LA SPIRITUALITÀ SPONTANEA DEI LUA
di Giovanni Panetta
Intervista ai Lua (Filippo Rieder e Alessandro Zangani), riguardo il loro esordio Werner. Un suono ambient dalle tinte terree, realizzato attraverso dissonanze rotonde e luminosità soffice.
Werner

Cover di Werner (2021).

Il 2 Aprile di quest’anno è uscito l’esordio in cassetta dei Lua, ovvero Werner. I Lua sono un duo formato da personalità del DIY nazionale, ovvero Filippo Rieder (Fine Before You Came, VRCVS) e Alessandro Zangani (Do Nascimento, JuneMiller, Renàra, Monêtre), che ricoprono il ruolo di autori principali, e esecutori al synth e alla programmazione, di cui fanno da spalla le musiciste classiche Giuditta Gasparini e Laura Bianchi, queste ultime alle prese con arpa, violino, flauto e violoncello. In Werner, pubblicato per Kono Dischi e Marsiglia Records, collabora anche il musicista svizzero di jazz e ambient Simon Spiess al sassofono contralto, clarinetto contralto ed effetti nel pezzo intitolato Nuova Cura. Il disco è inanellato un’atmosfera ambient eterea che simula le emozioni di un quotidiano palpabile, dalle sfumature terree e urbane, attraverso l’utilizzo di armonie e linee a tratti pop, hip hop, jazz e timbri classici. Un suono differente rispetto i precedenti progetti, in cui frasi sospese vogliono comunicare qualcosa di personale, ma la musica, intesa come manifestazione inconscia, glielo impedisce. L’elettronica digitale irradia un pattern luminoso chiaro e soffice, di un realismo manifestato da rotonde dissonanze e un’oscurità latente nel dualismo tra consonanza e dissonanza. Una realtà, quella di Lua, che promette bene, che proietta all’orizzonte una spiritualità moderna e spontanea; un lato introspettivamente e profondamente emozionale in cui un ancor più rilevante contributo lo daranno sicuramente le performance live, attraverso le immagini descritte da quelle vibrazioni dilatate, di una psichedelìa sensazionale.

Di seguito l’intervista al nucleo principale dei Lua, ovvero Filippo Rieder e Alessandro Zangani su questo primo, grande passo della lavorazione di Werner.

Allora, come nasce e si sviluppa il progetto Lua, e quali sono le sue intenzioni? Un progetto che oltrepassa i background relativi a VRCVS, Do Nascimento e Fine Before You Came a favore di un maggiore uso delle dissonanze in senso ambient; ci volete parlare di questo aspetto?

Filippo Rieder: “Il progetto Lua nasce all’incirca un annetto fa, durante il “primo lockdown”. personalmente avevo già iniziato da qualche tempo a scostarmi da quanto fatto prima come VRCVS. La sperimentazione e la ricerca di approcci diversi alla “composizione” hanno assunto nel tempo una parte sempre più importante nel mio modo di passare le ore chiuso a spippolare nel mio studiolo casalingo. in modo molto naturale, ragionamenti e strutture hanno lasciato molto più spazio a istinto e improvvisazione, trasformando il processo in una sorta di terapia vera e propria. In questo processo è stato piuttosto fondamentale entrare nel mondo monome (https://monome.org/ – “sound machines for the exploration of time and space”). monome è una minuscola realtà americana che ha creato (e sviluppa, insieme a una nutrita e molto supportiva community) un ecosistema di strumenti di sperimentazione ed esplorazione musicale, desktop ed eurorack.”
“Ed è proprio in una chattina di utilizzatori monome che io ed Ale ci siamo conosciuti. Come due pischelli nerd decisamente fuori età, siamo entrati in confidenza scambiandoci consigli, impressioni, recensioni di strumenti ed effetti e il desiderio di esplorare territori più eterei, cinematici ed evocativi a livello musicale. Così è nato un palleggio di idee che, con il coinvolgimento di Giuditta e Laura, è sfociato in quello che è Werner.”

