Miasma è l’ultimo lavoro degli OvO, uscito quasi un anno fa (il 7 Febbraio 2020) per la Artoffact Records. Come un oracolo che profetizza un evento catastrofico, l’album ha proiettato la sua realtà circostante in quel caos elettronico magmatico e cavernoso; miasmi che possono rappresentare la futura pandemia come quel contemporaneo panorama socio-politico. Gli OvO sono un duo noise formato da Bruno Dorella (percussioni, sample, synth, e già attivo in Ronin, Bachi Da Pietra, Tiresia, GDG Modern Trio, Sigillum S) e Stefania Pedretti (voce, chitarra, synth, anche attiva nel suo progetto solista ?Alos), i quali nel corso del tempo hanno dimostrato di cambiare con versatilità il loro registro poetico, senza pedissequa autoreferenzialità. Miasma è il punto creativo del duo di stanza a Ravenna in cui quel caos si esacerba raggiungendo l’apice, dove i suoni possono assomigliare al metal, ma in realtà il modello è qualcosa di ben più astratto.
Miasma inoltre stringe il sodalizio con la scena e alcuni amici, ovvero si avvale della collaborazione di Gabriele “Gabor“ Lepera (in Burn The Haus) degli Holiday Inn, la band norvegese post-punk Årabrot (in L’Eremita), e la trapper Gnučči (in Testing My Poise), oltre ai sample creati da Bruno e altri artisti, come Eraldo Bernocchi, a034, Ripit, Paolo Bandera e Matteo Vallicelli. Un gruppo, infatti, che è sempre stato sodale con artisti dell’underground nazionale e mondiale, andando in tour con molti di loro. Non a caso a dare lo stimolo nel far nascere ufficialmente gli OvO furono i Cock ESP, un trio noise di Minneapolis che propose ai due di fare un tour insieme (in Europa e America). Suoni che viaggiano e si fanno contaminare, elaborando un percorso nell’arco di 20 anni nel segno di una sempre rinnovata sperimentazione.
Di seguito l’intervista agli OvO che approfondirà Miasma e il loro percorso dagli esordi fino all’attuale.
Allora, il vostro ultimo album Miasma segna un punto di svolta nella vostra poetica, oltre che essere pubblicato ad un mese di distanza dall’incombente inizio del periodo COVID. Uno sviluppo per l’elettronica, elemento preponderante da molti anni, ma soprattutto la vostra forma sonora si evolve in qualcos’altro. Ho riscontrato un sound più etereo, combinato con le consuete ombre che vi contraddistinguono. Etereo molto spesso sia nella forma che nella sostanza, caratterizzato da una sospensione più in senso lovecraftiano, anche per via del cantato di Stefania. Quindi, come nasce questa evoluzione?
“Poteva essere una vera svolta, visto che rischiava di essere un disco totalmente elettronico. Invece è stata un’evoluzione, perché l’elettronica è cresciuta organicamente insieme agli altri elementi. Il Miasma ha definitivamente corrotto la Creatura nata dall’Abisso. Buffo che citi Lovecraft, ci piacerebbe capire meglio in che senso lo intendi. Noi lo interpretiamo come quel senso di paura incombente, quel male che non si vede ma ci logora. Curioso che lui fosse di Providence, la città americana che ci ha adottato nel periodo Load. Forse l’unica volta che ci siamo sentiti davvero parte di una scena. Noi vivevamo la città attraverso le sue warehouse, la sua scena musicale fervida e totalmente “off”, mentre nell’immaginario collettivo ci sono le case stregate a cui si ispirò Lovecraft. Ci sono parti dell’album dove in effetti abbiamo sperimentato atmosfere più eteree (pensiamo alla parte centrale di Lue, a L’Eremita e al pezzo Miasma), veramente da haunted house, e possiamo immaginare che tu ti riferisca proprio a quei momenti. Ci fa piacere che risaltino, in un album che per il resto tende a essere un cazzotto di granito nella pancia”.
Comunque In Miasma c’è anche tanta energia e voglia di combattere per qualcosa, ed infatti è presente sia stasi, contemplazione che movimento centrifugo. Caratteristica dal punto di vista della vostra dinamicità è Queer Fight, un inno della diversità (come qualcuno l’ha definito), che in questo caso si prefigge di combattere l’omotransfobia; oppure Psora dalle tinte di un suono black metal etereo, o Incubo, più distorta, e in un certo senso unione tra quelle due polarità. Invece pezzi come la title track simulano maggiormente un’immobilità. Un lavoro forse più spontaneo che ha espresso le vostre diverse attitudini, o magari più meditato nel quale è stato manifestato tutto il vostro potenziale; voi cosa ne pensate?
“Queer Fight è proprio un inno alla libertà di scelta e alla varietà, più che alla diversità. Una società evoluta deve poter permettere una scelta serena del proprio orientamento sessuale, o anche di non scegliere proprio. Quando compiliamo un borderò SIAE e troviamo la dicitura “maschio o femmina” ci sentiamo veramente in un Paese retrogrado. Ma che cazzo gliene frega? Che scopo ha saperlo? Ed è solo un esempio. Ci chiedi della spontaneità o meditazione.. Difficile dare una risposta univoca, perché gli OvO sono in generale un gruppo molto istintivo, soprattutto per l’apporto di Stefania, però in 20 anni di musica insieme ogni soluzione arriva più che meditata, arriva filtrata da 20 anni di ricerche. L’approccio resta “muscolare”, di pancia, non potrebbe essere altrimenti per noi. Ma è forse più urgenza che istinto”.
