
Francesco Massaro live, foto di Simone Petracchi.
Francesco Massaro è un compositore e musicista di base in Puglia. Di formazione accademica e indottrinato alla scrittura dall’insegnamento di Gianni Lenoci, compositore e pianista dal tratto delicato e maestoso, nel corso del tempo sviluppa uno stile sempre più personale, istintivo e riflessivo in un’unica istanza, facendo uso soprattutto del sassofono baritono, il clarinetto basso, nonché dell’elettronica plastica con cui spesso genera linee ritmiche magmatiche. La sua poetica è dalla rilevante valenza sociale, con un mediato sentimento d’introspezione, in cui il tutto si riflette in una musica vorticosa, delineata da afflati stocastici, convergente in epicentro solido, il muro sonoro e ambientale delle sue digressioni.
Di seguito l’intervista a Francesco Massaro riguardo i suoi lavori solisti e in collettivo.
Il tuoi pattern al sassofono appaiono aleatori e frammentari, insieme ad un’elettronica spoglia e granulare. Spesso il suono è spoglio e ieratico nell’impostazione, l’improvvisazione minimale, come se si dovesse godere della tua musica in un unicum, in cui il particolare vive in simbiosi con il tutto. Parlaci del tuo percorso e come avviene tale poetica sonora.
“Hai centrato immediatamente la questione: la mia è la musica delle macerie, dell’inespresso, cerco di trovare una connessione tra suono e materia in quanto energia, in quanto puro “divenire”, per me ogni forma è effimera, quale sia il tempo che essa vive. Cerco di ridurre tutto al puro gesto, di accedere alla parte più intima dell’oggetto artistico per indagare con quello la natura, il reale (o quello che ci appare come tale). La mia è una ricerca che non si limita solo al mondo dei suoni ma spesso ne travalica I confini, sento come fossero sirene il richiamo delle altre arti: letteratura, cinema, arti visive, il mio è un approccio sinestetico, e spero che questo si evinca facilmente dai miei lavori.”
Maniera Nera è un album più rarefatto, diversificato come se fosse un racconto in divenire, e in cui albergano immagini primitive. Il tratto appare alieno, un’oscurità che emerge da un’atonalità sintetica ed empaticamente elegante. L’esempio di Urban Mammut è calzante, infatti suoni catalizzati attraverso sentimenti caotici vengono trascinati da un autentico pachiderma preistorico, i cui movimenti monotoni sono un’istantanea nel fluire nel tempo. Parlaci di come avviene la genesi dell’album e del pezzo citato.
“Maniera Nera è stato il primo lavoro per sassofono ed elettronica che ho affrontato, si tratta di composizioni di diversi autori provenienti ciascuno da esperienze molto diverse ed accomunati solo dall’uso del mezzo elettronico.
“Chiesi ad una serie di amici di scrivere della musica per improvvisatore e “nastro magnetico” con l’unica indicazione di aderire al nome/programma del disco: Maniera Nera appunto (La maniera nera è una tecnica calcografica che produce neri intensissimi dai quali sembra scaturire all’improvviso una luce che a volte può sembrare abbagliante). Ne è sortito un CD, pubblicato dalla portoghese Creative Sources, di otto tracce. Quella che citi, Urban Mammut, è la composizione che Gianni Lenoci (mio compianto maestro e mentore) scrisse per questa occasione, potrebbe essere inserita in una serie più ampia di “musica mista” che stava sviluppando in quel periodo (altri brani scritti dal maestro e che ho avuto modo di suonare erano “Sauro” e “Why Not?”). La parte di sax che aveva previsto constava di un’unica nota e di una serie di parentesi temporali che potevo modulare a mio piacimento, restando comunque in una sorta di immobilità ancestrale.
“Gli altri autori coinvolti in questo disco furono Maurilio Cacciatore, Adolfo La Volpe (musicista con il quale condivido tantissima della musica che faccio oggi come allora), Giorgio Distante, Francesco Scagliola, Giuseppe Pisano e Valerio Daniele, oltre al già citato Lenoci.”
