La scena italiana cela sempre tante sorprese. Non solo per suoni che non ti aspetteresti mai, ma anche per l’ammirazione dal di fuori. Quel sentimento sperimentale dell’underground italiano, la cui alchimia di forme e colori ha creato qualcosa di nuovo e fervido è stata osservata anche al di fuori dell’Europa. È il caso di Shane De Leon, che ai tempi dei Rollerball, nei quali militava, ha conosciuto bene l’Italia, apprezzandone il suo fervido valore artistico negli anni ’00. Il noise al quale guardano i Rollerball è lo stesso di Shane, che in quello stesso periodo avvia un progetto inizialmente solista, Miss Massive Snowflake. Shane comunque oscilla tra due polarità, tra pop e sperimentazione, all’interno della sua discografia, e le corso del tempo il progetto verrà arricchito dei contributi più fissi di Jeanne Kennedy Crosby e Andy Brown. Your Favorite Band, prodotto da Brown e pubblicato il 2 Gennaio 2021 dalla North Pole Records, vede il contributo di Ty Herman e Keith Martinez, appena arrivati nella band, e come ospiti compaiono Jacopo Andreini, Fabrizio Testa e Arrington de Dionyso.
L’album rappresenta un ulteriore passo per la band. Un pop che diventa un valore aggiunto attraverso un processo di lavorazione in senso sperimentale. La sensibilità pop di derivazione rhythm ‘n’ blues di De Leon da una sua interpretazione pop psichedelica – o pop freakedelica – dove il musicista originario del Montana è un demiurgo dei suoni, dove a volte i suoni, i colori e le forme vengono combinate secondo un approccio ludico alla musica, giocando tra astrazione sperimentale e realismo più concreto. Shane guarda all’Italia, ma lo fa dagli Stati Uniti senza rinnegare le sue radici indigene, e più anacronistiche e storiche nel mondo di tutto il rock.
Abbiamo posto delle domande a Shane De Leon riguardo la sua storia passata e presente, il quale ha sciolto i nostri dubbi. Di seguito la nostra conversazione, attraverso la quale sono stati approfonditi gli argomenti sopracitati.
Allora, Your Favorite Band percorre la strada di una più meditata elaborazione del suono già avviata da un po’ di tempo nella vostra carriera. Ma come si è sviluppato il corso della lavorazione dell’album, e da quali presupposti è nata?
“Miss Massive Snowflake aveva programmato di fare un tour di venti date sulla West Coast americana a Maggio 2020 seguita da una sessione di registrazione di dieci giorni in Portland, Oregon con Andy Brown. Avevo già scritto precedentemente To The Bone, Hot Coffee e Church/Casino, ma erano volutamente non completate per dare più spazio al contributo della band durante le registrazioni. Abbiamo coinvolto Ty Herman e Keith Martinez nella band, e volevo vedere quale sarebbe stata la loro influenza nel nostro sound. L’album era già stato pianificato per far esprimere da parte del fan l’amore per la sua band preferita, ma quando il Covid ha attecchito portò con sé l’immediatezza con la quale non potemmo più vedere musica live e saremmo stati in quarantena. Scrissi e registrai le tracce di chitarra e voce da solo nel mio studio tra Marzo e Maggio 2020. Dopodiché mandai queste a Andy Brown, e lui ne diede davvero tono con l’aggiunta di basso, batteria, synth e una produzione killer. Il resto della band aggiunse qualche altro contributo, ma l’intero disco fu fatto [praticamente] da solo, dove ogni membro ha registrato nel proprio studio casalingo. La premessa di Your Favorite Band viene dalla sensazione che hai quando guardi la tua band preferita, e volevo porre la mia scrittura dal punto di vista del fan”.
Uno dei precedenti album, So Sweet, era all’insegna di un alt pop classico per i relativi standard, e con The Final Photograph si cominciano a cambiare le carte in tavola. Ulteriormente, un ruolo chiave viene ricoperto dall’EP del 2018 Bobby And Sheila, dove suoni sintetici sono protagonisti e emerge un modo di suonare più eterodosso. In Your Favorite Band si prendono le distanze nettamente da quel vecchio corpus stilistico. Un processo che è andato sfumando, ma che ha saputo magistralmente rinnovarsi, attraverso l’affermarsi di suono più sintetico. Elettronica che emerge in maniera obliqua e non convenzionale, spiazzando per originalità. Mi chiedo quindi da quali stimoli sei stato mosso in questo flusso di cambiamenti di circa cinque anni.
