In Veneto band dalle forme più elastiche negli ultimi anni stanno prendendo piede. Si pensa a gruppi/solisti come HARTAL!, Virus, Raìse, Dots, Little Boy Lost, Omino, Hallelujah! e etc; qualcosa di nuovo, in piena eterodossia sonora, che sarebbe bello vedere in uno stesso apparato informativo, anche per avere una visione nell’insieme. Il Brutto Collettivo, attraverso Underground Mania, ricostruisce parzialmente quel percorso di una comunità underground coesa, ma ben lungi da ogni municipalismo. L’opera, attraverso un linguaggio divertente e intelligente mostra come la speculare realtà musicale esterna, non regionale e nazionale, mostrava solidità con la scena autoctona. D’altra parte, come è stato per altre scene locali del globo. Suoni diversi a favore dell’autocoscienza e dell’indipendenza artistica, o se vogliamo di pensiero associata a contenuti e linguaggi al passo col proprio tempo.
Underground Mania, diretto da Nicola Stradiotto e Roberto Menegon con l’aiuto regia di Fabio Zanaga e Erika Filippin, riporta le testimonianze su quattro location di concerti venete (Punkyreggae Pub a Liedolo (TV), Osteria Da Tocchetto a Montebelluna (TV), Trattoria Alle Rose a Marsango (PD), e il Manolo’s Hole a Padova), quindi storia dei posti e delle esibizioni, fatte dai promoter e proprietari che hanno convogliato quelle energie sia dal di dentro che dal di fuori. Di seguito l’intervista a Nicola Stradiotto del Brutto Collettivo riguardo il documentario di cui è coautore.
Allora Nicola, spiegaci come nasce l’idea di Underground Mania. Da che tipo di necessità o desideri siete stati alimentati?
Nicola Stradiotto: “Underground Mania nasce da un’idea di Edy (Cabrele, ndr), batterista dei Little Boy Lost, gruppo stoner padovano. Volevamo creare un documentario che parlasse non solo di gruppi e situazioni musicali underground in Veneto, ma intervistare e documentare anche i locali che danno spazio a gruppi famosi e non, della zona o stranieri, ad entrata libera (cosa non da poco!). E’ un lavoro durato un anno intero, ma ne è valsa la pena: ci sembrava giusto dare risalto alle persone che lavorano dietro le quinte e che danno un contributo fondamentale alla nostra scena locale.
“Sono anche quattro locali con cui collaboriamo per organizzare le nostre date e anche qualche esposizione di giovani artisti, come all’Osteria da Tocchetto.
“Purtroppo il Covid ha bloccato il tutto! Speriamo di ricominciare il prima possibile, riprendendo quanto interrotto bruscamente a Febbraio di quest’anno”.
Ho apprezzato in particolar modo non solo il racconto, ma anche il montaggio, che delinea una comunità sodale e solidale per il vostro mondo DIY. Momenti divertenti che si alternano ad una scena impegnata che a volte guarda fuori dall’Europa, come per esempio Manolo del Manolo’s Hole di Padova. Delinea ancora una volta una comunità che si rivolge anche al di fuori di essa, i cui limiti non consistono nei confini di una carta geografica. Una scena inclusiva che si auto-supportava, creando a tutti gli effetti un unicum. Secondo te, quanto è stato importante l’apporto al di fuori della scena locale?
Nicola Stradiotto: “Solitamente, diamo spazio a tutti come Brutto Collettivo, quando ci sono le possibilità sia economiche che organizzative, naturalmente.
“La scena è totalmente DIY e quindi auto-supportata e auto-organizzata, come dici tu: supportiamo tutti i generi e le band, locali ed estere e spesso utilizziamo il binomio “gruppo locale + gruppo da fuori regione”. Riusciamo a gestire dai due ai tre gruppi a serata…
“Non è solo il Manolo’s Hole ad aver ospitato gruppi da tutto il Mondo: anche il Punkyreggae Pub, ancora prima, aveva ospitato gruppi esteri, dagli Stati Uniti al Brasile, Messico, Germania, Francia, Olanda ecc. Anche l’Osteria da Tocchetto, nella precedente gestione, aveva fatto suonare gruppi esteri e l’anno scorso, la Trattoria Ae Rose aveva ospitato una band dalla Slovenia, ad esempio.
“Come Collettivo, crediamo che fondere diverse realtà musicali e culturali sia fonte di energia vitale, per il nostro movimento musicale locale e non solo: è uno scambio reciproco tra realtà differenti”.
Il periodo intorno al quale nascono queste realtà sono gli anni ’00-’10, epoca nella quale cominciano a nascere varie scene, come per esempio quella noise in Puglia (tra l’altro, nel documentario si può sentire un pezzo de La Confraternita Del Purgatorio). In Veneto, come nel nord, c’è uno sviluppo maggiore in senso psichedelico o garage, oppure più propriamente punk. Un “conservatorismo” che però sa uscire da questi schemi attraverso delle venature noise, come avviene con i Little Boy Lost (noise stoner) o gli Hallelujah!, con il loro garage-noise-kraut-punk. Riconoscete che la vostra scena consista in un unione di più linguaggi, spiccandosi in questo modo verso l’alto?
Nicola Stradiotto: “In “Underground Mania” siamo riusciti a raccontare in breve l’ultimo ventennio musicale in questi quattro locali, al di fuori dell’attività dei club e centri sociali comunque presenti e che in parallelo hanno portato avanti la scena musicale underground qui in Veneto sin dagli anni ’80.