Sempre in Maniera Nera una tonalità che potremmo definire “free blues” diventa protagonista in My Track For FM. Elettronica sardonica (disseminati in alcuni punti inquietanti acuti di elettronica) e sax con una struttura più organica sono fondamentali in questa traccia, che sembra essere uno dei pezzi portanti dell’album, nonché uno dei migliori eseguito e composto da te che ho potuto ascoltare. Parlaci dei riferimenti nell’esecuzione e come hai rielaborato il tutto.
“My Track for FM è una composizione di Maurilio Cacciatore, sotto la mia totale responsabilità è l’improvvisazione che su di essa si svolge, perché sono stato lasciato libero di interagire col materiale musicale precomposto. In questo caso ho cercato di fare incontrare due mondi sonori: l’elettronica di stampo più accademico e il free jazz storico, colorato di blues, come giustamente hai sentito.”
MassaRAV si muove in territori prevalentemente free jazz, in questo caso più premeditati, tra Coleman e Albert Ayler. Il suono sprigiona maggiormente un’energia caotica la cui componente solista ci ricorda impostazione introspettiva derivante da tutto il disco. Come avvengono tali caratteristiche inconsuete rispetto al resto del lavoro?
“Sapevo, chiedendo a Giorgio Distante di scrivere questo pezzo che ne sarebbe venuto fuori questo piccola bomba ad orologeria. Una batteria ipercinetica sulla quale far correre le frasi di sax in una atmosfera allucinata. Una idea semplice ma dirompente. Pochi anni prima Giorgio aveva pubblicato un disco per Improvvisatore Involontario intitolato RAV (Random Acts of Violence) tutto dello stesso tenore, ascoltatelo!”
Francesco Massaro per Dei Suoni è un tuo disco live pubblicato dall’etichetta Dei Suoni curata da Filippo Lilli. Nella performance domina come al solito un’atmosfera meditabonda, immersiva nei suoni, assimilabili ad ideogrammi. Qui però il processo procede passo dopo passo, c’è l’emotività del momento, in cui i suoni e le frasi appaiono più netti, ben delineati, un modo di esprimersi più materico. Sono curioso di sapere a quali immagini hai pensato mentre suonavi. Inoltre, come avviene la collaborazione con Dei Suoni?
“Come in quasi tutta la musica che scrivo e suono, il confine tra scrittura e improvvisazione è decisamente labile. Dietro un progetto generale si nascondono, in maniera più o meno riconoscibile, una serie di “numeri chiusi” che possono a loro volta essere più o meno strutturati. A volte un gruppo di note, altre volte un particolare comportamento, una figura ritmica, un colore…non importa cosa, ma come.
“Trovo molto suggestiva l’immagine che suggerisci degli ideogrammi, in questo caso le tessere del gioco sono molto riconoscibili: a parti di improvvisazione libera alterno delle parti che analogamente sono liberamente composte su elementi fortemente identificabili anche stilisticamente. Questo lavoro è stato la base di una successiva evoluzione del progetto che ora si chiama “Body Electric” ed è una riflessione su corpo e tecnologia, su antico e futuro. Le suggestioni sono varie e ogni parte ha un suo contesto preciso.”
Sempre nella release per Dei Suoni citata, una voce umana fa da sfondo ai tuoi suoni, ovvero un campione di una voce dall’accento italiano che parla in inglese. Dominanti sono parti e azioni del corpo umano, quasi a esprimere un’idea di umanità non solo rintracciabile nella forma spontanea della tua improvvisazione. Come avviene l’idea del sample, chi è l’autore o da dove è stato estratto?
