RYOSUKE KIYASU: L’ESSENZA DEL RULLANTE
di Giovanni Panetta
Intervista a Ryosuke Kiyasu. Riassuntivo percorso (in giro per il mondo) dei suoi beat poliritmici suonati sul suo e solo rullante, con il quale si identifica durante le performance.
Ryosuke Kiyasu

Ryosuke Kiyasu live; foto di Yunis Tmeizeh.

Il Giappone è stato sempre un micromondo di suoni rumoristici in piena libertà, a cominciare da solisti e gruppi come Masayugi Takayanagi, Ghost, Ruins, Kawabata Makoto, Boredoms, Melt-Banana, Merzbow, ecc. Suoni elastici che si sono sviluppati in maniera indipendente su più piani dalla cultura occidentale. Una vasta gamma di suoni che ha attinto dall’Europa e dall’America applicando un approccio eterodosso a generi di per sé sperimentali come free jazz, avanguardia, krautrock, psych rock, noise, e quant’altro. Un fermento unico che continuerà a sorprenderci.

Negli ultimi anni è salito alla ribalta il percussionista giapponese Ryosuke Kiyasu. Oltre le sue esperienze in gruppo come Fushitsusha, la Kiyasu Orchestra, Sete Star Sept, e SHRIMP, si è esibito in giro per il mondo dal 2016 tra Cina, Indonesia, Australia, Europa, America e quant’altro, con solamente le bacchette e un rullante, esplorando tutte le sue potenzialità dal punto di vista del suono: cambiando la tensione dello strumento, strofinando le bacchette sulla pelle, o suonando sul fusto. Il tutto attraverso un performance dai toni teatrali in cui Ryosuke si contorce, sale sul tavolo dove è posizionato il rullante, o si inginocchia per terra, utilizzando anche il supporto delle gambe che vanno a modificare la tensione della membrana.
Per Ryosuke, come scopriremo, il rullante è una vitale componente del suo essere, di conseguenza le sue performance sono qualcosa di personale e spontaneo. La sua offerta è innovativa e, a dimostrazione di ciò, portando il suo set in poche ed elette città. Per esempio, al momento è venuto solo in una città dell’Italia, ovvero a Foggia, il giorno di Ferragosto durante il suo tour del 2018 che ha preso gran parte dell’Europa.
Ryosuke Kiyasu ha pubblicato a nome proprio otto uscite in solo (in ordine cronologico: China Tour 2016, Mass Hysteria, Live In Seattle 2016, Finite Limits, Rites Of Separation, Concert In Bern 2018, Ritual Offerings e Rupture), e sei con la collaborazione di altri, tra cui uno split con l’italiano No-Joy.

Finite Limits

Cover di Finite Limits (2017); foto di Funaki Kazuyuki.

Abbiamo rivolto delle domande a Ryosuke Kiyasu, sulla sua peculiare arte dai toni minimali e rumoristi. Di seguito l’intervista.

Cominciamo dalla musica in solo. Il tuo stile unisce rumore avanguardista e, in certo senso, l’arte della performance. È interessante come quei suoni poliritmici trovano vita attraverso quei gesti teatrali e visivamente suggestionanti che ti caratterizzano. D’altra parte con quel solo rullante, le bacchette, lo spazio circostante, il corpo, la loro musica, che viene espressa in tutte le sue potenzialità, sono caratteristici del fatto che si oltrepassa un sound più minimalista, come ingenuamente si potrebbe pensare. Infatti l’innovazione è anche questo; esplorare il potenziale di un semplice oggetto anche studiandolo dal punto di vista della sua interazione con l’esterno, piuttosto che utilizzare uno strumento più sofisticato e non sapere da dove cominciare. Ma al di là della metafora dai toni spirituali, da dove deriva l’idea del rullante e del modo in cui lo suoni?

Ryosuke Kiyasu: “L’idea per il solo con il rullante viene dal pensare le singole note e gli elementi del ritmo come una percussione, la quale fu una concezione che risale a tempi antichi ed è un modello per tutta la musica. Il rullante è uno strumento semplice, ma con esso si è capaci di creare una varietà di espressioni e produrre una vasta gamma di suoni. [Il suo utilizzo mi] è stato influenzato dai ritmi antichi giapponesi, nei quali si suonano anche gli spazi tra le note che non vengono usati nella musica occidentale”.

Sembra che i tuoi pezzi siano una traslitterazione delle componenti di un pezzo musicale più ortodosso. A volte la tua musica sembra che volesse parlare, come farebbe un telegramma; oppure in certi casi è possibile scorgere una parte associabile ad un ritornello, o una strofa, oppure qualcosa di più sospeso o rarefatto come se fosse un bridge. Sembra che quello stile più classico assuma una forma monotono, che andrebbe colta per una migliore fruizione. Ma detto da te, a cosa pensi quando suoni? Quali sono gli schemi che utilizzi?

