
The Inframen, Robert Parker a sinistra, dAs Ret a destra. Foto di Michele Petrelli.
The Inframen sono un duo proveniente da Bari costituito da Robert Parker (voce e basso) e dAs Ret (batteria e monotron). Il loro suono è un noise punk dalle tinte astratte e futuristiche, per via della contemplazione di un immaginario fantascientifico di origini culturali sia americane che giapponesi. Il duo si esprime con sonorità eterogenee ed energiche e con testi surreali e ironici, come avviene nel concept album, nonché terza uscita a loro nome, Zero Gravity Toilet, pubblicato per le etichette siciliane Dcave Records e la TheKidsAreAllRight.
Di seguito l’intervista a The Inframen riguardo gli esordi e i loro lavori.
Parlateci di come nasce l’avventura con gli Inframen, come è nata l’estetica sonora e visiva e quali sono state le intenzioni iniziali.
“Gli INFRAMEN nascono più di una decina di anni fa nel box all’ ultimo piano sotterraneo di un noto autosilo di Bari. Dopo l’esperienza con il duo Situation 3, Robert intraprende con dAs Ret una serie di session di improvvisazione sperimentale dalla quale prendono forma quasi subito grandi classici della band come “Robot In Disguise”, “Fighting With James Brown” e “The Leather”. Il progetto musicale doveva inizialmente chiamarsi “Infrared” ma vista l’enorme passione di entrambi per i tokusatsu (supereroi televisivi giapponesi) e la science fiction, si optò per “The INFRAMEN”, in omaggio a “Inframan – L’altra dimensione” film del 1975 (diretto da Shan Hua e realizzato negli Shaw Brothers Studios, nda).”
Il basso è caratterizzato dall’assenza della seconda corda, in cui facilmente si possono gestire le parti ritmiche con la prima corda e le parti più chitarristiche con le altre rimanenti. Come avviene questa scelta più nello specifico?
“È una scelta puramente stilistica e tecnica finalizzata ad una presa di distanza dai canonici standard sonori associabili a tipologie di distorsioni per basso o chitarra “preconfezionate”. Di fatto è una modalità che permette di “produrre” fuzz senza avere un oggetto (pedalino) apposito, unendo una notevole capacità di gestione del controllo del noise prodotto.”
La prima uscita, il vostro EP omonimo, sperimenta in senso dinamico, attingendo, lateralmente o in maniera diretta, da un garage più vivace con qualche elemento soul e prog, considerando la copertina di Roberto Cavone con una rappresentazione di James Brown e una rivisitazione di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson. Come nasce questo recupero del passato rielaborato e la genesi di questo esordio?
“Si potrebbe dire in poche parole che the INFRAMEN è tutto ciò che è associabile al groove, alle visioni avanguardistiche e allo spirito rock’n’roll. Nel primo EP sono riassunti tutti questi elementi.”
Nel primo album, Mondofaz, la vostra scrittura spontanea si fa più organica in maniera funzionale nel scaturire caoticità generata dalla sapiente dose di sospensione adrenalinica e senso di groove delle linee ritmiche, incisive e calde. Il suono diventa più cinematografico, in cui dal suono si sviluppano immagini in dinamismo di una fantascienza psichedelica ed eclettica. Parlateci di questa nuova fase a livello sia di scrittura che di esecuzione.
“La volontà, in quel particolare periodo, era quella di costruire un disco che avesse un suono particolarmente cavernoso, energico e percussivo con richiami alla cultura underground cinematografica. È stata una fase in cui il modo di suonare della band era molto incentrato sullo studio delle basse frequenze e delle dissonanze.”
Zero Gravity Toilet è il vostro secondo album, dotato tra l’altro delle grafiche di Nicola Rettino in forma psichedelica, in cui il discorso di Mondofaz, molto basato su linee groovose efficaci e punk, viene portato ancora più all’estremo. Parlateci di questa vostra ulteriore estremizzazione di suono.
“La novità, sul piano dell’ artwork, è quella dell’ingresso di Nicola Rettino, il quale ha curato l’intero lavoro grafico e che, con il musicista elettronico Adeico (autore del remix di “Moon’s Made Of Green Cheese), ha sancito la collaborazione di the INFRAMEN con il collettivo multimediale Temponauti. Zero Gravity Toilet rappresenta una nuova fase nella modalità di songwriting del duo, si tratta di un concept album che necessita di essere ascoltato nella giusta sequenza cronologica, come i capitoli di un libro, in netta controtendenza alle “short songs” tanto in voga oggi. Dal punto di vista del suono, impazzire è stato l’imperativo assoluto: più rumorosi che mai, più noise che mai, tanto da assicurare un posto al reparto di psichiatria all’ormai esausto tecnico del suono Lorenz Van FunJ.”
In Zero Gravity Toilet viene suggerita una certa artificiosità molto simile alle suite nel mondo prog (sebbene le canzoni dell’album a cui facciamo riferimento non sono effettivamente dalla lunga estensione), in cui fanno da sfondo suoni elastici in senso kraut o attingendo a certo garage spaziale à la Man or Astroman? o i Jon Spencer Blues Explosion di Orange. Crater Of Eternal Darkness è una cavalcata in cui prendono piede svalvolamenti di synth in maniera plastica e astratta, mentre Magnolia Caboobi Moonbase è un viaggio su lande desertiche californiane filtrate attraverso lenti caleidoscopiche e non-euclidee; invece Moon’s Made Of Green Cheeese ha un carattere più sospeso e al tempo caotico, in cui si offre una versione più urbana con Moon’s Made Of Adeico Remix. Come avviene la contemplazione di tale complessità?
“È la contemplazione di due astronauti che hanno intrapreso un viaggio nello spazio con l’intento di rimanere in un cratere lunare con il mero scopo di ubriacarsi! Non è dato sapere cosa succederà, quali visioni e allucinazioni uditive ne scaturiranno e se si riuscirà ad uscire vivi da se stessi!
Il potere del feeling che il blues insegna, va oltre i confini dello spazio-tempo e gli INFRAMEN si sono piacevolmente persi in un wormhole, non aiutateli ad uscirne… entrateci anche voi!”