Alessandro Zangani: “In effetti, ripensandoci, io e Filippo ci siamo incrociati per anni, con i rispettivi progetti, senza però approfondire la conoscenza reciproca, a dirla tutta non ci eravamo neanche mai parlati. Poi per caso, come ha detto Filippo, abbiamo iniziato a scriverci e ci siamo accorti di essere molto in sintonia sia musicalmente, che come attitudine, da lì una cosa tira l’altra.
“Completo il discorso dicendo che si è creata un’alchimia ancora più particolare con l’inserimento di Giuditta (Gasparini) al flauto, ma sostanzialmente suona un po’ di tutto, arpa, violino, sassofono e Laura (Bianchi) al violoncello e pianoforte. Combinare elettronica con strumenti classici era una scommessa che io e Filippo volevamo assolutamente fare, difficile da realizzare, ma che ci sta dando molte soddisfazioni e stimoli.”

Filippo Rieder

Filippo Rieder.

L’EP Werner si muove, come abbiamo accennato, in territori ambient attraverso suoni spesso consonanti, e dissonanze come cornice. C’è sospensione, e il tutto è permeato da un’eterea contemplazione per l’ignoto del quotidiano. Sei tracce dai colori freddi, ma vivi, per il loro calore avvolgente, consolante, e in cui si avverte una malinconia di fondo. Gli stessi titoli dei pezzi vogliono evocare situazioni che portano ad una stasi, manifestazione della musica e sublimazione dell’inconscio. Parlateci di questa vostra recente introspezione in musica; da dove deriva questo clima temperato in Werner?

Filippo Rieder: “Non credo di sorprendere nessuno dicendoti che ho sempre avuto una predilezione per la musica malinconica ed evocativa. Mi ha sempre affascinato la capacità di alcuni dischi di portarti dentro immagini, luoghi o pensieri a livello quasi fisico. Con il tempo gli ascolti e i riferimenti si sono espansi e rarefatti, alimentando tantissimo la voglia di esplorare e sperimentare altri linguaggi sonori nel solito intento, appunto, di evocare immagini, luoghi o pensieri con la musica. Un timido e goffo tentativo di raccontare qualcosa nonostante non ci siano parole di mezzo.”

Alessandro Zangani: “Posso dire che Werner rispecchia fedelmente quello che era nelle nostre intenzioni, sospensione, tristezza, indefinitezza, lasciando all’ascoltatore la possibilità di crearsi un suo “Werner” personale.”

Alessandro Zangani

Alessandro Zangani.

Mi ha incuriosito come gli stessi titoli seguano un climax verso una catarsi interiore; particolari sono gli ultimi due pezzi Nuova Cura e Ritorni, più liricamente lisergiche attraverso un sentimento poetico e liberatorio, purificando l’ascoltatore attraverso una epifania raggiunta al termine di quel percorso. In Nuova Cura si può sentire un clarinetto contralto, mentre in Ritorni compare il suono di un’arpa; due strumenti il cui classicismo rimanda ad un sentimento eterno, in senso parmenideo, che accomuna tutti gli uomini. C’è quindi nell’EP un suono con una storia personale che diventa oggettiva?

Filippo Rieder: “In effetti Werner è molto personale. I pezzi, i titoli, rimandano a una storia unica, quasi in ordine cronologico: luoghi e momenti del mio passato remoto più che altro, fissati dai ricordi che ancora oggi conservo. Però ecco, al di là di queste due righe tremendamente autoreferenziali la cosa veramente bellissima, difficile e importantissima, sarebbe riuscire a trasmettere, a chiunque ascolti il disco, questa sensazione di percorso. Ognuno con i propri luoghi e i propri momenti in testa. Immagini diverse accomunate dalla stessa ideale colonna sonora e dalle sensazioni che vuole trasmettere. Quindi ecco, una storia personale sicuramente, ma auspicabilmente soggettiva.”

Alessandro Zangani: “Sì, sono d’accordo, Werner è innegabilmente molto personale come premesse, ma al contempo è un viaggio, un po’ come se avessimo regalato un biglietto “aperto” all’ascoltatore, che può scegliere il suo percorso, la sua destinazione.”

