostri dubbi, spiegando che molto spesso i dischi “erano tutti neri, e fatti con diversi alias dallo stesso artista, e questo obbligava a concentrarsi sulla musica, non c’era nient’altro che poteva distrarre”.

iSpace Dramas

Cover di iSpace Dramas (2019).

Vega Lee e John Nova, costituiscono un primo nucleo originario, formato da “produttori e musicisti del futuro prossimo, che trasmettono onde di resistenza elettronica”, dove questo immaginario è “sotto attacco da virus diversi”, secondo una “visione burroughsiana” a cui gli autori fanno riferimento. Le prime onde sono per l’appunto iSpace Dramas, ispirato dall’immaginario di JG Ballard, “drammi dello spazio interiore, inner space drama, un tema fondamentale di Ballard, un viaggio nello spazio che nasconde un viaggio nello spazio interiore”. Un disco autoprodotto che uscirà solo digitalmente.

Nogod In Sirius invece uscirà nel formato fisico di doppio vinile, “un lavoro creativo”, spiega Vega Lee, “con la Sonic Belligeranza, ovvero con DJ Balli; presentiamo la nostra musica di duo, a lui interessa molto e ci dà delle idee, oltre quelle nostre. A quel punto coinvolgiamo Larv-R, un musicista francese di elettroacustica, riapriamo tutti i file, ci suoniamo sopra con degli inserti di sample, e nasce Nogod In Sirius”.

L’album, pubblicato il 4 Dicembre 2020, ha infatti un approccio all’elettronica poco ortodosso; le tracce, strutturate a fuga, attingono da un registro arricchito di generi; techno, ambient, krautrock, post punk (più concettuale), noise, ma soprattutto un suono immaginifico che gioca con scenari futuristici, africanisti e lovecraftiani. A volte è possibile sentire qualche voce spettrale, o un suono di una percussione che sembra essere analogica dalla cadenza mefistofelicamente precisa, e si percepisce un atmosfera sospesa, come se dovesse arrivare qualcosa di imminente e oscuro . Un percorso nel buio metafisico dai toni moderni, dove il concetto di decadenza assomiglia molto a quello, per l’appunto, di prossimo futuro. Un formato fisico, inoltre, molto interessante; una copertina gatefold al cui interno, una volta aperta, contiene una figura pop-up, ricalcando probabilmente curvature di uno spazio remoto.

L’immagine in copertina è anche esplicativa della musica stessa. Essa infatti, spiega Vega Lee, “raffigura la tribù segreta del popolo dei Dogon, nel Mali, 400.000 persone. Essi, già 3.000 anni fa, erano a conoscenza di due stelle Sirius, ovvero Sirius A e il cosiddetto Oscuro Compagno (Sirius B); noi bianchi per la prima volta abbiamo fotografato quest’ultimo nel 1971. Loro non solo lo conoscevano ma lo veneravano, la loro Creazione nasce con queste due stelle. Il Sole arriva quando l’umanità arriva sulla Terra. C’è questo sapere astronomico africano che è stato passato a noi, come se fossimo stati degli iniziati a questo sapere mistico”.

I lati dell’album, chiamati rispettivamente, Sirius A, Sirius B, Siriu C e Sirius D(ie), fanno infatti riferimento a quell’immaginario astronomico. Vega Lee continua: “in realtà Sirius C è una stella che non esiste, ma non ne possiamo essere certi; molti la cercano ancora, sia astronomi che gente più assuefatta di LSD come Robert Winston della Setta degli Illuminati”.

In riferimento agli input: “quello che ci ha mosso è stato il poter creare, attraverso l’immaginazione, mondi o parti di mondi , o universi. Questa potrebbe essere la ragione dell’arte, ma per i Dogon questo è un potere; tutto quello che viene nominato dalla parola esiste, e finché una cosa non viene nominata non può esistere. Nel vinile c’è un racconto scritto da me e da Balli, dove c’è questa ultima cerimonia funebre dei Dogon, che è il dama, e una delle tracce, che occupa gran parte del primo disco si chiama per l’appunto “Dama”. Il dama è un forfait funerario, ovvero quando i Dogon muoiono fanno un funerale; poi ogni due/tre anni o quattro/cinque anni fanno un funerale forfettario, in modo che tutte le anime dei morti possano andare verso le stelle. E a quel punto i Dogon partono per Sirius C. Noi VeganovA siamo quelli che hanno appreso questa conoscenza e ti offrono lo skilift per Sirius”.

Per quanto riguarda le voci che si sentono, sono “field recording tagliati, spezzettati e rimontati di canti funebri dei Dogon, registrate negli anni ’50 da etnologi francesi”. VeganovA inoltre fa uso di una tecnica proposta da DJ Balli, proprietario di Sonic Belligeranza, e utilizzata nelle precedenti produzioni dell’etichetta, ovvero l’extratone; un genere vero e proprio nel quale “il bpm è portato superiore ai 1.500, per cui sparisce il beat e si sente un suono unico, di synth”. Le percussioni dei Dogon, che vengono portate alla velocità degli extratone, fanno risalire un ambient più dinamico e meno freddo. Per Vega Lee l’ascolto è qualcosa di “interessante, evocativo, che contiene una potenza, anche se non c’è più la cassa”, ed è come se “la musica più veloce diventi la musica più lenta”.

