
Cover di Canti Vol. I. Artwork di Liz Van Der Nüll.
Gli Ondakeiki sono un trio di base a Milano, formato da Rella (Everest Magma, alla batteria e voce), Nicola Ferloni (Pueblo People, al basso e sampler) e Giacomo Stefanini (Porta D’Oro, Festa Del Perdono, Kobra, Dots, alla chitarra, synth, tastiere e voce). Il loro esordio, intitolato Canti Vol. I, ovvero un EP per Sentiero Futuro Autoproduzioni (etichetta indipendente tra punk e suoni weird), esplica al meglio la poetica del gruppo secondo una interessante formula tra suoni progressivi, estetica eterea e ritmi dub. L’uscita, sebbene siano pochi pezzi, mostra il potenziale del trio in una formula sulla via della maturazione, in cui il divagare nelle jam session si rivela più che funzionale nella creazione di idee molto interessanti.
Di seguito l’intervista al trio riguardo le origini e l’esordio discografico.
Già con il progetto Everest Magma, più specificatamente con l’album Alto//Piano e lateralmente con il precedente Minus Plus Escapism, si sperimenta con suoni che sembrano suggerire influenze dalla musica medievale, in aggiunta ad un suono più elettronico tra glitch e obliquità. Con ONDAKEIKI il sound si lega molto alla musica prog, continuando in un certo senso per la direzione segnata precedentemente, insieme ad un sorprendente connubio tra sonorità reggae e tutto il resto. Ma qual è la genesi del trio? In più parlateci del processo creativo e produttivo dell’EP di debutto Canti Vol. I.
“La genesi del trio è la nostra lunga amicizia, ci conosciamo da tanti anni ma non avevamo mai suonato assieme. Rella (Everest Magma) aveva voglia di tornare a suonare la batteria, Nicola aveva voglia di fare musica ispirata al dub/reggae, e Giacomo aveva voglia di suonare con Nicola e Rella. La musica di Canti Vol. I è nata spontaneamente, giocando in sala prove con uno spirito leggero e infantile, lasciandoci guidare da ciò che ci faceva sorridere ed emozionare, togliendo ogni paletto di genere e ignorando qualsiasi aspettativa.”
L’EP citato si apre con il viaggio lisergico e centrifugo di Tra Gli Alberi Sospesi, in cui testi ieratici si intrecciano a ritmi dub in forma analogica, insieme ad una sapiente e originale sessione strumentale prog rock. Come avviene l’idea di un tal pezzo pieno di groove e trame eteree?
““Tra gli alberi sospesi” è nata improvvisando (e da lì la questione del groove, hai presente quando azzecchi una particolare combinazione di basso e batteria che potrebbe andare avanti all’infinito, poi ti fai il problema che bisognerà cambiare a un certo punto, ma ogni cambio sembra forzato, così finalmente ti dici “ma perché dobbiamo cambiare per forza?”). Quando ha preso più o meno la forma che ha sull’EP, è stato naturale darle un testo che raccontasse una piccola avventura che abbiamo vissuto assieme in un bosco una decina d’anni fa.”

Ondakeiki live al Circolo Vie Nuove, Firenze (28/11/2024).
In Nel Tempio Blu la parte ritmica è più convergente in un punto focale, in cui il tutto è accompagnato da trame melodiche più consonanti. La batteria appare più complessa, di difficile esecuzione, rimandando ad una magmaticità più peculiare. Come avvengono tali istanze?
“Come dicevamo all’inizio, a guidarci è ciò che ci diverte e ci incuriosisce. La melodia di “Nel tempio blu” è uscita da Rella, su delle parole che facevano molto ridere, che poi purtroppo abbiamo cambiato per paura di sembrare troppo poco seri. Col senno di poi forse non faremmo più una scelta del genere, perché la paura non aiuta la creatività. E tuttora tra noi canticchiamo la versione “originale”.”
Dal suono più di impatto, sia per quanto riguarda il ritmo che la componente melodica (in egual misura), è Verso Mondi Sconosciuti. Il pezzo alla sua coda è caratterizzato da una composizione più libera ed estemporanea, rendendolo ulteriormente iconico all’interno del disco. Parlateci di come avviene la centralità della vostra scrittura in questo specifico caso.
“Forse il maggiore impatto è dato dal fatto che eravamo entrati in questo pezzo con l’idea “stavolta facciamo una canzone breve, che inizia e finisce, dritta” – ma alla fine si è allargata e deformata anche lei. Quando arriviamo alla fine di una canzone è difficile che ci fermiamo di colpo, chi ci ha visti suonare dal vivo lo sa. Cerchiamo di rendere la musica un flusso continuo, riempiendo gli spazi di non-canzone con suoni che ci stimolino e ci guidino verso la prossima. Nel caso di “Verso Mondi Sconosciuti”, la coda ci è piaciuta talmente tanto che è entrata a far parte del brano.”
Dall’impostazione più chill è la traccia finale, Oltre il Fiore Esploso, una ballata che accompagna al termine della giornata, un fiore che esplode appassendo, un fuoco d’artificio di notte che si esplica, tra l’altro, sonoramente verso la seconda parte. Come avviene tale concetto più metaforico?
“Che bella immagine che ci hai visto! Ecco, le interpretazioni di chi ascolta sono sempre più interessanti di quelle di chi compone. Soprattutto perché noi non lo facciamo tanto con la testa, quindi anche le nostre interpretazioni sono a posteriori quanto la tua. Il testo inizia psichedelico e diventa psicologico, è uscito così.”
La copertina ad opera di Liz Van Der Nüll rimanda sia ad un immaginario naturalistico e naïf di Henri Rousseau e ad una creatività esoterica di Albrect Dürer, elementi che rispecchiano il suono del disco, in cui si combinano poetiche old-fashioned e eterodossismi in linea con il nostro tempo. Ma come è nato l’artwork a detta vostra? Ci sono state delle indicazioni in merito, vaghe o più specifiche?
“Liz è una cara amica ed è stata la prima persona che abbiamo coinvolto nel progetto, infatti la consideriamo una componente onoraria della band. Al festival di Maple Death e Canicola, al TPO di Bologna, abbiamo avuto l’opportunità di suonare mentre lei dipingeva in diretta su uno schermo alle nostre spalle. È stato il concerto più “completo” che abbiamo mai fatto, lì c’era davvero ogni aspetto di ONDAKEIKI.
“Tornando alla copertina, Liz si è lasciata guidare dal suono delle canzoni, (dice che aveva in testa l’idea di un “raduno di meditazione anni Settanta”), mescolando fotografie vintage (il fondale marino e il tramonto) con i suoi disegni. Sono bastate poche indicazioni da parte nostra (il concetto di un “oceano alieno”, illustrazioni fantascientifiche di delfini, UFO e panorami tropical-spaziali) e ha subito centrato l’estetica perfetta.”