Ascoltandovi (non solo Miasma), trovo che il vostro suono sia “arlecchinesco”, nell’accezione che attingente da culture musicali più disparate; black metal, punk, noise, post punk, e anche RIO nel primo periodo, anche se il vostro sound ha sempre avuto familiarità con il concetto di libertà. C’è anche una sensibilità creativa ad un livello superiore, in quanto quello che riuscite a fare è una sapiente e originale combinazione di elementi preesistenti che genera interesse nel vostro contesto. Un approccio DIY più che convinto, ma come si sviluppa tale processo che inizia dall’improvvisazione libera per arrivare a qualcosa di più strutturato?
“Hai visto quel documentario sul black metal norvegese che si chiama Until The Light Takes Us? A un certo punto il tizio dei Dark Throne risponde a un’intervistatrice che si stupisce che lui ascolti anche techno e generi musicali non-metal. Ovviamente, come tutti i musicisti, anche lui ascolta di tutto. E’ prerogativa di un certo tipo di pubblico immedesimarsi in un solo genere e rifiutare il resto, ma non conosciamo nessun musicista che non sia onnivoro. Ma poi, nell’intervista, lui sottolinea che il punto, per loro, è proprio quello di ascoltare di tutto, ma non lasciarlo entrare nella loro musica, che per definizione è votata alla purezza (purtroppo non solo musicale, vedi gli assurdi discorsi sulla razza ecc). La nostra invece è proprio basata sull’imbastardimento, sulla contaminazione, sul superamento tra generi. In questo non potremmo essere più lontani dal black metal. Loro avevano un’originalità iniziale, che poi però è diventata cliché con i gruppi che li hanno seguiti, e questo vale anche per il punk o altri generi molto basici e codificati. Noi abbiamo un’originalità intrinseca che ci permette di giocare con qualsiasi genere musicale: quando lo suoniamo noi, sarà sempre e solo OvO. Non corriamo il rischio di alcuni gruppi, che a forza di mettere spezie diverse spersonalizzano la loro musica, inseguendo il genere del momento. Il processo che iniziava dall’improvvisazione libera era presente nei primi 10-12 anni della band. Da Abisso in poi abbiamo iniziato a lavorare ai pezzi in modo strutturato, senza passare prima dalla fase improvvisativa”.
Un album di svolta nella vostra carriera è sicuramente Abisso, dove dove il suono cosmico si esprime attraverso l’uso dell’elettronica. Un’apripista sicuramente per i successivi album (Creatura e Miasma). Anche se per Abisso c’è un picco di astrazione in senso spaziale rispetto ai lavori successivi. E inoltre un lavoro nettamente diverso dai precedenti, dove emerge di più una sensibilità analogica. Ma come nasce questo passaggio di Abisso, ovvero da quali ambizioni artistiche siete stati mossi?
“Crediamo che dipenda da una serie di alchimie specifiche di quel disco. Stefania stava leggendo alcuni libri sul suono dell’Universo, sulle frequenze e come queste influenzino diverse cose nella nostra percezione sia mentale che fisica. Inoltre durante la lavorazione aveva subito un incidente (era stata investita da un’auto mentre pedalava in bici) ed era molto sofferente. Questo ha contribuito a dilatare le sue parti e la composizione in generale: era dolorante, quindi tendeva naturalmente verso soluzioni larghe e rallentate piuttosto che fitte e veloci. Inoltre, di nuovo, il nostro approccio ai generi: in quegli anni c’era una vera e propria indigestione di gruppi psichedelici: troppi. La programmazione di qualsiasi locale era zeppa di sta roba tutta uguale, bastava che fosse psichedelia e andava bene. Non ne potevamo più, e allora abbiamo pensato di creare una nostra versione della cosa, qualcosa che si staccasse dal cliché che ascoltavamo a tutti i festival e a tutti i concerti”.
Invece nei precedenti Crocevia e Cor Cordium sono presenti dei precedenti punti di sviluppo. In Crocevia i pezzi cominciano ad avere un punto nel quale convergono, discostandosi di netto dall’improvvisazione libera degli esordi, mentre in Cor Cordium ci sono linee più dilatate e distorte che prefigurano le astrazioni del già citato Abisso. Sono certo che il voler dare una forma più meditata alla vostra musica con una ricca strumentazione (relativamente) vi ha guidato nel vostro percorso artistico. A proposito di questo, quanto sono importanti per voi il dare forma e, diciamo, il voler smussare gli angoli?