Ho parlato con Vega Lee del fatto che c’è un tratto legato alla poetica del noise rock che in parte contraddistingue il disco. Infatti vi è approccio all’elettronica poco convenzionale, che non si riconduce a quella tout court; le linee sono più dilatate, i passaggi più elastici, e sembra che in senso lato si giochi con forme in libertà simili (in senso lato) a quelle dell’harsh noise. E ovviamente in alcuni punti si può sentire l’influenza del seminale sempre e comunque Aphex Twin; è interessante che la musica di un artista di per sé florido trovi terreno fertile per la altrettanto innovativo panorama musicale più moderno. Ho chiesto poi se l’unione tra cultura analogica (jazz e gran parte di rock) e quella digitale possa essere il vero futuro, e quanto c’è di questo in No God In Sirius.

Vega Lee ne conviene e descrive meglio la musica all’interno del lavoro: “Questo disco è suonato con dei synth modulari e con una chitarra. In un pezzo c’è un basso, in due pezzi c’è una chitarra, e distinguiamo sempre primo e secondo vinile. Il primo vinile ha synth modulari, chitarra, un basso, e tutto questo terreno che si può definire field recording, ma in realtà sono registrazioni di canti Dogon che sono stati tagliati e rimontati; c’è un’idea del sampling più contemporanea. Inoltre ci sono due momenti autogenerativi (ovvero la macchina è programmata per degenerare i suoni) o effetti di bobine anni ’70, e registrazioni africane degli anni ’50; inoltre si sentono effetti di cani in quanto i Dogon, quando celebrano la nascita di un bambino, un po’ fanno il verso del vagito e un po’ quello dei cani. Questo è particolare in quanto Dogon contiene la parola “dog”, e inoltre Sirius viene chiamata dagli americani “Dog Star”… Inoltre c’è anche il rumore del rombo, uno strumento musicale primitivo; è una tavoletta di legno che si fa girare sopra la propria testa, e il suono viene provocato dal taglio del vento. Mentre nel secondo disco più ambient ci sono i synth, gli extratone, mescolato per l’appunto con un ambient melanconico e melodico, e nel lato D ci sono dei suoni con degli oggetti amplificati, come pezzi di legno o oggetti metallici, effetti analogici molto datati, o delle tape con suoni di uccelli, animali o foglie”.

D’altra parte Vega Lee conviene anche sul discorso delle contaminazioni, esprimendo anche il fatto che tutti i processi artistici elaborano anche la cultura passata; “in realtà la novità non esiste” afferma Vega Lee, “è solo un brand. Non può nascere la novità dal giorno alla notte. Per esempio la maggior parte potrebbe affermare che Back Sabbath e Black Flag non hanno niente in comune, e invece l’uno non potrebbe esistere senza l’altro. Ci sono sempre delle linee guida. Si vuole comporre qualcosa in un determinato stile e poi aggiunge una novità. Oppure, in Come Funziona La Musica di David Byrne viene riportato l’esempio di Satisfaction; Keith Richards e Mick Jagger non avrebbero mai composto quel singolo senza la loro cultura sulla musica americana, e infatti quando Jagger ascoltò la versione di Satisfaction fatta da Otis Redding disse ‘cazzo, questo era quello che volevo fare’”.
E coninua: “sono molto contento del tuo accostamento con Aphex Twin, ma probabilmente potrebbe essere veritiero come no. Tutto può essere. In No God In Sirius si sentono anche dei mellotron, che rimandano ai King Crimson”.

Quindi, VeganovA ci trasmette il sapere dei Dogon e lo fa alla maniera di Sonic Belligeranza. Ma soprattutto, l’immagine di questa comunità che scopre Sirius B, nonostante il suo primitivismo e 3.000 anni prima rispetto alle società occidentali più tecnocratiche, diffonde l’idea di un relativismo individuale o etnico, mettendo in discussione l’idea di assoluto, per cui tutti i modelli della società moderna scricchiolano davanti ad un africanismo remoto. VeganovA credono nel fatto che ognuno può creare mondi, aldilà dell’idea di un principio super partes, che in realtà non esiste. In Sirius, la vertità più profonda (nonché la stella più luminosa della nostra volta celeste) non c’è nessun Dio, ovvero No God, come recita il titolo dell’ultima traccia; ma Nogod (come invece nel titolo del disco, e come viene narrato nell’artwork del disco) è anche il più abile percussionista che, durante l’ultima cerimonia del dama e in sintonia con quella polifonia “extratonale”, invoca Sirius C; da cui si giungerà verso Sirius D(ie), ovvero l’assenza di principio che può generare la vita, non dopo ma nel corso dell’esistenza stessa.
Un cerchio che si chiude dove percorsi lontani portano paradossalmente a distanze più prossime. Sonic Belligeranza e VeganovA ci danno un ascolto tutto da scoprire e approfondire, nel nome del primitivismo e del futurismo. Alla scoperta di Sirius C e oltre.

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