IL POST-METAL CAMPESTRE DEGLI ZOLLE
di Giovanni Panetta
Parlano Marcello Bellina e Stefano Contardi sul loro ultimo album.
Macello

Cover di Macello (2020), disegnata da Berlikete (lo stesso Marcello Bellina) e colorata da Eeviac.

I lodigiani Zolle – più precisamente provenienti dalle campagne di Bruzzelle, composti da Marcello “Marcio” Bellina alla chitarra e Stefano “Ste” Contardi alla batteria – rappresentano la proposta più avvincente e mai pleonastica di genere metal e hard rock negli ultimi tempi, a cui danno una versione personale di quelle sonorità e vissuta con divertimento e spensieratezza. Il loro post-metal strumentale, a tratti ondivago e che attinge ad altri generi incontra tanti affezionati ascoltatori, anche tra coloro che non hanno familiarità con quei generi di riferimento per il duo. L’Aprile scorso è uscito il loro ultimo e quarto album, Macello (per la Subsound Records, etichetta che pubblicò anche il precedente lavoro del duo, Infesta), dove i pattern di batteria più periodici incontrano il suono più aperto delle chitarra. Ne parliamo più approfonditamente con Marcello e Stefano, con cui ci sono stati diversi momenti di confronto, i loro esclusivi momenti di ilarità, e qualche interessante curiosità sia dentro che fuori il progetto (relativa a Morkobot, il trio dalle tinte cosmiche che vede Marcello nella veste di bassista). Leggiamo cosa hanno da dirci.

Il 3 Aprile scorso è uscito il vostro ultimo album. Ho intravisto una formula più nitida: melodicamente si gioca di più con linee più accoglienti, mentre il ritmo segue pattern più minimali; sta di fatto che si rimane nel proprio contesto: un post-metal dalle tinte ironiche, dalla percussività ondivaga e allo stesso tempo strutturata a fuga, che simula e stravolge l’immaginario bucolico evocato dai vostri artwork. È più evidente quel leitmotiv rispetto gli altri album, ma ditemi voi: è pura casualità o volevate offrire qualcosa di diverso al vostro pubblico? Inoltre questa volta quanto è stato decisivo il contributo di Giulio Ragno Favero, che ancora una volta ha prodotto un vostro lavoro?

Marcello: Mah, non saprei. Di voluto c’è che cerchiamo di fare “canzoni” che ci soddisfino ogni volta di più. Probabilmente rispetto agli album precedenti abbiamo cercato di suonare più all’unisono, curando ogni colpo. Poi devo dire che le influenze hard rock stavolta riaffiorano di più dal terreno (nemmeno a farlo apposta).

Stefano: Sì, più che in passato siamo stati intenzionali nel curare i dettagli e l’equilibrio tra i nostri interventi, all’interno delle canzoni. Un percorso naturale, giocoso, con tanti brindisi e risate, ma senza rinunciare a discussioni, valutazioni e serietà nelle scelte. Il risultato è più voluto per noi stessi che per il pubblico. Ovvio, la speranza di ricevere consenso e donare qualcosa di bello ad altri alberga in noi, ma come conseguenza di un nostro appagamento, non come primo fine verso cui tendere. Rispetto al contributo di Giulio … La fase compositiva la abbiamo curata in sala prove, ovviamente noi due, lui si è trovato le pietanze pronte in studio e le ha sapute interpretare alla grande. Come se sapesse cogliere la nostra natura. È competente, lo stimiamo e ci troviamo bene umanamente.

Macello comunque ha un ché di punk, e questo già si evince già dal vostro minimalismo generale. Questa volta il suono è più diretto (ma non propriamente) e certe vostre linee melodiche mi fanno venire in mente gli Stiff Little Fingers o gli Hüsker Dü, considerando le sostanziali differenze tra voi e loro. In ogni modo sarei curioso di conoscere il vostro rapporto con quel genere, se è quindi stato di ispirazione, anche a livello intuitivo, per il vostro lavoro.

