I SONIC YOUTH E LA RUSSIA POST-SOVIETICA
di Giovanni Panetta
Due mondi contorti che si incontrano
Live In Moscow, Sonic Youth

Copertina di “Live In Moscow”, pubblicato nel 2019.

Il 4 Dicembre è stato pubblicato “Live in Moscow” a nome dei Sonic Youth, un’uscita per la russa Feelee che racchiude le esibizioni moscovite del 12 e del 13 Aprile dell’anno 1989 da parte dei rumoristi newyorkesi. I due concerti facevano parte di un tour mondiale che ha toccato l’Europa dell’Est, in pieno clima di perestrojka. Il tour è quello di “Daydream Nation“, nel quale suonavano, per l’appunto, solo i pezzi dal loro album doppio appena pubblicato, con qualche sporadica eccezione (in “Live in Moscow” compare White Cross, presente in “Sister” di due anni prima). Inoltre le due date appartengono ad una serie di concerti (una specie di festival) a cui parteciparono gruppi dalle estrazioni culturali diverse (quelli vicini alla cultura indie furono gli MCD e gli olandesi Ex).
Nonostante qualche momento di tensione (una lattina lanciata forse per sbaglio alla bassista Kim Gordon, ed un esacerbato Thurston Moore che dà qualche calcio alla folla sugli spalti, generando un po’ di confusione tra la platea e il palco), e la prestazione non perfetta della band, le due date, come gli altri live nel blocco sovietico che si stava disciogliendo (tra l’altro è stato caricato su Youtube l’intero live di Vilnius di quel tour), sono una testimonianza di come la gioventù dell’est europeo era sensibile nei confronti della musica ad ovest nella mappa di Mercatore; cultura alternativa che di frequente è stata repressa dal governo sovietico.

Sonic Youth live a Mosca

Sonic Youth durante un’esibizione a Mosca nel 1989.

Nel corso del Novecento in Russia sono stati annullati concerti di star internazionali (come Joan Baez e Santana); l’esplosione della “beatlemania” ostacolata dal kremlino, ma da cui nonostante tutto nacquero band nazionali negli anni a venire; la diffusione tra gli anni ’50 e ’60 dei “roentgenizdat”, ovvero fotografie a raggi X di teschi e ossa prese dagli ospedali su cui veniva incisa la musica “proibita”, e che erano più semplici da nascondere dei dischi in vinile.
Infatti l’occhio oscuro dello stato più grande del mondo è stato spesso rivolto ai Sonic Youth; un gusto gotico sublimato nell’amore delle dissonanze stridenti di questi americani. Non a caso l’etichetta indipendente Antrop di Andrey Tropillo, con base a St. Pietroburgo (all’epoca Leningrado), ha fatto uscire una versione “sui generis” di “Daydream Nation” ad un solo vinile. Tropillo esordisce come produttore nel suo studio a Leningrado, facendo incidere diverse band nazionali (da annoverare i Kino, un suono alla Smiths dalle tinte più fredde) per l’etichetta Antrop, nata illegalmente nel 1979, per poi ufficializzarsi dieci anni dopo; intorno a quest’ultimo periodo la Federazione Russa stava cominciando e costituirsi, e risultavano delle imperfezioni nella legislazione post-sovietica. Tropillo colse l’occasione per far pubblicare legalmente diversi album della storia del rock nel suo paese per la sua etichetta, concedendosi diverse libertà nella tracklist e nella cover, traducendo in russo il titolo dell’album.

Daydream Nation, Antrop

L’edizione di Daydream Nation della Antrop, uscita nel 1991.

“Daydream Nation” della Antrop ha una copertina completamente rifatta, una foto di una candela più nitida rispetto al dipinto di Gerhard Richter. A quanto pare questa edizione russa dell’album americano fu pubblicata grazie ad un certo Anatoli Tropilov, che inserì solo i pezzi che più apprezzava. Molto probabilmente Moore e soci non approvarono questa versione del loro capolavoro un po’ eccentrica, ed infatti siamo davanti ad un prodotto che non rispetta i diritti d’autore a livello internazionale (il sito Discogs non consente di vendere tutte le edizioni della Antrop di questi capolavori “oltraggiati”).
Insomma, prodotti naïf da uno stato-continente (in un certo senso), che riflettono il suo essere oscuro, disturbato e misterioso. E la gioventù sonica risulta essere l’altra faccia più luminosa e speculare di quel vecchio stato gelido in una terra contorta.

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