PROFONDITÀ VORTICOSE DEI RAÌSE
di Giovanni Panetta
Recensione dell'album Crepa! e prende la parola Fabio Silvestri
Raìse, live, 2019

Raìse live nel 2019, foto di Alberto Charlie Di Carlo.

Un suono dilatato, profondamente etereo e massivamente avvolgente quello dei Raìse. Il duo strumentale del vicentino, formato dalla chitarra baritona e dal synth di Fabio Silvestri e la batteria di Luca Brunello, ha pubblicato l’esordio Crepa!, in cui i musicisti si cimentano in un lirismo oscuro dai tratti sia post punk che ritmicamente tribali, anche se in tutto e per tutto siamo davanti ad un lavoro noise, in cui la musica assume una forma libera al di là di ogni ortodossia. In merito, come svela Silvestri, il gruppo ha delle intenzioni ben chiare: “Non ricerchiamo un genere o delle sonorità. Cerchiamo solo di raccontare degli stati d’animo, quindi cerchiamo di immergere l’ascoltatore in mantra tribali e sonori per poter accompagnare chi ci ascolta nel profondo della terra, dove si trovano i veri rami degli alberi e cioè le radici. La nostra attitudine è quella hardcore, cioè mai contemplare la sconfitta e mai scendere a compromessi; questo credo che sia quello che caratterizza di più il nostro sound”.

Una consueta attitudine punk, che si esprime attraverso l’intensità caotica del disco. I brani, strutturati a fuga, sono delle istanze dove quelle idee di musica in libertà diventano onde elastiche, ed infatti chitarra e batteria hanno una momentanea periodicità che varia secondo una successione di intervalli, in fede ad un astrattismo romantico. Parti inaspettate e mai prevedibili, che però vivono di un rapporto simbiotico tra i riff immaginifici dalla pennellata heavy di Silvestri e i pattern progressivi della batteria di Brunello. “Abbiamo vissuto e condiviso esperienze personali molto intense, senza mai tralasciare la musica e la nostra amicizia” dichiara Fabio Silvestri, “quindi quel legame indissolubile che tu puoi percepire dal disco è un frutto di un rapporto di fratellanza. L’unica regola a cui facciamo sempre riferimento, per poter creare e vivere dentro la nostra musica, è che ognuno deve assolutamente fare quello che vuole riuscendo però sempre a rispettare il prodotto dell’altro. Entrambi proveniamo dal rock più estremo, dall’indie, dal noise al math rock e soprattutto adoriamo la musica etnica e tribale”.

Raìse, Crepa!, Vicenza

Cover di Crepa! (2020).

Un primo nucleo della band risale al 2016, e comprendeva un bassista che per motivi personali non prosegue l’avventura Raìse. Successivamente i due componenti rimasti riflettono sul futuro e alla fine, per la realizzazione del futuro Crepa!, superano tanti paradigmi concernenti l’equipaggiamento della strumentazione, rimodellando così un sound personale a favore delle basse frequenze. Ce ne parla meglio Silvestri ancora una volta. “Durante una prova Luca si è presentato senza piatti e senza charleston, quest’ultimo sostituito con un piccolo tom. La mia reazione iniziale è stata di stupore perché proprio mentre incominciavamo a vedere la fine della scrittura dei brani riarrangiati in due, mi è stata lanciata questa bomba tra i pedali. Ho preso subito al volo questa occasione che mi veniva servita su un piatto d’argento; si trattava di dover rivedere e cancellare ogni certezza tecnica chitarristica in mio possesso proprio perché andavano a cambiare tutte le frequenze eliminando il charleston se andavano eliminare tutti i riferimenti di tempo che una comune band di solito utilizza. Andando ed eliminare i piatti dal setup di batteria in qualche modo voleva dire addio ai ritornelli alle strofe ai ponti e a tutte quelle strutture che nella musica, che quotidianamente ascoltiamo, prevalgono. Quindi ho venduto le chitarre Fender e Gibson che comunemente si possono al massimo accordare di due semitoni sotto, per acquistare una Squire da €300 baritona e sostituire i pick-up originali con due P90 esplosivi. Da qui inizia il nostro percorso nelle frequenze, andando a lavorare con una accordatura tutta completamente in Si, quindi come puoi ben capire andando a coprire le frequenze che di solito comunemente sono gestite dal basso fino ad arrivare alle frequenze dei piatti”.

Inoltre Fabio ci parla del lungo e meticoloso lavoro di scrittura dei pezzi e della produzione dell’album, contrassegnata da alcune scrupolose indecisioni. “Nel giro di sei mesi abbiamo scritto praticamente tutto il disco prova dopo prova, viaggio dopo viaggio, attraverso delusioni e vittorie personali. Intorno al gennaio del 2018 ci siamo recati a Bologna per registrare il disco al Vacuum Studio con Enrico Baraldi ma, a seguito le riprese su nastro di batteria e successivamente le riprese in digitale delle chitarre, non eravamo troppo contenti del risultato perché non c’era profondità di suono né tanto meno un lavoro di produzione artistica. Questo non è un polemizzare ma un constatare che avevamo bisogno di qualcosa di diverso per poter essere soddisfatti del nostro lavoro e forse non siamo stati troppo chiari con Enrico sul fatto della produzione artistica; lui resta un bravissimo fonico e un grande catturatore di suoni. Ma successivamente, rivolgendoci ad Alberto “Charlie” Di Carlo, fummo illuminati sul fatto di riprendere in mano tutto il lavoro di produzione mix e le riprese da zero delle chitarre. Inoltre Charlie, essendo un genio del suono, ci ha seguito su tutta la fase di produzione sonora per quanto riguarda gli ambienti e i sintetizzatori che si possono ascoltare nel disco”.

Il lavoro di produzione termina a Marzo del 2019, dopo di ché i Raìse suonano in qualche data, ed in una di esse incontrano Nicola Stradiotto che curerà la grafica di Crepa!. In seguito il duo viene contattato per il futuro album dall’etichetta di Padova È Un Brutto Posto Dove Vivere, ma, dati i tempi di pubblicazione forniti dalla label, il gruppo decide di distribuirsi il disco per conto proprio. Crepa! è uscito il 29 Febbraio di quest’anno.

Come abbiamo accennato, le canzoni sintetizzano vari generi e attitudini, e se si vorrebbe proporre una definizione del genere, sarebbe alla voce post-hardcore, anche se l’etichetta potrebbe essere tradita dalle inflessioni eterogenee, come viene esplicato nel melodismo della title track, o nei ritmi esotici del pezzo finale chiamato Colmare, mentre Commuovelalegge ha un riff pesante, contraddistinto da un synth lisergico e un inserto cinematografico tratto dal film “Sacco e Vanzetti” del 1971 e in cui l’introspezione dell’album viene filtrata dalla recitazione di Gian Maria Volonté nella parte di Bartolomeo Vanzetti, un anarchico accusato ingiustamente di rapina e omicidio.

Originalità e intensità, ricche di intuizioni più disparate, fanno da sfondo a questo lavoro, e ci aspettiamo altre novità interessanti da questi vicentini.

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