Intervista a 23 and Beyond the Infinite, viaggio nella loro psichedelìa più urbana
di Giovanni Panetta
Intervista ai beneventani 23 and Beyond the Infinite sul loro lavoro più recente Lumen del Mundo e il loro background. Nel segno di un rock'n'roll psichedelico quanto più metropolitano.
Lumen Del Mundo

Lumen Del Mundo (2022).

Un immaginario spiralitico quello dei 23 And Beyond The Infinite, che costituisce ancora una volta un nuovo fermento in Italia Meridionale all’insegna del noise, dell’elettronica e del più viserale rock ‘n’ roll.  Dopo le difficoltà della pandemia, sono riprese molte attività concertistiche e anche discografiche a seguito degli impedimenti causati dalla pandemia. SAC RecordingsStand Alone Complex – con la sua attenzione a realtà locali più internazionali, ha allargato il suo roster a progetti campani come Atto Seguente e Faintin’ Goat, oltre che ai locali Rastroni e Narova. Inoltre nell’estate 2022 è stata organizzato il Stand Alone Fest nell’entroterra pugliese, tra Sannicandro di Bari (BA) e Palagianello (TA), con una prima giornata di tavola rotonda e a seguire eventi tra musica (quella di SAC) e letteratura.

Una realtà pugliese che vuole mettere in comunicazione la musica con la sua componente “politica” in maniera più ravvicinata, attraverso anche il suo lato multidisciplinare, come il teatro  (vedasi le sonorizzazioni degli stessi Violent Scenes legati a SAC) e la letteratura di Massimiliano Pietroforte (che ha presentato la sua opera Colebrook, attraverso una performance tra letteratura e musica). Una realtà multidisciplinare che vuole far riflettere sul suo futuro.

Al SAF il 29 Luglio si sono esibiti anche i 23 And Beyond The Infinite da Benevento, formati attualmente da Cosimo Boscaino (chitarra e voce), Vincenzo Concia (basso e voce) e Gianluca Timoteo (batteria). Da quest’anno il sound del trio campano arricchisce il roster eclettico di SAC attraverso un’offerta più ruvida e viscerale, in cui gli strumenti di una tipica formazione rock ‘n’ roll vengono suonati con furore psichedelico e ipnotico e in cui domina comunque uno sfondo metropolitano che tende ad incrementarsi, associabile ad una sperimentazione astratta quanto più all’interno del contesto. Probabilmente la poetica di 23 And Beyond The Infinite tenderà ad essere influenzata dall’attitudine più globalista di SAC, o a seguire un cammino artistico cosmopolita, per caratteristiche simile a quello del compagno della stessa scena beneventana (e ancora una volta legato all’etichetta pugliese SAC) Andrea Vernillo, in arte Atto Seguente.

23 and Beyond the Infinite

23 and Beyond the Infinite. Da sinistra a destra: Gianluca Timoteo, Vincenzo Concia e Cosimo Boscaino. Foto di Christian Formato.

Di seguito l’intervista a 23 And Beyond The Infinite incentrata sul loro lavoro più recente Lumen Del Mundo, pubblicato il 23 Maggio 2022, e prodotto, oltre da SAC, anche dall’etichetta campana Dirty Beach; l’album è stato registrato in presa diretta da Raffaello Pisacreta al Mood Records di Atripalda (AV), e in seguito le tracce ottenute sono state mixate e masterizzate dall’ingegnere del suono freelance James Aparicio, già in Mute Records.

Partendo dalla precedente release Elevation To The Misery, vi sono delle nette ed evidenti differenze con Lumen Del Mundo, a cominciare nell’utilizzo di più gradi di libertà nella prima fase citata, che conferiscono più astrazione e associata ad una certa a-melodicità inconscia. Il suono gioca con una cosmicità psichedelica obliqua, si potrebbero percepire trame rumoriste dalla lontana origine in quel senso (è concesso citare i Minutemen per aver posto in parte le basi del noise rock e allo stesso tempo per aver come punto di riferimento i ’60 più caleidoscopici?). Si va da Playhouse, più magmatica e diversificata, passando per Pendejo, più ondivaga, fino a A Mild Lie, dal suono più country e rarefatto. Un certo attrito sommario che rende le tracce dal suono fisico e lateralmente barocco, nel nome dello psych rock più desertico e oscuro. Vi chiedo quindi qual è stato il passaggio verso il suono meno riverberato di Lumen Del Mundo.

“Innanzitutto c’è stato un cambio strutturale che ha certamente influito: siamo passati da una formazione di 4 elementi a trio. I 4 membri erano prima di tutto 4 teste diverse, con ascolti e background che talvolta si sovrappongono, altre volte si spingono in direzioni diverse. Elevation to the Misery è stato il culmine di un processo evolutivo lungo 8 anni in cui, partendo da sonorità neo-psych/shoegaze, abbiamo abbracciato sempre più elementi noise, post-punk, surf, garage, in un calderone complesso, dagli equilibri mutevoli. L’esperimento in 3 è iniziato per necessità, poi abbiamo scoperto che ci piacevano le cose che stavano uscendo, che contemplano a loro volta numerose suggestioni ma sono certamente più taglienti e dirette rispetto al disco precedente.”

I brani di Lumen Del Mundo sono contraddistinti da sonorità meno caotiche, che non oscillano quanto più intorno ad una posizione di equilibrio, e dal un timbro più netto. Vi chiedo come nasce il suddetto lavoro e in quale contesto.