Marcello: sai che noi, in fine dei conti, dal punk & hardcore non ci siamo mai passati? Nemmeno da ragazzini. Ok, i Sex Pistols li conosciamo, però avevamo tutt’altre influenze tipo i Guns, i Metallica, gli AC/DC, gli Iron Maiden, i Megadeth, i Pantera, i Sepultura, i Timoria, poi sono arrivati di Korn, i Fear Factory, i Deftones e i Kyuss, gli Zona, i NIN, i Pink Floyd.
Dopo tutto questo ti assicuro che provare ad ascoltare punk e derivati mi annoia un sacco. Ci ho provato, ma proprio non fa per me. La cosa buffa è che tutte le cose che ci piacciono hanno radici anche nel punk. Boh, mah. Che poi si aprirebbe un discorso sull’attitudine, ma litigare non fa per me! Ahahahah!
Comunque sia, probabilmente suoniamo “minimali” perché siamo soltanto in due e non possiamo armonizzare le chitarre come i veri rockers, peccato! Ahahah!

Stefano: Davvero cogli legami tra quello che suoniamo ed il punk? Forse li cogli perché conosci il punk! Eheheh… io, non conoscendo, sono esonerato dalla possibilità di cogliere. Però fa piacere evocare in te ed in altri ascoltatori legami con realtà musicali con cui non abbiamo avuto per ora rapporti stretti…

All’interno dell’album ci sono dei tratti “psych” molto interessanti, che si incontrano però con la tradizione; la vostra è infatti un’attitudine strumentale che, astraendo, gioca con modelli più convenzionali. Assolutamente nulla di banale, in quanto rimescolare le carte può dimostrarsi un esercizio interessante, come nel vostro caso. Inoltre penso che vi piaccia divertire gli ascoltatori con la vostra ironia musicale (quel suono metal e melodico a tratti) e visuale (con gli artwork e i video). Per quanto riguarda il discorso all’inizio della domanda, la traccia finale, L’AURA, sembra essere un pezzo cruciale, con i suoi effetti dronizzati che conferiscono un tocco sospeso a tutto l’album. Anche con i precedenti lavori, verso la fine dell’album o di un lato del vinile, vi svincolate dal vostro suono più personale attraverso cavalcate più lisergiche. Vedo in voi una certa attitudine kraut e psichedelica (quest’ultima in parte evidente nel vostro esordio omonimo del 2013) e penso che il lato post-metal sia solo un aspetto particolare della vostra musica. Voi che ne pensate?

Marcello: La psichedelia ha un certo fascino, ed è anche (a volte) divertente da suonare. Probabilmente tutto ciò è colpa del nostro amico Pierre (con cui suonavamo anni fa nei temibili Klown) che tanti anni fa portò la televisione in saletta. Guardammo un sacco di volte il Live in Pompei dei Pink Floyd. Da allora, questa vena psichedelica a volte ricompare. Per quanto riguarda l’ironia…mah…ci viene un po’ così….un po’ naturale, è importantissimo per noi divertirci con la musica e con tutto ciò che le gira intorno, non c’è nulla di costruito, ci piace fare gli scemotti anche nella vita di tutti i giorni. I gruppi che si prendono troppo sul serio a me fanno sempre un po’ ridere, ma spero che non se ne accorgano, forniscono un sacco di spunti interessanti e anche di ispirazione! Ahahahah!
Comunque sia, entrambi andiamo matti per i crauti! Dovresti poi sentire che concerti!

Stefano: Prrrrrrrrrh! Oh! È vero, pensandoci. Gli ultimi brani di ogni disco tendono a “lasciare un sospeso”. Come se ci toccassimo le palle e, stando in silenzio, ci dicessimo: “Speriamo di essere ancora vivi per incidere un altro album, dopo questo”.

Zolle

Foto promozionale degli Zolle. A sinistra Stefano Contardi, a destra Marcello Bellina.

