Geometrie eterodosse e disarmoniche in Klidas
di Giovanni Panetta
Intervista ai marchigiani Klidas sul loro suono astrattamente progressivo tra geometrie barocche e rarefatte. Approfondimento sull'esordio No Harmony.
No Harmony

Cover di No Harmony (2023). Artwork di Paolo Mazzuferi, foto di Alberto Marchegiani.

I Klidas sono un gruppo sperimentale e progressivo in senso lato delle Marche, attivo dal 2013. Attraverso il suono del primo album No Harmony, per l’australiana Bird’s Robe (di Sydney) e uscito il 2 Giugno di quest’anno (2023), si esplora un’idea insolita di prog rock, con una matrice più astratta in cui ogni derivazione blues diventa rarefatta o assume una forma aliena ed intima. Il suono, introspettivo ma caldo emotivamente, emana una luce chiara e matematica, con pattern che rispettano i motivi geometrici o più generalmente platonici dell’artwork sulla copertina di No Harmony ad opera di Paolo Mazzuferi, in bilico tra Maurits Cornelis Escher e Paul Klee.

I Klidas che suonano in No Harmony sono: Emanuele Bury (chitarra, voce), Francesco Coacci (basso, voce), Samuele De Santis (sassofono), Alberto Marchegiani (tastiera, synth) e Giorgio Staffolani (batteria); inoltre nell’album ha collaborato alla voce Manami Kunitomo. Stefano Luciani si è occupato delle registrazioni al NuFabric Studio di Fermo (FM), Alex Wilson del missaggio, mentre il mastering è ad opera di Josh Bonati. Ai concerti del gruppo faranno parte Lisa Luminari alla chitarra e voce, e Francesco Fratalocchi al sassofono. Infine, il videoclip di Arrival, presente in No Harmony, è stato diretto ed editato da Chen Xi e An Xu (tratto da un’istallazione animata dello stesso Chen Xi, un regista cinese).

Di seguito l’intervista al gruppo marchigiano.

Parlateci di come nasce il progetto e come avviene il suo aspetto più cerebrale. Come si sviluppa la gestazione dell’album No Harmony, e come avviene il vostro rapporto con l’etichetta firmataria Bird’s Robe?

“Il nostro progetto nasce ormai quasi 10 anni fa per una pura esigenza espressiva, maturando dagli anni della tarda adolescenza sino alla ricerca di uno stile proprio. La composizione è sempre avvenuta in modo ramificato, parte tutto da una idea melodica/ritmica di un componente del gruppo e da lì si inizia a costruire la struttura del brano tutti insieme. Fino al 2018 ci siamo focalizzati nel comporre un primo repertorio da proporre dal vivo, che poi si è plasmato negli anni fino a diventare quello che oggi è “No Harmony”.

“Dopo aver auto-prodotto l’album, lo abbiamo inviato a diverse etichette mirate tra cui la Bird’s Robe. Ci hanno mostrato un estremo interesse proponendoci di remixare e rimasterizzare l’album, di curarne la produzione e organizzarne la distribuzione. Continua ad essere una importante collaborazione per noi, non è scontato trovare una realtà che abbia la volontà e che sia in grado si supportare gruppi emergenti in questo modo, localizzata per altro in un altro continente.”

Il sax di Samuele De Santis, come quello di Andrew Bernstein degli Horse Lords, segue movimenti astratti, disarmonici e platonici nella loro purezza dal punto di vista tonale, in forma quasi più serialista. La struttura della prima traccia Shores sembra una scalata verso spazi celestiali, come a riprodurre suoni poco esplorati ed austeri. Quello che si riscontra nell’album è una forte ieraticità unita ad un suono che mi è sembrato composto di armonie più ad ampio respiro, nel senso di libere e probabilmente con intervalli più lunghi, in modo da offrire l’idea di un suono complesso ed accogliente allo stesso tempo. Vi chiedo qual è l’ispirazione di questo serialismo che si incrocia in maniera rarefatta con le strutture della musica più classicamente alternativa o sperimentale?

“C’è sempre stato e continua ad essere presente un interesse per le sonorità distorte, complesse e dissonanti unito ad un lavoro focalizzato sui contrasti con armonie più accoglienti, pensiamo sia il frutto di una continua sperimentazione e ricerca sonora che risulta essere molto spontanea. L’ispirazione per questo tipo di suono nasce dall’esperienza di ascolto e dalla associazione di immagini e visioni astratte alla musica.”

Klidas

Klidas, foto di Alessio Beato.

Come dicevamo la vostra musica è molto “larga”, che la rende intrinsecamente molto legata al silenzio. Da parte vostra, parlateci di come avviene la scelta del vostro nome, Klidas, “gigante di silenzio” in ceco.

“Il nome si riferisce alla parola ceca che significa “colosso di silenzio”. Abbiamo trovato il termine in un aneddoto riguardante Franz Kafka, il quale veniva definito “Klidas”. Assisteva spesso, silenzioso, alle sedute del club dei Giovani, un club libertario frequentato da molti scrittori cechi. Il suo utilizzo deriva anche da un interesse per il rapporto tra suono e non suono, il fatto che la musica sia generata dal silenzio, che sia in grado di interromperlo per poi sfociare in esso.”

C’è infatti molta originalità in No Harmony, con tracce di già vissuto: Arrival e Circular hanno pattern ritmici complessi, la prima più morbida, la seconda più classicamente math rock, dando ampio respiro alla release con prospettive non familiari; mentre The Trees Are In Misery ha una parte iniziale caratterizzata da un timbro riverberato che rammenta certe sonorità black metal. Come avviene in voi questo legame leggermente più ortodosso con l’utilizzo di ritmi sghembi e suoni atonali?

“E’ un legame che ci regala la sperimentazione sonora, cerchiamo di rielaborarlo di volta in volta. Le varie influenze musicali che si possono individuare ascoltando “No Harmony” sono apportate da ogni componente del gruppo, rappresenta il frutto di conoscenze molto diverse, che sono confluite nella scrittura dell’album in maniera naturale e senza preconcetti.”

Un gruppo per il quale sento delle affinità con voi sono in gran parte i Panoramics, gruppo new wave napoletano, che si discosta dal genere propriamente inteso per l’utilizzo più solare dei suoni sintetico-analogici più obliqui. Condividete tra di voi un suono di derivazione jazz complesso e largo, quasi scampanellante, anche se i Panoramics appaiono più classici e minimali, più “sexy” nell’approccio, mentre voi apparite più austeri e progressive (in senso più elastico, non certamente in quello tradizionale). Trovate anche voi delle affinità con il suddetto gruppo?

“I Panoramics sono una band che non conosciamo, ascoltando il loro album in studio troviamo delle affinità nell’utilizzo del sassofono, in alcuni versi, e nella diversificazione sonora tra i diversi brani di “Bugie Colorate”. Ti ringraziamo per averci fatto scoprire questo gruppo.”

Per concludere parlateci dei prossimi live di Klidas. State già raccogliendo le idee per il prossimo lavoro, e cosa dobbiamo aspettarci da esso?

“Abbiamo delle proposte per dei live in prossimità, ma nulla di confermato per ora. Al momento abbiamo una line-up diversa, con una nuova cantante e un nuovo sassofonista. Ci stiamo concentrando nella scrittura dei nuovi brani con un lavoro più incentrato sulla scrittura di testi e composizione di linee vocali, siamo ancora agli inizi ma il tutto sta fluendo ancora una volta in maniera molto naturale e spontanea. In fine ci teniamo a ringraziarti per aver ascoltato il nostro lavoro e per il tempo che ci hai dedicato.”

 

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