“Come dicevamo, è iniziato tutto per necessità. Alessio (Del Donno, attualmente in Faintin’ Goat, ndr) si è spostato a Bologna per lavoro. Dopo qualche mese di iniziale stallo, abbiamo iniziato a sperimentare nella classica formazione chitarra-basso-batteria e da lì il disco ha preso forma in pochi mesi, in maniera estremamente naturale. Siamo sempre noi e non abbiamo mai rotto con la nostra storia e il nostro percorso, di cui è naturale prosieguo, ma è fisiologico percepire differenze nette nelle sonorità e nell’approccio compositivo.”

Si intravede un’idea di punk psichedelico già con 23, il brano iniziale, associata ad una cosmicità attraverso un’apertura riverberata e aperta verso dissonanze, soprattutto nei picchi sonori. Knives è più irregolare e le linee di chitarra ondeggiano lungo una psichedelìa quanto più pulita, evocando un suono spettrale che richiama lande desertiche. Vorrei chiedervi come si combinano nella vostra poetica tutti questi aspetti, che possono essere rappresentati dallo spazio remoto o da miraggi per l’appunto nel deserto.

“Forse nasce tutto dall’essere radicati nella provincia dell’entroterra campano, tra montagne, spopolamento costante, stimoli da andarsi a cercare in tutti i mondi possibili, compreso il deserto e lo spazio profondo. Ognuno di noi coltiva a suo modo la propria solitudine e il proprio misticismo e ognuno di noi ascolta tante cose. In maniera più o meno inconscia trasferiamo sugli strumenti tutto ciò che siamo e il nostro immaginario riflette tutto ciò che siamo.”

Se per esempio Chemical Love Bomb è permeata da uno stile tendenzialmente più sixties, Disappeared Smiling Sun ha un’anima più eterea e sospesa per quanto riguarda la melodia. Si esprime questo contrasto (psych/cosmicità) nel fluire del tempo e in un’unica istanza. Vi chiedo se questo contrasto è il leitmotiv centrale di Lumen Del Mundo o derivi da altre o simili intenzioni.

“È tutto collegato a quanto dicevamo e, pur permeato dallo spirito dissacrante del rock’n’roll, in questo disco, così come in tutta la nostra essenza si può percepire una spiritualità cosmica, che nasce probabilmente proprio dal desiderio di ricercare mondi altri. Il filo conduttore dell’album forse è proprio questa vena psichedelica che, arrivata da universi lontani nel tempo e nello spazio, gioca sul filo del rasoio di un’energia quasi punk.”

23 and Beyond the Infinite

23 and Beyond the infinite. Da sinistra a destra: Vincenzo Concia, Cosimo Boscaino e Gianluca Timoteo. Foto di Christian Formato.

Posso notare somiglianze in Horsedance ai Cramps, associato all’universo più propriamente psichedelico e obliquo, che potrebbe passare per i The 13th Floor Elevator e convergere fino ai Minneapolis Uranium Club, esprimendo anche un certo svincolarsi dalle regole del genere (e comprendendo in particolar modo la storia dell’indie rock americano). Per quanto riguarda l’associazione ai Cramps, il suono strutturato a grappoli sonori compatti (a basso riverbero) rimanda al suono di Lux Interior e Poison Ivy. Inoltre il suono del brano è associabile a quello di una ballad decadente con una maggiore energia in fede alla cosmicità del vostro suono. Vi chiedo se ci sono effettive influenze da parte dei Cramps, e come nasce l’idea generale del pezzo.

“L’idea del pezzo nasce da una ritmica che voleva essere post punk ma in cui si è subito incastrata una chitarra tra il surf e il garage. Ne è venuto fuori un pezzo straniante e delirante su cui una coppia di amici siciliani ha immaginato e realizzato un video azzeccatissimo. Sicuramente ai gruppi che hai citato dobbiamo molto e i rimandi ci sono, un po’ direttamente, un po’ per via indiretta, non essendo ultimamente tra i nostri ascolti più frequenti. È bello che, tra tutte le persone che hanno ascoltato la nostra musica e ci abbiano dato feedback, siano venuti fuori un’infinità di riferimenti fighissimi. Un giorno magari li raccoglieremo in una playlist.”

In conclusione, l’album termina con una traccia più estesa e dalle sonorità più organiche e voluminose. Not to Touch The Earth ha un’energia ondivaga, vuole coinvolgere e travolgere il pubblico allo stesso tempo. Il pezzo potrebbe essere una fine ma anche un inizio di un’esibizione, ovvero un punto di partenza, e anche di arrivo, verso qualcos’altro di iconico per il gruppo e memorabile per il contesto. Raccontateci delle finalità espressive del pezzo.

“Da un po’ di tempo chiudiamo i nostri concerti con questo omaggio a Jim Morrison, per il quale nutriamo profonda ammirazione e rispetto. Quel pezzo è liberatorio, catartico. Quando lo suoniamo diamo tutti noi stessi e dopo è difficile suonare altro, così abbiamo deciso di utilizzarlo per chiudere anche il disco, di cui abbiamo pensato potesse essere il giusto culmine. James Aparicio, che ne ha curato la post produzione, ha colto il messaggio portando il master a distorcere completamente nella parte finale, che è puro rumore a cui abbandonarsi, astraendosi dai propri corpi ed entrando in una dimensione di pura spiritualità. Magari quel flusso noise è una fedele rappresentazione del Paradiso, magari dell’Inferno, magari solo del nostro fottutissimo rock’n’roll.”

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