Nuovo pezzo per tab_ularasa (Luca Tanzini), in collaborazione con China e Leo Non (dei WOW, band dai suoni di ispirazione pop anni ’60/Italian soundtrack), ovvero BATTI LE MANI, pubblicato come video inizialmente su You Tube il 30 Luglio, e le cui immagini sono tratte dal documentario Sud E Magia, del 1978, diretto da Gianfranco Mingozzi, e ispirato alla monumentale opera dell’antropologo Ernesto De Martino, che andava ad analizzare i costumi e le superstizioni in voga nella provincia dell’Italia Meridionale durante gli anni ’50. Il pezzo verrà pubblicato questa settimana in fisico sotto forma di fanzine attraverso le etichette Bubca Records (di tab_ularasa) e WRAAA WRAA (di China e Leo Non). L’oggetto è una simil custodia di cellulare trasparente che contiene due foto scattate i giorni della registrazione, un foglio interno con i testi e le info con dentro il link per il download.
I tre musicisti sono amici dai tempi di quando Luca viveva a Roma, suonava con Leo nei Trans Upper Egypt e da quando registrarono il primo album, omonimo, degli WOW uscito in CD e cassetta per Bubca e in vinile per Vida Loca Records, Luca è anche l’autore della copertina di Come La Notte loro ultimo album uscito per My Own Private Records e Maple Death.
Abbiamo rivolto delle domande a Luca riguardo la genesi del pezzo; lui ne parla a riguardo con entusiasmo, marcando l’accento sulla spontaneità e meraviglia che ha contraddistinto la situazione per quei protagonisti: “Il pezzo è nato in modo completamente inaspettato quasi magico a ripensarci adesso. Ero a Roma per un concerto e mi sono trattenuto per un po’ di giorni per stare con gli amici che non vedevo da tempo. China e Leo mi hanno invitato a pranzo e nel post-pranzo ci siamo messi giocare con gli strumenti. Pensavo che fosse una semplice jam psichedelica senza né capo né coda come spesso faccio con altri amici; invece ho capito che loro volevano registrare una canzone, così come hanno fatto durante le chiusure Covid con altri amici musicisti di Roma Est, canzoni che hanno poi raccolto in un disco che hanno pubblicato da poco sul sito della loro etichetta.
“BATTI LE MANI è nato pezzetto dopo pezzetto come un collage nel loro salotto. Non potevamo suonare in presa diretta per problemi tecnici e soprattutto non avevamo la minima idea di che forma stesse prendendo la canzone. Avevo solo un mezzo giro di chitarra e neanche completo, suonando è nato il giro finale che Leo ha registrato e che è diventato la base delle successive sovraincisioni. China poi ha fatto la base ritmica eccezionale con tamburello che sembra una cassa di una banda di paese e Leo ha messo un basso psichedelico bellissimo. In quel momento per me era ok come un pezzo strumentale stile marcia-medievale però loro mi hanno spinto a scrivere un testo. Ascoltando la base registrata ho cercato di scrivere prima di tutto qualcosa che rispettasse la metrica della canzone poi mi sono venute in mente le parole BATTI LE MANI evocate dalla ritmica ed è nata l’idea di scrivere tipo un testo che richiamasse i giochi che facevano i bambini nelle piazze dei paesi o tipo quei testi delle vecchie ninne nanne che in apparenza sembrano solo dei giochi di parole ma che sotto sotto nascondono significati che i bambini ancora non possono capire. Scritto il testo abbiamo fatto le voci, poi China ha inserito un Sax spaziale che mi ha fatto pensare le cose free-jazz-sperimentali-contemporanee degli anni 60, lei dice che sta solo imparando e lo suona solo da un anno… certo sarà anche così, ma da quel sax è venuto fuori qualcosa che ha cambiato completamente l’atmosfera della canzone rendendola molto particolare, contaminata e per nulla revivalista. Alla fine abbiamo fatto altri ritocchi di sovraincisioni e soprattutto abbiamo registrato e inserito i nostri battiti di mani. Leo ha fatto un mix molto bello con alcuni tocchi di classe e scelte d’arrangiamento molto azzeccate e mi ha spedito il mix. A quel punto sempre per caso una sera prima di dormire stavo vedendo quel documentario di Ganfranco Mingozzi e sono arrivate quelle sequenza dei bambini dentro un paese sperduto del Sud Italia con anziani, cielo, notte e giorno, vita e solitudine. Mi è venuto in mente di associarle alla canzone, in pratica ho selezionato solo una sequenza quasi della stessa lunghezza della canzone, ho fatto solo un taglio sul finale, quelle riprese sembravano fossero lì proprio per rappresentare il senso della canzone: lo scorrere del tempo, il battito della vita, delle mani, dei piedi e delle ciglia…la morale è sempre quella ed è semplice la tua vita dura un battito di ciglia, vedi di non sprecarla, cerca di stare bene con te e con gli altri e quando non ci sarai più rimane il cielo e la luna lassù che sono enormemente più grandi di te… siamo piccoli piccoli… meglio non pensare mai di essere grandi ed eterni.