“Dall’improvvisazione totale e anche un po’ naïf di Assassine alla composizione granitica di Miasma c’è chiaramente un percorso di quadratura, ma sempre ben incastonato nel Caos. Basta leggere certe recensioni di riviste metal tedesche ai nostri album per capire quanto siamo ancora veramente alieni: se sei un recensore tedesco qualunque, non conosci il nostro percorso e non ci hai mai visto dal vivo, ti esplode il cervello. Risulta perfino divertente leggere quelle recensioni e paragonarle al lavoro (anche di suono) che sta dietro ai nostri ultimi album, vederli liquidati come un marasma incomprensibile senza capo né coda quando invece, come noti giustamente, c’è un percorso molto a fuoco sull’estremizzazione della forma, reso ancora più netto dall’inserimento dell’elettronica. In questo senso siamo molto tranquilli anche sulla questione dello smussare gli angoli: i nostri angoli saranno sempre troppo acuminati per il 99,9% degli ascoltatori di musica al mondo, e faranno sempre male”.
Proprio per questa eterogeneità, si potrebbero inserire gli Ovo nello spettro del noise, vedendo la vostra musica in una panoramica complessiva. Infatti siete legati a gruppi noise come Le Singe Blanc, La Confraternita Del Purgatorio e Les Spritz. Ma detto da voi, parlateci del vostro legame con il genere citato e quei gruppi. Riconoscerete che almeno vi lega un certo nichilismo musicale.
“Certamente, siamo amici dei gruppi che citi, abbiamo spartito palco, furgoni, letti scomodi, sbronze e idee con loro moltissime volte. Ci sentiamo vicini a qualsiasi tipo di musica viva e avventurosa, pensata per evolvere piuttosto che per lobotomizzare (anche se tutti ci concediamo qualche piccola deroga in questo senso). Il noise è sicuramente una delle scene a cui ci sentiamo vicini. Non per niente abbiamo fatto alcuni dischi per la Load records, casa madre di alcune leggende del noise come Sightings, Yellow Swans e Lightning Bolt“.
Dopo molto tempo, per Miasma avete firmato per un’etichetta straniera (ovvero del Canada), la Artoffact Records. Siete sempre stati una band internazionale, e secondo me firmando per un’etichetta italiana o straniera fa di voi una band che non ha problemi a confrontarsi con realtà sempre diverse. Ma con quale criterio scegliete le etichette che vi hanno prodotto? Un parere esperto, dal momento che tu, Bruno, sei stato proprietario della vostra prima label, la Bar La Muerte.
“I nostri primi album erano praticamente autoprodotti, visto che sono appunto usciti per l’ex etichetta di Bruno, Bar La Muerte. Poi è arrivato il primo contratto, quello con la Load Records, label americana per cui sono usciti Miastenia e Crocevia. Era davvero un ottimo accasamento ed è un peccato che abbia dovuto chiudere. Poi per Cor Cordium a Abisso ci siamo spostati su Supernatural Cat, etichetta italiana di proprietà degli Ufomammut. Pur producendo per lo più italiani, ha comunque un respiro internazionale, perché tutti i gruppi che pubblica suonano regolarmente all’estero e hanno una credibilità riconosciuta anche fuori confine (oltre a OvO e Ufomammut anche Lento e Morkobot, per esempio). In mezzo abbiamo inciso anche per la tedesca Bis Aufs Messer / Adagio 830. Poi siamo passati a Dio Drone per Creatura, Nàresh (Ran, nda) è veramente parte della nostra famiglia ed è stato un piacere e un grande onore uscire per lui. Anche Dio Drone si muove comunque su un binario internazionale, anche se più underground rispetto alle etichette sopra citate. Purtroppo però ormai produrre un disco degli OvO è una spesa un po’ rilevante, necessita di un investimento oneroso che non ce la sentivamo di richiedere di nuovo a Nàresh. Dunque abbiamo ricominciato a guardarci intorno, avevamo quasi chiuso un buon contratto con un’etichetta metal, quando ci siamo accorti che pubblicava anche gruppi di estrema destra, inneggianti all’olocausto e all’arianesimo. Allora abbiamo dovuto declinare l’offerta, e abbiamo fortunosamente incrociato Artoffact, che ha un approccio perfetto per noi (vengono dal punk e hanno quel tipo di etica, ma sono consapevoli della realtà del mercato attuale e cercano di trovare il modo di starci dentro senza sputtanarsi) e un suono che al momento ci rispecchia bene (in bilico tra heavy, noise e synth-punk). Speriamo di crescere insieme, i presupposti ci sono. Ci chiedi con che criterio scegliamo le etichette.. Guarda, non è che ci sia la fila là fuori per produrre i nostri dischi. Quando dobbiamo cambiare label facciamo la trafila che fanno tutti, mandiamo i demo, ingoiamo i no e le mail senza risposta, finché, perseverando, troviamo la soluzione migliore”.
Per concludere, spero che la vostra attività concertistica riprenda al più presto, e spero ovviamente che finisca questa pandemia. Nel frattempo, in che direzione andranno gli Ovo per il prossimo album, e quali altre novità dobbiamo aspettarci da voi.
“Crediamo che ancora per il prossimo album l’ago della bilancia sarà l’equilibrio tra strumenti acustici, elettrici ed elettronici. Stiamo cominciando proprio in questi giorni a buttar giù qualche idea.
“A presto”.