La sfera creativa degli Archers Of Loaf riserva molte sorprese – dal punto di vista dell’autore di questo articolo, ma non solo – oltre i loro quattro album che li immortalano nel loro caratteristico splendore recondito di matrice indie rock americano. Focalizziamo la nostra attenzione nello split con i Treepeople, un doppio 7″ denominato Arcers Of Loaf + Treepeople. I Treepeople sono una band nata nel 1988, originaria di Boise, Idaho, ma che operava soprattutto a Seattle nella prosperosa era grunge, grazie in particolare al loro contatto Chris Takino, che faceva anche da manager alla band. Takino lavorava anche alla Sub Pop, oltre che per la sua etichetta Up, dove molto spesso scritturava band dal suono non convenzionale per l’epoca, lontane da associabili scenari con musicisti dai capelli lunghi e camice di flanella. Takino era anche conosciuto per avere intuito nello scovare il successo di una band, ed infatti aprì la strada per esso attraverso la sua Up Records a Built To Spill e Modest Mouse, scritturandoli quasi agli esordi. Per quanto riguarda il primo di quei due gruppi citati, Takino aveva già previsto qualcosa tempo prima sul potenziale di qualcuno di quei componenti, come Doug Martsch, al comando di Built To Spill e componente di spicco in Treepeople, in entrambi voce e chitarra. La prima e storica formazione dei Treepeople comprende anche Scott Schmaljohn (chitarra e voce) come leader, suo fratello Pat “Brown” (basso) e Wayne Flower (batteria). in questa versione e con la loro proposta, melodica, power di matrice hardcore e tutta noise rock, pubblicarono due uscite più importanti, ovvero l’album Guilt Regret Embarrassment del 1991 (per Toxic Shock Records e K Records) e l’EP Something Vicious For Tomorrow nel 1992 (per la C/Z Records e pubblicato insieme ad un’uscita di quel passato ovvero Time Whore, un altro extended play). Un evento che ha caratterizzato quella fase storica è anche il concerto a Portland in Oregon di spalla a Dinosaur Jr e Nirvana, sei mesi prima della pubblicazione di Nevermind, punto di incontro tra il corporate rock e la cultura DIY. Takino, che organizzò la serata, sembrava che dovesse rischiare inserendo un gruppo che si stava facendo conoscere, quali erano i Treepeople, insieme ai paladini dell’indie rock americano Dinosaur Jr, e i Nirvana che comunque, già sotto contratto per la Sub Pop, avevano la loro notorietà; ma Chris Takino aveva il suo tatto per la musica, e, con il loro suono potente e slacker, che guardava ad entrambi i gruppi (in particolare ai Dinosaur Jr), il gruppo originario di Boise stette a proprio agio in mezzo a quegli alfieri del genere e attraverso un maggiore senso di appartenenza, con la loro esperienza sia passata che di quel momento, e quindi furono più motivati a continuare la loro avventura.
Dopodiché il percorso Treepeople continua, attraverso cambi di formazione (alla fine come componente originario rimarrà solo Scott Schmaljohn) e altri due album più vari singoli e due split, fino al 1994. La collaborazione con gli Archers Of Loaf fu pubblicata a Febbraio del 1994, dall’etichetta Sonic Bubblegum di Brighton che ha scritturato Sebadoh, Belt Buckle e Pipe; la nostra attenzione si focalizza sulla copertina e il retro, ovvero sui disegni a matita nera su sfondo bianco, tra l’astratto e il surreale, ad opera di Michael Scheer, autore di quasi tutte le uscite dei lavori del gruppo di Boise, e che in seguito collaborerà con i Built To Spill. Nemmeno la tracklist passa in secondo piano: due pezzi eseguiti dai Treepeople, ovvero un pezzo originale (Meet At The End) e una versione di Web In Front degli Archers Of Loaf (presente originariamente in Icky Mettle, il primo album del gruppo di Chapel Hill), e due pezzi eseguiti dagli Archers of Loaf, ovvero un pezzo originale (Quinnbeast) e una loro interpretazione di Funnelhead dei Treepeople (presente originariamente in Something Vicious For Tomorrow).
Ogni brano ricopre una delle quattro facciate dei due 7″; infatti le tracce vivono di vita propria, e ciascuna di esse potrebbero essere benissimo iconiche per il loro genere. Meet At The End ha dei riff potenti in stile hardcore/metal e si basa su una crescita/decrescita melodica secondo un percorso non monotòno. Web In Front, una versione più allucinata e caotica dell’originale, sembra essere un omaggio agli Archers più in senso ironico e che si adatta bene a tutto al resto e come ascolto singolo. Per quanto riguarda il secondo 7″, Quinnbeast e Funnelhead hanno un suono più preciso, pulito per gli stessi standard del gruppo nato più recentemente (gli Archers, nel 1991). C’è infatti un forse contrasto nella release tra caos e ordine, e viene trovato l’equilibrio sotto l’effetto di due poli attrattivi: l’ordine dell’alternative rock e il caos esacerbante dell’indie rock anni ’80. Un passato e presente nel quale si barcamena tutta la musica, e tale modello diventa più fulgido in quell’epoca. Non si saprà che le cose torneranno a complicarsi ulteriormente con l’emergere ancora di più della scena noise che in quel periodo stava esordendo in città come Providence… ma questa è un’altra storia.
Un gruppo verso la fine e un altro praticamente all’inizio; come se fosse un testamento che offrirà qualcosa di interessante da ascoltare, quindi l’occasione di scoprire questa gemma sonora oscura e un pezzo di storia tutta underground.