Pezzo minimale e lo-fi, in cui tab_ularasa suona la chitarra elettrica e quella acustica, China suona le percussioni, il sassofono soprano e le tastiere, e Leo Non il basso, tutti e tre cantano e per di giunta battono le mani. Il suono rimanda ad artisti outsider come Shaggs, Daniel Johnston e Beat Happening (sebbene questi ultimi differenti sotto diversi aspetti), ma anche ad un passato arcaico dell’Italia centrale-meridionale, in cui il sassofono soprano rimanda ad una zampogna, lungo il pattern primitivo di un tamburello. Il percorso di Luca di questi ultimi anni (e non solo) è segnato da una affinità con la musica popolare popolare del Centro Italia, una volta stabilizzatosi da Milano (dove il progetto è nato e si è sviluppato) in zona Valdarno, Toscana. Infatti si può intravedere un percorso riconoscibile; se nelle uscite di quest’anno, come l’ultimo album, 2 mani e una pipa, uscito quest’anno per Bubca Records, c’è un’elaborazione attraverso forme sonore più familiari, con un piglio tutto pop, gli EP precedenti dell’anno scorso, nonché l’album Ninne Nanne o la release Scacciapensieri, si gioca con un astrattismo che attinge a piene mani (senza essere di fondo derivativo) da quel folklore attraverso bordoni, distese dissonanze, e primitivismo di ispirazione arcaica. In BATTI LE MANI, però, questa tradizione si fa sentire con la pulsione perfettamente cadenzata delle percussioni, il sax che offre un climax e la voce cantilenante strutturata a filastrocca, via di mezzo delle due attitudini, che vuole offrire qualcosa a suo modo di maestoso.
A riguardo Luca spiega: “tutto è […] nato lì per lì, il pezzo richiama la trazione folk popolare del Centro/Sud Italia ma in modo non voluto inconsapevole e naturalmente si ricollega alle ricerche e approfondimenti fatti in questi anni. […] Il mio nuovo disco, 2 mani e una pipa, già va in quella direzione, [e] con il caro amico musicista e producer Flavio Scutti, stiamo lavorando a nuovi pezzi e a un disco che devo finire da anni, sempre se riuscirò a cantarlo come si deve, sulla contaminazione folk ed elettronica con testi miei, che in qualche modo sembrano cose di canoni popolari; [Inoltre] sto finendo anche un documentario su un professore delle mie parti che ha fatto [uno studio] […] su tradizioni e canti popolari. Da tre o quattro anni [mi occupo di ricerche] di quel tipo, [per cui] sto studiando e ascoltando, come ho fatto prima col blues dei neri d’America.”
Per quanto concerne il documentario sulla tradizione popolare, “l’abbiamo quasi finito, è un lavoro che va avanti da 3-4 anni; mancano i titoli di coda. Sono tante interviste al professore Dante Priore (che ha fatto queste ricerche e pubblicato molti libri) e ai collaboratori che l’hanno aiutato. [Egli, un] professore di origine molisana, trapiantato in Toscana, che grazie ai suoi ragazzi delle medie e i loro nonni ha prodotto un materiale infinito di interviste e registrazioni. Qualcosa di questo materiale poi è finito in alcuni dischi di Caterina Bueno.”
