FREE FUNK: IL RINNOVAMENTO DI SUN RA
di Giovanni Panetta
Alla scoperta di Lanquidity

Nella metà degli anni ’60 aprì nell’East Village a New York lo Slug’s, locale dapprima equivoco, frequentato più che altro da spacciatori, ma che in breve tempo divenne crocevia di musicisti ed artisti. Data l’insanità del posto e il fermento artistico di natura black di Manhattan, è inutile dire che lo Slug’s fu frequentato da diverse personalità del jazz più alternativo; parliamo di personalità del calibro di John Coltrane, Thelonious Monk, Charles Mingus, Dizzy Gilliespie, Art Blakey, Cannonball Adderley. Ma chi ne era un frequentatore davvero assiduo, nonché protagonista per ben sei anni, fu per l’appunto l’uomo da Saturno, Sun Ra. Con il suo collettivo, l’Arkestra, il (non) celebre jazzista libero, enfatico ed etereo, avrebbe usato il locale come palestra per più esperimenti, tra cui l’integrazione dell’ensemble con un balletto, oltre che testare a caldo i propri ed inconsueti tentativi di dissonanza e disarmonia. Successivamente l’esperienza quasi regolare allo Slug’s smise di esistere per via dell’assassinio del trombettista Lee Morgan, episodio che sconvolse tutta l’Arkestra e il suo direttore. C’è da dire però che quelle esibizioni si rivelarono utili.

 

Sun Ra, Saturday Night Live 1978

Sun Ra e la sua Arkestra ospiti al Saturday Night Live, programma dell’emittente america NBC (puntata del 20 Maggio 1978). Foto del NBCU Photo Bank.

Infatti, a partire all’incirca dagli anni ’70, Herman S. Blount, in arte Sun Ra e la sua Arkestra finalmente stavano cominciando ad ottenere maggiore notorietà: ben due volte fu conferito al pianista dalla nota rivista jazz americana Down Beat il premio per il “talento meritevole di maggior riconoscimento” nel 1972 e nel 1975; inoltre quel primo conferimento innescò una serie di richieste per esibizioni dal vivo in tutto il mondo, viaggiando così attraverso l’America, l’Europa e l’Africa; si esibirono anche negli studi televisivi di Egitto, Messico, Spagna, Svezia, Germania, Olanda, ed anche nella televisione di casa (anche se negli Stati Uniti furono umiliati in quanto si videro ridurre il tempo a disposizione da quindici a sei minuti). Sun Ra ebbe modo in un certo senso di ridimensionare la sua arte, ovvero di osare sempre di più. Oltre a pubblicare per la sua label indipendente El Saturn album che l’altro codirettore dell’etichetta Alton Abraham definiva “non autorizzati”; inoltre, nella tournée italiana del 1978, ridusse il suo gruppo in un quartetto, costituito da Sun Ra al piano e sintetizzatori, John Gilmore al sassofono tenore, Michael Ray alla tromba e Luqman Ali alla batteria. Parte di quelle esibizioni in Italia furono incise su vinile per la Horo (etichetta jazz del Belpaese) e ovviamente per la El Saturn. Si viaggia attraverso il suono convenzionale da standard jazzistico che viene dissonato nei punti più imprevedibili, anche se prende piene una certa propensione verso suoni più patinati e geometrici, quasi come nella titletrack di Disco 3000, dove attraverso implementazioni di loop e drum machine si scorgono scenari kraut-library. E molto probabilmente da quei tentativi, se così possiamo chiamarli, nasce il più ben organizzato Lanquidity.

Lanquidity, Sun Ra, 1978

Cover di Lanquidity (1978).

Registrato a Philadelphia e pubblicato nel mese di Novembre dello stesso anno di quel viaggio in Italia per la Philly Jazz, Lanquidity porta avanti e completa quel filone germogliato con Disco 3000; parliamo di un genere che unisce sperimentazione elettronica e cultura free jazz; un “free funk” che mette d’accordo tutti. Tornato al formato “Arkestra”, Sun Ra può godere di un suono più pieno, autentico; egli è libero di esprimere musicalmente il suo potenziale, andando oltre il jazz verso il funk, il krautrock, ed anche il progressive. Anche se la black music atonale non manca affatto: Abbiamo Lanquidity, in cui il tema principale è più dissonante di tutto il resto del pezzo, contornata da scampanellii library del synth; il funk freddo di That’s How I Feel, giocata sugli astrattismi differenti dei sassofonisti Marshall Allen e John Gilmore, tra caos spigoloso e un tenue “free soul”; le disarmonie sensuali e pungenti tra chitarra e synth in Twin Star Of Thence; infine la soundtrack con un coro decisamente spettrale formato da quelle che Sun Ra chiamerà “voci etniche” in There Are Other Worlds (They Have Not Told You Of). In Lanquidity la sensualità si adatta a qualsiasi suono, a qualsiasi forma, non ha caso il gioco di parole “lanquidità” (liquidità + languidità); di sicuro un Sun Ra, sì dissonante, ma diverso. Inoltre caratteristica la lucentezza della copertina metallizzata, riferita al sound patinato dell’album. Tante peculiarità in questo Sun Ra, e il viaggio verso Saturno non è stato mai così eccitante.

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