Sicuramente, quando ho ascoltato l’uscita, l’ho subito ricollegata, in un qualche modo alla poetica di Alice Coltrane, che fonde una dissonanza naturalistica insieme al timbro dell’arpa o del sassofono (nei suoi dischi). Sicuramente le sonorità sono molto diverse dalle vostre, ma non potevo fare a meno di notare una comunanza di alcuni aggettivi  tra la vostra musica e quella della pianista e arpista americana. Ma quanto vi sentite legati con quel jazz etereo/naturalistico, in cui spiccano la stessa Alice Coltrane, Archie Shepp e Pharoah Sanders?

Filippo Rieder: “Hai scomodato dei nomi clamorosi, non ce lo meritiamo. Solo il fatto che tu abbia pensato che ci siano elementi che accomunano questo progetto a quanto fatto da questi musicisti pazzeschi mi fa tremare le gambe. Abbiamo semplicemente provato a lasciarci guidare dal flusso di coscienza senza troppe sovrastrutture, fissando un momento per sbloccarne altri. Una cosa decisamente istintiva.”

Alessandro Zangani: “Hai scomodato nomi decisamente clamorosi (sorrisino). Personalmente, Alice Coltrane in particolare, è tra i miei ascolti, ma non so dirti se ci sia qualcosa di volontario negli elementi di comunanza che tu senti, a prescindere comunque ti ringrazio anche solo per il pensiero.”

Giuditta Gasparini

Giuditta Gasparini; foto di Piero Rolla.

Laura Bianchi

Laura Bianchi.

Domanda semplice: che significato ha per voi la parola “Lua” (“luna” in portoghese)? Torna ancora quell’introspezione prima accennata, ovvero dall’atmosfera notturna la cui luce mostra ciò che è in prossimità?

Filippo Rieder: “Io e Ale abbiamo pensato per un po’ quale potesse essere il nome di questo progetto ma alla fine è stato più semplice di quanto pensassimo. Lua vuol dire luna in portoghese e la luna si porta dietro un immaginario meraviglioso. Non per forza quello ecumenico/romantico: è un po’ il punto dell’orizzonte che fissi quando ti imbamboli e ti perdi nei tuoi pensieri. Una luce che aiuta a mettere a fuoco cose che non stai vedendo nonostante ti siano sotto il naso o altre che sono talmente lontane da essere quasi dimenticate. Lua è anche il linguaggio di programmazione di strumenti e script dell’ecosistema monome con cui, in buona parte, abbiamo scritto le basi dei pezzi.”

Alessandro Zangani: “Beh, sono sincero, all’inizio eravamo un po’ spaventati dal dover trovare un nome che fosse calzante e avesse un senso per il progetto; poi, per fortuna, tutto è andato come doveva andare. Come spesso accade la soluzione è sotto il naso, nel nostro caso, all’interno degli script del nostro amato Norns. La Luna a mio parere, ben rappresenta, nella sua molteplicità di forme, colori e significati, le molteplici sfaccettature del nostro progetto, lasciando quel senso di “indefinitezza” che tanto ci è caro.”

Studio di Filippo Rieder.

Studio di Filippo Rieder.

Studio di Alessandro Zangani

Studio di Alessandro Zangani.

Per concludere parlateci delle prossime novità di Lua. State già lavorando a quello che sarà il vostro prossimo album?

Filippo Rieder: “Abbiamo moltissime idee e bozze su cui lavorare (ci piacerebbe non lasciar passare troppo tempo prima della prossima uscita) e dobbiamo anche metterci sotto con il live, che vorremmo cominciare a portare in giro quanto prima. Intanto però, grazie ancora delle domande e per lo spazio che ci stai concedendo, lo apprezziamo molto.”

Alessandro Zangani: “Ci sono un sacco di idee nuove sul piatto che faranno seguito a Werner, sinceramente non vedo l’ora di iniziare a lavorarci su. Abbiamo anche molta voglia di portare nella dimensione live Werner, stiamo pensando appunto su come proporlo, ci sono venute alcune belle idee in merito, vedremo. Grazie mille per le belle domande e per lo spazio che ci hai concesso!”

 

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