L’INNOVAZIONE DEI DINOSAUR JR.
di Giovanni Panetta
Analisi sull'ultima parte del percorso Dinosaur Jr.. Con Kurt Vile come produttore, rinnovamento del suono psichedelico in Sweep It Into Space.
Sweep It Into Space

Cover di Sweep It Into Space (2021).

I suoni slacker di derivazione indie rock fluiscono ancora oggi nel corso del tempo. I Dinosaur Jr., gruppo che prende le mosse dai colleghi di genere un po’ più anziani come Hüsker Dü e Meat Puppets, è vissuto nel pieno fulgore negli anni ’80 e ’90 (con sempre diverse sfumature), per poi vivere una fase alternata da ancora luce e vacillamenti della fama nella fase post-reunion iniziata nel 2005, e che vede la storica formazione ricostituirsi, formata da J Mascis (voce e chitarra) Lou Barlow (voce e basso) e Murph (batteria), nella situazione di malcelata rivalità tra i due autori principali del trio di Amherst (Massachussetts), ovvero il laconico Mascis e il vulcanico Barlow. I Dinosaur Jr. hanno pubblicato finora cinque album in quest’ultima fase che potremmo denominare “d’argento”, ovvero: Beyond (2007), Farm (2009), I Bet On Sky (2012), Give A Glimpse Of What Yer Not (2016) e Sweep It Into Space (2021); tutti lavori contraddistinti dalla tradizione indie rock, che si adatta a forme maggiormente psichedeliche e folk, e un po’ meno legata al disordine pop che ha segnato la fase più propriamente storica (gli anni ’80) e quella post-Barlow (i ’90). In questa fase, J Mascis infatti sperimenta in solo con la chitarra acustica (pubblicando tre album a suo nome) e con i Witch, gruppo stoner dalle pesanti trame psych, mentre Lou Barlow è alle prese con il gruppo con cui si esprime meglio creativamente, ovvero gli storici Sebadoh. Inoltre da riportare anche la collaborazione di Kurt Vile (Kurt Vile & The Violators, precedentemente in The War On Drugs, e protagonista di una nuova psichedelìa, insieme ad altre personalità come Ty Segall e John Dwyer) alla produzione dell’album solista di J Mascis Several Shades Of Why, del 2011; un sodalizio che tornerà anche per Sweep It Into Space.

Dinosaur Jr.

Dinosaur Jr.. Da sinistra a destra: Lou Barlow, J Mascis e Murph.

La tappa del 5 Agosto 2016, data di pubblicazione di Give A Glimpse Of What Yer Not (per Jagjaguwar) segna l’esordio di una probabile necessità di un cambiamento per la band; i nove pezzi di J Mascis e i due di Lou Barlow (Love Is… e Left/Right) sembrano essere più o meno privi di una direzione di fondo, a parte le prime due tracce più tradizionalmente incalzanti (Goin’ Down e Tiny), più iconiche all’interno di quel contesto. C’è un guardare a suoni heavy e più netti, ma l’impostazione sembra essere involontariamente sghemba. In particolare la parte strumentale vuole essere ritmicamente e melodicamente coinvolgente ma in realtà si creano pattern fin troppo ripetuti nella poetica di Dinosaur Jr, fantasticando un po’ troppo forzatamente. Ma un album che si aggancia con una nuova fase che segnerà il successivo lavoro.

Sweep It Into Space, prodotto da Kurt Vile e J Mascis, e uscito il 23 Aprile del 2021, ancora una volta per Jagjaguwar, è all’insegna di un suono più elastico e barocco. Le armonie, propriamente dette, sono originariamente consonanti e paiono più meditate. Linee tra psichedelìa, suoni slacker in senso quasi glam, attraverso chitarre potenti ed efficaci, saccarine, che si insinuano tra le fibre del miocardio. In Sweep It Into Space c’è un magistrale lavoro di produzione, senza che quest’ultima risulti troppo artificiosa, attraverso i vari overdub presenti, molti di più, o più dinamici, rispetto a quelli presenti in Give A Glimpse Of What Yer Not. Un album attraversato da un arabesco psichedelico, e che dall’altro lato gioca con un immaginario heavy che caratterizza in gruppo (vedasi il rock massivo di I Met The Stones), ma lo fa più liscia e intrecciata, grazie a Kurt Vile alla produzione, permeando l’album da un melodismo chitarristico vorticoso e magnetico. Sweep It Into Space è inoltre un album dai testi più immaginifici, meno scontati, che si adattano perfettamente con quella musica fervida e policromata. Inoltre pezzi più variati, di natura diversa, con i propri peculiari particolari, dal piano scampanellante in Take It Back, o le chitarre incalzanti e corpose in I Ran Away e And Me, e pezzi dalla struttura più obliqua in N Say, senza tradire lo stile heavy psych di tutto l’album, come anche le tracce scritte da Lou Barlow (Garden e You Wonder) che brillano per il loro pop sghembo e lisergico dalle sfumature folk, più con un centro focale rispetto a quelle di Barlow in Give A Glimpse Of What Yer Not. Una direzione per niente confusionaria che i brani di Sweep It Into Space prendono, acquisendo un’impostazione eccellente, nel nome di un corpus sonoro slacker che nella maggior parte dei casi ha dimostrato di rinnovarsi magistralmente, conferendo all’album il titolo di masterpiece nel contesto degli altri quattro album post-reunion.

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