RK: “Durante la ripetizione di qualcosa di monotono, dal mio punto di vista cambia un po’ qualcosa, sia per quanto riguarda l’espressione che il tono. In quello stato, sono capace di sentire i dettagli del suono, di mettermi alla prova nell’esprimerli delicatamente ogni volta che suono. Sento [ogni volta] di aver davvero bisogno di allenarmi e di migliorare molto in quanto non posso esattamente produrre il prossimo suono che immagino”.

Il tuo tratto sonoro ha assunto caratteristiche diverse nei precedenti progetti in collettivo. Suoni, beat sempre differenti che accompagnano il free jazz nella Kiyasu Orchestra, il grindcore dei Sete Star Sept, oppure sonorità psych-kraut come avviene negli storici Fushitsusha di Kenji Haino. Con il tuo solo però si assume una libertà non solo nella sostanza, ma anche nella struttura; sembra che quelle regole di come suonare vengono ridefinite in qualcos’altro. Mi chiedo quanto ti sei sentito di agire liberamente solo con il tuo rullante; o magari in gruppo artisticamente ti trovi più a tuo agio?

RK: “Il rullante è la cosa più naturale per me, posso dire che esso sono io stesso. Ogni band ha la propria concezione e immagine ideale della musica che prendono come riferimento, ma non ho mai saputo qual è la mia immagine ideale per il mio solo con il rullante. È qualcosa di naturale come respirare, qualcosa che è espresso attraverso il mio corpo e il mio respiro. Non sono mai stato capace di suonare idealmente, e non potrei produrre il suono al quale ambissi. Questo perché ogni volta trovo che sia davvero interessante [suonarlo]”.

Parliamo dei tour. Sei stato spesso in giro per il mondo (prima del COVID-19): America, Europa, Israele, Oceania, e ovviamente Giappone. Hai portato per il mondo la tua offerta musicale, penso anche con l’intenzione di proporre qualcosa di innovativo. Inoltre suppongo che la tua musica possa ispirare molti adesso e nel futuro; cosa ne pensi?

RK: “Il solo modo di trasmettere un suono dal vivo è incontrare la gente e suonare di fronte a loro. Questo perché andare in tour è molto naturale per me, ed è difficile comunicare un messaggio attraverso il suono e le immagini da sole. Ognuno potrebbe avere la propria definizione di musica, ma quello che voglio è comunicare la mia musica ideale ad un pubblico numeroso e fare in modo che quest’ultimo empatizzi con essa. E io ho familiarità con questo”.

Per quanto concerne il tuo tour del 2019 sei stato anche in Italia a Foggia (Monte Sant’Angelo), il giorno di Ferragosto. Come hai trovato il pubblico locale pugliese? Conservi qualche ricordo emblematico di quell’esperienza?

RK: “Suonammo ad un concerto all’aperto a Foggia, in Italia, e uno dei promoter italiani mi ha contattato via Facebook. Era il mio primo show in Italia, ed vissi un bel momento in un posto che non avevo mai visto prima, e molte persone erano sorprese e divertite dalla mia musica; sentivo come se i miei pensieri andassero alla ricerca tra generi [musicali]”.

Frequentemente in solo ti esprimi con il rullante, in collettivo con tutto il set. Magari con quelle esibizioni si vuole dare anche un tono più ieratico con quella sola componente della batteria, che si perderebbe in una band. Ma aldilà di questo, riguardo i concerti con il rullante, hai mai pensato di andare in tour con un altro musicista con cui manifestare lo stesso religioso minimalismo?

RK: “Penso che sarebbe interessante andare in tour con altri musicisti quando ci sarà l’opportunità. Se rispetti gli altri, sarai capace di fare un buon concerto quando suoni insieme a qualcuno. Vorrei sempre suonare un concerto di solo con il rullante. Il rullante è molto importante per me”.

Per concludere, speriamo che la situazione possa ristabilirsi per quanto riguarda tour e concerti dal vivo. Nell’attesa, quali saranno le tue prossime novità discografiche o più in generale?
Grazie e un saluto.

RK: “Spero che il mondo ritorni alla normalità quanto prima possibile.
“Posterò news quanto prima posso, attraverso i contenuti della membership, quindi per favore, scoprili. https://www.patreon.com/RyosukeKiyasu.
“Ho un disco 12”, un 7” e tre cassette da pubblicare, e spero che usciranno presto entro l’anno. Per quanto riguarda la discografia, i fan l’hanno scritta su Discogs, così potresti prendere quella come riferimento. https://www.discogs.com/artist/4957478-Ryosuke-Kiyasu”.

Share This