
Cover dell’EP Bineural, con Marco Testa (a sinistra) e Gabriele Bunino (a destra). Artwork di Hyperspeed Allucination.
I Bineural sono un duo formato da Marco Testa (chitarra e voce) e Gabriele Bunino (batteria e voce). Il progetto naviga in sonorità mathcore, nel senso di unione tra math rock (secondo un artigianato diversificato) e hardcore punk (delineando una certa causticità nelle forme), da come si può evincere nell’ascolto del loro EP omonimo autoprodotto, uscito nel 2023. Il culmine delle potenzialità espresse viene comunque raggiunto nella loro reinterpretazione del pezzo No Hay Banda (uscito per la compilation anch’essa autoprodotta, intitolata New Releases 2024), appartenente originariamente alla colonna sonora, composta da Angelo Badalamenti, del film Mulholland Drive di David Lynch, in cui le atmosfere vellutate e aliene del succitato regista, dal tratto onirico e claustrofobico, si trasformano in un punk tribale e atmosferico dettato da un artigianato grottesco nella simulazione di forme ma non nell’artigianato associato, raggiungendo così una capiente maturità.
Trattiamo i temi citati direttamente con i Bineural nella seguente intervista.
Cominciamo dalla nascita, come nasce il vostro duo e con quali intenzioni?
“Ci siamo incontrati una sera a casa di un amico comune. Abbiamo subito avvertito una strana vibrazione, quando nomi quali Fantomas, Naked City e Mr Bungle sono volati nell’aria aprendo un canale di comunicazione musicale fuori dagli schemi. Entrambi eravamo alla ricerca di nuove sonorità. In quest’ottica, ci siamo incontrati per una jam nella mia sala prove. L’improvvisazione ha da subito materializzato le nostra affinità, trasformandosi in composizione. Nasce cosi, all’improvviso, il primo giorno, il pezzo – The Match.”
Nella vostra uscita omonima si delinea un noise punk dalle strutture matematiche e dalle timbriche inusuali, con riverberi più netti oppure granulari negli effetti. Parlateci del processo creativo dietro il suddetto EP.
“Nei Bineural ho riversato il mio piacere nello sperimentare effetti sulla chitarra. Sono stato costretto ad abbandonare i pedali singoli in favore del multieffetto. Ora riesco ad attivare una catena di nove FX con un piede solo! Nulla cambia: in certi pezzi mi sembra di ballare comunque il tip tap! Nei Bineural riversiamo tutta la nostra libertà espressiva, tra digressioni ambigue e divertenti esplorazioni dei generi.. Componiamo veloci, ma senza fretta! Cerchiamo di usare la stessa chiave per entrare in porte differenti, alla ricerca di quella coesione sottile tra rumore e silenzio, tra velocità e lentezza.”
Creatività iconoclasta in senso lateralmente punk si afferma in Grow Your Own, in cui sonorità che rimandano ai Nomeansno vengono palesate con un’espressione eccentrica ed istintiva, insieme ad un certo dosaggio più meditato. Attraverso la sua struttura più organica, uno dei pezzi che imprime assertivamente la vostra energia. Come nasce quest’idea più da hit, nell’ottica ovviamente della vostra poetica?
“Grow Your Own è il nostro cavallo di battaglia! É nato in maniera selvaggia. Come spesso accade nelle nostre composizioni, una parte concepita all’inizio diventa poi il corpo centrale o addirittura il finale del pezzo. Nel caso di Grow Your Own, fuorilegge fu lo stacco più “jazzy” e l’introduzione del… Silenzio!! Silenzio dapprima costretto, poi lasciato a briglie sciolte.. diventando un fedele compagno di viaggio.”
Math Tango ironizza su una linea blasonata afferente allo storico genere musicale latino, in cui nel seguito assume un formato da suite ondivaga. Il pezzo infatti parte da un tema centrale che viene poi spezzato, evolvendosi in atmosfere più astratte in senso punk, per poi convergere ad una chiusura dark ambient. Come avviene tale eterogeneità?
“Guardando un video in animazione, non ricordo il titolo, rimasi colpito dalla colonna sonora, un classico tango leggermente storto, dissonante. Ispirato, presi la chitarra e composi l’inizio. In sala continuammo insieme, nell’ottica di mutare il tema nel tempo e il tempo del tema.. Tutto in maniera molto naturale, si è trasformato quasi da solo, come se avesse preso coscienza e deciso dove proseguire! Il finale urlato (“No disgrace”) con un FX di attacco lento sulla chitarra, vuole chiudere “senza disgrazie” un viaggio meditato nei tempi latini.”
Kumitetsuo appare più sbilanciata nella sua forma, in cui fraseggi di diversa consistenza per via degli effetti rendono il pezzo un pattern rettilineo irregolare di nubi che si addensano in maniera aleatoria. Un pezzo che vuole essere un intermezzo ma in un modo a mio parere peculiare. Come nascono tali idee?
“Abbiamo esplorato la sintesi, frullandola sì, ma sempre alla stessa velocità! Un mantra, un kata, una ripetizione scandita dalle pause e dal riff distorto e granitico della chitarra. Tutti i nostri pezzi (siamo al quindicesimo) sono memorizzati, non usiamo spartiti. Una volta immagazzinati davvero, possiamo pensare alla lista della spesa mentre li suoniamo! (è un gioco, ma anche un ottimo esercizio!).”
Di nuovo, la matrice ambient è invece più protagonista in Enough In A Hole, in cui non mancano digressioni math rock con sfumature heavy metal. L’aspetto chill è l’ideale come epilogo dell’album. Come nasce l’idea per questa vostra ultima chiusura?
“Enough In A Hole nasce come omaggio a Layne Staley! L’idea del buco che ti intrappola, che ti fa perdere l’orientamento, ecco abbiamo cercato di sprofondare dentro le stesse note, variandole in chiave math, spezzandole nel metal, fino a quel chill aperto alla speranza… per smettere di soffrire all’ombra e iniziare nella luce!”
Uscito su New Releases 2024, una compilation dell’Electric Duo Project (progetto portato avanti dalla scrittrice Giusy Elle, nato con l’intento di promuovere duo musicali soprattutto della tipologia chitarra-batteria), e montato con immagini estratte dal film Mulholland Drive di David Lynch (2001), No Hay Banda ha una struttura di scrittura cinematica e sensazionalistica, una versione più astratta della vostra musica, senza perdere l’euforia stocastica e i timbri dal pattern più metallico o acuto. Come nasce l’idea di tale pezzo registrato dal vivo?
“No Hay Banda è l’ultimo pezzo che abbiamo composto. È nato su una chitarra acustica in 7/8. A volte mi sento posseduto! Questa volta era Miles Davis! A parte gli scherzi, ho scoperto solo da poco le potenzialità di questo tempo. Nel pezzo lo abbiamo spezzato e alternato a dei semplici 4/4. Non cambio mai FX, a parte il lungo riverbero che ho cucito sulla chitarra. No Hay Banda è il pezzo più emotivo. Quando possibile, live, mi piace buttarmi tra il pubblico proprio quando esplode! Il legame con Lynch si è creato a posteriori, ma molto prima della sua morte. Eravamo alla ricerca di una forma cinematica, di uno sviluppo inaspettato ma coerente con l’accaduto tipico delle pellicole. Mulholland Drive, e in particolare la scena all’interno del Club “Silencio”, mi ha dato l’ispirazione per il pezzo, registrato poi live al Varco di Cuneo.”