Attraversata dalla sua grandiosa Storia passata, nelle cronache tarantine c’è aria di cambiamento e come ghirlande ci facciamo travolgere da un vento che indica una direzione dalla ipotetica e oscura positività. Il Comune di Taranto annuncia nuovi e innovativi progetti, che quegli spettatori guardano con stoico scetticismo che sconfina molto spesso nel pessimismo, e secondo quella che è stata la storia pregressa del territorio ionico che è stato molto spesso martoriato dalla classe politica. Uno di quegli annunci è il ripristino del Lungomare che si affaccia sul Mar Grande di Taranto; il progetto prevede aree verdi, un restyling, e la costruzione di una passeggiata nella zona sottostante la cosiddetta Ringhiera di Taranto Vecchia, a ridosso della riva del Mar Grande. Il progetto comprende quindi una parte del Borgo (Lungomare Vittorio Emanuele III), Taranto Vecchia e Porta Napoli (Porto Mercantile), e c’è una condizione di scetticismo nella popolazione dei due mari, intesa secondo un’accezione letterale e secondo, un modo di intendere più statistico; molti sono fiduciosi, altri voltano le spalle.
L’opera WATERFRONT (uscita il 9 Febbraio di quest’anno per Canti Magnetici) di Gaspare Sammartano, che assume come nome d’arte Sammartano, evoca la grandezza della Città dei Due Mari, come capitale magnogreca o centro strategico della Marina Militare con il suo Arsenale, e allo stesso modo la sua decadenza; attraverso suoni elettronici di diversa estrazione dal jazz e la musique concrète, passando attraverso l’hip hop, verso il noise, che possono assumere una forma sia lucente che claustrofobica, intensa o rarefatta, convergendo molto spesso ad un’approssimazione del vuoto, Sammartano vuole infondere un realismo dalle diverse sfaccettature. In WATERFRONT il dubbio viene sospeso, prende piede una certa grandiosità latente che vacilla, ma non c’è una visione nichilista; l’attenzione e la vicinanza per la città sono alcuni degli interessi e occupazioni di Gaspare, come performer (anche in Bogong In Action e Cannibal Movie), organizzatore di eventi e co-owner della label Canti Magnetici (insieme a Donato Epiro e Andrea Penso); una personalità a risonanza nazionale, se non mondiale, che ha portato lo spirito di Taras fuori le mura magnogreche.
Successivamente a WATERFRONT, Sammartano ha collaborato il una compilation, ovvero Anima Respinta Dal Futuro Vol.1 dell’etichetta Tocca Il Futuro. Il brano in questione, Otto Rovesciato, tra bordoni costanti di synth, concretismi notturni e naturalistici, e distorsioni ci offre un noise acido dalle tinte soul corroborato da un suono spettrale, che caratterizza la poetica del creativo tarantino. Un sound ancora più minimale e oscuro, fotografia di una natura dormiente e potrebbe caratterizzare una città.
Di seguito l’intervista a Sammartano.
WATERFRONT è un omaggio alla città di Taranto, tra decadenza contemporanea e splendore remoto. C’è molta aleatorietà, ma soprattutto c’è qualcosa di sospeso, ovvero di già accaduto oppure di prossimo e imminente. Nel layout si fa riferimento al passato florido in età classica della città, al dissesto finanziario del Comune degli anni ’00, o alla Rompighiaccio Destiny, una nave militare di grandi dimensioni costruita nel ‘700 che si rilevò solo uno spreco di soldi; ma soprattutto il Lungomare (waterfront), l’Isola (Taranto Vecchia), il Muraglione, l’Arsenale, i ponti, luoghi trascurati o incombenti, o che hanno ridefinito la città, facendo molto spesso in modo che la comunità convivesse e si adattasse in essa. Facendo questa breve introduzione, qual è stata la genesi dell’album e come si è sviluppato l’interesse per la città in quel senso?
“Taranto è sempre presente all’interno dei miei lavori, lo è in quest’ultimo come nei precedenti. Se pur in maniera poco esplicita, è un continuo dare e avere reciproco quello che vivo con la città, anche in senso propriamente materiale. Per Waterfront ci sono entrato ancora più dentro ed è stato inevitabile rispolverare e richiamare luoghi, vecchie storie e fantasmi.
“I brani del disco sono stati composti tra il 2018 e il 2020 e riassumono fasi diverse della mia ricerca; dopo una lunga cernita e ascolti del materiale accumulato ho definito l’album, così come lo si può ascoltare, giusto qualche mese fa”.
In Sirene/Big Muraglione si può percepire il contrasto tra una sirena o suoni di synth in loop, e delle voci umane distorte, quasi spettrali. Sembra che volessi ricalcare come intorno a quegli spazi occupati dall’Arsenale Militare (simboleggiato dal suono della sirena) abbia convissuto tutta una comunità, quasi nella rassegnazione di essere privati di spazi e di un paesaggio (il Mar Piccolo è praticamente invisibile dietro il Muraglione). Ci vuoi parlare di che tipo di sensazioni vuoi infondere con quel pezzo?
“Purtroppo con la privazione di quei luoghi e paesaggi noi ci siamo nati e non possiamo fare altro che immaginare come vorremmo che fossero. Solo quando si innescherà qualche giusto meccanismo tra pubblico e privato che stravolga completamente le carte in tavola forse potremo sperare di riappropriarci di questi spazi per viverli in maniera nuova e sostenibile. Le Sirene che sentiamo, quelle delle navi della Marina, sono e vanno intese come un allarme, ignorato, e le voci, quelle di una comunità spaventata che fatica a ritrovarsi”.
