MINDFLAYER – IMMAGINARIO MEFISTOFELICO E POLICROMATO
di Giovanni Panetta
Anni '90/'00, nasce il Providence sound con il Fort Thunder tra mostre e concerti di una musica nuova. In quel contesto nascono i Mindflayer, duo noise vivo e incendiario.
It's Always 1999.

Cover di It’s Always 1999 (2001).

Attraverso l’unione tra dissonanze e distorsioni, sia analogiche che digitali, il Providence sound degli anni ’00 ha ribaltato le regole del futuro e fatto insorgere nuovi e interessanti paradigmi nel noise più fervido e interessante. Nei decenni precedenti, in ambito rumoristico c’era sicuramente un influsso maggiore della luce e il calore della poetica dei sixties, che prese una piega più obliqua per via della carnale atonalità dell’hardcore punk che ha caratterizzato i primi anni degli anni ’80, e in generale della fiamma del punk che non si era ed è mai del tutto affievolita (si pensi soprattutto a gruppi statunitensi come Sonic Youth, Dinosaur Jr, Butthole Surfers, Big Black, etc). Tornando all’inizio, sicuramente ciò che ha cambiato le carte in tavola e ha dato un maggiore influsso nelle sonorità di quella scena vitale proveniente dal Rhode Island è stata una maggiore tendenza all’astrazione, esplicata da quelle zone grigie tra indie rock/noise con suoni free jazz/jazz elettronico o che convergono ad una tendenza “progressiva” o colta (in questo senso può essere stato rilevante l’apporto delle trame elastiche elettroniche degli Brainiac, gli stessi Sonic Youth con l’etichetta SYR, e la psichedelìa sghemba che gioca con il remoto degli Old Time Relijun (di poco successivi)).

Il succitato corpus sonoro condizionerà i protagonisti di Providence e del Fort Thunder, quest’ultimo un edificio occupato abusivamente, ovvero una fabbrica abbandonata nel vecchio distretto industriale in zona Olneyville, dove operava la scena dal 1995 al 2001, fino a quando la costruzione fu demolita per costruire un parcheggio. Intorno a quel centro creativo orbiteranno o convergeranno gruppi come Six Finger Satellite, Arab On Radar, Lighting Bolt, Forcefield, etc, grazie alla preziosa propositività di Brian Chippendale e Mat Brinkman che autogestivano quella location per concerti e anche mostre di arte visiva; una scena da fruire musicalmente e visualmente attraverso il tratto punk, stilizzato, vario in quei colori vivi. La musica del Providence sound è progressiva, folgorante ma non oscura o decadente (almeno non in senso proprio), e utilizza una tecnica barocca in uno schema cacofonico, malsano, dai colori acidi, e che giocano con l’elemento del brutto, del grottesco. Compare un suono per lo più analogico, vulcanico e schizofrenico (Lighting Bolt), o espressioni di un’elettronica malata (Forcefield), e potremmo dire che una via di mezzo in più sensi viene offerta da Chippendale e Brinkman che insieme decidono di mettersi in gioco con i Mindflayer.

Mindflayer

Mindflayer. A sinistra Mat Brinkman, a destra Brian Chippendale.

I Mindflayer, nati negli anni ’90, sono immersi in una poetica del fantastico fantascientifico, o del fantasy in senso più stretto (il nome del duo prende il nome dagli Illithid, creature del mondo di Dungeons & Dragons), attraverso una musica caotica, libera da qualsiasi punto di riferimento precostituito. Il gruppo vede Chippendale alla batteria e voce distorta, e Brinkman alle prese con macchine analogiche, ed entrambi vomitano dei riff e dei pattern fuori da qualsiasi tonalità che si ripetono momentaneamente, implementando il caos che ogni volta si esacerberà, o in medias res o alla fine dei pezzi. Chippendale e Brinkman suonano rispettivamente anche nei già citati Lighting Bolt e Forcefield, loro militanze più importanti. In particolare Lighting Bolt è un progetto con linee melodiche più assonanti con l’ausilio di Brian Gibson al basso, ma accomunati con i Mindflayer per il loro suono incendiario e estremamente vitale, lateralmente prog.

Per quanto riguarda le uscite ufficiali, oltre gli split con Prurient e Deep Jew, i Mindflayer pubblicano quattro album: It’s Always 1999 (per la Ooo Mau Mau, nel 2001, ma divenuto più noto tramite la ristampa e la distribuzione della Load nel 2004), Take Your Skin Off (per la Bulb, uscito nel 2003), Die & Mold Services (Corleone, 2004), Expedition To The Hairer Peaks (ancora una volta pubblicato per la Corleone, nel 2005). Tutti questi dischi sono nell’ottica di un suono industriale, meccanico, decadente nel caos e vitale nell’energia, dove i feedback rappresentano la radiazione di fondo di quell’esplosione nichilista. A volte c’è la sensazione che si volesse ricalcare un suono più tradizionale, espresso tramite bilanciamento di suoni stereotipato di quelle figure criptiche dell’immaginario collettivo, o attraverso un cut up compositivo di più linee melodico-armoniche. Il ritmo è strutturato a fuga, una periodicità a breve termine e una poliritmia a dir poco sulfurea. It’s Always 1999 è sicuramente il lavoro più emblematico, più espressivo, e, senza esagerare troppo, a suo modo il più melodico; musica meccanizzata, una techno con bpm terrei, un fuoco di una luce abbagliante, che, metaforicamente parlando, proietta nella retina dell’ascoltatore disturbanti figure multicromate dai colori corrosivi. In Take Your Skin Off, sempre nel nome del caos, ha un suono più disteso, come Are You Fucked Up, dalle sonorità ambient e caustiche allo stesso tempo, mentre Drop Bass Not Bombs Leviathin è più dilatata. In Die & Mold Services si improvvisa di più in senso free form, il rumore si astrae attraverso le due jam che compongono i rispettivi lati del disco (DIE & MOLD e MOLD & DIE). Expedition To The Hairer Peaks è più oscuro e mefistofelico, le linee sono altrettanto oblique e astratte.

Quella dei Mindflayer è un modo di suonare libero, che unisce colori sempre diversi, scelti da una tavolozza oscura, e che prendono la forma di scarabocchi immaginari e ogni volta nuovi. Un idea interessante di noise che muoverà i suoi passi, tra le tante conseguenze necessaria, in un’elettronica pura e austera.

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