LA WEST COAST OBLIQUA DEGLI YELLOW SWANS
di Giovanni Panetta
Analisi di una parte peculiare del percorso di Yellow Swans; la loro poetica, il contesto, gli album Bring The Neon War Home e Psychic Secession.
Bring The Neon War Home

Cover di Bring The Neon War Home (2004).

Gli Yellow Swans hanno dato vita a un noise dilatato elasticamente e in completa libertà, lungo un buon tratto della West Coast statunitense. Costituiti a Portland, in Oregon, e poi trasferiti a Oakland, percependo un maggiore feeling con la limitrofa e bohémien San Francisco, Peter Swanson (elettronica, drum machine, voce) e Gabriel Mindel Saloman (chitarra e elettronica) realizzano un’idea di rumore ancorata in parte al passato, che si ispira alle irradiazioni delle realtà a loro vicine, come Factrix, Chrome, MX-80 Sound, Smegma e soprattutto i neozelandesi Dead C, conosciuti da Swanson in terra natìa. Ma il rumore degli Yellow Swans è sicuramente figlio del proprio tempo, all’insegna di una plasticità elastica, tra feedback graffianti e aleatori, percussività tribale e lisergica della drum machine e synth alieni, dove il tutto rimanda ad un futuro lontano orribilmente distopico attraverso dissonanze e distorsioni granguignolesche per la loro impetuosità. Un suono che, non a caso, caratterizza quei primi anni noise, in bilico tra ambient obliqua e harsh noise, o anche in nome di una decostruzione melodica, con le dovute astrazioni, che potrebbe essere definito “harsh pop”. In questo senso, un riferimento potrebbe essere la famigerata scena di Providence del periodo anni ’90 e ’00, presenziata da Arab On Radar, Six Finger Satellite, Lighting Bolt, Black Pus, Mindflyer; anche se tale lato corrosivo e allo stesso tempo più rassicurante che contraddistingue quella poetica “tender” sia nei suoni che nelle grafiche di quei dischi, soprattutto di quelli della East Coast, vede la sua controparte più malefica nel territorio della costa occidentale statunitense, che si manifesta da una causticità maggiore rispetto i primi vagiti del noise che si è evoluto dai ’90 passando per gli inizi del nuovo millennio. Il suono degli Yellow Swans, come quello di altri gruppi come Burmese, The Skaters e Axolotl, attinge sia da un suono arty, che ha caratterizzato la zona di San Francisco, (vedasi il corrispettivo Quadrilatero) che da sonorità più nichiliste di matrice hardcore (anche se sublimate molto spesso in senso ambient); sebbene tali artisti siano permeati da un immaginario freak, c’è più di un rimando all’HC; se per esempio Burmese gioca col concetto di “brutto” ma in maniera strutturata, rimandando alla SST Records o ai Nig-Heist, Yellow Swans omaggia in parte nel suono e non solo la band hardcore-punk straight edge di Boston degli ’80 DYS (in cui figura Dave Smalley, successivamente in Dag Nasty e All, e già nei Decadence, i quali compaiono nella nota raccolta This Is Boston, Not LA), attraverso la passione di Mindel Saloman per essi; la “D” iniziale di quella sigla (che corrisponde a “Department of Youth Services”, ovvero il nome per esteso di un ente governativo del Massachusetts che mirava a risolvere il problema della delinquenza giovanile attraverso l’istituzione di riformatori) verrà utilizzata più spesso dal duo per alterare il proprio moniker, attraverso una parola all’inizio che comincia per “D”; quindi D Yellow Swans, D. Yellow Swans, Dreamed Yellow Swans, Dove Yellow Swans, Deep Yellow Swans, Drill Yellow Swans, Die Yellow Swans, Deterioration Yellow Swans, Doorendoorslechte Yellow Swans, etc. Un modo che, a detta di Swanson vuole divertire senza prendersi troppo sul serio e divenendo “anti-branding“, seppur verranno confusi il pubblico e gli addetti dei negozi di dischi, ma che per quanto detto non vuole risultare assolutamente un gesto di presunzione.

Yellow Swans

Yellow Swans: Gabriel Mindel Saloman (a sinistra) e Peter Swanson (a destra).

In riferimento all’hardcore, Yellow Swans è contraddistinto da una chitarra fisica e oscura allo stesso tempo, che ha come obiettivo la creazione di veri e propri muri sonori, come avveniva molto spesso, per l’appunto, nella poetica hardcore-punk, all’insegna di un’astrazione aleatoria e caustica. In Bring The Neon War Home (pubblicato da Narnack Records, il 10 Agosto 2004) compare una decostruzione di un suono reconditamente punk, con il suo melodismo non concettuale e estemporaneo; la dinamicità plastica di derivazione quasi rave dei vari elementi consonanti e approssimativi è una giustapposizione delle caratteristiche punk ivi presenti, che si fondono a tratti a livelli di melodia e ritmo, e che vengono filtrati attraverso una visione moderna, generando qualcosa di spontaneo e ideale allo stesso tempo. Bring The Neon War Home è intrinseco ad una visione pop (che deriva dal suono di Providence et similia) e punk (per via della contaminazione per l’appunto dell’hardcore) più in senso lato, e che vedrà nell’uscita ufficiale successiva, ovvero Psychic Secession (uscito il 15 Ottobre 2005 in Australia per Numerical Thief, e nel 2006 per Load Records e Weird Forest Records negli US) una manifestazione di un ambient formato da cadenze molto spesso massive e psichedeliche in senso alieno, che si discosta in parte dal corpus sonoro rispetto a prima; un’elettronica più oscura e astratta che si distanzia maggiormente dall’attitudine precedente per il gioco fisico sonoro. In realtà però il suono di derivazione più ambient (se così potremmo dire) è una ricorrenza costante di Swanson e Mindel Saloman, permeata da altri elementi eterodossi; in più Axolotl, il progetto solista di Karl Bauer, sembra porsi come un’ispirazione in questo caso, contagiando il duo attraverso un suono ambientale più disteso, e barocco ma sublimato attraverso le consuete idiosincrasie dell’occasione, con venature elastiche e più morbide.
La Costa Occidentale (o potremmo dire della California) riceve ancora una volta il titolo di famiglia sonica più oscura, nichilisticamente psichedelica, e i protagonisti della nostra analisi, ovvero gli Yellow Swans, sono una componente importante, per via di un astrattismo malsano, una fisicità plastica, e il loro stacanovismo. Linee meno stilizzate ma dalle forme grottesche e in libertà che sospendo in nome di una perplessità storta.

Di seguito tutte le tracce di Psychic Secession:

Share This