Se Macello è più fluido, in Infesta è presente un’intenzionale osticità. Dai vostri ascolti ho sempre apprezzato la vostra offerta creativa su linee più classiche; in Infesta si va lontano su quella strada, ovvero verso un post-metal più obliquo che si innalza in muri sonori alla fine dei due lati del vinile. Penso che il vostro proposito fu abbastanza eloquente, inoltre i vostri due ultimi album rappresentano insieme i vostri due lati migliori. Per quanto riguarda il vostro terzo album, come nasce? Volevate offrire qualcosa di ancora più esclusivo? Inoltre, con Macello volevate prendervi una pausa da quelle sonorità caratteristiche di Infesta?

Marcello: Mi ricollego ad una delle risposte precedenti, Infesta è nato nello stesso modo, probabilmente scaturito da situazioni emotive differenti che hanno fatto sì che i riff e i tempi andassero in quella direzione. Per quanto riguarda Macello mi ricollego quindi a quello che ho scritto nella frase precedente che a sua volta si ricollega ad una delle risposte di prima, che poi, senza farlo apposta, si ricollega al discorso del punk e dell’hard rock.

Stefano: Comma 2 dell’articolo 25 del d.l. n. 34 del 2020 (d.l. rilancio).

Marcello, parlaci del tuo vecchio progetto Morkobot. Come i Zolle, anche con i precedenti andate aldilà delle convenzioni; due bassi, una batteria, suoni pesanti e lisergici e viaggi interstellari. Sarei curioso se ci sono novità in porto a nome Morkobot.

Marcello: Hey! Sappi che non sopporto quando i miei gruppi vengono chiamati “progetti”! Vacci piano!
La novità più grande è che MoRkObOt pare abbia deciso di lasciare il pianeta, non si sa per quanto e se tornerà. Quindi per ora siamo liberi di usare i nostri veri nomi e suonare ciò che vogliamo senza che continui ad ottenebrare le nostre fragili coscienze. Devo ammette che un po’ mi spiace (e il basso inizia a mancarmi), però tornare liberi non ha prezzo!

Per concludere parlateci dei vostri progetti futuri e se ci saranno novità su nuove date. In ogni caso in bocca al lupo per tutto.

Marcello: Per quanto riguarda i concerti (se mai un giorno riusciremo a farne ancora) siamo felici di avere iniziato la collaborazione con Daniele (Amighetti, ndr) di C’Mon Artax, che d’ora in poi si occuperà delle nostre date, permettendoci così di iniziare a vivere e, finalmente, di dormire. Contattatelo! C’MON ARTAX!
Poi oltre ai concerti, abbiamo iniziato (di colpo) a scrivere i brani per il nuovo disco. Questa volta (giuro, non scherzo), siamo inondati di idee e riff, c’è veramente troppa carne al fuoco e non sappiamo più come fare! Ahahahah! Speriamo di registrare la prossima estate, sempre con Giulio. Mi stavo dimenticando, Giulio! Giulio è stato fondamentale per i nostri ultimi due album, soprattutto per Macello, non finiremo mai di ringraziarlo. Ci piace il suo modo di alzare i volumi e gli spunti di riflessione che fa nascere durante le registrazioni sono sempre stati costruttivi! Evviva!

Stefano: Ultimo concerto Zolle: 8 febbraio 2020. Sarebbe dovuto essere il terzultimo concerto di Infesta. In quell’occasione abbiamo introdotto, in anteprima, 3 brani di Macello, per iniziare a sentirli dal palco… Avremmo iniziato a promuovere il nuovo live ad Aprile, ma… Da maggio abbiamo potuto riprendere a frequentare la sala prove, le vecchie energie per allestire lo spettacolo di Macello hanno virato verso il prossimo album. Chissà! Magari il prossimo tour sarà un mix di Macello e di… Marcio ha ragione, l’estate prossima potremmo partorire. Le idee sono molte, lui è in fase super creativa. Io mi sto divertendo ad accompagnarla. Mi sembra di essere in cucina: lui porta l’ingrediente principale. Io cerco di valorizzarlo. Quando la materia prima è buona, non servono troppi condimenti. Stiamo a vedere.
Grazie, crepi il lupo!!!

 

Zolle live

Zolle dal vivo. Foto di Marco Syd Mosti.

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