IL SOLE ABBAGLIANTE DELLE THROWING MUSES
di Giovanni Panetta
Recensione di Sun Racket.
Sun Racket

Cover di Sun Racket (2020).

Il 4 Settembre di quest’anno è uscito il decimo album delle Throwing Muses, ovvero Sun Racket, per la Fire Records e a distanza di sette anni dalla precedente produzione Purgatory/Paradise; questi ultimi due, dischi che offrono al pubblico intenzioni ed idee ferventi, mantenendo a livello costante l’excursus di Kristin Hersh e soci.

Da molti anni il nucleo storico della band di Newport (Rhode Island), formato da Kristin Hersh e Tanya Donnelly, entrambe cantanti e chitarriste, si è disgregato in seguito alla pubblicazione di The Real Ramona nel 1991, dove compare per l’ultima volta la Donnelly, la quale, prendendo con sé il bassista Fred Abong, fonderà nello stesso anno i Belly. Dopo il reclutamento di Bernard Georges al basso, tutt’ora stabilizzato in formazione insieme a David Narcizo alla batteria, quest’ultimo già sul percorso della band fin dai tempi degli esordi, un suono più luminoso, in chiara simbiosi con il periodo dei nineties, prende piede nella musica delle Throwing Muses riverberata, ritmicamente complessa, contaminata dal post punk per quanto riguarda la melodia. Dopodiché l’attitudine più solare, e al tempo stesso aggressiva, verrà riversata nel progetto parallelo della Hersh 50 Foot Wave (nel quale collabora anche Georges), dalle tinte più power pop, facendo godere il gruppo principale di un’impostazione più introspettiva; inclinazione che trova una ancor più grande manifestazione nella carriera solista della stessa Hersh.

Purgatory/Paradise

Cover di Purgatory/Paradise. Uscito il 29 Ottobre 2013 in edizione di libro, in cui si può trovare il CD dell’album. Nel 2014 sono uscite anche le versioni solo CD, cassetta e quella vinilica.

Parlando delle produzioni degli ultimi dieci anni, si continua su quello stile dai toni più ieratici. Purgatory/Paradise è un flusso su doppio LP strutturato a fuga, in cui sembra di percorrere una serie di stanze di un’abitazione sempre diverse. Si orbita intorno alle istanze delle Throwing Muses, dove balza all’orecchio la componente acustica, ma c’è la volontà di creare qualcosa di introspettivo, anche attraverso tanti pezzi brevi che si susseguono di due minuti circa.

Con Sun Racket vengono tracciati nuovi scenari, ma sempre secondo i parametri del gruppo; un suono che, attraverso la narrazione di un quotidiano naïf, offre una versione più elettrificata del disco precedente e soprattutto più distorta e riverberata. Suoni che sembrano caricarsi di energia, ed alla fine si smorzano in qualcosa di più lento e intenso, e con evidenti tratti di periodicità. C’è infatti la volontà di creare muri sonori, ma più in generale di destabilizzare, come nella prima traccia Dark Blue, in cui abbiamo un’introduzione più veloce per poi rallentare con riff di chitarre distorte pesantemente; In Bo Diddley Bridge viene manifestato di più l’andamento melodicamente più consonante e più solare presente nel disco. Non a caso l’album è stato registrato in parte in California, cosa che tradisce l’oscurità generale, ma se ne può fare una ragione: “La California non è sempre luminosa come molte persone pensano”, afferma la Hersh, e riferendosi a Los Angeles, “amo la sua lucentezza insolente, ma non è necessariamente opera dell’uomo”*. St. Charles è giocata sull’angolosità dei riff sovraincisi che tracciano armonie caotiche. Sue’s è infine un finale che lascia tutto sospeso con echi di estrazione dream pop.

Un album vitale di un gruppo che porta alta la bandiera della sua storia.

(*): Citazione dall’articolo “Kristin Hersh Reflects on Throwing Muses’ 10th Studio Album Sun Racket” (Audiofemme) di Suzannah Weiss.

Throwing Muses

Throwing Muses. Da sinistra a destra: Bernard Georges, Kristin Hersh e David Narcizo. Foto di Steve Gullick.

 

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