“Miss Massive Snowflake è cominciato come un progetto solista nel 2004, e fu un’iniziazione a registrare me stesso. Sono stato nei Rollerball per oltre un decennio e Monte (Trent Allen, nda) e Gilles (Lascar, nda) si sono occupati completamente delle registrazioni, eccetto per Real Hair che fu prodotto da Randall Dunn, e io volevo cominciare a realizzare i miei esperimenti e sound collage. I primi tre EP (Shh Shh Snowman, Bender e Miss Massive Snowwflake) hanno rafforzato il mio talento per il songwriting alla stessa maniera dell’utilizzo del sound collage e di nuove tecniche di registrazione. Songs About Music fu un decisivo punto di svolta dal momento che MMS divenne una band più funzionale per i membri. Jeanne Kennedy cominciò con il basso, ovvero quando iniziai provando a creare canzoni “weird pop” con il formato classico di band. So Sweet fu un album che scrissi durante un divorzio, e stavo provando a trasmettere emozioni all’ascoltatore. Sia The Final Photograph che Bobby And Sheila erano una cosciente proposta di registrare più di quello che avremmo fatto live per un paio di anni, con me inginocchiato facendo emettere feedback con una tonalità fuori dal mio amplificatore, mentre Jeanne e Andy mantengono serrato il ritmo. Come ho già accennato, Andy diede maggiore colore alle tracce e la sua sensibilità è molto prevalente in Your Favourite Band, arpeggiamenti di synth, ritmi funky e molto tempo per produrre l’album, causa l’isolamento da Covid”.
Church/Casino è più incentrata in una certa obliquità elastica, tra elettronica e punk; infatti convergono diverse forme nella tua musica, tra tradizione (soprattutto pop) ed eterodossia (nell’utilizzo dei loop). Sta di fatto che in Your Favourite Band viene catalizzata, attraverso il suono elettronico, la tua attitudine alla sperimentazione che hai manifestato nei precedenti anni, e Church/Casino è il più emblematico rappresentante, con il pattern ritmico della voce, minimale ma turbinoso, con matasse di elettronica piacevolmente esacerbanti, che a mo’ di frattale è una visione dell’album ridimensionata. (Anche i pezzi più pop manifestano anch’essi una eterodossia in simbiosi con il resto). Quindi mi chiedo se era/è tua intenzione unire, nella tua poetica, il minimalismo punk, con quella automaticità e complessità elettronica, che paradossalmente e naturalmente sono speculari di uno stesso processo creativo.
“Church/Casino è un pezzo davvero divertente. Ce l’avevo in mia testa per un paio di anni, ma dopo aver registrato The Doorman per Your Favorite Band pensavo che l’album avesse bisogno di un paio di pezzi più rock, così come The Doorman stette in compagnia insieme con pezzi più melodici. Andy e io abbiamo dato la struttura essenziale, e quando abbiamo aggiunto questi synth vorticosi, si cominciò a conferire una forma. La chitarra di Ty ha aggiunto quel vibrato intenso e caotico, ma la ripetizione del testo e del basso mantiene l’intero pezzo gradevolmente dinamico. L’intera band fa tenere presente: “non posso aspettare di suonarla live”. L’aspetto folle di quest’album è che nessuno di questi pezzi è stato suonato dal vivo dal gruppo. Sono solo registrazioni, distanti nel tempo e nello spazio. Non era programmato. C’è un outtake da questo disco chiamata Three Night Stand, e compare Arrington de Dionyso e Jacopo Andreini. Un rock davvero deforme. La lasciammo fuori dall’album perché non c’era abbastanza spazio per il vinile. Sarà pubblicata eventualmente. É uno strumentale tra drone meditativi e uno spastico e distorto free jazz. Sarebbe stata bene affianco a Church/Casino”.
La traccia Una Cura colpisce per la sua essenzialità e allo stesso tempo efficacia. La musica è costituita da un loop di synth nel quale irrompe una chitarra lancinante, e che infrange quella periodicità strumentale accompagnata da parole in italiano; un testo che fa riferimento all’edonismo del grande commercio discografico asfissiante (nonostante il momento oscuro); un pezzo essenziale nella struttura e nella sostanza, dove la sintesi di tutto (anche di quei principi poco DIY) è l’idea portante del pezzo. Ma cosa ti ha ispirato in merito?