“Il testo è un estratto del poema di Walt Withman “I Sing The Body Electric”, appunto un catalogo anatomico nudo e crudo, la voce è quella di Marialuisa Capurso, cantante, performer, artista sonora ed attivista di stanza in Corsica, che ha prestato la sua voce a diversi miei lavori, la scelta di chiedere a lei questi interventi non è legata solo alle sue doti artistiche, ma soprattutto al fatto che con il suo lavoro di critica sociale mi offre spunti di riflessione che mi aiutano a decifrare questioni molto articolate. Con lei ed Adolfo La Volpe (insieme siamo il Collettivo Marile Repausuri) abbiamo anche lavorato ad un progetto molto ambizioso in pandemia: una serie di registrazioni quotidiane, naturalmente a distanza, ma eseguite senza conoscere quello che gli altri avrebbero prodotto. Un lavoro fragile e delirante finito in una pubblicazione online intitolato “I Giorni dello Stupore”.”
Il lavoro Liminale, in collaborazione con Egidio Marullo al video, ha come tema l’inquinamento derivato dallo stabilimento siderurgico ex-ILVA di Taranto. Una frase citata è esplicativa: “bisogna quantificare i granelli di polvere […] [accumulandoli] sulla spiaggia dei valori della moneta”, delineando il conflitto tra valori incompatibili, la salute dei cittadini con le fonti inquinanti a pochi metri di distanza, e gli interessi di quei dirigenti (o forse si intende anche i posti di lavoro, su cui diversi pareri fanno leva). Un problema complesso da trattare, e di cui possiamo vedere ed ascoltare la sua espressione artistica interessante e fervida, nel cui visual appare una natura alterata dinamicamente da materiali artificiali, in non sospetta armonia con il tema esposto. Parlaci da che punto di vista avete trattato questa tematica ostica ma necessaria per il benessere della città o provincia di Taranto.
“Tocchi un nervo scoperto, per diverse ragioni. Procedo per ordine: Liminale è un lavoro multidisciplinare i cui testi sono tratti dal libro Enpi (2004 -2020) pamphlet poetico a tratti enigmatico di Francesco Aprile, che in alcune parti parla come dici dell’ex ILVA e dell’impatto ecologico che ha sulle nostre vite.
Il lavoro è in primis frutto di un lavoro sulla liminalità, un ambito di ricerca che al tempo del lavoro interessava sia me che Egidio Marullo. Venivamo già da una serie di lavori insieme e la nostra collaborazione, principalmente in seno al mio progetto “Bestiario” quindi eravamo già in una sorta di flusso creativo.
L’idea di utilizzare testi è venuta leggendo il libro. Ad attrarmi sono stati sia la forma, così pulita e quasi brutalista, sia il contenuto che ha dato il via ad una serie di riflessioni importanti quanto dolorose.
“Credo che chi fa arte sia in un certo senso obbligato all’impegno civile, altrimenti quello che facciamo diventa mero esercizio estetico. Abbiamo cercato, senza inasprire i toni, di restituire al pubblico un’immagine poetica ma reale della situazione. L’unico rammarico è che nel periodo in cui proponevamo questo lavoro dal vivo (tra l’altro premiato in un paio di concorsi di audiovisivo) non siamo riusciti a farlo a Taranto.”
Il collettivo Francesco Massaro & Bestiario offre l’esempio di creatività spontanea ed istintiva. Insieme a con Michele Ciccimarra (percussioni), Mariasole De Pascali (flauto, ottavino e flauto in sol) e Adolfo La Volpe (chitarra elettrica ed elettronica), con il supporto delle parole e la voce di Nazim Comunale, viene pubblicato Quaderni di Zoologia Imperfetta (Folderol, 2020), disco dall’astrattismo totalizzante ed incisivo nel delineare forme inconsce, secondo un dizionario ipoteticamente linneico che si rivolge ad un sentimento intricatamente selvaggio. Il pezzo Laùra riflette in pieno questo aspetto, attraverso un uso eterogeneo ed espressionistico nella selezione dei pattern sonori. Da dove nasce quest’idea di suono estemporaneo?
