I CONSIGLI DI NIKILZINE (6)
di Michele Ruggiero
Alcune novità di questo 2020.
Quiroga

Cover di Chords And Desire.

Quiroga – Chords and Desire (Really Swing): Per tutti gli inguaribili romantici che non si sono accorti ancora della fine dell’estate, i partenopei Quiroga e Dario Bass han preparato un EP che appunto dispensa freschezza dalla prima all’ultima nota. Praticamente un disco jazz elettronico che vira in tante e diverse direzioni seguendo un percorso tutto sommato coerente: si sveglia rilassatissimo e diluito su Dabbler In Love e Villa Lysis, tra pianoforti, flautini sintetici delicati ma intensi e una struttura ritmica sempre bella presente. Poi però ingrana la quarta, toccando territori house e sul finale, drum ‘n’ bass, quella d’n’b di chiara ispirazione jazz un po’ Super Mario Bros, un po’ Squarepusher. Insomma, un lavoro che conferma il potenziale già espresso da Quiroga nel precedente, notevole album Passages, del 2019.

Fortuna

Cover di Fortuna.

Michele Mininni – Fortuna (Internasjonal): Michele Mininni è tarantino di origine, ma non avrebbe senso inquadrare in una precisa area geografica il suo ultimo singolo, Fortuna, uscito neanche a farlo apposta sulla Internasjonal, etichetta norvegese del produttore e DJ di culto Prins Thomas. Il singolo è totalizzante: si apre al suono di tamburi e tamburelli di matrice orientale, poi squarciati da un basso aggressivo che si intreccia alle percussioni seguendo un poliritmo bello serrato. A complicare il tutto, ci pensano, per contrasto, ghirigori di synth e melodie dolcissime, cori femminili in lontananza che si alzano verso l’etereo, progressioni dreamy – insomma, un macello davvero. Ti spiazza, ma ti esalta e soprattutto non suona mai barocco, anzi, ogni singola tessera del mosaico è posizionata perfettamente e non stona mai col resto.
Altrettanto degni di nota sono i due remix, sfornati da nomi-leggenda della scena elettronica danzereccia, il già citato Prins Thomas e gli israeliani Red Axes. Il primo rivisita Fortuna in salsa vagamente madchester, con un giro di basso che incede cazzuto e riporta sulla terra, per strada, quanto creato da Mininni. I Red Axes lo portano invece a braccetto sotto cassa, ritinteggiando il tutto di acid house, dando al brano quella spinta in più necessaria per chi lo vorrebbe ballare.

Renegade Breakdown

Cover di Renegade Breakdown.

Marie Davidson & L’Oeil Nu – Renegade Breakdown (Ninja Tune): Una delle artiste di spicco dell’inglese Ninja Tune cambia decisamente rotta rispetto al suo passato musicale e porta in studio con sé gli amici Pierre Guerineau e Asael R. Robitaille per un progetto corale: nasce così Renegade Breakdown. Non mancano i mezzi spoken words che hanno reso i suoi lavori precedenti così iconici (Working Class Woman e Adieux Au Dancefloor), ma stavolta ai synth e le drum machine si affiancano di prepotenza strumenti classici come la chitarra (elettrica e non), il contrabbasso, il pianoforte e la batteria. Possiamo anche parlare definitivamente di canzoni, composte dal trio, proprio con le strofe e il ritornello, i testi lunghi ed elaborati, le armonie e così via… Un bel pasticcio pop che però a tratti suona post-punk, a tratti electroclash, a volte glam e insomma, è anche inutile stare a cercarne la categoria perfetta, perché un album così vario e originale va ascoltato e basta.

Andrea Laszlo De Simone – Dal Giorno In Cui Sei Nato Tu (42 Records): Non spenderemo troppe parole per questo brano perché parla da sé: è una dedica di Andrea Laszlo De Simone, ormai affermato artista piemontese, al figlio Martino. Come suo solito però è una dedica mai retorica, mai smielata, dalle parole tenerissime ma sempre un passo prima dall’essere troppo sdolcinate. Accompagna poi una struttura sonora classicheggiante con fiati, archi, organetti e un incessante “riff” di pianoforte. Per non parlare poi della doppia batteria, una delle quali appartenuta addirittura a Tony Allen e registrata al St Germain Studio di Parigi. E non c’è altro da aggiungere.

Cumbia Siglo XXI

Cover di Cumbia Siglo XXI.

Meridian Brothers – Cumbia Siglo XXI (Bongo Joe): La cumbia è quel genere nato in Colombia di cui negli ultimi dieci/quindici anni letteralmente tutti si sono innamorati, da Jovanotti a Quantic fino a innumerevoli artisti, sudamericani e non, che l’hanno rivisitata in chiave elettronica (la famosa cumbia digitale) in tutte le salse possibili. Proprio però quando la scena sembrava saturata, sono arrivati i Meridian Brothers a dare la loro interpretazione moderna del genere, riuscendoci in maniera stranamente originale, nell’ultimo album dal titolo eloquente, Cumbia Siglo XXI. Synth tostissimi, drum machine spiattellate in maniera brutale, algoritmi, loop utilizzati per dare – ancora – un’altra faccia alla cumbia, ispirandosi a quanto fatto in maniera analoga, ma nel XX secolo, dai Grupo Folclorico.

Share This