“Lavoro con Fabrizio Testa da sette anni o quasi. Mi ha proposto nel 2014 di collaborare insieme attraverso internet, e dopodiché insieme abbiamo fatto concerti in Italia e Stati Uniti. Amo molto Il Lungo Addio, e penso che Fabrizio e io siamo molto simili nella scrittura. MMS ha fatto la cover di L’Ultima Fotografia in The Final Photograph, e diede quel titolo all’album dopo quella canzone. Ho rintracciato lui durante le registrazioni di Your Favorite Band e gli chiesi se poteva scrivere una poesia sulla sua band preferita, e lui lo fece. Presi la sua voce e la inserii tra loop e chitarra, e poi Andy fece la sua magia. Mi piace creare nei miei album sound collage e strane introduzioni, e Una Cura è una parte perfetta YFB. Credo che il testo di Fabrizio si riferisca alla sua di band preferita, i Morphine. Durante le mie collaborazione, lascio fare agli altri quello che devono fare. Non do nessuna indicazione. Sto lavorando con loro perché mi piace già quello che fanno. Sia con Una Cura che con Hair di Fabrizio si prende fiato nell’album dal momento che non si incentrano sul formato canzone, ma sul suono in sé”.
C’è da dire che l’attitudine a creare qualcosa di non convenzionale ti ha sempre accompagnato, fin dai primi dischi, come Queen’s Headache e la collaborazione con la collana Phonometak Series della Wallace e Sound Metak, nel segno del suono maggiormente analogico che si fa condizionare da una certa inclinazione all’improvvisazione libera, legata forse all’ambiente italiano anni ’00 e ’10. Sei stato vicino agli Ovo ai tempi con i Rollerball, e poi hai legato sempre di più con l’Italia underground. Penso che i suoi suoni ti abbiano meravigliato per il loro ricollegarsi all’arte colta o al noise à la Skin Graft (in diversi casi). Ma cosa ti ha stupefatto a tal punto di diventare a tutti gli effetti un membro di quella macroscena?
“Ho lo stesso amore per il noise, la pop music, l’hip hop, il sound collage, l’ambient, il jazz e il free jazz. Sicuramente la sola musica per cui non spendo tempo è il metal. Mi è sempre sembrato una specie di divertimento nel mondo della musica con tanta tecnica e non molto linguaggio di fondo. Mi piace molto l’Italia. Il mio primo tour nel 2000 con Jacopo Andreini, Stefania Pedretti e Bruno Dorella mi ha aperto gli occhi. Gli italiani hanno buone orecchie per la musica. A loro piace mettersi alla prova e vengono fuori tonnellate di grandi band. Il primo decennio del millennio fu un periodo meraviglioso per la condivisione in musica tra US e Italia. Inoltre squat e centri sociali italiani hanno avuto grande influenza per me e la mia politica. Il cameratismo e l’assenza di interesse personale della scena mi hanno molto ispirato. Miss Massive Snowflake è una band fuori dai canoni, e molto spesso quella componente più sperimentale della scena pensa che siamo un po’ troppo pop, e la parte più pop pensa che siamo troppo strani, weird. Alla fine sono collocato nel mezzo. Voglio che il noise venga portato al mainstream, come l’hip hop ha fatto più del rock, ma io ho sempre amato i cori orecchiabili e i buoni fraseggi. Considero la band sperimentale, in quello che noi sperimentiamo, non sto cercando una formula per creare la canzone perfetta. Sto provando allo stesso tempo a selezionare e a elaborare tutte le mie influenze”.
Per concludere, speriamo che quanto prima riprenderanno le attività live, in modo di vedere un tuo live. Nel frattempo, quali interessanti novità ci aspettano sul fronte Miss Massive Snowflake, in quanto ad album o collaborazioni?
Grazie e a presto!
“Non posso più aspettare per andare in tour di nuovo. Sto male per questo. Il cibo e la cultura differente, gli amici in giro per il mondo, fare tarda notte o mattino presto, le lunghe guidate, e i più lunghi voli, è quello che voglio fare per il resto della mia vita. Però non farò piani del genere fino a quando in questa condizione saremo al sicuro da questa pandemia da Covid, inoltre così più spendiamo tempo e energia per pianificare i tour, più verranno cancellati. Solo ieri, Andy mi ha mandato due pezzi per la nostra prossima uscita, che sembrano ispirarsi alla dub. Queste sono le fasi iniziali, ma già qualcosa di soddisfacente. Miss Massive Snowflake ha un nuovo singolo 7” che uscirà in estate e si chiamerà Candle. Io ho scritto un pezzo, e Ty, Andy e io ne abbiamo fatto una versione per il lato A e Jeanne e Keith hanno fatto una versione per il lato B. Stessa canzone due stili diversi. Al momento stiamo registrando quello che dovrebbe essere un altro album nel 2022, nella speranza che potremo calcare i palchi in quell’occasione”.