Il sottobosco sonoro di Osaka ha offerto nuovi fermenti in ambito generalmente DIY e nel corso del tempo. Si passa per le Shonen Knife, passando per i Boredoms e il lavoro di Kawabata Makoto, arrivando ai più recenti Hibushibire. In tutti i casi si tratta di musica deviante, di un sole abbagliante che divide lo spettro della luce irradiando gli ascoltatori di raggi multicolori, tra noise pop, psichedelìa storta e rumorismi vari. I Boredoms in particolare hanno diffuso con i loro dischi un harsh noise arlecchinesco nei circa primi dieci anni, tramutatosi subito dopo quel periodo in suoni atmosferici e lisergici. Emblematico è il disco Vision Creation Newsun, del 1999 e pubblicato in collaborazione con una major, ovvero la Warner-Elektra-Atlantic Japan, che viaggia in un immaginario più smussato, attraverso un caleidoscopio dalle forme meno contorte e più rotonde. La musica alla deriva va verso sonorità ambient e cosmiche, disperdendo i suoni in un oceano dalla calma monumentale. Un album che delineerà il gruppo di Osaka, capitanato da Yamatsuka Eye, verso un’impostazione differente.
Dell’anno dopo, in maniera piuttosto correlata, è la volta delle OOIOO, gruppo capitanato da Yokota Yoshimi, batterista dei Boredoms, e nei primi citati in veste di tuttofare, alle prese con voce, chitarra, piano, batteria, tromba, flauto, carillon, satur, djembe, triangolo, surdo etc. Nel gruppo, durante quell’ultima parte del suo corso, compaiono anche altri nomi, tutti al femminile, di cui la gran parte non si conoscono i cognomi: Maki al basso, Yuka Yoshimura alla batteria, Kayano alla chitarra, e Kyoko (scomparsa nel 2015 per datati problemi di salute) alla voce e chitarra. In questo 2000 viene pubblicato il terzo album, ovvero Gold & Green, inizialmente uscito solo in Giappone su vinile e CD per diverse etichette nazionali (Polystar, Shock City, Trattoria e Ape Sounds), e poi ripubblicato in USA nel 2005 per Thrill Jockey. Gold & Green si differenzia dal precedente Feather Float (1999, Polystar, Shock City e Trattoria, e poi ristampato in America nel 2001 per Birdman Records), per essere più lirico e dilatato; un’attitudine che transiterà verso il caos più aleatorio, forse per una innescata simbiosi con gli stessi Boredoms, attraverso uno scambio di umori tra caos e ordine.
Il risultato di Gold & Green è un album diversamente melodico, che sembra attingere dal krautrock da una parte, e dalla lounge music dall’altra, esprimendo un’idea di progressismo piacevolmente scrausa, permeata da un rumorismo di fondo urticante. Un disco dicotomico, dove c’è aleatorietà ma c’è struttura, c’è periodicità, ma all’insegna di un plasticismo ludico. Si esplica meccanicismo, ovvero l’artigianato del suono è sospeso nella sua materialità, nello sperimentare empiricamente, e nella stasi sui timbri e sulle forme del suono. Yoshimi, come abbiamo accennato, sperimenta con più strumenti, e ogni volta lo fa con grazia; un pattern di tromba (moss trumpeter) o flauto (Grow Sound Tree) ripetuto o vocalizzi caotici con accompagnamento di piano elettrico (unu, idbi) sono manifestazioni di quelle molteplici attitudini all’insegna di un suono plastico, progressista in senso noise. Inoltre non manca un’associabile imperscrutabilità sonora; in mountain book più parti seguono il loro percorso autonomamente, e con il crescere della musica tutte quelle componenti prendono sempre più la stessa direzione, passando da rumore a intesa armonica e ritmica. Una figura sonora interessante in un contesto liricamente astratto e atonale. Invece non manca un suono più incalzante per il suo melodismo, o “krautpop”, come I’m a song, dove compaiono molte figure di un pezzo tipicamente consonante, ma secondo una visione storta di sperimentazione, attingendo dal corpus sonoro lounge e in parte library.
Un tassello in più in territorio giapponese e di Osaka che illumina di più colori quella sempre fervida macroscena.