I CONSIGLI DI NIKILZINE (2)
di Giovanni Panetta
Dicembre 2019 - Tre uscite recenti di quest'anno
Brahja, 2019

Cover di BRAHJA.

BRAHJA – BRAHJA (11 Setembre 2019, RR GEMS): Parlando di sperimentazioni kraut/afro/free, a cui da un po’ di tempo le nostre orecchie si sono felicemente abituate, non si poteva non citare questo gioiello musicale. Il sassofonista Devin Brahja Waldman alle prese con collaborazioni insieme a molti grandi (da Patti Smith a Malcolm Mooney), e ultimamente sullo stesso palco di Thurston Moore, le cui esibizioni dei due artisti sono avvenute sia in un unico set che una dopo l’altra, ha pubblicato la sua ultima fatica solista omonima a Settembre di quest’anno. Diversamente dalla norma di quel sound di derivazione teutonico-nigeriana, il suono è prettamente free-jazz, più di stampo soul con tanta attitudine spiritual, come più significativamente suggeriscono le parti corali di Keepers, e con un senso ritmico dronizzato dalle tinte oniriche come si evince in Medicine Woman; un disco permeato dal riverbero che fa da contorno alle innumerevoli dissonanze, che a volte confluiscono a paesaggi consonanti, più realistici (similmente ad una scultura di Medardo Rosso). Un disco che merita più di un ascolto.

Dots, Weekender Offender

Cover di Weekender Offender.

Dots – Weekender Offender (6 Maggio 2019, Slack Records): Se si è alla ricerca di qualcosa di nuovo che trasmetta uno scotimento hip hop/funk delle viscere, questo disco ne è la risposta. Dall’esordio l’esordio esclusivamente noise/garage/punk che consisteva nello split con i Virus (progetto veronese che per metà confluirà nei più definiti Hallelujah!), i Dots, dopo qualche EP ed una lunga pausa sono tornati, e fino a due anni fa ha pubblicato un disco con idee per niente maligne, ovvero Hangin On A Black Hole; dopo qualche anno quelle idee maturano, e Weekender Offender, è il fulgido esempio di come anche qui in Italia si possono imitare i Beastie Boys, ma sempre con un background da noise punk, e andando comunque oltre come si dichiara in “Banned From Punk Rock“. Il groove coinvolgente del diversement nichilista di “The Story” e il torrenziale rap d’apertura di “C. S. Y. M.” sono le componenti dell’album in prima linea, ma tutto l’album è permeato da un politicamente scorretto dalle sonorità luciferine che scorrono gradevolmente. Insomma, album consigliatissimo se ci si è fermati ai vecchi Dots e vuole sapere come è andata a finire.

Begbie, Play Hard

Cover di Begbie.

Begbie – Play Hard (9 Novembre 2019, autoprodotto): Sempre in ambito DIY italiano, passiamo a suoni più pesanti con i Begbie, e la loro prima uscita di quest’anno, ovvero l’Ep Play Hard. Questa band che cita Trainspotting sia nel moniker sia per aver inserito come intro un dialogo di uno dei personaggi del film, per l’appunto Begbie, dimostra di avere grinta, energia e passione. Siamo dinnanzi ad un math-hardcore muscolare; il suono è ogni volta una fuga al fulmicotone dalle precedenti linee melodiche. Si ha un vero e proprio muro sonoro, tranne per la seconda metà del lavoro in cui si ha una piega rilassata, quasi eterea, senza però perdere del tutto la terrena e viscerale irruenza. Tutto il lavoro, ed in particolare le ultime tracce, sembrano perdersi un po’, ma la veste di tutti pezzi sotto questa essenzialità strumentale, quasi primitiva, rende gradevole ed interessante l’ascolto. Ascolto piacevolmente adrenalinico. Le carte sono buone per un full-length.

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