HOLY MONITOR: MITO, VIAGGIO E PSICHEDELIA
di Giovanni Panetta
Percorso attraverso il tema del Viaggio: il gruppo originario di Atene Holy Monitor si racconta attraverso i loro lavori passati e il loro ultimo Southern Lights, tra mitologia, acqua e altri elementi.
Southern Lights

Cover di Southern Lights (2021).

Il 26 Febbraio di quest’anno è uscito Southern Lights, l’ultimo e terzo disco full-lenght degli Holy Monitor, band di Atene, dai riff e dalle jam in senso psichedelico e che ruota, per quanto concerne i testi, intorno al tema mitologico del viaggio. Ogni loro lavoro gioca con quelle trame lisergiche e con un elemento in particolare. Se la terra e l’aria sono centrali rispettivamente nel primo omonimo e in II, in Southern Lights diventa protagonista l’acqua, componente di quell’odissea che invade il suo corso, e ispirata dalla cosmologia di Aristotele. In quel percorso dai tratti mitologici, l’uomo, lo stesso viaggiatore, e quel fluido inarrestabile saranno due entità in divenire che si condizioneranno, si attrarranno, e diventeranno quasi l’uno una parte dell’altro.

Il disco, pubblicato per la Blackspin Records e la Primitive Music, è stato scritto dai chitarristi Stefanos Mitsis e George Nikas (quest’ultimo anche voce) per quanto riguarda la musica (tranne per Hourglass, creditata a tutta la band), mentre l’autore dei testi è Nikas. Inoltre il lavoro è stato registrato da Alex Bolpasis (bassista del gruppo) al Suono Studio, a parte le parti vocali che sono state registrate da Nikas al Black Caravan, e masterizzato da Nick Townsend al Townsend Mastering in California. Per quanto riguarda l’artwork l’autore è Bewild Brother.

Di seguito l’intervista al gruppo che mostra il perso di lavorazione di Southern Lights, più una parte del loro passato.

Cominciamo dalla prima domanda: come nasce e si sviluppa Holy Monitor nel suo percorso attraverso una psichedelìa cosmica?

“Gli Holy Monitor si sono formati durante l’estate del 2014 da Stefanos e George. [Inizialmente] fu solo uno studio project, il quale aveva bisogno di aprirsi di più, così molto presto diventammo cinque con l’aggiunta di Vangelis (Mitsis, nda) alle tastiere, Alex al basso e Dimitris (Doumouliakas, nda) alla batteria”.

Per quanto riguarda il vostro ultimo e terzo album Southern Lights, i riff di chitarra sono minimali, melodicamente essenziali, ma i pattern ritmici si sanno adattare in modo antisimmetrico e angolare. Sembra che ci sia una sensibilità krautrock nella struttura astratta, cosa che tradisce la classicità del suono. Inoltre come abbiamo già detto un sound spaziale. Vi è nel complesso la potenza (pseudo-)motorik di Blue Whale, Southern Lights e The Sky Is Falling Down, per poi passare attraverso la cosmologia dormiente di Hourglass, fino ad un post-rock psichedelico per Under The Sea. Infatti, vi è una corrispondenza tra suoni terreni ed eterei, tra alto e basso. Vorrei sapere da dove deriva questa corrispondenza e in quale contesto è immersa.

“Southern Lights fu registrato in studio dal vivo, dal momento che volevamo catturare quell’atmosfera psichedelica delle nostre jam e delle nostre esibizioni. Decidemmo di usare questo tool per liberare noi stessi dai limiti del metronomo, e allo stesso tempo avevamo la possibilità di sperimentare usando tutta la nostra esperienza delle nostre precedenti uscite per creare qualcosa che sarebbe stato nuovo per noi. Improvvisamente eravamo nel Paese delle Meraviglie con tante opportunità. Questo è stato il fattore principale nel nostro ultimo album che ha stravolto tutto”.

Holy Monitor

Holy Monitor, foto di Takis Madray.

C’è una parvenza di un tema “localista”; sembra che il disco Southern Lights sia permeato dal vostro luogo d’origine, per l’appunto la Grecia; il Mare è il tema principale, con il suo luminoso irraggiamento tipico del Mediterraneo. È presente anche il Viaggio. Ci potrebbe essere un riferimento a quello dei migranti dal Medio Oriente, sfuggiti dalla guerra e dalla dittatura, e alle stragi che si sono susseguiti nel loro percorsi. Ho trovato esplicativa in merito The Sky Is Falling Down (In the morning I woke up / Couldn’t tell if there was God / Was there Buddha or Allah / People called an ambulance); confermi queste mie parole in merito? Inoltre c’è un forte legame con la tradizione; qual è la vostra idea di far corrispondere antico e moderno? In più siete legati al vostro luogo con altre iniziative?

