TREEHORN E LA MANO PESANTE DEL MATH ROCK
di Giovanni Panetta
Recensione di Golden Lapse
Treehorn, Golden Lapse

Cover di Golden Lapse (2019).

Il prossimo 27 Ottobre uscirà il secondo album dei cuneesi Treehorn a nome Golden Lapse, per varie etichette (Escape From Today Records, Canalese Noise Records, Brigante Records & Productions, Vollmer Industries, Taxi Driver Records e Scatti Vorticosi), e ne è passato di tempo. Parliamo di un lasso di tempo di ben otto anni dopo aver pubblicato il loro primo LP Hearth, nel 2011. Ancor prima, nel 2008, uscì il loro esordio, Amine, un EP dove, a livello di sonorità, fa da sfondo lo stoner e sorprende la presenza di esperimenti più avanguardistici che rimandano a certa library music, ma soprattutto non manca un sapiente utilizzo di linee noise rock della chitarra; riff, quelli di Gianandrea Cravero, nei quali con grande abilità si alternano sonorità più propriamente stoner rock a quelle di matrice rumorista, mostrando una grande voglia di sperimentare simile a quella dei nineties, periodo di sviluppo dei due generi musicali accennati sopra.

Il lavoro successivo, Hearth, primo album della band cuneese e masterizzato da Bob Weston nei suoi Chicago Mastering Studios, si mantiene sullo stesso genere e qualità, seppur diverso dall’esordio in quanto si fa più sentire l’attitudine stoner blueseggiante nel cantato e nei riff, anche se suoni d’ispirazione dall’estetica degli Sleep convergono verso dissonanze caustiche alla Jesus Lizard. Inoltre un lavoro in cui c’è più voglia di sperimentare con gli strumenti, piuttosto che, per esempio, lavorare di preproduzione per intro o outro coraggiosi.

Nell’ultima fatica che andiamo a presentare, Golden Lapse, in uscita il 27 Ottobre, non mancano anche questa volta novità: il volume si alza, spaziando verso un math rock rumoroso in cui si fanno notare di più i cambi di tempo che, insieme a suoni distorti e sovraincisioni della chitarra, conferiscono all’album un’idea di caoticità, ma ben meditata. Un lavoro dove cadenza math rock, atonalità noise, attitudine stoner nell’essere più consonanti e qualche suono più cupo (per la precisione l’intro dell’album e la nona traccia (Lapse), denotando un certo ritorno agli intermezzi similmente all’esordio Amine), danno una chiara idea della poliedricità di questi cuneesi che hanno tanto da offrire. The Recall Drug è il pezzo canonico dell’album, che presenta al meglio tutte le facce del gruppo. Il tempo si fa più scandito, veloce, quasi adrenalinico nella traccia Virgo, Not Virgin. Dissonanze urticanti nei riff delle strofe fanno da sfondo in Onlooker, in cui il bassista/cantante Davide Maccagno sa intiepidire l’atmosfera con la sua voce di impostazione blues. In Hell And His Brothers e A Shining Gift il tempo si rallenta leggermente, anche se la batteria allenata di Davide Olivero si fa sentire potentissima, come d’altra parte in (quasi) ogni pezzo dell’album.

Verso ed oltre il manierismo, un lavoro che sa coinvolgere attraverso una mano pesante che disegna paesaggi math rock pungenti con velocità, ma in maniera organizzata. Sebbene sia diverso qualitativamente dall’esordio Amine, Golden Lapse ha intuizioni interessanti. Altre volte i suoni diventano più standardizzati, ma fa parte del puzzle: è interessante ed affascinante vedere come tradizione e creatività si intrecciano. Un album senza dubbio interessante nel panorama underground italiano odierno. Speriamo di vedere altri dischi del genere. Bravi Treehorn.

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