Lungo la via di questi impegni, “l’interesse per la musica popolare non deve comunque diventare revival ma solo spunto e ispirazione; cerco di sviluppare un discorso mio personale e originale, e di esprimere quello che sento anche coi testi in modo poetico e strano”.. Un tragitto in cui passato e presente si intrecciano: “il percorso di tab_ularasa, nato inizialmente come [progetto] punk dada situazionista, man mano è andato a ricercare le sue origini. Però io lavoro a 360 gradi su quello che mi viene fuori non pensando [solo] al folk o alla tradizione popolare, [ma ascoltando] tantissima musica di tutti i tipi. Ma questo pezzo a Roma è venuto proprio come una cosa senza tempo che sembra quasi una registrazione d’epoca.”
Ricollegandoci al pezzo, viene spiegata meglio la sua genesi: “non so spiegarmi [come] è uscito fuori BATTI LE MANI. […] Come se fosse una cartolina, [ovvero] una fotografia di quel momento fatta al cellulare in quella casa. Infatti la foto del retro copertina è il balcone d’avanti con una sedia vuota. L’idea del testo è venuta fuori quasi come poesia automatica ascoltando la base registrata. È stato anche un bello sfogo creativo dopo quest’anno e mezzo di chiusure di Covid, un po’ come anche il disco 2 mani e una pipa.”
Per quanto riguarda il testo, “cerco di scrivere nel modo più strano e spiazzante possibile per lasciare spazi in cui avere più visioni ma [attraverso cui venga fatto trapelare] anche come mi sento io. A volte [alcuni] testi nascono subito di getto, altri invece si costruiscono man mano. Nel caso di questo pezzo è nato tutto lì, e non ho affatto pensato che potesse essere una cosa OK. Ho cercato parole e testi per far sì che la metrica entrasse nella canzone e poi è nata [una] storia immaginifica e cinematografica, ma moto semplice.”
In riferimento a ciò, abbiamo trasmesso le nostre sensazioni a tab_ularasa, per cui il testo di BATTI LE MANI ha infatti quella nota grigia che rimanda per l’appunto proprio ad un luogo metropolitano deserto in piena estate, di un sole che abbaglia, la cui luce è simile allo scuro di un luogo in penombra. In merito tab_ularasa ne conviene: “era proprio così quella domenica”. Abbiamo accennato poi anche alle possibili influenze, che si manifestano attraverso quella naiveté simile alle Shaggs o ai Beat Happening, oppure, per esempio, in 2 mani e una pipa si può notare anche un’influenza (a grandi linee) di Daniel Johnston, a cui ovviamente quel sottobosco musicale più legato al folk deve molto: “può essere, mi paragono spesso a lui. Abbiamo cose in comune magari non tanto musicalmente, ma come attitudine al fare musica. Nel senso, il mio gruppo preferito sono i Velvet Underground, quelli prima del primo disco, che registravano le demo in casa improvvisando; da loro vengono i Beat Happening e tutto il resto. e comunque i Velvet hanno ripreso tantissime influenze del passato l’hanno elaborate in modo originale e personale creando la loro musica. I Velvet sono riusciti a inventare un modo di fare canzoni influenzati da tanta musica diversa, sia rock-pop che sperimentale, ovviamente miscelandola, ribaltandone le coordinate e a volte annullandole. Il loro modo di suonare si avvicina molto alla musica popolare dove le basi ritmiche e melodiche sono sempre molto simili, se ascolti i loro primi album di seguito sembra quasi che di ascoltare un’unica sola lunga canzone dove cambiano solo le parole e le storie o almeno questo è l’effetto che fa a me.”
Vertendo il discorso sulla spontaneità, tab_ularasa afferma: “io ascolto tanta musica ma cerco sempre di essere il più spontaneo possibile. E se tipo una canzone non la sento mia non funziona. Sicuro Daniel Johnston sapeva fare gli accordi. Io mi sono inventato un mio modo di suonare e soprattutto con le jam ho fatto mio lo strumento per cercare i suoni e le ambientazioni dove metto i miei testi; e la cosa bella è [che] quando queste cose le fai con altri, […] nasce qualcosa di speciale [per cui] ognuno mette la propria anima dentro. Molte volte quelli che sanno suonare meno riescono a far uscire più facilmente se stessi. Perché non si focalizzano sulla grammatica, ma su quello che vogliono dire e sentono. I gruppi che piacciono di più a me sono così.