“Il viaggio del viandante nei testi dell’album sta prendendo posto a un percorso senza fine che non più essere fermato dai confini e da ogni topologia di Dio. I nostri personaggi viaggiano solo per scoprire la Terra, il loro mondo. Come si può vedere nella copertina del nostro primo album c’è un prisma in una distesa di deserto; sul secondo c’è un cuore in una montagna, e su questo si vede un’aurora boreale attraverso una fata morgana sull’acqua. Il tema principale dell’intero album come puoi ben vedere è l’acqua, il quale è uno dei più potenti elementi che ha giocato un ruolo maggiore nella nostra idiocracy, e connette il moderno con l’antico attraverso il suo flusso costante”.

Parliamo dei precedenti lavori. II sembra spaziare elasticamente per quelle che sono le varie componenti della musica. Le linee sono più propriamente psichedeliche ma gli effetti e gli strumenti vengono utilizzati in modo più eterodosso. È presente il tema del naturalismo con molta grandeur, ma ciò che sovrasta è la musica, che imprime profonde arcate, e sperimentale quanto può bastare. Mi chiedo se con II volevate fare qualcosa di più non convenzionale, con un forte elemento meteorologico, e se con The Southern Lights volevate di più comunicare con le parole attraverso uno stile più classico. Qual è la giusta interpretazione?

“Succede che in ogni album creiamo musica in una determinata fase delle nostre vite, così è inevitabile che puoi sentire l’equivalente differenza nei modi in cui componiamo, ci esibiamo o scriviamo I nostri testi. Anche nella produzione dei pezzi potresti dire che c’è un mood differente, come anche, d’altra parte, nel nostro modo di suonarli. Qualche volta non realizzeresti mai il modo con cui scegli di comunicare fino a quando ascolti l’intero album una volta che lo hai messo nel relativo supporto. La verità è che quando registrammo Southern Lights provammo a dare più spazio alla musica e alle parti di jam, ma alla fine, quando provammo per la prima volta nuove linee vocali e melodie, le parti cantate furono elaborate molto attentamente e i testi ebbero di più un ruolo significativo”.

Holy Monitor

Holy Monitor, foto di Takis Madray.

Un anello di congiunzione tra i due full-length è l’EP This Desert Land. Il focus musicale è tendente verso il terreno, e per quanto riguarda i testi diventa più oscuro, in tema con i tempi di pandemia. Emblematici versi seguenti. No help from above / You got to call me inside. Magari è proprio tramite un maggior senso di responsabilità e, perché no, una creatività che viene dal di dentro (anche come ricerca e desiderio) possiamo uscire o esorcizzare attraverso l’arte questi difficili tempi. Tra l’altro forse è questa l’occasione di puntare ancora di più sulla cultura o la musica underground dal momento che quel campo sta diventando economicamente più precario. Non ci rimane che produrre e fruire da casa della musica e aspettare per fare concerti quanto prima. Cosa ne pensate voi? Inoltre come si è sviluppato il sound più terreo di This Desert Land, dopo l’astrazione di II?

“This Desert Land fu registrato appena pochi giorni dopo il primo lockdown in Grecia, durante il Marzo 2020. La terra desertica era una metafora delle città vuote e i testi dell’EP erano ispirati maggiormente dai tempi di pandemia. Le registrazione hanno luogo nei nostri home studio, e c’era il bisogno di creare dal momento che, come sapevamo, non c’era nessun modo di esibirci ai concerti o ai festival per molto tempo. In effetti This Desert Land fu registrato dopo Southern Lights, ma abbiamo deciso di pubblicarlo in tempi ristretti durante il lockdown, e concederci più tempo per il full-length. La principale differenza tra questo EP e tutte le altre uscite è che [This Desert Land] prende la strada delle influenze della band più tradizionali in stile rock ‘n’ roll, piuttosto che quelle spirtual o psych, quindi questo fa sì che [il lavoro succitato] suoni più terreo”.

Per concludere, quali saranno i prossimi progetti di Holy Monitor? Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro successivo lavoro?

“È sicuramente difficile fare piani durante questi folli tempi, anche se speriamo di esibirci live con il nostro nuovo materiale quanto prima. Per la prossima uscita ci siamo molto divertiti durante la lavorazione di Southern Lights, e forse ripeteremo la stessa procedura una volta di nuovo”.

Grazie e a presto.

“Grazie a te per il supporto”!

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