Lungomare Golden Age ha un andamento ondivago e strutturato in più istanze. Si ripercorre la storia del Lungomare tarantino, ed infatti si cominciano a sentire suoni più eterei di sampler per finire poi in voci umane terrene, ovvero dai fasti del passato alla decadenza dell’odierno. Se vuoi, parlaci di questa corrispondenza tra musica e storia di Taranto nel tuo pezzo.
“Non c’è una vera e propria corrispondenza. Lungomare Golden Age potremmo definirlo più un tributo ad un posto per me incredibile; credo sia un po’ il vero specchio della città e della sua comunità che si evolve nel bene e nel male”.
Ci sono comunque momenti in cui la musica è quasi assente; in Punta Rondinella si sentono solo rumori di fondo, e ad un certo punto si può percepire qualche distorsione, la manipolazione di un nastro mentre viene riprodotto da un registratore. Circondata dal mare e dalla zona industriale di Taranto, Punta Rondinella ricalca in qualche modo quel pezzo; poco frequentato ed inquinato per via delle industrie, anche se c’è qualcuno che lì d’estate si fa un bagno. Volevo sapere se quel pezzo ricalca in qualche modo il luogo che evoca; in ogni caso lo vedo come un esperimento singolare e peculiare per il suo genere.
“La genesi di questo brano è strettamente legata proprio a quel luogo: il nastro che ascoltiamo è uno stereo 8 di circa quarant’anni fa ritrovato nei pressi di Punta Rondinella dal mio amico Pierluca durante delle riprese sopralluogo. Ho lavorato questo nastro in studio assieme a delle registrazioni di campo effettuate sempre a Punta Rondinella pochi istanti prima del ritrovamento. E’ certamente una composizione che rispecchia molto la mia forte spinta alla condivisione nell’ascolto, la mia curiosità, l’interesse verso la scoperta e la rielaborazione di materiale già trasformato dal tempo”.
C’è da dire che, se in WATERFRONT è presente più sospensione, nel precedente Walkman Jazz c’è più musica in senso classico, ma con distacco. L’approccio alla musica, di derivazione afroamericana (dal jazz classico all’hip hop), consiste in registrazioni di pezzi già eseguiti che vengono distorti e dilatati, conferendo al risultato un tono lisergico attraverso un’operazione di “meta-musica”, dove suoni già prodotti sono propedeutici a quelli dei loro eredi. La black music è immersa in uno spazio multi-dimensionale, in cui si può manifestare al meglio la propria attitudine alla sperimentazione, ma soprattutto si vuole essere grati a quell’origine dei propri ascolti ed esordi musicali, dove tutto è nato. Quindi, con Walkman Jazz volevi creare un omaggio in quel senso?
“Walkman Jazz è la registrazione di un mio live alla Gallleria Più di Bologna, una delle date di un tour nel 2018 con Donato Epiro e altri artisti vicini a Canti Magnetici.
“E’ il lavoro che rappresenta meglio il mio modo di fare sampling, qui spinto quasi all’esasperazione assieme a molta improvvisazione. Ovviamente c’è dentro di tutto: hip hop, soul, jazz, noise, ambient, musica orientale, spoken word. Mi piace molto l’idea di creare dei ponti tra stili e culture diverse”.
Tornando a WATERFRONT e quasi al suo termine, Massive Ship (dedicata alla Rompighiaccio Destiny) ha un andamento austero, sospeso ed ellittico, adatta introduzione ai Riti dei Misteri, ovvero per l’appunto Fake Mistèri (Sulla Tomba Dei Cagnottieri); bande che suonano nella Settimana Santa, disturbate da un riverbero e con un finale tagliato, e dove l’ascoltatore potrebbe scambiarle per delle registrazioni perdute di un antropologo che si è dedicato allo studio di qualche civiltà aliena. Sotto questo profilo, Taranto e la sua spiritualità sembrano essere fuori dal tempo e dallo spazio, e l’ascolto di quei pezzi è come l’entrata in un tempio e lo svolgimento di qualche rito antico. Un evento remoto ma che viene festeggiato ogni anno (o quasi). Parlaci quindi di questo utilizzo in senso meta-musicale di quelle registrazioni, e di quell’abbinamento di pezzi. Per quanto uno può essere religioso o meno anche i Riti hanno qualcosa di sospeso e definitivo, e che magari hai voluto ricalcare come chiusura del tuo lavoro. Cosa ne pensi?
“In Fake Mistèri suono uno sghembo tape loop di organo che si poggia su questa marcia funebre presa da un nastro con su delle registrazioni realizzate durante i riti della settimana santa a Taranto nel 1974. Vuole essere un omaggio a queste composizioni dal fascino travolgente, ai compositori, ai maestri e ai i loro musicisti”.
Per concludere, speriamo che le attività concertistiche per tutti riprendano e in corrispondenza con una sicurezza per la salute di tutti. Nel frattempo, hai già in mente come sarà il tuo prossimo disco? Inoltre quali saranno le prossime novità di Canti Magnetici, di cui sei co-owner?
“Sembrerà strano ma stavo già pensando al prossimo disco prima ancora di realizzare l’idea di pubblicare Waterfront. Continuo a lavorarci; per ora spero di poter tornare quanto prima a fare concerti e portare il mio lavoro in giro. Ho da poco pubblicato un nuovo brano Otto Rovesciato su un VA per l’etichetta milanese Tocca Il Futuro, un brano a cui sono particolarmente legato, prodotto la scorsa estate. Con Canti Magnetici abbiamo diversi progetti e dischi in programma che pubblicheremo durante l’anno, abbiamo da qualche mese lanciato online il nostro sito con blog annesso “A BLAZE IN THE SOUTHERN SKY” che consiglio di seguire”.