“Occorre subito fare alcune precisazioni:
1) “sulla natura del gruppo e della musica: benché il Bestiario si muova come un collettivo non lo è nel senso puro del termine. Ci sono sì dei momenti di pura improvvisazione, ma tutto quello che suoniamo è assolutamente controllato e in qualche modo preordinato. Uso un sistema ibrido tra partiture tradizionali, partiture grafiche, indicazioni verbali ed altro ancora, lasciando la possibilità ai musicisti di interpretare, rileggere ma anche disattendere le mie indicazioni, una sorta di libertà controllata. Cerco di mantenere un equilibrio tra questi elementi così come tra i vari linguaggi, non mi pongo limiti, voglio potere far fiorire ogni idea musicale. Certo questo non agevola la circolazione della musica a causa della sua assoluta imprevedibilità e del fatto che resiste a qualsiasi etichetta;
2) “sui Quaderni: i Quaderni sono un’opera corale. Oltre alla musica che ho scritto del lavoro fanno parte una poesia di Nazim Comunale (con il quale ho il piacere di avere condiviso diversi lavori di cui sono orgogliosissimo), un’opera di temporary painting di Egidio Marullo e le opere grafiche di Carlo Pedrazzini, con una introduzione di Vittorino Curci. Folderol lo ha pubblicato in diversi formati: digitale, cd e libro. La musica è un ribollire elettroacustico apparentemente caotico, in realtà c’è una organizzazione interna molto rigida e serrata;
3) “sul suono estemporaneo: credo nei Quaderni di avere raggiunto il mio ideale di suono inteso come relazione, materia ed energia. Là dentro ci sono le mie grandi passioni: la Scuola di New York, lo spettralismo, la sperimentazione elettroacustica della scena impro europea e chissà cos’altro ancora. Di certo posso dire che sono attratto vertiginosamente dall’effimero.”
Double Exposure, in collaborazione con Francesco Pellegrino (sax tenore ed elettronica), è segnato da grovigli e viscosità sonore emanate da digitalismi e improvvisazione analogica, in una forma più eterea e distorta. Il disco, pubblicato da Amirani Records nel 2022, vede la partecipazione ancora una volta di Comunale attraverso la recitazione di versi, accompagnata da una musica largamente oscillante intorno un punto focale e dai toni grigi, insieme ad una narrazione di un contesto decadente. Quali sono state le idee portanti o le ispirazioni di questa improvvisazione?
“Double Exposure è il frutto di un incontro estemporaneo tra due perfetti sconosciuti. Ci siamo incontrati per il soundcheck del concerto alle Murate a Firenze un giorno di giugno con una temperatura e un tasso di umidità che facevano pensare più a Bangkok che alla Toscana. Credo che ci siamo trovati in uno stato di grazia e al contempo di allerta per cui la musica è scaturita limpida e decisa. Questo incontro così fortunato ha generato in seguito tantissimi frutti, insieme a Francesco abbiamo girato l’Europa e l’Italia tra club, sale da concerto, foreste, fiumi, gravine, grotte, campi eolici e vecchie ferrovie alla ricerca di una continuità tra noi, i luoghi ed il suono.”
Per concludere parlaci di ulteriori novità riguardo prossimi live o release.
“Oltre ai live di Body Electric che mi vedranno particolarmente impegnato nella prima parte del 2025, dovrò mettere questa musica su disco in una versione a consuntivo, diciamo, per dedicarmi alla composizione di nuovo materiale da eseguire in solo. Inoltre sto lavorando alla nuova musica del Bestiario, a vari progetti di sonorizzazioni di film e mostre fotografiche e alle musiche che accompagnano l’albo illustrato “La mia Voce” di Giada Negri e Mariagrazia Fiore (Sabir Editore) ed in generale anche ai progetti di lettura e musica che porto in giro per tutta Italia con quest’ultima.
“Infine ringrazio te, caro Giovanni e tutti I lettori di Nikilzine per l’attenzione che avete dedicato alle mie parole e al mio lavoro.”