La musica può raccontare vicende del contesto storico, decisivo più che mai di questi tempi, nel quale scrittura e produzione sono immersi, e al tempo stesso concernere stati d’animo personali che derivano da vicende private o è come se avessero la funzione di raggi rifratti o riflessi provenienti da una fonte a lunga risonanza.
Gli OvO, formati da Stefania Pedretti (chitarra, synth, voce) e Bruno Dorella (batteria, drum pad), riflettono questo concetto, immersi nell’oscurità opprimente della pandemia, e allo stesso tempo sperimentano con alcune colonne sonore di teatro: per quasi un decennio entrambi come OvO, e prima ancora Bruno con il progetto Ronin, lavorano per la compagnia teatrale ravennate nanou (fondata da Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura) e più recentemente solo Bruno collaborerà con la medesima compagnia per la performance Paradiso.
La colonna sonora di Bruno Dorella esce il 25 Novembre 2022 per 13 / Silentes, ed è interamente realizzata elettronicamente; il disco accompagna movimenti dello spettacolo che vede protagonisti otto danzatori del gruppo nanou, l’intervento scenografico di Alfredo Pirri, le luci di Marco Valerio Amico, le musice di Bruno Dorella, e il tema centrale della performance: un dinamismo di tutte le parti che simula la perdita di contatto con il terreno e un’ambivalente ascensione.
Paradiso riflette una cosmologia armoniosamente complessa trasposta in suono sintetico: ciascun pezzo ha il nome di un luogo della cosmologia dantesca, in cui pattern periodici diversi si regolarizzano volta per volta, dopo di esprimere sonorità distorte ed eterogenee. In un certo senso al contrario, l’ultima traccia omonima (cantata da Francesca Amati dei Comaneci) è un tocco di cielo etereo in cui si uniscono atmosfere distopiche terree, privandosi in questo modo dell’opportunità di alienarsi troppo dalla realtà di fondo che permea tutti i timbri dell’album musicalmente espressionista. Paradiso è un magma statico e contemplativo, in brevi intervalli vengono descritte musicalmente strutture complesse (che più lentamente si diversificano nel corso della singola traccia), proprio come tanti orologi che scorrono con velocità differenti.
Il paesaggio profondamente quintessenziale delineato dagli OvO è in parte non dissimile, il quale si palesa più chiaramente nel loro ultimo e decino album, Ignoto, pubblicato per Artoffact Records il 12 Settembre 2022 (il disco è stato registrato da Alberto Bimbi al Bronson Club di Ravenna, ed è stato missato e masterizzato da Giulio Ragno Favero).
Di seguito l’intervista agli OvO, riguardo il loro prossimo lavoro e le prossime novità.
Raccontateci del concept Ignoto e del suo rapporto con i lavori precedenti, i quali appaiono un po’ più ordinati, dalla struttura più terrea. Ignoto, formato da due suite suddivise in tre parti, si mostra come un organismo elastico e deforme, un attraversamento del caos miasmatico verso una destinazione del tutto aleatoria, alla quale si giunge ramingando, probabilmente in fede a questi ultimi tre anni, in un vuoto oscuro esteriore. Ma aldilà di congetture e dello scenario politico più recente, come OvO è giunto a questo sound asimmetrico su diverse scale e primitivamente grottesco nel complesso?
“Interessante, questa tua visione di Ignoto. Pensa che a noi invece sembra piuttosto ordinato… Ma è il bello della musica, le percezioni possono essere diversissime e tutte a loro modo sensate. Ci teniamo però a puntualizzare che la divisione in quattro parti riguarda solo il digitale. Su CD e su LP ci sono due tracce uniche, che è il modo in cui queste due “suite” sono state concepite. La divisione è dovuta solo a problemi di upload e fruizione del digitale.”