“Vista la diffusione di fotocamere digitali e cellulari negli ultimi anni, siamo riusciti a raccogliere maggiori testimonianze video/fotografiche rispetto a quelle degli anni ’90: è già stato faticoso avere foto analogiche (vedi quelle presenti nella parte dedicata al Punkyreggae Pub) e trovare le persone che erano presenti a quei concerti!
“E’ passata un’intera generazione e la scena punk e hardcore è ancora forte, anche se ultimamente qui da noi generi come drone, prog, garage oppure one man band, si stanno ritagliando il loro spazio.
“Abbiamo ospitato in un paio di occasioni La Confraternita Del Purgatorio (band che purtroppo ora non esiste più) e i Trrmà, due band pugliesi davvero interessanti”!
Gli spazi che mostrate sono storici, e si passa la palla da una generazione ad un’altra diversa. Si valorizzano quei posti offrendo un contenuto più al passo coi tempi, attraverso una controcultura impegnata nel senso del punk (in senso lato). Ma ci sono state altre location interessanti degne di segnalazione?
Nicola Stradiotto: “Negli ultimi vent’anni, qui in Veneto, ci sono stati parecchi club e centri sociali, come ti accennavo prima: te ne posso nominare alcuni di storici. Per quanto riguarda i centri sociali, l’Aggrrro di Treviso, lo Stella Rossa di Bassano del Grappa, il CSO Pedro e il Gramigna di Padova, lo Ya Basta di Vicenza e il Rivolta di Marghera, vicino Venezia.
“Per quanto riguarda i club, il New Age di Treviso, il Plan 9 di Limena, vicino a Padova, sempre a Padova l’Unwound, il Magic Bus di Marcon, in provincia di Venezia, l’Interzona di Verona, il CSC vicino a Schio, in provincia di Vicenza e molti altri…
“I centri sociali con l’andare degli anni sono dimezzati: resistono solo il Pedro di Padova e il Rivolta di Marghera e ultimamente, l’Arcadia di Schio (Vicenza) e il CSO Django di Treviso. Per i club invece, c’è più vita: sono nate nuove realtà come il Kroen e il Factory a Verona, il Banhof nel padovano o l’Argo 16 di Marghera e il Circolo Quadro di Cittadella, Padova. Altre purtroppo hanno chiuso da poco, come il Benicio Live Gigs in provincia di Treviso o il Banale di Padova, giusto per citarne qualcuno.
“Degno di nota è stato anche il Country Star, pub vicino a Padova e nell’ultimo decennio, anche il Ricky’s Pub, sempre in provincia di Padova.
Sarebbe stato bello poter raccontare tutte queste diverse realtà ma sarebbe stato un lavoro immane e al di sopra delle nostre possibilità sinceramente”!
Underground Mania analizza i luoghi che hanno come cornice la musica in Veneto (Treviso e Padova). Quello che avete fatto è di indubbio interesse; mi chiedo però se nasce in voi, o da parte di qualcun altro a voi vicino, la volontà di creare qualcosa di più sistematico, come scrivere un libro, sulla cultura DIY veneto. Ce ne sarebbe bisogno dal momento che si pone la necessità di documentare quei momenti. Voi che ne pensate?
Nicola Stradiotto: “Sarebbe interessante far uscire un libro che parli della scena musicale underground Veneta, con tanto di documentazione fotografica. Speriamo qualcuno possa cogliere al balzo quest’idea e magari realizzarla prossimamente: sono testimonianze importanti”.
Le menti di Underground Mania operano anche nel retroscena dell’etichetta È Un Brutto Posto Dove Vivere. Si passa quindi da un ruolo ad un altro, ed ancora una volta il confine tra due occupazioni diventa qualcosa di fluido, come è spesso avvenuto dell’etica stacanovista della musica sotterranea. Sembra che questo lasci presagire che ci saranno iniziative allo stesso modo concrete con/sulla scena; è così?
Nicola Stradiotto: “Collaboriamo con l’etichetta È Un Brutto Posto Dove Vivere di Fabio Zanaga e il canale Youtube “Brutta TV” da lui stesso ideato: io, Edy e Erika assieme a Fabio per l’appunto, formiamo il Brutto Collettivo. Siamo quattro personaggi che suonano, disegnano, tatuano, si autoproducono e organizzano eventi: non appena ci saranno i presupposti, riprenderemo la nostra attività live, come ti dicevo prima e non vediamo l’ora!
“Questa credo sia l’essenza del pensiero DIY alla fine”.
Ci sono interessanti realtà in Veneto anche dal punto di vista delle etichette (Boring Machines, Non Piangere Dischi, Depression House Records). Si potrebbe sviluppare anche quell’aspetto?
Nicola Stradiotto: “Ci sono diverse realtà, come etichette, distro, zine, festival ecc. che contribuiscono a quanto già citato prima. Gli aspetti di cui si può parlare sono parecchi: ognuno da il suo contributo alla “scena” , sempre se di scena si può parlare, come spesso succede in tutti i posti dove c’è fermento artistico e musicale, non solo in Veneto naturalmente.
“Ognuno può contribuire con le proprie idee e iniziative.
“Potete vedere tutte le nostre iniziative su Facebook, cercando il profilo del Brutto Colettivo“.