RUMORE FULMINEO E RITMICO PER I TUNIC
di Giovanni Panetta
Intervista a David Schellenberg dei Tunic; conversazione riguardo rumori idiosincratici e a tratti periodici da Winnipeg (Manitoba, Canada), in occasione della pubblicazione di Exhaling.
Exhaling

Cover di Exhaling (2021). Artwork di Sam Neal.

I Tunic sono un trio di genere noise nato nel 2012 e proveniente da Winnipeg, nello stato del Manitoba (in Canada) costituito nella sua forma attualmente principale da David Schellenberg (chitarra e voce), Rory Ellis (basso) e Dan Unger (batteria), quest’ultimo che ha sostituito nel corso del tempo (tra il 2019 e 2020) Sam Neal. L’essenziale band dai toni fulminei e idiosincratici si fa condizionare da diverse realtà, dai Jesus Lizard, Big Black, Cows, Unwound, insieme ad elementi di The Fall e Gang Of Four, quali sonorità maggiormente ritmiche e a tratti periodiche, e linee che propendono verso un post-punk lapidario con dissonanze di quella natura, insieme ad un suono pressoché maggiormente strutturato a fuga e più rumorista. Il gruppo ha pubblicato nel 2019 un primo album, ovvero Complexion, per la Self Sabotage Records nel 2019; inoltre precedentemente sono usciti due split – con altre due band canadesi, ovvero i concittadini Conduct, e Blessed da Vancouver – tre EP, ovvero Disappointment (del 2016 per la Public Tone Records), Boss (del 2017, e autoprodotto) e Tunnel Vision Eyes (disponibile gratuitamente dal sito ufficiale dei Tunic), insieme a vari singoli e qualche live. Il 9 Aprile 2021 pubblicano Exhaling per la Artoffact Records, una raccolta massiva che raccoglie il loro primo lavoro, gli EP Disappointment e Boss, un singolo digitale di nome Nylon, più gli inediti Exhaling, Invalid e Fade Out. La release mostra il corpus principale dei Tunic, in cui l’attitudine più post-punk si palesa maggiormente nelle prime tracce (gli inediti, ovvero i tre pezzi più recenti) rispetto ai suoni prodotti in tempi pre-pandemia. C’è da dire comunque che il gruppo manifesta un discostarsi maggiore dalla quella poetica promossa da gruppi come Shame, Idles, Fontaines DC, Viagra Boys, etc, avvertendo più rimandi al suono dei connazionali Metz, la cui poetica si avvicina non a caso al noise americano; altri possibili rimandi possono venire da più lontano nel tempo, per esempio l’attitudine al ritmo, ad un suono storicamente pre-matematico, come per esempio i Minutemen, anche se più in senso laterale. Un suono altro, a tratti nuovo, che unisce aspetti disparati dello spettro del punk.

Di seguito l’intervista a David Schellenberg riguardo la storia dei Tunic, la loro poetica, e altre curiosità.

Cominciamo dagli inizi: I Tunic sono una band del tempo attuale o in prossimità che offre un’idea del noise per molti aspetti interessante, attraverso un suono compatto, ondivago e caotico nei pattern. Ma come nasce il progetto e con quali intenzioni?

“I Tunic si costituiscono nell’estate del 2012. Inizialmente era solo un modo per scaricare la tensione e una scusa per ritrovarsi, fumare sigarette, bere birra e fare rumore con Sam Neal (batterista originario) e Rory Ellis (al basso). I Tunic non pensavano mai di abbandonare l’impostazione jam, ed essa era solo un modo per me (David) di provare di getto a scrivere pezzi alla chitarra, (in quanto) noi non ci prendevamo sul serio e non abbiamo suonato al nostro primo concerto per un paio di anni, e successivamente la gente ci chiese di fare più show, degli amici ci chiesero di andare in tour, e tutta la situazione poi si è ingrandita a valanga fino ad adesso.”

Parliamo di Exhaling, una raccolta contenente il primo album Complexion, due EP e una traccia precedentemente pubblicati più pezzi inediti, e che, come è stato già pensato, può essere visto de facto come un secondo lavoro. Ma come nasce l’idea della compilation?

“Onestamente, i pezzi che compongono Exhaling furono messi insieme in quanto realizzai che potevamo pubblicare tutte le tracce in un unico 12”, ma anche perché la label che fece uscire Complexion chiuse i battenti quando stavamo per andare in tour per sponsorizzare l’album, e fu davvero ambiguo in quanto guadagnavamo soldi per i dischi e non li spedivamo, così pensai che potevamo mettere le parti insieme aggiungendo nuove tracce al tutto e pubblicare, dal momento che non potevamo viaggiare per i concerti.”

Exhaling si muove in territori noise con una buona dose tutta punk, tagliente sia nella lunghezza dei pezzi, nelle sonorità che nelle parole. Come sappiamo emerge dall’underground recondito una siffatto diktat sonoro, e in particolare vi ricollegate all’oscurità caustica dei Metz e al magma ritmico dei Cloud Nothigs. Ma sembra che offrite qualcosa di diverso o in più da quel corpus sonico, in nome di un lirismo hardcore che rimanda a Die Kreuzen, estremizzazione dell’angolosità ritmica dei Gang Of Four e suono fulminante alla Minutemen. Un suono nichilista, oscuramente etereo, il cui il ritmo si esacerba in ondate energiche ossessive, con riff di chitarra e basso granitici e periodici; questa fisicità, scorrevole e lapidaria, offre qualcosa diverso al discorso musicale, e si combina violentemente con tutto il resto. Mi chiedo da dove deriva in voi questa platonicità oscura, e come avviene la corrisposta brevità dei pezzi.