L’elettronica appare diversa, soprattutto granulare, distorta o glitchata, descrivendo forme oscure in senso plastico, in nome di un’eterodossia che converge attraverso un fluire vertiginoso verso un frattale mefistofelico e non proporzionato. Qual è il ruolo dell’elettronica a livello di significati in questa deriva di suoni sulla superficie di un ipotetico Acheronte?
“Stefania da qualche anno traffica con i synth analogici, mentre Bruno durante il lockdown ha studiato un software per la produzione. Diciamo che entrambi negli ultimi tempi siamo molto migliorati dal punto di vista dell’approccio all’elettronica, e in questo album la cosa comincia a essere molto evidente. In particolare, visto che parli di granulare, il finale di “Distillati Di Tenebre” è praticamente un solo di Stefania al synth, che poi Bruno ha trattato in post-produzione. Senz’altro qualcosa che ricapiterà in futuro.”
Appare l’italiano nei testi di Ignoto, biascicato o sussurrato, che apparirà un elemento alieno all’ascoltatore straniero, seguito da versi di espressione asemantiche e qualcuna in inglese; è come se il comunicare raggiunga una dimensione viscerale, inconscia, che fa da sfondo in uno scenario apocalittico o aberrante in cui ogni azione o sentimento è concesso. Con queste osservazioni, parlateci della vostra necessità di comunicare, attraverso testi, titoli, artwork e anche suoni in Ignoto.
“Tranne pochissime eccezioni, gli OvO non hanno mai avuto testi di senso compiuto in lingue terrene. In questo album abbiamo voluto portare alcune suggestioni legate alle letture che abbiamo avuto tempo di ripercorrere durante il lockdown, testi classici di fantascienza e horror che avevamo amato da ragazzini e ci sono apparsi talmente attuali da volerli inserire nel nostro mondo in modo esplicito. Prima comunicavamo, come hai giustamente notato, soprattutto con i titoli delle canzoni e con gli artwork, oltre che naturalmente con il suono. Ed è abbastanza straordinario come, già solo con questi elementi, il nostro profilo di gruppo risultasse già chiaro. Siamo curiosi di capire se ripeteremo l’esperimento dei testi in futuro.”
Parlando delle tracce, La Morte Muore ha un andamento più costante e lento, accostandosi ad un doom metal, mentre Distillati di Tenebre è più diversificata e legata maggiormente in termini propri ad un heavy metal più veloce ed incisivo (almeno all’inizio), ed in entrambi i casi fanno da sfondo distorsioni elettroniche che approssimano il suono verso un timbro etereo ed oscuro allo stesso tempo. È come se entrambe siano una declinazione di una suite progressiva all’interno della poetica di OvO, in cui nuove idee più organiche si affacciano nel panorama italiano o europeo giocando con il suon oscuro, pesante e weird. Come nasce questo approccio per i due brani?
“Miasma è uscito nel Febbraio 2020, con tutto quello che ciò significa a livello di tour: in pratica abbiamo potuto fare qualche decina di date, anziché le solite centinaia… Ci siamo quindi ritrovati a suonare insieme durante il lockdown con l’idea di fare un EP, per poi tornare in tour e poter suonare sia i pezzi nuovi che quelli di Miasma. Beh, questi due pezzi ci sono decisamente sfuggiti di mano, e sono diventati un album. A forza di dilatare e farci dei viaggioni sludge/doom, siamo arrivati a due tuffi nell’oscurità da 20 minuti l’uno. Come sempre in OvO non si capisce se siamo noi a controllare i pezzi o viceversa.”
In conclusione raccontateci le prossime novità a livello di tour e se siete già a lavoro per il prossimo album.
“Quando uscirà questa intervista saremo in pieno tour, abbiamo in programma un autunno di fuoco e vorremmo poi riprendere anche in primavera. Stefania ha avuto gravi problemi di salute e dobbiamo ripartire gradualmente, ma ormai ci siamo, Ignoto sarà on the road per i prossimi mesi. Non abbiamo ancora iniziato a pensare al prossimo album, per ora ci godiamo questo.”