“Non sono sicuro di aver capito completamente la domanda, ma proverò a fare del mio meglio. I nostri pezzi sono corti perché volevo che Tunic fosse un progetto diverso dagli altri in cui ho fatto parte, e volevo solo queste spastiche esplosioni di energia, punendo l’ascoltatore e travolgendolo con essa. Lo sto spiegando in modo che sembri razionale rispetto a quello che è, (in quanto) realisticamente scriviamo solo canzoni e non lo volevamo ripetercelo troppo spesso, (cercando di) bruciare grassi, se intendi quello che dico.

“Oltretutto, penso che la nostra musica nasca da una fusione di quello che ci piace, ovvero quando abbiamo cominciato a suonare Rory era un grande fan di indie rock da sfigati e lentamente si è spostato verso il punk; Sam, il nostro batterista originario, era dentro l’OG hardcore, e Dan, il nostro batterista a tempo pieno, ama il metal classico, il black metal etc. Forse collassa l’ibrido di questi generi?”

Tunic

Tunic, da sinistra a destra: Dan Unger, David Schellenberg e Rory Ellis. Foto di Adam Kelly.

I testi di Exhaling sono contraddistinti da un cinismo oscuro, sospeso, fatto di un’introspezione nel quale è possibile scorgere una psicosi del quotidiano. Parole come quelle di Nylon esprimono un’oscillazione tra ordinarietà e psicopatologia espressa, mentre i pensieri evocati da pezzi simili a Hesitant Gesture si manifestano attraverso disagio paranoico autodistruttivo. Ma come collidono quelle parole con la vostra energia sonora nichilista, tutto sommato fervida, appartenente allo spettro del punk?

“Per molto tempo la mia salute mentale mi tiene alla larga da cose che vorrei fare, e ho odiato me stesso per lunghi periodi della mia vita, per l’infelice persona che sono. Tunic è davvero il mio modo di gestire la situazione. È estremamente gratificante e catartico scaricare le mie frustrazioni attraverso Tunic. Verbalmente scrivo solamente quello che mi viene più spontaneo, e solo più recentemente ognuno di questi pezzi ha una parte di un altro e insieme condividono un tema.”

Parliamo del nome della band; cosa vi ha ispirato nel chiamarvi “Tunic”? Per caso l’omonima canzone dei Sonic Youth dell’album Goo? D’altra parte la narrazione su Karen Carpenter riflette quel quotidiano patinato che si declina in una oscurità umana, oltre alla musica che include quelle due polarità.

“(All’inizio) capii che avevamo bisogno di un nome, e dare un nome ad una band non è divertente, ma qualcosa da dover fare. Una notte stavo osservando il retro di qualche mio disco, e capitai su Goo dei Sonic Youth, e la parola “Tunic” mi suonava semplice e sapevo che non era già stata presa, così la proposi alla band e utilizzammo quella. Non ero poi così dentro alla storia dei Carpenters, e nemmeno imparai qualcosa dalla storia di Karen Carpenter, se non sfortunatamente più avanti nel tempo. Inoltre ricordo che all’inizio volevo che suonassimo come i Sonic Youth, ma non successe assolutamente, ahah.”

Sul vostro sito è possibile scaricare gratuitamente un vostro EP in digitale, ovvero Tunnel Vision Eyes, disponibile dal Novembre 2020. Le nove tracce si estendono in territori più elastici, i ritmi si rallentano, le trame sono più eterogenee, in nome di un noise diverso dal rumore incendiario di Exhaling. Ma come nasce questa diversità nel suono rispetto agli altri lavori, e come avviene in voi l’idea di distribuirlo in free download?

“Tunnel Vision Eyes è una raccolta di pezzi che erano conservati nel mio hard-drive per anni. Nel 2015 andammo a Minneapolis per registrare il nostro debutto e allora, quando arrivò il tempo di pubblicare quell’album, sentimmo che il nostro sound era cambiato verso uno stile caotico e veloce, come è adesso, quindi pubblicammo solo quattro canzoni provenienti da quelle sessioni, che costituirono l’EP Disappointment. TVE è formato da tutti quei pezzi più un altro EP non rilasciato che registrammo prima delle sessioni relative al nostro secondo EP, Boss. Perché gratis? Perché no? Spesso faccio dei pensieri buoni e offro qualcosa di gratuito ai nostri fan, invece di collezionare polvere digitale nel mio hard-drive.”

Per concludere, parlateci delle prossime novità che vi riguardano e se state già lavorando al vostro prossimo album.

“Il nostro secondo album, in senso proprio, verrà pubblicato questo autunno e registreremo il nostro terzo disco alla fine di quest’anno, e tutto questo è quanto posso affermare riguardo al tema.”

Va bene, grazie mille e a presto.

“Grazie mille!”

Da qui è possibile iscriversi alla mailing list del sito ufficiale dei Tunic, in modo da ricevere gratuitamente il formato digitale dell’EP Tunnel Vision Eyes. 

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